Ma i dubbi in proposito sono enormi, cosi' come le orecchie da mercante dell'Ovest...
Riflessioni sulle tesi di Kishore Mahbubani
di Jean Pierre Lehman - Voltairenet.org – 2 Settembre 2008
Tradotto per Comedonchisciotte.org da Matteo Bovis
In un saggio magistrale, l’ambasciatore di Singapore Kishore Mahbubani analizza il declino occidentale: calo demografico, recessione economica e perdita dei propri valori. Osserva i segni di un ribaltamento
L’autore di The New Asian Hemisphere: The Irresistibile Shift of Global Power to the East, Kishore Mahbubani, è uno stimato diplomatico di
Più di quarant’anni fa – io avevo allora tra i 20 e i 30 anni – mi aveva molto impressionato un’opera dell’importante storico britannico Victor Kiernan: s’intitolava The Lords of Humankind, European Attitudes to the Outside World in the Imperial Age. Era stata pubblicata nel 1969, quando la decolonizzazione europea giungeva al termine tranne qualche rara eccezione. Kiernan tratteggiava il ritratto dell’arroganza e
La maggior parte
Infatti, essa è ancora viva in questo inizio del XXI secolo. Spesso si rimane sorpresi e indignati quando, in occasione di incontri internazionali, un rappresentante europeo, pieno di superbia, intona più o meno il seguente ritornello: “Quello che i Cinesi (o gli Indiani, gli Indonesiani, o chiunque sia) devono capire è che …” seguito dalle solite banalità e dall’ipocrita enunciazione di principi che gli Europei stessi non applicano mai. Il complesso di superiorità sopravvive. Il funzionario europeo contesterebbe senz’altro di essere un colonialista atavico. E’ qui il problema.
Come ha scritto Mahbubani: “Questa tendenza europea a guardare dall’alto in basso, a disprezzare le culture e le società non europee ha radici profonde nella mentalità europea” (p. 266).
All’epoca dell’imperialismo che, secondo Kiernan, è durato dalle guerre napoleoniche alla Prima Guerra mondiale, il numero delle potenze coloniali europee era estremamente ridotto.
Questo è il contesto in cui si inscrive l’opera di Kishore Mahbubani, nella quale viene annunciata l’ascesa di un nuovo emisfero asiatico che, a sua volta, si porterà dietro l’inevitabile trasferimento della
Per l’Occidente è tempo di guardare in faccia la realtà
Quello che Mahbubani attacca è l’assurda anomalia di un potere mondiale occidentale che si diffonde e si mantiene in un mondo soggetto a cambiamenti fondamentali. Questa distorsione è dovuta alla politica occidentale e alle attitudini che ne conseguono. L’anomalia è ancor più stridente considerando le attuali tendenze demografiche. All’apogeo dell’epoca imperialistica, intorno al 1900, la popolazione europea rappresentava circa un quarto dell’umanità (contro il 57% dell’Asia). Oggi, la prima non rappresenta che il 12% della popolazione mondiale. Se una proporzione
E’ inevitabile che un libro di tale ampiezza presenti alcune parti poco chiare e controverse. Una di questa è la presentazione generalmente “kiplinghesca” dell’Oriente e dell’Occidente o, piuttosto, dell’Oriente contro l’Occidente. Si potrebbe vedere il continente eurasiatico come un continuum piuttosto che separato. Nel suo “Libro delle meraviglie
Ciò non vale solamente per la cultura ma anche per il livello di sviluppo economico o politico. Descrivendo
Terminata la lettura, restano due questioni importanti
La stessa cosa vale per il Giappone. Geograficamente, è senz’altro ad est ma cosa accade sotto altri aspetti? Mahbubani mostra come, negli anni 1870, i primi intellettuali giapponesi favorevoli alla modernizzazione, in particolare Yukichi Fukuzawa, affermavano che la salvezza
Se queste domande restano senza risposta nel libro di Mahbubani, è perché sono senza risposta! Ciò si aggiunge alla confusione che regna in un ambiente globale estremamente complesso. Così, “all’inizio del XXI secolo, mentre entriamo in un periodo di cambiamenti tra i più profondi mai vissuti dall’umanità” (p. 279), esistono anche strutture di continuità che, in definitiva, possono accentuare le discontinuità.
La tesi di Mahbubani può essere divisa in tre parti: una messa sotto accusa dell’Occidente, una valutazione dell’Oriente e
1. L’ACCUSA ALL'OCCIDENTE
Come abbiamo detto sopra, Mahbubani manifesta una profonda ammirazione per numerose realizzazioni occidentali e crede veramente che l’avvenire dell’Oriente risieda nella sua attitudine ad adattare e incorporare quelli che lui chiama i “sette pilastri della saggezza occidentale”: l’economia di mercato, la scienza e la tecnologia, la meritocrazia, il pragmatismo, la cultura della pace, lo Stato di diritto e l’educazione.
A proposito della “cultura della pace”, scrive: “Gli Stati occidentali hanno raggiunto il vertice dello sviluppo umano: non soltanto zero guerre ma zero progetti di guerra tra due paesi occidentali”. La situazione nei Balcani è sicuramente una sanguinosa eccezione a questa regola, ma essa è tuttavia importante e non dovrebbe essere data per scontata: dovrebbe essere considerata come “una delle realizzazioni più impressionanti della storia dell’umanità” (p. 79). In particolare, una guerra tra quei due grandi belligeranti europei che sono
L’accusa ha due aspetti: il primo è che l’Occidente non rispetta i suoi propri valori e il secondo è che non vuole o non può riconoscere il bisogno di cambiamento nell’ordine mondiale che farebbe finire il suo quasi-monopolio di potere. I due aspetti sono legati: “L’incapacità dell’Occidente di ammettere l’impraticabilità della sua dominazione mondiale rappresenta un grave pericolo per il mondo. Nel corso del XXI secolo, le società occidentali devono scegliere tra cercare di difendere i loro valori o cercare di difendere i loro interessi.” (pp. 7, 8). Si tratta di un argomento sul quale Mahbubani ritorna sovente nel corso dell’opera, dimostrando che troppo spesso gli interessi prevalgono sui valori.
Ripiegamento nelle fortezze
L’autore stabilisce una differenza tra quello che chiama l’”Occidente filosofico” e l’”Occidente materiale”, questo ultimo più importante e dominato da interessi limitati. Una grave minaccia per il pianeta proviene particolarmente dal fatto che, soprattutto l’Europa, ma recentemente anche gli Stati Uniti, ricadono in un forte protezionismo che rischia di mettere in pericolo la maggiore crescita economica che il mondo abbia mai conosciuto. L’aumento
Mahbubani rimprovera all’Europa la sua miopia, il suo autocompiacimento e il suo egocentrismo. Nota in particolare che l’Europa ha mancato di impegnarsi veramente in favore dei suoi vicini: “Né i Balcani né l’Africa
Lo scacco
George W. Bush ha accelerato il declino dell’Occidente
Tuttavia, nel XXI secolo, il declino dell’Occidente nel senso dell’abbandono dei suoi valori è stato accelerato in maniera particolare dagli Stati Uniti sotto il governo di George W. Bush. Mahbubani cita George Kennan, uno dei principali architetti della politica estera e dell’ideologia politica post-americane: “I messaggi che indirizziamo agli altri non saranno efficaci se non saranno in accordo con i nostri comportamenti verso noi stessi” (p. 106). Naturalmente, Bush non è il primo presidente statunitense colpevole di doppiezza e di atrocità. Ma la guerra in
Crisi di gestione dell’ordine mondiale se l’Occidente non cambia rotta
Anche qui c’è un’incredibile ipocrisia: “La maggior parte dei cittadini statunitensi non ha idea dello choc che il governo Bush ha provocato allontanandosi dalle convenzioni, universalmente riconosciute, sul rispetto dei diritti umani e in particolare sulla tortura” “Benché abbiano violato numerose disposizioni riguardanti i diritti umani, gli Stati Uniti continuano a pubblicare ogni anno un rapporto del Dipartimento di Stato sulla situazione dei diritti umani in tutti i paesi del mondo salvo il loro” (p. 259).
Si può accusare l’Europa di complicità in questa flagrante violazione dei diritti dell’uomo nel contempo diretta e indiretta. Diretta, nella misura in cui si dispone di prove evidenti della partecipazione europea al “tristemente celebre” Extraordinary Rendition Program [1], dove atti di tortura sono stati commessi in certi paesi della UE mentre altri paesi della UE hanno autorizzato il trasferimento di individui verso destinazioni dove si praticava la tortura. Indiretta, in quanto, contrariamente alle violente condanne da parte degli Europei verso le violazioni dei diritti dell’uomo commesse da paesi come lo Zimbabwe,
La flessione da parte dell’Occidente riguardo la popolazione mondiale, il calo della sua
Il numero dei membri [del G8] dovrebbe nello stesso tempo ridursi (dovrebbe essere sufficiente un solo rappresentante per l’UE) e estendersi (alla Cina, all’India, al Brasile, al Sud Africa o alla Nigeria e all’Egitto) allo scopo di riflettere le realtà contemporanee.
L’arroganza e la dominazione occidentali possono anche essere illustrate dal diritto di voto e dai posti direttivi che l’Occidente si è attribuito nelle due istituzioni finanziarie più importanti,
2. VALUTAZIONE DELL'ORIENTE E DEL SUO FUTURO
La citazione più eloquente nell’opera di Mahbubani è forse quella di Robert Sirota, presidente
La crescita economica dell’Oriente è stata notevole. Ancora quattro decenni orsono, nel 1968, l’economista svedese Gunnar Myrdal, insignito del premio Nobel, pubblicava la sua opera principale in tre volumi intitolata Asian Drama: An Inquiry into the Poverty of Nations [2]. Secondo l’autore, non solamente l’Asia era povera, ma era probabilmente destinata a rimanerlo.
La rilevante crescita economica dell’Oriente è dovuta in parte ad una dinamica interna che ha attribuito molta importanza alle riforme
“Nel 2010, il 90% di tutti gli scienziati e ingegneri titolari di un dottorato vivranno in Asia”
Mentre l’economia di mercato e la globalizzazione provocano in Occidente un grande disinganno, l’Asia considera che “il vero valore dell’economia di mercato non sta solamente nell’aumento della produttività. Essa innalza lo spirito umano, libera lo spirito di centinaia di milioni di persone che sentono di poter adesso prendere in mano il proprio destino. E’ per questo che l’Asia va avanti “ (p. 18).
Un esempio chiave di questa liberazione è la libertà di scegliere la propria professione. Si tratta di ”una libertà che la maggior parte degli occidentali considera scontata. Tuttavia, nel corso di 3000 anni di civiltà cinese, la grande maggioranza dei Cinesi non hanno cominciato a rallegrarsene che nel corso degli ultimi 30 anni, periodo che rappresenta appena l’1% della durata della civiltà cinese” (p. 136).
L’ascesa dell’Asia, secondo Mahbubani, viene in gran parte dall’essere riuscita ad adattarsi ai “sette pilastri della saggezza occidentale”. Ciò non si misura solo dai suoi successi in materia di musica classica ma forse in maniera più temibile nelle scienze e nella tecnologia: in effetti “nel 2010, il 90% di tutti gli scienziati e ingegneri titolari di un dottorato vivranno in
La principale minaccia è il ritorno
Mentre gli orizzonti asiatici offrono numerose occasioni di sviluppo futuro, esiste inevitabilmente un certo numero di minacce, sia interne che esterne. La principale minaccia esterna è il risorgere
Comprendere meglio il pensiero islamico
Mahbubani vede tre principali occasioni di sfida per l’Occidente:
Nonostante 6 dei 7 pilastri sembrino ben solidi in Oriente, il settimo avrebbe bisogno di essere rinforzato: la “cultura della pace”. Come scrive l’autore, “l’attuale opportunità di diventare un paese sviluppato è la migliore che
Si paragonano spesso – a torto o a ragione – l’Asia dell’inizio del XXI secolo e l’Europa dell’inizio del XX secolo, ma non vi è alcuna prova che nella Prima Guerra mondiale (contrariamente alla Seconda) uno dei belligeranti, compresa
Mahbubani pensa che le prospettive di guerra in
C’è un aspetto al quale, secondo me, Mahbubani non presta sufficiente attenzione. Tra le ragioni per rimproverare l’Occidente, egli vede l’ipocrisia e la doppiezza di questo ultimo a proposito
Le prospettive dell’Oriente sono molto positive
Ma, c’è un grande ma! Ad esempio, quando uno smog spesso e velenoso, proveniente dagli incendi delle foreste indonesiane, avvolge Kuala Lumpur e Singapore – ed impedisce i voli tra le due città – e lo si definisce “una leggera foschia” per non creare choc, non è esagerato dire che l’Asia si confronta con importanti sfide ambientali di cui è responsabile e la cui gestione non nuocerebbe alla crescita della regione (al contrario), sfide che provengono in gran parte da malgoverno, corruzione e incapacità di applicare la legge. Mahbubani avrebbe forse potuto aggiungere un ottavo “pilastro della saggezza occidentale” (in ogni caso un pilastro europeo se non americano): l’ecologia.
Non è difficile immaginare ogni tipo di “cigni neri” in
Detto questo, non solo le recenti realizzazioni e le prospettive dell’Oriente sono molto positive, ma sono, come Mahbubani fa giustamente notare, degli sviluppi di cui l’Occidente dovrebbe rallegrarsi. “La realizzazione
3. UNA MAPPA PER UNA FUTURA GOVERNANCE MONDIALE
Come Mahbubani riconosce all’inizio della sua opera, “gli asiatici sono diventati tra i principali beneficiari dell’ordine multilaterale creato degli Stati Uniti e dagli altri vincitori della Seconda Guerra mondiale nel 1945. Poche società asiatiche desiderano oggigiorno destabilizzare un sistema che è venuto loro in aiuto” (p. 2). Di conseguenza, un tema importante nella prospettiva di una futura governance mondiale è la preservazione della attuale struttura che bisogna però modernizzare per adattarla alle sfide del XXI secolo. Ma, per il momento, bisogna riconoscere che “l’Asia e l’Occidente devono ancora raggiungere una comprensione comune della natura di questo nuovo mondo” (p. 4). Si tratta di un compito cruciale. La storia recente dell’Asia potrebbe avere molte più implicazioni globali positive: “Quando miliardi di persone diventano parte attiva nella pace e nella prosperità, esse portano il mondo in una direzione positiva” (p. 17). Così è essenziale assicurare “la propagazione di un ordine basato su regole – a livello di nazioni, di regioni e
Quando Mahbubani scrive che “è venuto il momento di ristrutturare l’ordine mondiale” e che “lo dobbiamo fare immediatamente” (p. 235), è evidente che la ristrutturazione debba essere essenzialmente basata sulle strutture esistenti, ma non tutte. Così, il G8 dovrebbe essere abbandonato. Il principale motivo di lagnanza di Mahbubani è l’incapacità da parte dell’Occidente di mantenere, rispettare e rafforzare le istituzioni che ha creato. E l’amoralità con cui si comporta troppo spesso indebolisce ancora di più le strutture e lo spirito della governance mondiale.
Gli Stati Uniti e
Prendiamo il Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP). Secondo Mahbubani, è “legalmente vivo ma spiritualmente morto” (p. 193). Il fatto stesso che gli Stati Uniti e il Regno Unito siano entrati in guerra senza l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza significa che questi due membri permanenti hanno “perduto l’autorità morale necessaria per chiedere all’Iran di sottomettersi alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza” (p. 195). “Il mondo – scrive – ha essenzialmente perso la fiducia nei cinque Stati nucleari. Invece di considerarli come guardiani onesti e competenti
La loro decisione d’ignorare lo sviluppo da parte d’Israele di un arsenale nucleare è stato particolarmente pregiudizievole. In occasione di un incontro a Bruxelles all’inizio del 2008, ho domandato a uno dei partecipanti, Xavier Solana, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e la sicurezza comune, il suo parere sul problema dell’arsenale nucleare d’Israele ma ha rifiutato categoricamente di affrontare l’argomento. La cospirazione
Scacco dell’Occidente
E’ questa incapacità ad esercitare in maniera conveniente una leadership a fare sì che l’Occidente sia al momento il problema più che la soluzione. Nello stesso tempo, come riconosce Mahbubani, “i paesi asiatici non sono ancora pronti a intervenire”. Certamente l’Occidente viola i suoi principi, ma è assimilando e applicando i tre principi occidentali di “democrazia, Stato di diritto e giustizia sociale che il mondo può diventare migliore” (p. 236).
Attualmente, nessuno dei pretendenti alla leadership mondiale possiede tali principi universali.
Sono del tutto d’accordo con Mahbubani e credo veramente che l’India sia già nella posizione di diventare il leader intellettuale
In vista di questo periodo di transizione, in cui l’Occidente declina e l’Oriente aumenta in potenza ma non ancora al punto di “dargli il cambio”, si possono considerare le esortazioni di Mahbubani come l’ABC. Però, essendo stato per sette anni ambasciatore di Singapore presso le Nazioni Unite, tra cui una missione di due anni come ambasciatore in seno al Consiglio di sicurezza quando Singapore occupava un seggio temporaneo nel Consiglio, Mahbubani è un convinto multilateralista e un fervente sostenitore dell’istituzione e dello spirito delle Nazioni Unite, anche se riconosce che avrebbero bisogno di una riforma radicale. Bisogna riconoscere quale notevole innovazione e quale miglioramento ha rappresentato l’ONU nella storia dell’umanità. Mahbubani lancia ai suoi lettori un appello appassionato: “Vi prego, trovate una copia della Carta delle Nazioni e leggetela” (p. 205). L’ONU deve essere riformato, rafforzato e rilegittimato. E’ una richiesta molto esigente che al momento non è difesa attivamente da nessun leader politico. Tuttavia sono d’accordo con Mahbubani quando scrive che nell’agitata situazione attuale è preferibile riformare e rafforzare le istituzioni esistenti piuttosto che provare a creare qualcosa ex nihilo. La ruota è già stata inventata, ha solo bisogno di essere aggiustata.
De-occidentalizzare
E’ la stessa cosa per le istituzioni finanziarie internazionali. Anche se ci sono buone ragioni per dubitare che nessuna delle tre più importanti –
Lo spirito internazionalista che si incarna nella Carta delle Nazioni, deve dunque essere mantenuto, o meglio , rivitalizzato. L’autore intitola il suo ultimo capitolo “Pragmatismo”. Il pragmatismo, quello al quale Deng Xiaping ha fatto ricorso per operare la considerevole trasformazione della Cina, è “la migliore guida per avanzare nel nuovo secolo” (p. 279) che sarà, ci ricorda Mahbubani, “uno dei più complessi della storia dell’umanità” (p. 272).
Sviluppare relazioni personali approfondite
E il modo migliore per servire la causa del pragmatismo sarebbe che gli Stati Uniti studiassero la civiltà persiana e accettassero la sua realtà attuale e le sue aspirazioni future: “Di conseguenza, un grande passo pragmatico che l’America potrebbe fare consisterebbe nel guardare aldilà del velo della teocrazia islamica e nel cercare di sviluppare una migliore comprensione della cultura e della civiltà persiane. Dovrebbe stabilire relazioni diplomatiche con il governo e sviluppare relazioni personali approfondite con la società iraniana […] L’America dovrebbe investire in
“Meglio discutere che farsi la guerra”
Ho passato qualche tempo in Iran nel 2006 e devo dire che sono assolutamente d’accordo con Mahbubani in quello che propone e quando scrive che “l’impegno aiuta quelli che desiderano aprirsi e riformare la società iraniana” (p. 216). Come sottolinea l’autore, durante la guerra fredda, le relazioni diplomatiche e il dialogo sono stati mantenuti con Mosca e le altre capitali importanti. Il fatto che gli Stati Uniti e l’Europa abbiano mantenuto relazioni diplomatiche con l’URSS e i suoi satelliti non implicava che approvassero i gulag e tante altre misure totalitarie o le violazioni dei diritti dell’uomo. Le relazioni sono state mantenute per ragioni pragmatiche di
In conclusione, dovrebbe essere evidente che gli Occidentali che spingevano Mahbubani a non pubblicare la sua opera avevano assolutamente torto. Bisognerebbe che in Occidente il maggior numero di persone leggessero e riflettessero sulle sue tesi. Bisognerebbe farle conoscere ai leaders occidentali e l’ideale sarebbe obbligare il presidente degli Stati Uniti a leggerle.
NOTE
[1] Trasferimento segreto di persone sospette di terrorismo e rapite dalla CIA.
[2] La traduzione francese “ Le drame de l’Asie: une enquête sur la pauvreté des nations”, è stata pubblicata da Seuil nel 1976.
[3] Associazione degli Stati del Sud-Est asiatico