Iniziano gia’ a trapelare i primi nomi della futura Amministrazione USA guidata da Obama. L'avvocato di Washington Eric Holder dovrebbe assumere la carica di ministro della Giustizia e il leader della maggioranza democratica al Senato, Tom Daschle, diventerebbe ministro della Sanità.
Nei giorni scorsi si era parlato della governatrice dell'Arizona, Janet Napolitano, come prossimo segretario della Sicurezza interna, ma ora fonti dello staff di Obama frenano su questo nome.
Sembra invece confermata la nomina a segretario di Stato per Hillary Clinton.
Comunque sia, mentre negli USA a Standish, un villaggio del Maine di 9285 abitanti, un locale ha gia’ deciso di accettare scommesse da 1 dollaro sull'assassinio di Obama - titolo del gioco/scommessa “Osama Obama Shotgun Pool”, accompagnato dalla scritta “Speriamo che qualcuno vinca” - qui di seguito una spietata e lucida analisi su cio’ che potrebbe rappresentare la futura Amministrazione Obama.
Sempre che qualcuno non vinca veramente quella scommessa…
Vi hanno fregati di nuovo?
di Paul Craig Roberts - Counterpunch - 10 Novembre 2008
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO
Non sarà Obama a cambiere le cose: il cambiamento che sta arrivando è la fine dell'impero americano e del Nuovo Secolo Americano
Se il cambiamento che il presidente eletto Obama ha promesso comprende la fine delle guerre di aggressione Usa e la fine del furto ai danni dei contribuenti da parte dei potenti interessi finanziari, come si spiegano le scelte di Obama in merito ai consiglieri di politica estera ed economica? Infatti, la scelta di Obama di Rahm Emanuel come capo dello staff della Casa Bianca è un segnale che il cambiamento è finito con l'elezione di Obama. L'unica cosa diversa della nuova amministrazione saranno le facce.
Rahm Emanuel è un sostenitore dell'invasione dell'Iraq da parte di Bush. Emanuel ha ottenuto importanza nel partito democratico come risultato dei suoi legami di finanziamento con l'AIPAC. Grande sostenitore del American Israeli Public Affairs Committee, egli proviene da una famiglia terrorista. Suo padre era un membro dell'Irgun, un'organizzazione terrorista ebraica che utilizzò la violenza per cacciare i britannici e i palestinesi fuori dalla Palestina allo scopo di creare uno Stato ebraico. Durante la guerra del Golfo del 1991, Rahm Emanuel si presentò volontario per prestare servizio nell'Israel Defense Forces, l'esercito israeliano.
Egli era un membro del consiglio di amministrazione di Freddie Mac, ricevendo $231655 come compenso dirigenziale nel 2001. Secondo Wikipedia, " durante il periodo in cui Emanuel fece parte del consiglio, Freddie Mac fu tormentata da scandali riguardanti contributi elettorali e irregolarità contabili". Nel suo articolo “Hail to the Chief of Staff,” Alexander Cockburn descrive Emanuel come un "super falco del Likud", che, come presidente del Democratic Congressional Campaign Committee nel 2006, " ha compiuto grandi sforzi per tagliare le gambe a candidati democratici contrari alla guerra".
I miei scoraggiati amici nel movimento pacifista israeliano si chiedono: "Che cosa ci fa quest'uomo nell'amministrazione Obama?".
L'elezione di Obama era necessaria come unico mezzo a disposizione degli americani per dare ai repubblicani la responsabilità per i loro crimini contro la costituzione e i diritti umani, per la loro violazione delle leggi Usa e internazionali, per le loro menzogne e i loro inganni, e per i loro trucchi finanziari. Come ha scritto un editorialista della Pravda: "solo Satana sarebbe stato peggio del regime Bush. Perciò si poteva ipotizzare che la nuova amministrazione Usa non sarebbe mai potuta essere peggio di quella che ha separato i cuori e le menti degli americani dai loro fratelli nella comunità internazionale, che ha sconvolto il resto del mondo con le tattiche 'colpisci e terrorizza' comprendenti campi di concentramento, tortura, genocidio e totale mancanza di rispetto per la legge internazionale".
Ma i consiglieri di Obama provengono dalla stessa banda di Bush, fatta di delinquenti di Washington e banchieri gangster di Wall Street. Richard Holbrooke, era assistente segretario di Stato e ambasciatore per l'amministrazione Clinton. Egli ha implementato la politica per allargare la Nato e portare l'alleanza militare sui confini russi contravvenendo alla promessa fatta da Reagan a Gorbaciov. Holbrooke è anche coinvolto nell'illegale bombardamento della Serbia compiuto dall'amministrazione Clinton, un crimine di guerra che ha ucciso civili e diplomatici cinesi. Se non è egli stesso un neocon, Holbrooke è un loro stretto alleato.
Madeline Albright è il segretario di Stato dell'era Clinton che disse a Leslie Stahl (60 Minutes) che la politica Usa di sanzioni in Iraq, che risultò nella morte di centinaia di migliaia di bambini iracheni, aveva obiettivi abbastanza importanti da giustificare la morte di quei bambini. Le ignobili parole della Albright furono: " pensiamo che ne sia valso il prezzo" [“we think the price is worth it”, vedi filmato sotto n.d.t.]. Wikipedia riporta che questa immoralista ha fatto parte del consiglio di amministrazione della borsa di New York al tempo dello scandalo per il compenso da $ 187,5 milioni a Dick Grasso.
Dennis Ross ha legami di lunga data con i "negoziati di pace" Israelo-palestinesi. Un membro della sua squadra al tempo dell'era Clinton, Aaron David Miller, ha scritto che durante il 1999-2000 la squadra per i negoziati guidata da Ross agì come avvocato di Israele: "dovevamo prima di tutto passare le cose a Israele". Ciò " spogliò la nostra politica dell'indipendenza e della flessibilità richieste da un serio processo di pace. Se non potevamo mettere sul tavolo delle proposte senza averle prima controllate insieme agli israeliani, e se ci rifiutavamo di fare pressioni quando dicevano di no, come poteva essere efficace la nostra mediazione?" Secondo Wikipedia, Ross "è il presidente di un nuovo think tank con base a Gerusalemme, il Jewish People Policy Planning Institute [Istituto di Pianificazione Politica del Popolo Ebraico n.d.t.], finanziato e fondato dalla Jewish Agency”.
Chiaramente questo non è un gruppo di consiglieri che fermerà le guerre dell'America contro i nemici di Israele, o costringerà il governo israeliano ad accettare le condizioni necessarie per un'autentica pace in Medioriente.
Ralph Nader aveva previsto tutto ciò. Nella sua " lettera aperta a Barack Obama" (3 novembre 2008), Nader faceva notare ad Obama che la sua "trasformazione da articolato difensore dei diritti dei palestinesi... a un automa della lobby della linea dura AIPAC" mette Obama in disaccordo con la "maggioranza degli ebrei americani" e "con il 64% degli israeliani". Nader cita la descrizione dell'apparizione di Obama davanti all'AIPAC fatta dallo scrittore e pacifista israeliano Uri Avnery: "qualcosa che ha rotto ogni record di ossequiosità e servilismo". Nader condanna Obama per la sua " palese mancanza di coraggio politico, per essersi arreso alle richieste degli estremisti di proibire all'ex presidente Jimmy Carter di parlare alla convention nazionale democratica". Carter, che raggiunse l'unico significativo accordo di pace tra Israele e gli arabi, è stato demonizzato dalla potente lobby AIPAC per avere criticato la politica israeliana di apartheid verso i palestinesi i cui territori sono occupati con la forza da Israele.
Il team economico di Obama è altrettanto pessimo. La sua star è Robert Rubin, il banchiere gangster che è stato segretario al Tesoro nell'amministrazione Clinton. Rubin è responsabile per l'abolizione della legge Glass-Steagall e, perciò, per l'attuale crisi finanziaria. Nella sua lettera a Obama, Nader fa notare che Obama ha ricevuto contributi elettorali senza precedenti da interessi aziendali e di Wall Street. “Mai prima d'ora un candidato democratico alla presidenza aveva ottenuto questa supremazia sul suo avversario repubblicano”.
Il discorso della vittoria di Obama è stato magnifico. Le telecamere che riprendevano le facce nel pubblico mostravano la speranza e la convinzione che hanno spinto Obama alla presidenza. Ma Obama non può portare un cambiamento a Washington. Non c'è nessuno tra quelli del gruppo di Washington che egli può nominare che sia capace di portare un cambiamento. Se Obama dovesse andare a cercare fuori dal solito circolo, chiunque venisse sospettato come portatore di cambiamento non potrebbe essere confermato dal Senato. Potenti gruppi di pressione – AIPAC, il complesso militare-industriale, Wall Street-- usano la loro influenza politica per bloccare nomine inaccettabili.
Come Alexander Cockburn ha detto di Obama in un articolo pre-elettorale, “la fredda mano del passato non ha mai tenuto così strettamente in pugno un candidato 'riformista'”. Obama ha confermato il verdetto di Cockburn nella sua prima conferenza stampa da presidente eletto. A dispetto delle unanimi US National Intelligence Estimate [valutazioni dell'intelligence USA n.d.t.], che hanno concluso che l'Iran ha smesso di lavorare ad armi nucleari 5 anni fa, e ignorando le continue certificazioni da parte della International Atomic Energy Agency sul fatto che nulla del materiale per il reattore civile iraniano è stato dirottato ad uso bellico, Obama ha ritirato fuori la propaganda della Lobby Israeliana e ha accusato l'Iran di “sviluppo di armi nucleari” e ha promesso di “impedire che ciò accada”.
Il cambiamento che sta arrivando in America non ha nulla a che vedere con Obama. Il cambiamento proviene dalla crisi finanziaria creata dall'avidità e dalla irresponsabilità di Wall Street, dall'erosione del ruolo di moneta di riserva del dollaro USA, dagli innumerevoli pignoramenti a seguito di mutui, dalll'offshoring di milioni dei migliori posti di lavoro americani, da una recessione sempre più profonda, dal fatto che pilastri della manifattura USA –Ford e General Motors-- stanno implorando il governo perchè dia loro il denaro dei contribuenti per rimanere in vita, e dai deficit commerciali e di bilancio che sono troppo grandi per essere chiusi con mezzi normali.
Tradizionalmente il governo si affida alla politica monetaria e a quella fiscale per sollevare l'economia fuori da una recessione. Ma il denaro facile non sta funzionando. I tassi di interesse sono già bassi e la crescita monetaria è già alta, eppure la disoccupazione aumenta. Il deficit di bilancio è già enorme – un record mondiale-- e i conti in rosso non stimolano l'economia. Tassi di interesse ancora più bassi e un deficit di bilancio ancora più alto possono aiutare un'economia che si è spostata all'estero, lasciando dietro di se dei consumatori senza lavoro sovraccarichi di debiti?
Quanto ancora potrà prendere a prestito il governo? I creditori stranieri dell'America si stanno ponendo la domanda. Un organo ufficiale del partito di governo cinese ha recentemente chiesto ai paesi europei e asiatici di “bandire il dollaro USA dalle loro relazioni commerciali dirette, affidandosi solamente alle loro valute”. “Perché”, si chiede un'altra pubblicazione cinese, “la Cina dovrebbe aiutare gli USA a emettere debito senza fine con la convinzione che il credito nazionale degli USA possa espandersi senza limite?”.
Il mondo si è stancato dell'egemonia americana e ne ha abbastanza dell'arroganza dell'America. La reputazione dell'America è a pezzi: la debacle finanziaria, i conti in rosso senza fine, Abu Ghraib, Guantanamo, le rendition, la tortura, le guerre illegali basate su bugie e inganni, la mancanza di rispetto per la sovranità degli altri paesi, i crimini di guerra, il disprezzo per la legge internazionale e le Convenzioni di Ginevra, l'assalto contro l'habeas corpus e la separazione dei poteri, uno stato di polizia in patria, la costante interferenza negli affari interni degli altri paesi, l'ipocrisia senza limiti.
Il cambiamento che sta arrivando è la fine dell'impero americano. L'egemone ha finito il denaro e l'influenza. Obama, in quanto “primo presidente nero dell'America” solleverà speranze e, perciò, permetterà che la recita continui un po' più a lungo. Ma il Nuovo Secolo Americano è già finito.
Paul Craig Roberts è stato Assistante Segretario al Tesoro USA nell'amministrazione Reagan. E' stato Associate Editor della pagina editoriale dello Wall Street Journal e Contributing Editor della National Review. E' coautore di "The Tyranny of Good Intentions".