sabato 15 agosto 2009

Afghanistan: un "sereno" clima pre-elettorale

A 5 giorni dalle elezioni presidenziali, i talebani hanno attaccato con un attentato suicida il quartier generale dell'Isaf a Kabul: almeno 7 i morti, tutti civili afghani, e un centinaio di feriti, tra cui un militare italiano membro del contingente Isaf, rimasto leggermente ferito. Il bilancio dei morti sembra comunque destinato ad aumentare.

L'esplosione è avvenuta a un centinaio di metri dalla sede britannica e non molto lontano da quella statunitense, l'altro obiettivo dichiarato dei talebani.

C'è da scommettere che i talebani tenteranno altre azioni eclatanti da qui al 20 Agosto, ma soprattutto dopo le elezioni.


Perchè i talebani stanno vincendo
di Kimberly Fagan - Foreign Policy - 15 Agosto 2009
Traduzione di Marco Zoppi e Leonardo Troiano per Peacereporter

La guerra in Afghanistan non è andata bene, e non sorprende che gli americani si sentano frustrati. Molti osservatori indicano, giustamente, dei segni di progresso: la funzionalità di specifici ministri e programmi del governo afgano, la lenta crescita dell'esercito nazionale afghano, la costruzione di grandi infrastrutture come strade e dighe, nonché miglioramenti agricoli. Tuttavia questi obiettivi non hanno creato le condizioni che gli Stati Uniti si erano prefissati di raggiungere: uno stato afghano con un governo competente, considerato legittimo dalla sua popolazione e capace di difenderla, in modo che l'Afghanistan cessi di essere un paradiso sicuro per i gruppi terroristici islamici. Infatti, come ha recentemente suggerito il comandante delle forze della coalizione, il generale Stanley McChrystal, la situazione mostra segni di deterioramento: i gruppi ostili afghani rimangono altamente pericolosi, hanno nuovo slancio e hanno esteso la loro area di operazione. La violenza contro le forze di coalizione è in crescita. Dunque la domanda è: perché non siamo stati vittoriosi in Afghanistan?

Anche se ho servito nel team di valutazione di McChrystal, non so come lui potrebbe rispondere a questa domanda, né posso speculare in base alle sue raccomandazioni per la strategia che sta portando avanti. Ma dopo molta ricerca, a cui si aggiungono due visite in Afghanistan quest'anno, credo che le operazioni militari stiano fallendo perché non c'è stata nessuna strategia coerente per reprimere, su larga scala, le forze ostili.

Anche se il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha di recente annunciato una strategia "Af-Pak" (Strategia comune per Afghanistan e Pakistan), la campagna estiva degli Usa e della coalizione si presenta come nient'altro che una continuazione della scarna operazione pianificata dal 2008. E l'inerzia delle attività militari ci dice che sarà difficile cambiare questa "mastodontica piattaforma" per la maggior parte di quest'anno. Ma dobbiamo cambiarla, iniziando dalla correzione dei difetti nelle strategie, qui di seguito elencati, che McChrystal e il suo team hanno ereditato dai loro predecessori.

1.Combattere nei posti sbagliati

Le forze NATO sono dislocate su tutto l'Afghanistan, perfino nelle aree Pashtun a sud e a est, invece che concentrate su uno o due obiettivi pricipali. Una possibile eccezione è Helmand, l'unica provincia in cui sono schierate due brigate, le forze inglesi e la brigata di spedizione dei Marines americani. Invece, durante l'invasione in Iraq, gli Stati Uniti avevano concentrato circa la metà delle loro forze a Baghdad e d'intorni. Baghdad era cioè il centro di gravità degli scontri. Controllandola, avremmo vinto; se erano i nemici a controllarla, avremmo perso. Per questo un team di cinque brigate - grosso modo 25000 uomini - proteggevano una città di otto milioni di abitanti.
Altri quattro team proteggevano gli accessi meridionali di Baghdad, e almeno uno, a volte due, team addizionali si occupavano dei sobborghi settentrionali della città.

Non vi è un facile equivalente di Baghdad in Afghanistan. Lì, gran parte della popolazione - e delle sommosse - è dispersa in aree rurali. Nondimeno, alcune zone, come per esempio la città di Kandahar e i distretti intorno a essa, sono più importanti - per i nemici, per il governo afghano e per noi - di altre. E ancora, quasi non c'è un qualsivoglia piano per neutralizzare i rivoltosi, se non in due distretti intorno a Kandahar con un insufficiente contributo da parte delle forze di sicurezza nazionali afghane.

Ancora peggio, il rapporto tra uomini e popolazione in questi due distretti è di, approssimativamente, 1 a 44, vicino al minimo richiesto. Una buona valutazione delle nostre priorità in Afghanistan porterebbe a un'evidente diversa distribuzione delle forze di coalizione, e anche più efficace. Questo è senza dubbio il motivo per cui McChrystal di recente ha detto ai reporter che concentrerà le forze intorno a Kandahar.

2.Combattere in modo sbagliato

Un altro problema è che le forze NATO hanno dato istruzioni su come combattere le forze ostili meglio di come abbiano poi materialmente fatto. Quasi tutte le unità NATO nelle aree Pashtun sostengono di proteggere la popolazione impegnandosi in una serie di operazioni militari note come "Stabilirsi-Mettere in sicurezza-Controllare-Costruire". Ma le truppe si sono mosse lungo questa sequenza troppo velocemente. Con riferimento alla recente esperienza in Iraq, stabilirsi in un area richiede dai 30 ai 45 giorni, mettere in sicurezza quest'area richiede dai 3 ai 6 mesi, e controllarla richiede ancora più tempo.

Con poche eccezioni, le forze NATO in Afghanistan non hanno mai operato su questi tempi. Generalmente condensano le prime due operazioni nel giro di poche settimane, per poi passare prematuramente a quella che loro considerano come la fase di controllo. Come risultato, la NATO raramente guadagna un controllo permanente su qualche area e, se ci riesce, questi territori sono così piccoli da avere solo piccoli effetti sulla resistenza o sulla popolazione. Il nemico, semplicemente, si allontana e poi ritorna.

In più, la coalizione e le forze afghane sono eccessivamente concentrate nell'assicurare linee supplementari e nel ridurre la minaccia costituita da ordigni improvvisati, garantendo supporto tattico invece che contenendo la guerriglia. Conseguentemente, molte forze - soprattutto afghane - sono dislocate lungo le tangenziali, le vie principali presenti nello Stato. Posizioni statiche come queste rappresentano uno spreco di truppe. Sicuramente, le nostre forze devono essere capaci di manovrare lungo corridori strategici, ma il modo migliore per garantire ciò è ottenere il controllo sulle aree popolate, portando lontano dalle tangenziali i nemici per batterli nei loro santuari e nelle zone che li supportano.

In altri regioni, le forze combattenti stanno cercando di fare le cose giuste, ma, ancora una volta, nei posti sbagliati. Come ha dimostrato l'esperienza in Iraq, il successo nel reprimere le sacche di resistenza spesso comporta la distribuzione di forze dalle basi più grandi alle più piccole, per vivere tra la popolazione. Ma in alcune zone remote, teatro di scontri, dell'Afghanistan orientale, come nel Nuristan, dove il nemico ha poco effetto strategico o operativo, le forze combattenti impegnate sono troppe. Hanno spostato avanti grandi basi operative, fino ad aree strategicamente insignificanti, e stabilito piccoli avamposti che riescono appena a sostenersi da soli: le unità sono troppo piccole per fare qualsiasi cosa che non sia proteggere il loro avamposto. Un approccio migliore è quello di concentrare le forze per operazioni di repressione e di correre rischi maggiori nei luoghi di minore importanza.

3.Combattere sulla base di cattivi presupposti

Quello che troppo spesso determina la scelta del dove portare avanti le operazioni di "Stabilirsi-Mettere in sicurezza-Controllare-Costruire" è la prospettiva di condurre poi progetti di sviluppo, e non la sicurezza della popolazione. Ciò tende a far prevalere l'importante sull'urgente, il possibile sul necessario. Per esempio, grandi operazioni nell'area controllata dagli inglesi nell'Helmand sono state intraprese per garantire lo sviluppo.

La diga di Kajaki e la zona di sviluppo agricolo vicino Lashkar Gah hanno guidato la concentrazione di forze nella provincia e, di fatto, in tutta la regione meridionale. A est, gli americani hanno costruito strade, come il passaggio a Khost-Gardez. Questi progetti sono importanti per lo sviluppo di lungo termine, ma solo a volte importanti per il raggiungimento dei nostri obiettivi militari e non dovrebbe essere permesso che dettino la disposizione di scarse risorse militari.

In aggiunta, gli sforzi militari e civili in Afghanistan si muovono su ipotesi di sviluppo sbagliate. Troppo spesso sottolineano il valore di un progetto di sviluppo come un modello - come una dimostrazione di competenza del governo afghano e di buona volontà occidentale. Completando una specifica diga, per esempio, si può mostrare alla popolazione che il governo afghano è in generale in grado di fornire servizi; liberare un paese dimostra che le forze di sicurezza nazionale afghane possono, in linea di principio, difendere la popolazione.

Ma se il modello non è replicato ampiamente e rapidamente, è semplicemente una dimostrazione di quello che potrebbe essere realizzato. L'effetto di una dimostrazione non sconfiggerà la resistenza. O un luogo è sicuro ed ha un governo efficiente, o no. Un buon piano di repressione riesce attraverso la creazione di sinergie tra progetti ben localizzati - non identificando un migliaio di punti luminosi e sperando che formino una presa elettrica.

4.Combattere con successo - o fallire?

Le misurazioni sono importanti in ogni guerra, e sulla base di recenti rapporti, l'amministrazione Obama sta preparando una nuova serie di indicatori per misurare se la lotta in Afghanistan sta avendo successo. Selezionare un buon sistema di misura è importante tanto quanto scartare quelli non buoni. La violenza contro le forze di coalizione, per esempio, è un indicatore inaffidabile di successo o fallimento.

Da una parte, come abbiamo visto in Iraq, la violenza contro le forze amiche può aumentare all'inizio di una controffensiva per riconquistare il controllo delle in mano al nemico. Nessuna violenza, dall'altra, potrebbe significare che l'area è completamente controllata dal nemico. Le misurazioni del successo non sono semplicemente statistiche, e non possono essere determinate indipendentemente da un piano di campagna, che stabilisce una gerarchia di compiti e obiettivi.

5. Possiamo vincere?

Alcuni rispondono semplice e forte in senso negativo: sostengono che l'Afghanistan non è mai stato amministrato centralmente (che è sbagliato) e che è stato il "cimitero degli imperi" (che è vero solo in una manciata di casi specifici). Un fallimento non è del tutto inevitabile. La guerra in Afghanistan ha pagato quasi dall'inizio una mancanza di risorse, in particolare il tempo e l'attenzione degli alti responsabili politici. Gli Stati Uniti hanno dato la la priorità alla guerra in Iraq dal 2007 fino al 2009, per una strategia di valide ragioni. Alcune di queste scelte sono state anche viziate da sbagliate teorie di contrasto della resistenza: il Segretario della Difesa Robert Gates, per esempio, fraintende l'esperienza sovietica in Afghanistan, che lo ha portato sempre ad essere contro, erroneamente, all'aumento del contingente, sostenendo che innalzerebbe il rischio di fallimento.

Siamo in grado di vincere in Afghanistan, ma solo se rivediamo con attenzione la campagna e la distribuzione delle risorse. L'aggiunta di maggiori risorse per l'impegno militare, così come è stato condotto nel corso degli ultimi anni, senza cambiare radicalmente la sua concezione, la progettazione ed esecuzione, risulterebbe poco producente. Questo è stato anche il caso dell'Iraq, e il cambiamento di strategia e dell piano di campagna che ha fatto seguito, sono stati tanto importanti per il successo quanto le risorse aggiuntive. Questo spiega perché McChrystal potrebbe adottare una diversa concezione della campagna - probabilmente richiedendo ulteriori risorse militari - quando sostiene la sua valutazione formale al segretario della difesa degli Stati Uniti e al Segretario generale della NATO per il dopo-elezioni in Afghanistan.

Il fatto che non abbiamo fatto le cose giuste negli ultimi anni passati in Afghanistan, è in realtà una buona notizia in questo momento. Un tentativo, fatto con risorse adeguate, di combattere la resistenza non ha fallito in Afghanistan; semplicemente non è mai stato provato. Quindi, vi sono buoni motivi per pensare che una tale nuova strategia possa avere successo oggi. Ma dobbiamo fare in fretta, perché come spesso accade in questo tipo di guerra, se non stai vincendo, allora stai perdendo.

* Kimberly Kagan è presidente dell 'Istituto per lo Studio della guerra e l'autrice di The Surge: Una storia militare. Ha viaggiato in Afghanistan due volte quest'anno per esaminare le operazioni militari, la seconda volta come parte del team strategico di valutazione del Gen. Stanley McChrystal. Le opinioni in questo saggio sono sue e non riflettono necessariamente le opinioni del comandante, della sua squadra, o del team di valutazione.


In Afghanistan gli Stati Uniti le stanno prendendo, ammette il loro generale in capo
di John Byrne - www.rawstory.com - 10 Agosto 2009
Traduzione di Rolando M. per www.uruknet.info

In quel paese che dette rifugio agli artefici dell’Undici Settembre, noi americani stiamo perdendo la guerra.

In un'allarmante intervista pubblicata lunedi’, il comandante supremo americano in Afghanistan, il generale McCrystal, ha dichiarato che i Talebani stanno vincendo; un impressionante contrasto con la retorica "Missione Compiuta" del governo Bush sull'Irak.

Le osservazioni del generale appaiono accuratamente calcolate per ridimensionare le aspettative e smorzare il favore dell’opinione pubblica per le operazioni militari in questo paese lacerato dalla guerra, nel quale in passato poche potenze straniere sono state vittoriose. I Talebani governarono l’Afghanistan dal 1996 al 2001, quando vennero sconfitti dall’invasione americana.

Attualmente le operazioni in Afghanistan costano al contribuente americano circa quattro miliardi di dollari al mese, il che vuol dire 133 milioni di dollari al giorno, ossia cinque milioni e mezzo di dollari all’ora.

In un’intervista al The Wall Street Journal il generale McChrystal ha ammesso che il gruppo fondamentalista islamico si trova ora "in vantaggio" in Afghanistan, dove gli Stati Uniti sono presenti da otto anni. Dei critici dell’amministrazione Bush hanno lamentato che negli anni seguenti all’attacco dell’Undici Settembre il governo abbia distratto delle truppe verso l’Irak, affermando che il ridotto numero di soldati in Afghanistan ha favorito una situazione che ha permesso ai Talibani e ad Al Qaida di riannodarsi.

Nella sua intervista McChrystal sembra anche aver cercato di aumentare il consenso a un ulteriore aumento di truppe in alcune parti dell’Afghanistan. Da quando il presidente Barack Obama e’ entrato in carica il Pentagono ha incrementato il numero di soldati nel paese. La strategia della quale si parlava doveva mirare a "guadagnarsi il cuore e la mente" della gente assicurandosi cosi’ le aree civili, anziche’ concentrarsi in un attacco frontale totale con gli insorti.

"In questo momento il nemico e’ proprio diventato aggressivo" – ha detto McChrystal al giornale – "dobbiamo assolutamente fermarli, bloccare la loro iniziativa. E’ un lavoro duro".

L’intervista cita anche parole di funzionari non nominati che parlano di un ulteriore aumento di truppe americane.

"Se le condizioni della sicurezza nell’Afghanistan del nord e dell’est continueranno a peggiorare, gli Stati Uniti avranno anche bisogno li’ di altre truppe" – ha affermato un funzionario al The Wall Street Journal.

"Si tratta insomma di una questione di matematica" – ha detto il funzionario – "il numero di soldati necessari non combina col numero di quelli che mandiamo, anche includendo le truppe fresche che stiamo inviando".


McChrystal vuole che le zone ove vi e’ una maggiore concentrazione di civili formicolino di truppe, come a Kandahar, dove l’influenza politica dei Talibani e’ attualmente preponderante. "Ma" – egli dice – "la situazione e’ pessima; le forze Talibane stanno espandendo la loro presenza verso aree a nord e ad est, al dila’ delle loro solite basi nell’Afghanistan del sud".

Le osservazioni del generale appaiono in contrasto con citazioni anonime comparse sul Newsweek dopo la morte del capo Talibano Baitullah Mehsud, che la CIA affermava essere rimasto ucciso la settimana scorsa.

"La morte di Mehsud significa che la tenda sotto cui si riparava Al Qaeda e’ crollata" - dice il Newsweek citando le parole di un preteso ufficiale del servizio informazioni Talibano – "egli era senza dubbio il numero uno di Al Qaeda in Pakistan".

Intanto, in questo mese sono gia’ stati uccisi in Afghanistan dodici soldati americani.

McChristal dice che ha in progetto "un’espansione assai significativa dell’esercito afgano e della polizia" con l’intento di raddoppiarne l’organico.



Il Pentagono ad Obama: mandare più soldati in Afghanistan o perdere la guerra
di James Cogan - www.wsws.org - 14 Agosto 2009
Traduzione di Rolando M. per www.uruknet.info

E’ arrivato il momento per l’amministrazione Obama di annunciare un ulteriore estendersi della Guerra in Afghanistan e di avvertire la gente che l’insurrezione Talibana deve essere arginata entro 12 o 18 mesi se si vuole evitare agli Stati Uniti il rischio di un’umiliante sconfitta. Il Generale Stanley McChrystal, che comanda le forze armate americane e della NATO in Afghanistan, sta continuando a far uso dei mezzi di informazione americani per condizionare l’opinione pubblica affinche’ accetti l’invio cola’ di altri soldati e lo stanziamento di altri soldi per sostenere l’occupazione. Il generale doveva presentare alla Casa Bianca un’analisi della guerra questa settimana, ma la cosa e’ stata rimandata a dopo le elezioni presidenziali afgane del 20 Agosto.

In un’intervista di fine settimana con il The Wall Street Journal - estratti dalla quale vennero pubblicati Lunedi’ sotto il disastroso titolo "Ora i Talibani stanno vincendo" - il generale McChrystal ha dichiarato che il conflitto si trova "in un momento critico e decisivo". "Proprio ora" – ha detto – "questi Talibani si mostrano un nemico molto aggressivo", aggiungendo che le forze di occupazione avevano in pratica 12 mesi per arrestare il loro "impeto" e la loro "iniziativa".


Mentre il generale non ha voluto sbottonarsi sul suo piano, dei funzionari che hanno partecipato alla stesura della sua analisi, e di cui si ignora il nome, hanno fornito al The Wall Street Journal alcuni dettagli sulle sue probabili proposte.

Esse comprenderebbero quanto segue:


* Basarsi su circa un raddoppio dell’esercito del governo afgano portandolo da 135 a 240 mila uomini, e la polizia da 82 a 160 mila.


* L’impiego a lungo termine di fino a 10 mila altri soldati americani quali istruttori e supervisori per l’incremento delle forze di sicurezza afgane. Molti analisti convengono sul fatto che questa operazione richiedera’ almeno cinque anni per essere completata.


* L’impiego a breve termine di altre brigate di combattimento, da due a otto, per un totale da 10 a 60 mila uomini circa con mansioni logistiche e di sostegno, onde consentire di effettuare offensive coordinate contro le roccaforti dei Talibani. Il Wall Street Journal sottolineava che l’esercito era preoccupato dal fatto che durante l’attuale operazione americana nella provincia di Helmand gli insorti erano in gran parte riusciti a fuggire a causa della scarsita’ di soldati.
Un’altra notizia trapelata questa settimana alla McClatchy Company [la terza compagnia americana di informazione in ordine di importanza] afferma che McCrystal intende anche richiedere un grosso aumento di impiegati governativi americani da destinare a vari compiti consultivi.

Si prevedeva che il contingente civile in Afghanistan dovesse essere portato da 560 funzionari alla fine del 2008 a 1000 per la fine di quest’anno e fino a 1350 per la meta’ del 2010. Il loro compito sarebbe in sostanza quello di dirigere a Kabul interi dipartimenti del governo fantoccio.
Si ritiene che i punti di vista del generale McCrystal verranno fortemente appoggiati dal capo del Comando Centrale, generale David Petraeus, che organizzo’ l’incremento di truppe in Irak.

Il pensiero dei circoli direttivi americani e’ stato reso noto questa settimana da Anthony Cordesman, ragguardevole analista politico presso il Centro di Studi Strategici e Internazionali (CSIS). Cordesman, da poco reduce dall’Afghanistan, e’ stato invitato da McChristal a collaborare alla preparazione della sua analisi. Il 10 Agosto egli aveva pubblicato le sue conclusioni in una colonna del Times britannico dal titolo: "Piu’ soldati, meno riguardi, e facciamo le persone serie".


Cordesman ha imputato all’amministrazione Bush di aver mancato di prendere sul serio l’insurrezione talibana fino al 2007, e ha criticato gli stati facenti parte della NATO per non aver fornito abbastanza truppe e per porre dei limiti al loro impiego. "Washington e la NATO" – ha dichiarato – " hanno consentito per piu’ di mezzo decennio al nemico di prendere l’iniziativa".
Ha anche qualificato il governo [fantoccio] afgano del presidente Hamid Karzai di "corrotto, pesantemente supercentralizzato, incapace, e virtualmente assente in gran parte dell’Afghanistan". Ha stigmatizzato il programma di ricostruzione ed aiuto dell’Afghanistan come "un pasticcio non funzionale e rovinoso che e’ ingranato da divisioni burocratiche". "Col risultato" – ha dichiarato Cordesman – "che i Talibani da un gruppo sconfitto di esiliati sono diventati una forza che ha minacciato di sconfiggere la NATO e il governo afgano, che l’insurrezione ha aumentato il numero di distretti sotto il suo controllo da 30 nel 2003 a 160 alla fine del 2008, e che i suoi attacchi contro le forze di occupazione sono aumentati del 60 per cento fra l’Ottobre 2008 e l’Aprile 2009. In Luglio sono stati uccisi settantacinque soldati americani e della NATO, il numero piu’ alto in tutto l’anno, e centinaia di loro sono stati feriti. E in Agosto, fino alla data presente, altri 27 soldati hanno perso la vita.

Il rimedio proposto da Cordesman sarebbe quello di mandare in Afghanistan "da tre a nove altre brigate da combattimento", oltre ai 21 mila soldati gia’ ordinati da Obama quest’anno, raddoppiare l’esercito e la polizia afgana, eliminare dal governo afgano i soggetti corrotti, rivedere a fondo "il programma internazionali di aiuti, diviso, grossolanamente inefficiente, e corrotto", e agire piu’ energicamente contro le tribu’ pachistane di confine che stanno aiutando l’insurrezione afgana. "Il governo degli Stati Uniti e quelli della NATO" – ha anche insistito – "dovranno essere piu’ onesti coi loro popoli", e mettere in chiaro che la guerra in Afghanistan "richiedera’ un impegno a lungo termine".

Gli analisti a favore della guerra, come Cordesman, sono d’accordo nel dire che mentre i prossimi 12 mesi saranno cruciali per respingere i Talibani, per stabilizzare l’Afghanistan fino a renderlo un cliente succube degli Stati Uniti ci vorranno 10 anni.
Al pari delle migliaia di vittime che tuttocio’ richiedera’, anche il costo della guerra sara’ enorme. Dal 2001 l’Afghanistan e’ gia’ costato al Tesoro degli Stati Uniti circa 223 miliardi di dollari. Michael O’Hanlon del Brookings Institution [istituto indipendente di ricerche politiche] ha detto questo mese al Washington Post che nel prossimo anno e’ piu’ che probabile che il solo costo delle operazioni militari si gonfi di altri 100 miliardi di dollari.

Bing West, un ex vice segretario del Ministero della Difesa, ha prudentemente valutato che, oltre a queste spese "l’esercito afgano abbisognera’ di 4 miliardi di dollari l’anno per un altro decennio, e di una somma analoga per lo sviluppo".
Nonostante la crisi che affligge il bilancio degli Stati Uniti, e’ probabile che un’ulteriore incremento della guerra in Afghanistan venga approvato dal Congresso senza grandi difficolta’. Nel mese di Maggio 17 senatori democratici e repubblicani dello Armed Services Committee hanno firmato insieme una lettera diretta ad Obama in cui chiedono che venga raddoppiato l’esercito afgano, il che comporterebbe necessariamente l’invio di altri istruttori americani.

Questa settimana il senatore repubblicano Lindsey Graham ha sollecitato la maggioranza democratica tanto del Congresso che del Senato ad unirsi ai repubblicani nel rispondere favorevolmente alla richiesta di altri fondi per la guerra. "Vediamo di non 'Rumsfeldizzare’ l’Afghanistan", ha dichiarato, riferendosi a Donald Rumsfeld, Segretario alla Difesa nel governo Bush, che notoriamente sosteneva che l’occupazione dell’Irak poteva effettuarsi con meno della meta’ del numero di soldati consigliato da importanti generali.

Graham si e’ rivolto ai democratici dicendo: "Vediamo di non fare meschinerie. Facciamo in modo da avere in tutti i campi abbastanza forza di combattimento e di impegno onde essere sicuri di avere successo. E per essere chiari, dovremo rimboccarci le maniche".
La risposta piu’ significativa a quanto di sicuro e’ trapelato dei piani di McChrystal e’ stata quella che il Segretario alla Difesa del governo Obama Robert Gates e il Consigliere della Sicurezza Nazionale generale James Jones hanno dichiarato in parecchie occasioni che il presidente "non ha escluso" di mandare altre truppe.

Il fatto stesso che Obama non ha cercato di far tacere le illazioni circa i progetti di ulteriore invio di truppe indica sicuramente che una decisione e’ gia’ stata presa. Obama e’ stato proiettato a quel posto da settori determinanti della élite che governa gli Stati Uniti precisamente affinche’ si concentrasse sulla guerra in Afghanistan e puntellasse gli interessi geopolitici dell’imperialismo americano su quella regione ricca di risorse dell’Asia Centrale, senza badare a quanto sangue e quanti dollari cio’ possa costare.



Il Soldato Scelto Joe Glenton dell’esercito britannico dice che la guerra in Afghanistan è ingiusta
di Christopher King - www.redress.cc - 3 Agosto 2009
Traduzione di Rolando M. per www.uruknet.info

Christopher King spiega in questo articolo perche’ i soldati e gli ufficiali cui viene imposto di eseguire ordini illegali hanno, in base allo Statuto del Tribunale di Norimberga, l’obbligo legale di non eseguirli, e perche’ chiunque, dai comandanti dell’esercito fino ai soldati semplici, sono responsabili a titolo personale degli ordini che eseguono.

Il Soldato Scelto (LC = Lance-Corporal) Joe Glenton, che rischia la Corte Marziale per il suo rifiuto di venire nuovamente destinato all’Afghanistan, ha scritto al Primo Ministro Gordon Brown, dicendogli fra l’altro quanto segue:

La guerra in Afghanistan non riduce il rischio terrorista, e lungi dal migliorare la vita degli afgani sta portando nel loro paese la morte e la devastazione. In Afghanistan l’Inghilterra non ha alcun motivo di starci; a mio parere la nostra causa cola’ non e’ ne’ buona ne’ giusta. Percio’ La supplico, signor Primo Ministro, di riportare a casa i nostri soldati.
Avendo prestato servizio in Afghanistan, il Soldato Scelto Glenton, a differenza di Gordon Brown che non ha mai fatto il militare, sa bene di cosa stia parlando.
La mia preoccupazione principale – egli dice – e’ quella che il coraggio e la tenacia dei miei commilitoni siano diventati uno strumento al servizio della politica estera americana.
Il soldato Glenton e’ evidentemente un ragazzo intelligente e riflessivo. Al contrario di Gordon Brown - che sta a quel posto pagato in contanti da americani e israeliani come il suo amico Anthony Blair - il soldato Glenton si e’ guadagnato sul campo il diritto di formarsi una sua opinione su questa guerra, di esprimerla, e di agire di conseguenza. Naturalmente vi sara’ da attendersi da parte dell’esercito un qualche tipo di inchiesta, ma sarebbe del tutto fuori posto sottoporre il soldato Glenton a un procedimento da Corte Marziale, avendo egli unicamente espresso un parere in accordo con i principii del Tribunale di Norimberga, il quale considera fuori legge le operazioni belliche ingiuste e gli atti contro l’umanita’ connessi con la guerra. Su cio’ ho gia’ espresso qui alcuni commenti.

I principii del Tribunale di Norimberga sono stati adottati dalle Nazioni Unite, il cui statuto e’ stato a sua volta sottoscritto dalla Gran Bretagna. Essi fanno entrambi parte, quindi, tanto del diritto internazionale che di quello britannico. Sia che il soldato Glenton vi si riferisca o no, tale Statuto si applica comunque al caso in esame, ed egli ha quindi il diritto e il dovere di rifiutarsi di partecipare a una guerra da lui ritenuta ingiusta e che – come egli afferma – "lungi dal migliorare la vita degli afgani, sta portando nel loro paese la morte e la devastazione".


Ma cio’ che maggiormente indispone e’ l’atteggiamento delle nostre forze armate nei confronti dei principii del Tribunale di Norimberga. Il tenente dell’aeronautica britannica Malcolm Kendall-Smith ha basato il suo rifiuto a venire nuovamente destinato all’Irak sul fatto che quella guerra era illegale. Il Presidente del Tribunale Militare Jack Bayliss si e’ rifiutato di accettare questa tesi, sostenendo che le norme militari in vigore sanciscono che possono essere tenute responsabili di crimini di guerra soltanto le persone che hanno la facolta’ di definire la strategia militare e di prendere decisioni esecutive.
Ora, questa deve essere necessariamente un’interpretazione falsa dei principii di Norimberga. Dato che quelli che fanno le guerre sono i governi, sarebbero quindi solo i governi e i capi delle forze armate i responsabili potenziali dei crimini di guerra.

Quindi secondo l’interpretazione di Bayliss se dei crimini di guerra vengono commessi, coloro che vengono incaricati di commetterli non avrebbero diritto di rifiutarvisi ne’ di giudicare se i loro atti siano o no legali.
Secondo tale punto di vista, se avvengono dei crimini di guerra, il relativo comportamento criminale non puo’ venire proibito nel momento in cui esso ha luogo, ma puo’ venire giudicato solo dopo che e’ avvenuto, come nel caso dell’invasione dell’Irak. Poiche’ i capi di governo non si dichiareranno mai colpevoli di crimini di guerra, e poiche’ hanno altresi’ il potere di impedire che altri nel loro paese lo facciano, ne segue che il giudizio su tuttocio’ dipende necessariamente da altri paesi.

Percio’, nella pratica, fuori dall’aula di tribunale di Bayliss accade questo: senza alcuna provocazione da parte dell’ Afghanistan gli aerei senza pilota [
drones] americani e inglesi stanno facendo a pezzi gli invitati ai ricevimenti nuziali afgani; citta’ intere vengono rase al suolo dall’artiglieria e dai bombardamenti a tappeto; ogni afgano visto muoversi puo’ venire sparato; donne e bambini vengono violentati ed assassinati; l’intera popolazione Pashtun viene bombardata dai suoi invasori per sottometterla… ma quelli che fanno cio’ eseguendo degli ordini non hanno il diritto di rifiutarvisi. E non hanno neppure il permesso di riconoscere che cio’ che stanno facendo e’ ingiusto. Si afferma infatti che la responsabilita’ e’ dei loro capi; loro devono eseguire ordini.

Allora chi ha il potere di giudicare gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Europa in merito alle invasioni dell’Irak e dell’Afghanistan? Non vi e’ nessuno in grado di giudicare la maggiore potenza militare del mondo o quei paesi dell’Europa che si sono alleati alle sue guerre di aggressione. I principii del Tribunale di Norimberga si applicano evidentemente solo a nazioni vinte in guerra, piccole, o deboli, come la Liberia di Charles Taylor o la Serbia di Slobodan Milosevich. Se le cose stanno cosi’, allora il diritto internazionale non vale piu’ nulla. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Europa stanno al disopra delle leggi e cio’ non puo’ venire corretto. L’interpretazione del Presidente del Tribunale Militare Jack Bayliss e’ quindi chiaramente assurda, come e’ comprovato dalla cosiddetta
reductio ad absurdum, il che significa come essa appare.

Non e’ sufficiente svolgere pubbliche indagini molto tempo dopo l’accaduto, come Gordon Brown sta facendo con quelle sulla guerra dell’Irak. All’inizio egli dichiaro’ pubblicamente che esse si sarebbero svolte in segreto e non vi sarebbero state attribuzioni di colpe. Vista l’indignazione del pubblico accetto’ poi di svolgerle pubblicamente, ma era chiaramente sottinteso trattarsi di una copertura delle menzogne di Anthony Blair e anche delle responsabilita’ sue proprie e di altri, e cosi’ finira’ la cosa.
Barack Obama sta a sua volta coprendo i particolari delle torture perpetrate nelle sue installazioni di tortura di Guantanamo, e non punira’ ne’ i torturatori ne’ chi ha ordinato le torture. La Segretaria di Stato Hillary Clinton ha infatti minacciato che se vengono rese pubbliche le imputazioni delle torture effettuate sul residente britannico in Marocco Binyam Mohammed dagli Stati Uniti con la collusione dell’MI-5 [Military Intelligence - Section 5, ramo del servizio segreto militare britannico incaricato del controspionaggio]…. "cio’ potrebbe essere di danno allo scambio di informazioni fra Gran Bretagna e Stati Uniti".

In altre parole, quel poveretto e’ stato torturato dagli Stati Uniti e ora gli Stati Uniti vogliono coprire cio’ che hanno fatto, e non vi e’ dubbio che l’Inghilterra si prestera’ al gioco. Fra l’altro, nove innocenti Uighurs [
gruppo etnico abitante l’Asia centro-orientale] sono in carcere da sette anni, e sono ancora li’ perche’ Obama ha paura che essi dicano cio’ che hanno visto. Questi sono soltanto due dei molti esempi che dimostrano che non ci si puo’ attendere che dei governi giudichino se’ stessi.

Contrariamente a quanto ritenuto dal Presidente del Tribunale Militare Jack Bayliss, e’ ovvio che se va riconosciuta l’illegalita’ di certi ordini, se delle guerre illegali vanno prevenute, e se occorre interrompere dei crimini di guerra in corso di esecuzione, le persone piu’ adatte a tale scopo sarebbero quelle che ne hanno dato gli ordini, qualunque livello di responsabilita’ abbiano. Quindi gli "scoperchia-pentole" e gli oppositori sono essenziali e devono avere il diritto legale di svolgere tali funzioni, che d’altronde riconoscono loro i principii di Norimberga. Cio’ che e’ veramente illegale, - ed e’ oltraggioso anche secondo il senso comune - non e’ il rifiutarsi di obbedire a un ordine giudicato illegale, ma bensi’ il negare a qualcuno il diritto di rifiutarsi di obbedire a un ordine che egli ritiene illegale.


Il giudicato della Corte Marziale e la punizione del tenente dell’aeronautica britannica Malcolm Kendall-Smith erano pertanto, secondo il diritto internazionale, i suoi fini e la sua pratica, errati. Oggigiorno il nostro personale militare e’ tratto da gente che ha studiato e che e’ la meglio informata che il Regno Unito abbia mai avuto. Essa - e noi stessi, cioe’ il pubblico – non possiamo venire trattati da idioti. Oggi chiunque puo’ accedere a fonti di informazione diverse da quelle della propaganda governativa, e a tutti appare chiaro quando la legge viene distorta a favore dei ricchi e dei potenti e quando la giustizia viene offesa.

I nostri uomini politici ci appaiono nella veste degli imbroglioni e dei bugiardi che sono, e dopo le guerre illegali dell’Irak e dell’Afghanistan sta risultando sempre piu’ evidente che le forze armate della Gran Bretagna e della NATO sono di fatto gli strumenti della politica estera americana. E perche’ mai dovrebbero degli uomini e delle donne ragionevoli prestarsi all’espansionismo americano contro gli interessi del loro paese? Perche’ mai l’esercito del Regno Unito fa questo, quando tutti possono vedere chiaramente che e’ impegnato in crimini di guerra cosi’ come vengono definiti dai principii di Norimberga?


Il Soldato Scelto Glenton ha assunto un atteggiamento perfettamente legittimo quali che siano i precedenti legali o i desiderii dei suoi ufficiali. Stando a tutto cio’ che e’ di pubblico dominio, la sua interpretazione del ruolo svolto da lui stesso e dai suoi compagni come strumenti della politica estera americana e’ esatta. Ma non basta. A livello strategico la situazione e’ parecchio peggiore, e ne parlero’ in un prossimo articolo. Va inoltre rilevato che il Soldato Scelto Glenton non e’ un obiettore di coscienza, anzi, e’ un uomo di coscienza. Immagino che certamente egli combatterebbe per difendere questo paese e i suoi alleati, ma tuttavia non vuole combattere in una guerra che - secondo quanto ha potuto vedere con i suoi occhi e secondo quanto e’ a sua cognizione - e’ ingiusta.

E ha ragione di non volerlo fare, perche’ tale e’ lo spirito dei principii adottati dal Tribunale di Norimberga, piaccia o non piaccia alle forze armate ed ai legali del governo, che cercano piu’ di evadere la legge che di assolverla.
I nostri uomini politici hanno perso ogni credibilita’ a causa delle loro menzogne, delle loro coperture, del mandare ogni tanto a morire dei nostri soldati in guerre di aggressione, della loro collusione con l’America nel rapire le persone, o nella "extraordinary rendition" [cattura e trasferimento illegali americani di una persona da uno stato a un altro per esservi interrogata sotto tortura], e adesso veniamo a sapere che il nostro MI-5, per sua vergogna, opera in collusione con l’America nel torturare la gente e nel coprire tutto cio’.

E non dobbiamo dimenticare l’enorme numero di morti, di profughi, e le incredibili distruzioni effettuate in Irak e in Afghanistan delle quali siamo responsabili. Se Anthony Blair e Gordon Brown non avessero sostenuto queste guerre con la collusione di gran parte della nostra classe politica, tuttocio’ non sarebbe accaduto nella sua forma attuale, e potrebbe anche non essere accaduto affatto.
Adesso per distrarre la gente dall’alto numero di nostri soldati morti recentemente in Afghanistan, il governo ha iniziato un dibattito-cortina di fumo sul problema se essi muoiano per non avere abbastanza elicotteri, l’equipaggiamento adatto fino all’ultimo dettaglio, o troppi carri armati. Sono tutte chiacchiere.

Essi muoiono perche’ non dovrebbero stare la’ come invasori, ammazzando gli afgani nel loro proprio paese.
La quotazione dei nostri uomini politici e’ ormai a livello zero. La questione e’ ora se le forze armate britanniche continueranno a seguire gli Stati Uniti in un abisso di perdizione etica, sociale ed economica, oppure se abbandoneranno quello stato fallito per mostrare di possedere indipendenza, etica, onore, e – non ultima cosa – attaccamento alla Gran Bretagna, col lasciare immediatamente l’Afghanistan. Se le nostre forze armate non possiedono queste qualita’, esse non hanno nulla: sono soltanto dei mercenari che ammazzano per conto di chiunque li paghi. Percio’ i capi del nostro Ministero della Difesa, anziche’ sottoporre alla Corte Marziale il Soldato Scelto Glenton e il Tenente dell’Aeronautica Malcolm Kendall-Smith, dovrebbero invece prenderli ad esempio.

Christopher King e’ un consulente e docente di gestione aziendale a riposo e vive in Gran Bretagna, a Londra.


In vigore legge che calpesta i diritti delle donne
da Peacereporter - 15 Agosto 2009

A sorpresa la legge che consente lo stupro delle donne in famiglia è apparsa sulla gazzetta ufficiale afgana. I prossimi giorni, dunque, potrebbero portare guai e nuove polemiche contro il presidente afgano Karzai.

La sua promessa di rivedere la legge che che obbligava le donne a restare chiuse in casa e ad uscire solo con il permesso del consorte (oltre a vietare loro di cercare lavoro) è caduta nel nulla.

La legge è comparsa sulla gazzetta ufficiale del 27 luglio scorso e di conseguenza è in vigore. Sdegno e rabbia sono stati espressi dal responsabile di Human Rights Watch Asia, Brad Adams, che sostiene che Karzai abbia "svenduto le donne afgane" pur di riuscire a raggiungere un accordo elettorale con i gruppi sciiti afgani per le elezioni del 20 agosto prossimo. Con questa legge - secondo Hrw - i diritti fondamentali delle donne afgane, sanciti dalla Costituzione, vengono stracciati e chiusi in un cassetto.

Il testo della legge sancisce, ad esempio, il diritto del marito di rifiutare qualsiasi forma di mantenimento, incluso il cibo, alla moglie che si rifiuti di obbedire alle sue pretese sessuali; garantisce l'affidamento dei figli esclusivamente al marito e al nonno; impone alle donne di ottenere il permesso del marito per poter cercare un lavoro. "I diritti delle donne - dice Adams - vengono violati da potenti uomini che le usano come pedine di una scacchiera per le loro sporche manovre messe in scena per conquistare potere. Queste sono leggi che esistevano nel passato e che sarebbero dovute essere cancellate con il rovesciamento del regime talebano nel 2001 ma Karzai ha messo il timbro di approvazione" conclude l'alto dirigente di Hrw.

Già nel marzo scorso quando la legge fece la sua comparsa nella vita politica nazionale si levarono molte proteste. Addirittura un nutrito gruppo di donne ha manifestato davanti alla moschee di uno degli imam più radicali nell'appoggiare la legge.

La legge in questione è stata criticata a livello internazionale e le proteste delle donne afgane sono state sostenute dal presidente Usa barack Obama, dal leader canadese e Harper, dal premier britannico Gordon Brown e dal segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer e da moltissimi altri capi di Stato. Hrw sostiene, però, che la legge apparsa sulla gazzetta ufficiale contrasta fortemente con i diritti previsti dalla Costituzione afgana che vieta discriminazioni e distinzioni fra i cittadini del Paese.

L'organizzazione statunitense per la difesa dei diritti umani ha definito 'impensabile' porre tale merce di scambio alla base del patto elettorale con gli intransigenti sciiti, che da tempo pressavano per una legge speciale che abbracciasse questioni familiari e coniugali. Ma proprio tale legge oscurantista sembra essere la dote più preziosa che Karzai ha per l'appoggio dei fondamentalisti alle prossime elezioni.