Ma guarda che grandi novita'.... ci voleva lui per saperle.
Tremonti pero' gli ha subito replicato «Il governo ha da tempo gestito nei termini che poteva e doveva questo fenomeno. Pochi giorni fa abbiamo siglato con le Regioni un importante accordo sugli ammortizzatori sociali. Noi siamo convinti di aver visto per tempo i fenomeni e di averli gestiti nel modo migliore".
Certamente Mr. Bond...
Ma prima o poi la massa si rendera' conto che a dirci queste cose sono gli stessi che hanno fatto si' che la crisi divampasse?
Piromani e pompieri, l'unicum indistinguibile.
Dissesto geopolitico globale (parte seconda)
di Felice Capretta - Informazione scorretta - 19 Febbraio 2009
Proseguiamo con la seconda parte dell’estratto del report GEAB 32 di LEAP/Europe2020
Come ricorderete, secondo LEAP/Europe2020, la crisi sistemica globale entrerà nel quarto trimestre del 2009 nella quinta fase: la fase del dissesto geopolitico globale.
Questa nuova fase della crisi sarà determinata da due principali processi strategici
- La scomparsa della base finanziaria (dollaro + debito) in tutto il mondo
- La frammentazione degli interessi dei principali blocchi e dei principali attori globali
Questi due processi avranno come conseguenza strategica due concatenazioni parallele di eventi (che probabilmente si svilupperanno in momenti separati piuttosto che simultaneamente)
- 1. Rapida disintegrazione degli attuali sistemi internazionali
- 2. Dissesto strategico dei principali protagonisti globali
Ora approfondiamo le due concatenazioni parallele di eventi.
Due sequenze parallele nella fase del dissesto geopolitico globale
I due processi che entreranno in gioco nella quinta fase della crisi sistemica globale genereranno due sequenze di eventi principali, parallele ma non necessariamente sincronizzate.
La prima, che inizierà alla fine del 2009, consiste in una serie di eventi che risulteranno nella rapida disintegrazione dell’attuale sistema internazionale, che per lo più riguarderanno il crollo o la marginalizzazione dei principali organizmi internazionali e di tutti i principali centri nevralgici del sistema monetario e finanziario.
La seconda sequenza corrisponde al processo di disgregazione strategica dei principali protagonisti della scena globale, come USA e Unione Europea.
1) Rapida disintegrazione degli attuali sistemi internazionali
Il rapido ritorno del protezionismo, la crescente perdita di peso del Fondo Monetario Internazionale ed il crollo del commercio internazionale sono indicatori molto precisi.
Per il momento, comunque, l’architettura generale e la (almeno apparente) buona fede dei principali protagonisti sono intatte. Visto che nessun passo viene intrapreso per ricostruire un nuovo sistema internazionale prima dell’estate 2009, queste ultime due componenti scompariranno e la disgregazione dell’intero sistema internazionale sara’ al punto di non ritorno.
La marginalizzazione delle organizzazioni internazionali: ONU, WTO, OSCE, FMI, G7, G20
L’ONU è stata completamente travolta dagli eventi. Ne’ il consiglio di sicurezza nè le agenzie specializzate sembrano avere la minima influenza sul corso degli eventi.
Il WTO, come detto in precedenza, deriva la sua autorità dal fatto che i suoi principali membri si accordano sull’osservarne regole e decisioni. USA, Cina, ed Unione Europea sembrano ormai propendere per il “si salvi chi puo’” nell’approccio al commercio globale attualmente in caduta libera.
L’OSCE non è equipaggiato in alcun modo per essere altro che un club che offre qualche vago suggerimento.
Il FMI, il cui indebolimento è stato anticipato da LEAP / E2020 più di 2 anni fa, è anch’esso in una posizione in cui non ha impatto sulla crisi. Al massimo puo’ fornire aiuti di emergenza agli stati sul punto di crollare. Nonostante questo, comunque, il sensibile aumento di stati a rischio default, con le rispettive richieste di elemosina, solleveranno presto una questione di disponibilità. Solo il Giappone, per ora, ha risposto in modo favorevole alla richiesta di fondi del Fondo Monetario Internazionale ed ha offerto 100 miliardi di dollari
Il G7 non è mai stato altro che un gruppo d’elite che raccoglie le principali economie intorno agli USA, per dare la vaga idea di un mondo gestito in comune. Il G7 non ha mai fatto altro che fare l’eco delle parole di Washington. Oggi si puo’ spassionatamente considerare che la sua utilità è prossima a zero.
Infine, il G20, ultimo nato di una lunga serie. Il suo interesse è di associare un gruppo di potenze emergenti alle vecchie potenze del ventesimo secolo. Finora, questo è stato il suo unico merito: il suo primo summit tenutosi a Washington nel Novembre 2008 è drammaticamente fallito senza raggiungere una conclusione per fronteggiare la crisi. La sua principale debolezza sta nel fatto che è essenzialmente dominato da leader che appartengono al mondo che sta per crollare.
La caduta dei centri nevralgici del sistema finanziario e monetario
Il sistema che sta attualmente crollando è basato sul potere di un insieme di nodi strategici, attentamente controllati dalle potenze preminenti (in primis, naturalmente, gli USA). La crisi globale sta provocando la caduta di questi nodi strategici come Wall Street, la City di Londra, il centro finanziario di Tokio, così come i centri secondari di Hong Kong, Singapore e Dubai.
Riguardo il sistema monetario globale, la situazione è molto simile: circa il 70% degli scambi di moneta hanno luogo in tre centri finanziari:
- Londra
- New York
- Tokio
Il crollo dell’economia inglese e del suo centro finanziario minaccia il ruolo di Londra.
Sono americane o inglesi 8 banche delle 10 più grandi per scambio di valute che sono scomparse dal panorama economico, come Lehman Brothers, o che sono a un passo dalla bancarotta o dalla nazionalizzazione, come Citigroup o Royal Bank of Scotland.
2) Dissesto strategico dei principali protagonisti globali
Il dissesto strategico colpira’ un gruppo di grandi protagonisti globali, come USA, Cina, Russia e l’Unione Europea. Le stesse forze disgregatrici si applicheranno alle entità politiche più grandi e più dipendenti dalla base finanziaria dell’attuale sistema: dollaro + debito.
Questo per tre fattori, 3 forze disgregatrici:
Le differenze economiche, sociali e finanziarie tra le regioni ed i gruppi sociali sono più consistenti in una entità politica di grandi dimensioni piuttosto che in una piccola nazione.
La centralizzazione del potere (e quindi la comprensione della crisi e la capacità di reazione) non si adatta bene ad una crisi che impatta entità di larghe dimensioni. Il modello “taglia unica” non funziona.
Il fondamento sulla base dollaro+debito... questo è un fattore particolarmente ovvio.
USA
Il processo di dissesto geopolitico inizierà nella fine del 2009 sarà il più puntuale, visto che che è uno dei quattro argomenti affrontati in un report presentato al Pentagono nel dicembre 2008.
Nathean Freier, dell’istituto di studi strategici, descrive il rischio di disgregazione del territorio americano e dei suoi confini sotto l’impatto della crisi. Se prendiamo in considearzione i tre fattori sopra, è evidente che gli Stati Uniti sono nel cuore della Tempesta Perfetta:
- Gli USA dipendono più degli altri dalla base dollaro+debito
- Il tessuto economico-sociale contiene tensioni sociali ed etniche enormi.
- Gli interessi delle diverse regioni divergeranno ulteriormente con l’intensificarsi della crisi: la California, quasi in bancarotta, non ha niente in comune con gli stati che stanno fronteggiando il crollo dell’industria automobilistica, che non hanno niente in comune con la Florida, con i problemi del Texas, di New York ....
Il solo potere che negli USA si puo’ innalzare sopra il processo democratico è la macchina militare.
Infatti è piuttosto sorprendente che la nuova amministrazione americana non abbia cambiato nessuna testa nell’apparato della Difesa, ben sapendo che una motivazione importante per gli elettori di Obama era il rovesciamento della strategia militare di Bush. I poitici cambiano, ma i militari ed i leader restano.
Forse questo è il segno che l’esercito sarà presto l’ultima istanza posta a salvaguardare l’integrità territoriale della nazione.
Questo è esattamente cio’ che suggerisce il report di Friere.
Dal momento che i politici sono incapaci di immaginare la disgregazione della loro nazione, spetta ai militari prepararsi all’evenienza.
Secondo Europe2020, non c’e’ bisogno di discutere le conseguenze di tale evoluzione: sarebbe chiaramente la fine del sistema strategico occidentale, finora interamente centrato sugli Stati Uniti.
L’Unione Europea
Non c’e’ giorno che i media inglesi o americani non profetizzino l’imminente crollo dell’Unione Europea o dell’Euro, cadute vittime della crisi.
Le banche europee sarebbero più esposte delle oro controparti americane per centinaia di miliardi di asset tossici, in particolare nell’Est
Questa affermazione è tipica di chi non ha ancora compreso la natura di questa crisi. Anche se fosse vero in termini di esposizione (cosa ancora lontana dall’essere provata, tranne che per le banche austriache), bisogna comprendere che oggi non c’e’ niente di più tossico di un asset finanziario americano.
Consideriamo i tre principali fattori di dissesto geopolitico:
L’europa dipende molto meno degli USA dalla base dollaro+debito, tranne UK.
La modalità operativa dell’Unione Europea è molto più policentrica, e meno centralizzata, degli USA. Gli stati membri hanno ampi margini di manovra, anche se la Commissione fornisce una cornice monetaria coerente.
La Germania, peso massimo dell’Eurozona e dell’Unione, farà tutto il possibile per assicurarsi che Unione Europea ed Eurozona rimangano un mercato privilegiato per le sue industrie, specialmente ora che i mercati globali stanno chiudendo o crollando.
In conclusione, se aggiungiamo a questo l’impatto di questa fase di dissesto a Russia e Cina, diventera’ interessante vedere se questa crisi sistemica globale favorirà nuove integrazioni regionali come l’Unione Europea o il vecchio modello imperialista di USA, Russia e Cina.
La crisi sistemica globale sarà un’altra versione della serie di crisi che hanno provocato il crollo di un impero dopo l’altro... un semplice adattamento al contesto economico del nuovo secolo.
Dissesto geopolitico globale (parte terza)
di Felice Capretta - Informazione scorretta - 20 Febbraio 2009
Specifichiamo che questa è la visione del gruppo Europe2020, di cui non necessariamente condividiamo ogni affermazione. Riteniamo però corretto completare il quadro da loro fornito per le vostre opportune valutazioni.
La quinta fase della crisi sistemica globale colpirà nazioni e regioni della stessa nazione in modo diverso.
In ogni caso, è possibile dare una serie di raccomandazioni per evitare di restare intrappolati nel processo del dissesto geopolitico nella vostra regione o nazione.
Per questo è importante definire tre principali fattori che determineranno la gravità della disgregazione sociale, politica ed economica nella vostra area.
Secondo LEAP/Europe2020, i tre fattori sono:
- 1. il grado di pericolo fisico causato dalla disgregazione geopolitica nella vostra area
- 2. il grado di dipendenza dalle forniture esterne della vostra regione / comune
- 3. la stima della durata della potenziale scomparsa dei principali servizi pubblici e/o privati
1. il grado di pericolo fisico causato dalla disgregazione geopolitica nella vostra area
Se le armi da fuoco sono di libera circolazione nella vostra nazione (tra le principali, solo gli USA sono in questa condizione), il modo migliore per reagire al dissesto geopolitico è lasciare la vostra regione se potete e trasferirvi in un’area che comporti minore pericolo fisico.
Il processo comporterà una serie di interruzioni di servizi (cibo, acqua, sanità,...) che probabilmente alimenteranno scontri letali in caso di presenza di armi da fuoco.
Se le armi da fuoco non circolano in massa, il pericolo fisico diretto dovrebbe essere marginale.
2. il grado di dipendenza dalle forniture esterne della vostra regione / comune
Se la vostra regione dipende fortemente dalle forniture esterne di energia, acqua, cibo, ... è essenziale accaparrare beni (NDFC: vi ricordiamo che questa è l’indicazione di LEAP/E2020 e non rilfette necessariamente il nostro punto di vista) o considerare di trasferirsi in una area meno dipendente.
3. la stima della durata della potenziale discontinuita' dei principali servizi pubblici e/o privati
In molte regioni o nazioni, le interruzioni dei servizi saranno solo temporanee – questione di pochi giorni o settimane. Con adeguata preparazione ed il sostegno della famiglia o dei vicini, questo periodo sarà superato facilmente.
In ambito finanziario, l’avvio della quinta fase (NDFC: prevista per la fine del 2009) della crisi sistemica globale sarà caratterizzato non solo dal crollo del dollaro e delle sue monete collegate, ma anche dalla sfiducia nella moneta cartacea (valuta fiduciaria) in generale.
Quindi se vivete nell’area Euro, Yen o Yuan, dovreste avere almeno il 30% dei vostri beni in metalli preziosi o qualsiasi altra risorsa non monetaria di facile scambio.
Molto importante: non lasciate queste risorse nelle banche, visto che sono esattamente le organizzazioni che più probabilmente chiuderanno durante il processo di disgregazione strategica.
Le aziende dovrebbero tenere una grande quantità di denaro fuori dalle banche, sufficiente almeno a pagare gli stipendi nel caso in cui il sistema bancario chiuda.
Infine, dovreste evitare tutti gli strumenti finanaziari che vi offre la vostra banca. Non solo potrebbero essere congelati in caso di dissesto geopolitico, ma dei continui ribassi di tasso di interesse faranno le spese i risparmiatori.
State liquidi più possibile per essere pronti a spostarvi velocemente in caso di necessità.
Il falò del capitalismo
di Loretta Napoleoni - Internazionale - 20 Febbraio 2009
I politici sembrano dei drogati dell'economia, vogliono subito tornare a “sballare”
Forse gli incendi australiani possono aiutarci a trovare il modo di arginare la recessione. Anche se può sembrare un'idea stravagante, la crisi di oggi è come un incendio della globalizzazione.
E dato che viviamo in tempi eccezionali, perché non provare ad adottare un'ottica diversa dal solito? Secondo il primo ministro australiano Kevin Rudd, i responsabili degli incendi dolosi nello stato di Victoria sono assassini e dovrebbero essere assicurati alla giustizia.
Rudd si è guardato bene dal promettere di rimettere indietro l'orologio. Anche se i soldi dei contribuenti potessero finanziare la ricostruzione delle case ridotte in cenere, a che servirebbe? Si ritroverebbero in una sorta di paesaggio infernale. Ormai la natura è stata danneggiata irreparabilmente.
Nessuno può riportare in vita gli alberi, i prati e gli animali bruciati: solo la natura può farlo. E la natura ci mette molto tempo a fare i suoi miracoli.
I banchieri di oggi sono come i piromani australiani? Sembrano piuttosto dei bambini che giocano con i fiammiferi. Lontano dagli occhi vigili dei genitori, hanno bruciato la nostra ricchezza e quella dei nostri figli per fare un gioco stupido e pericoloso. A spingerli è stata l'avidità.
E appena la recessione comincerà a colpire duramente la gente comune, tutti li considereranno colpevoli di una strage di massa. Come affrontare questa situazione eccezionale? Barack Obama, Gordon Brown, Angela Merkel e tutti gli altri leader politici dovrebbero pretendere che siano assicurati alla giustizia.
Qualcuno deve pagare per questo crimine. Perché di un crimine si tratta.
I politici comunque non dovrebbero cercare di rimettere indietro l'orologio. Non c'è una soluzione rapida per la crisi. I prezzi delle case non torneranno presto ai livelli del 2006, i consumi non riprenderanno, le banche non faranno enormi profitti e l'occupazione non aumenterà.
È stato il debito, non una crescita reale, ad alimentare gli anni del boom e adesso i giorni del credito facile a basso costo sono finiti. Sono finiti anche quei pochi soldi che avevamo, i nostri risparmi, i fondi pensione, il denaro messo da parte per far studiare i nostri figli. L'incendio economico è scoppiato quando questi soldi hanno preso fuoco.
I governi possono eliminare i prodotti bancari tossici, possono cancellare i nostri mutui, ma le banche e le case rimarranno in un deserto economico. L'incendio ha distrutto il tessuto della società, quello che mantiene i suoi membri legati gli uni agli altri. Ci vorranno anni per ricostruirlo, per convincere gli istituti di credito a prestare denaro alle imprese e la gente ad affidare i suoi risparmi alle banche. Come sempre, l'economia farà i suoi miracoli, ma ci vorrà tempo.
I pacchetti di salvataggio non hanno funzionato e non funzioneranno, perché i governi li concepiscono come soluzioni rapide. I politici si comportano come dei drogati dell'economia, vogliono tornare a “sballare”, subito.
La settimana scorsa, il ministro del tesoro americano Tim Geithner ha dichiarato che lo scopo del piano di salvataggio è sostenere il prezzo delle case, come se la bolla non fosse mai esistita e i prezzi gonfiati del 2006 e del 2007 riflettessero il vero valore degli immobili.
Non bisogna cercare di riprodurre l'assurda illusione della ricchezza basata sul debito: i politici dovrebbero affrontare la crisi e smettere di avere una visione irrealistica dell'economia, di sognare il boom perpetuo. Ovviamente il mercato questo lo sa già, ed è per questo che finora ha respinto qualsiasi intervento.
La borsa di New York ha risposto con un brusco calo al piano di Obama, e la battaglia di Gordon Brown per evitare il fallimento delle banche con la nazionalizzazione non ha impedito alla Lloyds Bank, che di fatto è di proprietà dei contribuenti, di finire nel pantano dell'insolvenza. Tutto quello che possono fare i politici è contenere l'incendio per proteggere la popolazione.
Dovrebbero evacuare le zone più pericolose. Invece di sprecare soldi per comprare o eliminare i crediti a rischio accumulati da banchieri imprudenti, si potrebbero dirottare i risparmi della gente verso gli istituti di credito cooperativo e le piccole banche solide.
Adam Smith avrebbe applaudito al falò del capitalismo moderno. Il fuoco non brucia solo i titoli tossici, ma anche le istituzioni e i singoli individui che hanno contaminato l'economia, quelli che non hanno mai letto Smith e credevano che i beni immobili potessero creare ricchezza. Allora lasciamoli bruciare.
Ma un piano alternativo per uscire dalla crisi – in linea con la dottrina di Smith – non è stato neanche discusso. Questo perché quelli che dovrebbero spegnere il fuoco non sono pompieri professionisti, ma sono gli stessi bambini che fino a poco fa giocavano con i fiammiferi. Su entrambe le sponde dell'Atlantico i signori della deregulation, che ha messo in ginocchio il capitalismo moderno, presiedono le commissioni che dovrebbero affrontare la crisi.
Se continua così, la storia dell'economia metterà la stretta creditizia e la recessione tra le catastrofi provocate dall'uomo nel nuovo millennio. Non c'è molto tempo per evitare gli errori del 1929 che trasformarono una recessione nella grande depressione.
Banche allo Stato, il potere alle elite
di Marco Saba - www.danielemartinelli.it - 21 Febbraio 2009
Berlusconi e Tremonti gettano il sasso nello stagno e ritirano il braccio dietro la schiena. Cominciano a dire che vogliono nazionalizzare le banche, per salvare il culo alle oligarchie arricchite alle spalle dell’eterna fiducia a debito degli ignari cittadini.
La Rete e l’informazione possono svegliare le coscienze con qualche proposta. Siccome reputo Marco Saba del Centro studi monetari persona competente in materia di politiche monetarie, pubblico la lettera che mi ha scritto con le sue previsioni e le sue proposte.
Daniele Martinelli
Il cosiddetto salvataggio delle banche non può essere definito altrimenti, per il fatto che nel nostro sistema sono le banche a creare dal niente la moneta legale attraverso il meccanismo del “cinquantato credito” che deriva dal sistema della “riserva frazionaria” al 2%. Il valore di questa moneta bancaria pesca nel potere d’acquisto della collettività. Un esproprio silenzioso, paragonato al ladro che si introduce nottetempo nelle case per rubare ai cittadini ignari. Un meccanismo criminale, usato per affermare e promuovere una élite degna figlia di quel sistema.
Si assiste così alla negazione plausibile della causa criminale della crisi che, come quella del 1929, viene portata avanti attraverso la contrazione dello sfintere bancario del credito.
A che serve? Senza circolazione monetaria si crea una deflazione artificiale dei prezzi, fin quando il cittadino in bancarotta sarà costretto a cedere i suoi beni reali a due palle un soldo. Sempre sperando che nel frattempo non scopra la verità, e cioè che il 100% delle tasse trattenute in busta serve per ripagare l’inutile debito pubblico acquistato (con lo sconto) in prima battuta dalle banche. Debito inutile perché l’élite sa bene che se la funzione monetaria e creditizia fosse esercitata direttamente dallo Stato, tale debito non esisterebbe.
Basterebbe emettere biglietti di Stato a corso legale (come accadeva con le 500 lire) che non creano debito pubblico e nemmeno enormi profitti privati.
La diffusione dell’informazione in Rete sta aumentando la consapevolezza dei cittadini che cominciano a chiedersi se i governi siano solo specchietti per allodole che occultano ‘arricchimento di alcune èlite.
Cominciano a dubitare che lo Stato sia diventato esattore per conto di una congrega di banchieri nati stanchi. Si chiedono se il Trattato ribattezzato di “Matrix” con la cessione della sovranità monetaria ai banchieri privati che si nascondono dietro la BCE, abbia rappresentato un atto di alto tradimento firmato da Cossiga, De Michelis, Carli e Andreotti.
Dubitano che se le tasse servono a pagare il pizzo alla rendita monetaria privata, farebbero bene a ricorrere al nero ed ai paradisi fiscali.
Durante il fascismo i partigiani venivano chiamati terroristi. Come saranno chiamati gli evasori fiscali? I resistenti al pizzo del signoraggio nella Terza Repubblica dove lo Stato non dovrà più nascondersi dietro ai suoi segreti monetari? Ma soprattutto, come ci arriveremo a questa Terza Repubblica? Col sangue per le strade? Dobbiamo aspettare che la Polizia spari sui civili, sui disoccupati ed i poveracci per vedere riforme sensate?
Ecco alcune modeste proposte per una transizione a bassa intensità.
Introduzione della valuta Amazonida, adottata al Forum di Belèm (BRA) in concomitanza col Forum di Davos. Il principio di copertura valutaria già proposta da Giuseppe Mazzini ne “I doveri dell’uomo” del 1860, prevede l’istituzione di luoghi di deposito pubblici, dai quali, accertato il valore approssimativo delle merci consegnate, si rilascia un documento simile a un biglietto bancario, ammesso alla circolazione e allo sconto, tanto da render capace l’Associazione di poter continuare nei suoi lavori e di non essere strozzata dalla necessità d’una vendita immediata e a ogni patto”. La logica è semplice: si immettono sul mercato sia le merci (ed i servizi) che il mezzo congruo per poterle transare, senza bisogno di acquisire ad usura questo mezzo monetario, e quindi impedendo alle banche di intromettersi coi loro diktat strampalati nel libero commercio tra i cittadini.
La proposta di adottare monete locali e/o complementari non attua - in queste condizioni - lo scopo più ampio della redistribuzione della ricchezza in senso lato, poiché si tratta di iniziative per forza di cose limitate dal punto di vista dell’impatto economico. Però svolgono una critica duplice funzione:
fanno riflettere i cittadini sulla reale funzione e natura della moneta.
Permettono di abituare la cittadinanza all’uso di un nuovo mezzo che potrebbe rivelarsi cruciale, nel caso molto prevedibile, di un abbandono brusco ed immediato del sistema a corso forzoso.
E’ uno strumento su cui reindirizzare la fiducia che la cittadinanza sta ritirando dal sistema economico-politico attuale.
La sua adozione su vasta scala costerebbe poco rispetto alle iniziative al vaglio dei G7. La stimo in circa due miliardi di euro una sua implementazione su scala europea nel giro di 6-12 mesi.
La maggior spesa sarebbe nell’informare e istruire la cittadinanza, quindi nei mezzi di comunicazione di massa. Soluzione molto più sensata ed economica del ricorrere ad un indebitamento pari a 50.000 euro per ogni cittadino europeo per salvare un sistema corrotto e già condannato.
Nell’improbabile ipotesi che venga scelta questa strada, le autorità statali potrebbero attivare istituzioni gia esistenti per la gestione dell’emissione dei biglietti di stato a corso legale: Banca d’Italia (post rinazionalizzazione), Cassa DD PP, Tesoreria dello Stato, sportelli delle Poste, codice fiscale come identificativo univoco del conto di cittadinanza, sedi distaccate della Banca d’Italia per la supervisione delle monete regionali, etc.
Strada che va tentata perché di fronte ai venti di guerra civile che arrivano dagli Stati Uniti, nessuna precauzione va tralasciata. Sempre che non si voglia trasformare l’Europa in un enorme campo di concentramento economico, ma anche in questo caso non sarebbe da escludere la moneta locale, così come venne adottata nel campo di concentramento di Theresienstadt.