lunedì 2 febbraio 2009

Davos: le solite ricette fallimentari

Si e' concluso il consueto e inutile World Economic Forum di Davos, con i soliti oratori e i loro ancor piu' ridicoli bla bla bla alla luce della pesante crisi economica in pieno corso, i cui responsabili erano appunto in larga parte presenti a Davos a promuovere le vecchie e fallimentari ricette economiche.

Incredibile!!


Davos, il raduno dei coglioni

di Giulietto Chiesa - Megachip - 1 Febbraio 2009

Vi faccio una domanda. Come giudichereste se, per ricostruire le dighe crollate di New Orleans venissero chiamati gl'ingegneri che le fecero?

Oppure se, per portare giustizia in Sicilia, il governo italiano creasse una commissione di esperti mafiosi? Oppure se, per fornire i nostri ragazzi di una adeguata educazione civica, si formasse un corpo di docenti costituito di provati ladri e scassinatori? Oppure se, per fare fronte a una epidemia, si chiamassero medici abusivi, senza titolo e laurea? Oppure se, per spegnere un incendio si facesse ricorso all'albo dei piromani?

Queste domande mi sono venute alla mente guardando in tv i reportage dal Forum di Davos, I cui partecipanti, quasi tutti, in diversa misura, erano gli equivalenti degl'ingegneri pasticcioni, dei mafiosi collaudati, degli scassinatori di banche, dei medici abusivi, dei piromani inveterati.

Una galleria di facce toste a prova di bomba che, invece di spiegarci perché incendiavano i boschi della finanza mondiale e prendevano per questo laute prebende, ci davano nuove prognosi circa la profondità della crisi, la sua durata.

Ma, se hanno sbagliato tutte le previsioni (e infatti, nonostante la superficie bronzea dei loro visi, risultava loro difficile non mostrare un certo grado di sconcerto) perché adesso dovrebbero azzeccarle?
E come si spiega l'assoluto livello di imbecillità, professionale e intellettuale, dei commentatori che, invece di trattare piromani e farabutti vari per quello che erano e sono, mostrano di credere alle loro parole come fossero di oro colato?

I più divertenti, tra tutti, mi sono parsi gli economisti. Mai come oggi la disciplina che coltivano è meritevole dell'appellativo di “scienza sciocca”: l'unico che la descrive compiutamente. Ma lorsignori hanno continuato, a Davos, a raccontare la favola dell'uva, come se nulla fosse.
Ce ne fosse stato uno capace di fare l'unico gesto decente (oltre a quello di non andare a Davos per farsi ridere dietro dal resto del mondo): appendere la laurea sciocca al chiodo e dedicarsi a qualche attività più intelligente, o meno dannosa.

Un raduno illustre di coglioni, ma di coglioni pericolosi.


Gli "economisti", vergogna della "scienza"
di Gianfranco La Grassa - 31 Gennaio 2009

“Se l’America paga i suoi eccessi, gli antichi vizi possono invece essere la salvezza dell’Italia, in condizione di cogliere già quest’anno la ripresa grazie ai propri difetti strutturali: carenza di grandi aziende, sistema bancario tradizionalista e lavoro nero. «L’Italia sta attraversando la tempesta finanziaria mondiale senza subire colpi irreparabili. Il sistema tiene», ha spiegato ieri il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, nel corso della presentazione del Rapporto Italia 2009. Merito del tessuto di piccole e medie imprese, sei milioni in tutto. Sopperiscono all’assenza delle mega-corporation, muovendosi in ambito manifatturiero, più che in quello dei servizi.

Poi ci sono le banche, ancora legate al territorio, la cui solidità deriva dall’essersi mantenute lontane dalla finanza creativa [bugiardi sfrontati; tutti noi abbiamo dovuto fare slalom per evitare pressioni indebite in tal senso. E a parte la finanza creativa, sono messi nel dimenticatoio gli imbrogli sui bond argentini, Cirio e Parmalat, la Banca 121 del Salento, ecc.?; ndr]. E a un Pil che supera i 1.500 miliardi, va aggiunta anche un’economia sommersa che vale in base alle stime Eurispes circa 540 miliardi. Insomma, un Pil carsico, di cui si deve per forza tener conto nell’analizzare l’apparente paradosso-Italia. Che ricorda un po’ quello del calabrone: è troppo pesante rispetto alle ali, eppure vola. L’Italia sfida le leggi dell’economia.”


Negli ultimi tempi, tutti penso abbiano letto non so quante notizie e rapporti di organismi internazionali (europei e mondiali) – buon ultimo, pochissimi giorni fa, quello del Fmi – che davano soprattutto per Eurolandia, ma in modo del tutto particolare per l’Italia, dati di crescita negativa sia per il 2009 che per il 2010. Adesso, dalla dichiarazione appena sopra riportata e tratta dai giornali di oggi, siamo tornati alle virtù italiche del “piccolo è bello”. Si ricorderà che tali virtù erano cantate soprattutto negli anni ’80 e ’90 (molti “economisti” sono andati in cattedra scrivendo di queste idiozie).

Poi, finalmente, sembrava tornato un minimo di buon senso, si è cominciata a mettere in luce la grave carenza dell’imprenditoria italiana in merito alle troppo basse dimensioni delle unità aziendali, ecc. Infine, c’è stato un ultimo sussulto di “comicità” (cioè, sembrava l’ultimo) con la “trovata di genio” del precedente Presidente di Confindustria, che – oltre ad essere ossessionato dal “fare sistema” – aveva scoperto nella media impresa la reale forza del “Bel Paese”. Scoppia la crisi, e tornano le virtù italiche delle minime dimensioni imprenditoriali; e del Pil sommerso, che prima era condannato come puro sinonimo di evasione fiscale, da cui l’enorme debito pubblico, l’eccessivo rapporto deficit/Pil, ecc.: tutti pesi che ci rendevano particolarmente deboli in Europa.

Impossibile descrivere il ribrezzo e l’insofferenza che provo quando vedo la faccia di uno di questi che si passa per esperto e spara cazzate senza il benché minimo pudore; e senza alcun timore perché ormai il pubblico accetta di tutto, dopo gli immondi spettacoli che la TV ci offre. Riporto un breve pezzettino scritto da Geronimo oggi sul Giornale, che esprime solo all’uno per cento lo sdegno e l’ira che simili osceni personaggi dovrebbero suscitare in tutti noi: “chi sta perdendo il proprio posto di lavoro o stenta sempre più a vivere una vita dignitosa poco apprezza che professori ed esperti che pontificano un giorno sì e l'altro pure e che molto spesso sono consulenti strapagati di banche d'affari si riuniscono in una località amena [Davos; ndr] che appare sempre più come una kermesse mondana piuttosto che un'occasione irripetibile per offrire alle popolazioni che soffrono un ventaglio di soluzioni”.

Tutto giusto, salvo che per il fatto che questi sedicenti economisti non sono mai, per nessun motivo, in grado di offrire a chicchessia una qualsiasi soluzione; sono solo sciocchi, vuoti, vanesi, pavoni, clown di pessima levatura. E’ necessario arrivare ai pogrom contro di essi; bisogna inseguirli con i forconi, metterli alla gogna, sputare loro addosso appena osano dire “bah”. Bisogna farli guaire a suon di calci in culo, costringerli a far la fila davanti ai Conventi dei Frati con la gavetta in mano, toglier loro ogni e qualsiasi proprietà di beni mobili e immobili, distribuendo i soldi della loro vendita a chi ha subito lo strazio di ascoltarli.

Questi sono momenti storici in cui crearsi il “nemico”, e scagliarsi contro di lui con odio veemente, ha un significato catartico; non risolve alcuna crisi ma infonde una certa capacità di reazione, che aiuta sempre. Promoviamo i pogrom contro gli economisti, indichiamoli al ludibrio delle genti, cominciamo a far scorta di uova marce e pomodori fracidi. Ci vorrebbe anche un pizzico di escrementi, ma non complichiamoci troppo la vita. Facciamo l’essenziale. Intanto, iniziamo dalle pernacchie a volontà e da cori di risate appena proferiscono verbo; e anche il vecchio “sceeeeemi” può ancora andare bene come misura del tutto provvisoria.