giovedì 12 febbraio 2009

Israele: o destra o estrema destra

Qui di seguito si analizza il voto israeliano e le previste difficolta' di formare un governo senza la presenza al suo interno degli estremisti di destra del partito razzista Yisrael Beiteinu ("Israele è Casa Nostra", ndr.), guidato da Avigdor Lieberman.


Israele, governo difficile

di Francesco Battistini - Il Corriere della Sera - 12 Febbraio 2009

Ipotesi uno: si governa a turno, due anni Tzipi Livni e due anni Bibi Netanyahu, come fecero Shamir e Peres negli anni Ottanta (peccato che Bibi dica no). Ipotesi due: si fa un governo d'unità nazionale, premier Livni o Netanyahu, con Kadima, Likud, l'ultradestro Lieberman, il laburista Barak, i religiosi di Shas (peccato che si bloccherà il processo di pace coi palestinesi). Ipotesi tre: governa Bibi con una maggioranza di destra (peccato che chi ha vinto, Tzipi, finisca all'opposizione: sarebbe la prima volta). Ipotesi quattro: governa Tzipi con una maggioranza a pelle di leopardo, Kadima più laburisti più Lieberman più destra Torah (peccato che si finisca a litigare al primo consiglio dei ministri). Ipotesi cinque: si fa finta che ci siano le consultazioni e fra due mesi si torna a votare. Comunque lo si giri, il cubo di (Shimon) Peres sembra un Rubik senza soluzione.

Il pallino del dopo-voto è nelle mani del presidente israeliano, che sta cominciando a sentire tutti i partiti ed entro mercoledì dovrà dare l'incarico a un premier. I 28 seggi del Kadima, i 27 del Likud fanno cantare vittoria a tutti. «La maggioranza è inequivoca, con l'aiuto di Dio formerò il prossimo governo», reclama Netanyahu. «Israele ha scelto Kadima — è irremovibile la Livni —, Israele non appartiene alla destra, come la pace non appartiene alla sinistra ». I 15 deputati di Avigdor Lieberman ne fanno il più corteggiato dei leader. In un giorno solo, lo convocano sia Tzipi, sia Bibi. Ed entrambi, nelle stesse ore, s'incaricano da soli di formare un «governo d'unità nazionale»: la prima invitando il secondo a parteciparvi, il secondo evitando d'invitare la prima. Il barometro sembra virare verso destra, in realtà.

E per molti osservatori, Peres (che ieri ha ricevuto pure una telefonata di congratulazioni da Obama per «l'esempio di democrazia» offerto da queste elezioni) non ha grandi possibilità di manovra: è difficile che l'ex ministra riesca a spuntarla in una simile tempesta. Anche perché, fra i due poli, quello intorno al Likud si sta già coagulando. Lieberman non si sbilancia ancora, ma dice che la sua «inclinazione naturale è stare nella destra». Lo Shas, che pure l'aveva definito un Satana, apre subito le braccia all'astro d'Yisrael Beiteinu: «In fondo, ci sono state combinazioni politiche ancora più estreme». Gli arabi, invece, sono indisponibili a qualsiasi appoggio del Kadima. Pure i disastrati laburisti, precipitati da 19 a 13 seggi, annunciano «un'opposizione battagliera» assieme ai tre deputati di Meretz (modesta proposta del giornale Haaretz: ma perché la sinistra sionista di Barak, quella che si sentiva unta dal Signore nella sua missione di governo, non chiude bottega e finalmente confluisce nel Kadima?). «Chiunque governi — è l'amaro commento di Nemer Hamad, storica voce palestinese —, sarà la destra a condizionarlo. Gli israeliani non hanno votato pensando alla pace da fare con noi: hanno pensato alla guerra da fare con l'Iran». Chiunque governi, ha ancora un po' da sospirare. Allo spoglio definitivo mancano 175 mila schede, quelle dei militari (filodestra, probabilmente), dei carcerati, degli invalidi e dei diplomatici. Un seggio o due che ballano. Un pareggio possibile, che renderebbe ancora più complicato il cubo di Peres. O forse no.



Svolta all'estrema destra

di Christian Elia - Peacereporter - 10 Febbraio 2009

La democrazia ha un suo pilastro irrinunciabile nel processo elettorale. Solo che, a volte, non bastano le urne a dirimere i nodi gordiani che attraversano società complesse, come quella israeliana.

Squilibrio a destra. Così accade che nelle prime ore dopo la chiusura dei seggi elettorali si sentano i due principali avversari, il partito centrista Kadima guidato da Tzipi Livni e il partito di destra Likud guidato da Benyamin Netanyahu, dichiarino entrambi di essere in grado di formare una coalizione di governo. Questo perché, elemento che dovrebbe far riflettere la società israeliana, entrambi puntano al ‘patto con il diavolo' rappresentato dal partito Israel Beitenu e dal suo leader Avigdor Lieberman. Un personaggio, per intendersi, che ha scacciato i giornalisti arabi dalla sua ultima conferenza stampa. Un uomo che ha basato il suo consenso popolare sull'elettorato di origine russa ma che poco dopo si è proposto a livello nazionale. Il suo successo, se verrà confermato lo storico sorpasso al partito Laburista di Euhd Barack, è inversamente proporzionale alle speranze deluse degli accordi di Oslo del 1994. Molti israeliani, come molti palestinesi, anno dopo anno hanno visto sfumare la loro aspirazione di pace. Ne ha beneficiato un uomo come Lieberman, che non ha mai fatto mistero di ritenere la forza come unico linguaggio possibile con gli arabi.

Questo è il Medio Oriente, dove tutto è possibile. Lontani mille miglia dal patto nazionale che portò alla presidenziali francesi all'isolamento del nazionalista Le Pen, giunto a sorpresa al ballottaggio presidenziale nel 2007. Kadima e Likud, mentre ancora è in corso il conteggio delle schede, già tirano per la giacca Lieberman e i suoi potenziali 19 seggi su 120 che ne compendia la Knesset, il parlamento israeliano. Se gli exit poll verranno confermati domani, infatti, l'attuale ministro degli Esteri Livni, prima donna candidata premier in Israele dai tempi di Golda Meir, ha recuperato su Netanyahu, ottenendo più voti,, ma non abbastanza né per governare da sola né per ridar vita alla coalizione con il partito Laburista che governa il Paese dalla fallimentare guerra in Libano del 2006. Potrebbe farlo Netanyahu, se si allea con Lieberman. Ma potrebbe farlo anche la Livni, se si allea con Lieberman. Il leader xenofobo diventa, dunque, decisivo. Per questo, appena chiusi i seggi, il ministro del tesoro Roni Bar On, esponente di prima fila del partito Kadima, ha già rivolto al leader di Israel Beitenu l'invito a entrare in un'alleanza di governo col suo partito e a evitare così "il suicidio politico restando all'opposizione assieme al Likud di Benyamin Netanyahu". Allo stesso tempo, secondo il quotidiano di destra Yedioth Ahronoth, il Likud cercherà di formare assieme ai partiti di destra un blocco per impedire alla Livni di formare un governo.

Futuro nebuloso. Una democrazia, l'unica del Medio Oriente, come ricordano sempre i cittadini israeliani, che appare appesa a un personaggio come Lieberman, il quale non riconosce neanche i diritti di quel milione e passa di arabi israeliani. E i palestinesi? I primi commenti tradiscono una forte sfiducia
"Indipendentemente dalla coalizione formata da qualsiasi primo ministro, il prossimo governo israeliano non potrà dare quello che serve per la pace. Se il nuovo governo continuerà a far espandere gli insediamenti, a piazzare i posti di blocco e a ostacolare una soluzione a due Stati, non ci sarà per noi nessuna scelta se non rinunciare a considerarlo un partner nel processo di pace". Questo l'amaro commento di Saeb Erekat, storico negoziatore palestinese, vicino ad Abu Mazen e al Fatah. Ancora più duro il commento di Fawzi Barhum, portavoce di Hamas: "Hanno vinto gli estremisti. Per noi Likud, Kadima o Israel Beitenu non fanno differenza. Tutti hanno sostenuto l'operazione militare a Gaza".



Se non e' fascismo allora cos'e'?

di Khaled Amayreh - http://weekly.ahram.org.eg - 7 Febbraio 2009

Tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO

Senza censura una crescente corrente della politica israeliana chiede lo sterminio dei Palestinesi

Da Repubblica, 11 Febbraio: Israele, estrema destra decisiva. Kadima e Likud reclamano la vittoria. Exit poll: il partito di Livni e quello di Netanyahu molto vicini: 30 seggi a 28. Terza forza quella di Lieberman: ora sceglierà chi appoggiare.

Il suo nome è Avigdor Lieberman e ci si aspetta ampiamente che sia la maggiore sorpresa delle elezioni israeliane programmate per il 10 febbraio.

Molti intellettuali israeliani indicano Lieberman come l'equivalente attuale di Meir Kahana, il defunto fondatore del gruppo terroristico Kach che invocava la pulizia etnica genocida dei non ebrei in Israele-Palestina. Kahana fu assassinato a Manhattan, New York, nel 1990, poco dopo avere pronunciato un discorso in cui chiedeva l'annichilazione ed espulsione dei palestinesi dalla "Terra di Israele".

Secondo molti sondaggi il partito di Lieberman, Yisrael Beiteinu, o "Israele è Casa Nostra", potrebbe vincere 16-17 posti alla Knesset sui 120 che compongono il Parlamento israeliano. Ciò permetterebbe a Yisrael Beiteinu di superare il Partito Laburista, guidato dal ministro della difesa Ehud Barak, e di diventare il terzo maggiore partito nel sistema politico israeliano, dopo i partiti Likud e Kadima. Il partito di Lieberman sarà probabilmente un importante partner di coalizione nel prossimo governo israeliano.

Yisrael Beiteinu non è un partito di politici marginali o di paria. Pochi mesi fa diversi politici di alto profilo sono entrati nel partito, tra cui l'ex ambasciatore israeliano negli Usa Danny Ayalon e Uzi Landau, un ex ministro israeliano ed importante figura del Likud per molti anni.

Alcuni osservatori si aspettano che l'amministrazione Obama e i circoli internazionali ebraici facciano pressioni su Benjamin Netanyahu, che ci si aspetta formerà il prossimo governo, perché escluda Lieberman dal governo in modo da evitare ramificazioni negative sulle relazioni con gli Stati Uniti e l'Unione Europea. Però non è certo che Netanyahu ceda a tali pressioni, dato il suo rapporto con Lieberman. Lieberman è stato il direttore generale dell'ufficio del primo ministro quando Netanyahu era premier nel 1996-1998. Egli ha poi assunto ruoli chiave, tra cui quello di vice Primo Ministro, Ministro degli Affari Strategici e Ministro delle Infrastrutture.

Lieberman è nato in Moldova, nell'ex Unione Sovietica, nel 1958. Nel 1978, all'età di vent'anni, è emigrato in Israele e ha ricevuto automaticamente la cittadinanza in base alla legge israeliana del ritorno. Oggi vive nell'insediamento di Nokdi in Cisgiordania. Buttafuori di nightclub trasformatosi in politico, Lieberman ha formato il partito Yisrael Beiteinu nel 1999 quando è stato per la prima volta eletto alla Knesset. Senza controversie le idee politiche e sociali di Lieberman possono essere descritte come razziste, persino genocide. Nelle recenti settimane è stato citato per avere suggerito che Israele utilizzi armi nucleari contro la striscia di Gaza.

Nel 2002 Lieberman chiese al governo israeliano di Ariel Sharon di bombardare a tappeto i centri abitati palestinesi in modo da costringere i palestinesi a scappare in Giordania. Il quotidiano israeliano Yediot Aharonot ha riferito che Lieberman avrebbe detto durante un incontro di governo che ai palestinesi dovrebbe essere dato un ultimatum: " alle otto di mattina bombarderemo tutti i centri commerciali... a mezzogiorno bombarderemo le loro pompe di benzina... alle due di pomeriggio bombarderemo le loro banche... mentre terremo aperti i ponti".

Nel 1998 chiese che l'Egitto venisse allagato bombardando la diga di Aswan. Nel 2001, come ministro delle infrastrutture nazionali, Lieberman propose che la Cisgiordania fosse divisa in quattro cantoni, senza alcun governo centrale palestinese e nessuna possibilità per i palestinesi di viaggiare tra i cantoni. Nel 2003 il quotidiano israeliano Haaretz riferì che Lieberman aveva chiesto che migliaia di prigionieri palestinesi detenuti da Israele venissero affogati nel Mar Morto e si offrì di fornire autobus per portarveli.

Inoltre Lieberman ha proposto che un "test di lealtà" venga applicato a quegli "arabi" che desiderano rimanere in Israele. Coloro impegnati a rendere Israele uno Stato di tutti i suoi cittadini, compresa la minoranza palestinese, sarebbero privati del loro diritto di voto. Nell'aprile 2002 Lieberman ha affermato che non c'era "nulla di non democratico nel trasferimento [forzato]".

Nel maggio 2004 Lieberman ha detto che il 90% del milione e duecentomila cittadini palestinesi di Israele dovrebbero "trovarsi una nuova entità araba" in cui vivere al di fuori dei confini di Israele. "Non c'è posto per loro qui. Possono prendere i loro bagagli e far perdere le loro tracce".

Nel maggio 2006 Lieberman chiese l'uccisione dei membri arabi del Parlamento israeliano che si erano incontrati con i membri dell'Autorità Palestinese allora guidata da Hamas.

Nei mesi recenti Lieberman ha esortato a radere al suolo Tehran se l'Iran fosse andato avanti con il suo presunto programma di armi nucleari. Egli avrebbe detto agli ascoltatori del Radio Persian Service di Israele: "Pagherete un caro prezzo; voi, buoni cittadini iraniani, pagherete per le azioni dei vostri leader".

Secondo il giornalista israeliano Gideon Samet, la crescita della stella di Lieberman in Israele non dovrebbe essere accantonata come uno sviluppo anomalo, affermando che "le idee di Lieberman stanno penetrando profondamente nella società israeliana". Samet ritiene che ci si debba aspettare che la classe politica in Israele si adatti alla realtà di Lieberman.

"Netanyahu non dirà apertamente che non siederà al governo con Lieberman. Dopotutto, tanto Kadima che il Partito Laburista sono stati al governo con lui in precedenza", ha scritto Samet su Maariv.

Nelle recenti settimane un grande numero di intellettuali israeliani, compresi presunti membri della sinistra, hanno parlato in favore dell'idea di scatenare una guerra genocida contro i palestinesi. Una personalità televisiva vicina alla sinistra, Yaron London, ha sorpreso molti durante il recente blitz a Gaza spingendo per una campagna "senza regole" contro i civili palestinesi. London ha presentato le sue idee in un articolo su Yediot Aharonot e le ha poi elaborate in una serie di interviste pubblicate sui giornali ebraici.

"E' venuto il momento di scioccare la popolazione di Gaza con azioni che sino ad oggi ci hanno nauseato--azioni come uccidere la leadership politica, causare fame e sete a Gaza, bloccare le risorse energetiche, causare ampia distruzione ed essere meno discriminanti nell'uccisione di civili. Non c'è altra scelta" ha scritto.

Rispondendo alle domande London ha ulteriormente argomentato che l'uccisione di civili era un atto giustificato. "Mi riferisco tanto alla popolazione che alla loro leadership; sono la stessa cosa perché la popolazione ha votato per Hamas. Non posso fare distinzioni tra uno che ha votato per Hamas e un leader di Hamas".

Questa mentalità chiaramente criminale non rimane senza risposta, ma sta guadagnando popolarità. L'ex presentatore televisivo Haim Yavin ha messo in guardia contro l'inclusione di Lieberman e di quelli come lui nel prossimo governo israeliano. "Kahana potrà essere morto, ma il Kahanismo è vivo e vegeto; c'è troppo 'morte agli arabi' e odio per gli arabi", ha detto Yavin durante un'intervista ad Haaretz questa settimana.

La cosa allarmante è che Yavin rappresenta una minoranza in graduale diminuzione in una società che si sta spostando velocemente verso il fascismo.