domenica 14 dicembre 2008

Crisi economica globale: in vista iperinflazione e pensioni a rischio?

Qui di seguito si parla ancora delle potenziali conseguenze della crisi economica in corso.



Gli incendiari delle banche centrali accelerano l'iperinflazione
da http://www.movisol.org/ - 13 Dicembre 2008

La vertiginosa rapidità con cui la City di Londra cola a picco, trascinando l'intera economia britannica (fondata sui servizi finanziari) in una spirale deflazionistica è tale che nel gabinetto di guerra di Sua Maestà si sta decidendo di accelerare la spinta iperinflazionistica e costringere il resto del mondo a comportarsi alla stregua degli incendiari britannici.

Il 4 dicembre, la BCE e la Banca d'Inghilterra hanno tagliato nuovamente i tassi, annunciando al contempo di essere pronte a ulteriori misure reflazionistiche, e cioè stampare denaro direttamente. Negli ambienti finanziari britannici questa viene chiamata "l'opzione nucleare".

Con un taglio dell'1 per cento, la Bank of England ha portato il tasso al 2%, che corrisponde al tasso di inflazione programmata. Quindi il tasso britannico ufficiale è virtualmente zero. Ora può solo andare sottozero. Contemporaneamente la BCE ha abbassato il tasso di 0.75 punti, portandolo allo 2,5 per cento – molto vicino allo zero virtuale dato che l'inflazione programmata di Eurolandia si avvicina al due per cento (ma visto che la BCE non ne ha mai azzeccata una, sarà sicuramente superiore). Anche qui siamo vicini alla fine del palo.

La cosa più significativa, però, è che la BoE ha accompagnato la decisione con una dichiarazione in cui si afferma che la riduzione dei tassi non servirà a niente. "È improbabile – recita il comunicato – che il volume dei prestiti bancari torni ad un livello normale senza ulteriori misure".

Ergo, serve qualcos'altro. Ma una volta azzerati i tassi, non resta che l'"opzione nucleare". Dal canto suo, il governatore della BCE, Jean-Claude Trichet, quando gli è stata posta direttamente la domanda, ha risposto: "Considereremo ciò che è appropriato in ogni momento. Se necessario, saranno prese nuove decisioni".

La BoE "sta valutando l'opportunità di premere il bottone della stampante, adottando la cosiddetta politica di quantitative easing" (che letteralmente significa allentamento quantitativo ma, in sostanza, ultima spiaggia), ha scritto il Daily Telegraph il 6 dicembre. "Le misure in considerazione includono l'acquisto diretto di titoli, ad esempio di debito pubblico o di investimenti commerciali, da parte della banca centrale o del Tesoro, oppure aumentare il bilancio della banca centrale, un modo per pompare liquidità aggiuntiva nel settore bancario".

La fazione che preme per l'"opzione nucleare" è ben consapevole che ciò provocherà iperinflazione. Ambrose Evans-Pritchard, che da sempre si è fatto portavoce della politica di "salvare il sistema a tutti i costi", ha scritto sul Telegraph: "La politica [di quantitative easing] lascia dietro di sé un lago di liquidità. C'è il pericolo che esso allaghi il sistema una volta sbloccati i condotti del credito. L'economia potrebbe bruscamente volgersi dalla deflazione all'iperinflazione".

Ciononostante Evans-Pritchard, una volta ricordato che la Federal Reserve ha da tempo premuto il "bottone nucleare", e la scorsa settimana ha iniziato ad acquistare direttamente titoli immobiliari, si è augurato che la Banca d'Inghilterra "prima straccia il suo libro delle regole e si prepara a seguire il copione di Bernanke, e più saranno le chances che eviteremo di schiantarci al suolo".

Lo stesso vale per la BCE. "Il Trattato di Maastricht", insiste Pritchard, "proibisce alla BCE di iniettare stimoli acquistando debito pubblico dei quindici stati dell'Eurozona – un metodo noto come 'monetizzare il deficit' o, più crudamente, 'stampare denaro'. Ma essa può ottenere lo stesso risultato rastrellando sul mercato aperto titoli di stato, cartolarizzazioni immobiliari o persino obbligazioni societarie, come ha già cominciato a fare la Fed. Al momento, la BCE accetta alcuni titoli come collaterale in cambio di prestiti, ma non ha ancora premuto il bottone nucleare acquistandoli direttamente con denaro stampato di fresco".



Ci sara' un crollo dei fondi pensione?
A cura del Laboratoire Europeen d'Anticipation Politique - 11 Dicembre 2008
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Alcenero

Cinque paesi occidentali saranno colpiti dal crollo del sistema pensionistico privato. Un estratto dal Global Economic Anticipation Bulletin GEAB N°23 (marzo 2008).

Nel caso dei fondi speculativi almeno si parlava solamente degli investimenti più rischiosi! Ma i fondi pensione non si sarebbero affatto aspettati che i beni immobiliari e azionari sarebbero crollati come è avvenuto nei mesi scorsi in tutto il mondo. Queste categorie di beni stanno per perdere tra il 30 al 70% del loro valore tra il 2007 e il 2009, sapendo che non c'è alternativa ai mercati finanziari per cifre così elevate.

Ad esempio, i 300 maggiori fondi pensione hanno raggiunto un valore complessivo di $ 10 mila miliardi nel settembre 2007 [1]. Se è certo che i prezzi di beni, energia, oro... stanno salendo proprio perché questi fondi pensione stanno ora disperatamente cercando beni da cui trarre profitto, nondimeno, nell'insieme questa ricerca è vana.

La verità è semplice: questi fondi stanno perdendo un sacco di denaro ($ 1.500 miliardi persi nel gennaio 2008 [2]), e ne perderanno ancora di più nei mesi e negli anni prossimi. Noi stimiamo che, nonostante le misure di protezione intraprese per questi fondi pensione, quando, ad esempio, si sbarazzeranno degli investimenti più a rischio, perderanno collettivamente almeno altri $ 3 mila miliardi nel 2008 e i loro profitti cadranno del 5% (tolta l'inflazione) nel migliore dei casi.

Nel frattempo decine di milioni di baby-boomers neopensionati stanno iniziando a richiedere pagamenti da questi fondi. Secondo il nostro gruppo, è probabile che, entro la fine del 2008, questa crisi sarà l'aspetto dominante dell'attuale crisi finanziaria globale. Provocherà anche una crisi sociale che colpirà i pensionati, in particolare negli USA (il 45% dei beni totali di fondi pensione nel mondo), in Giappone (18 per cento) e in vari paesi europei che dipendono pesantemente da sistemi pensionistici basati sul capitale, cioè Gran Bretagna (7 per cento), Svezia (1 per cento), Danimarca (1 per cento), e, soprattutto, nell'eurozona, l'Olanda (6% dei beni totali di fondi pensione nel mondo).

Anche il Canada, che rappresenta il 5% di questi beni, sarà colpito [3]. Nel resto del mondo, che equivale all'11% di questi beni, i pensionati non saranno colpiti eccessivamente. In base a questa lista, i pensionati negli Usa, in Giappone, Gran Bretagna, Olanda e Canada, che contano su regolari rendite pensionistiche private, si troveranno in una situazione difficile.

Il LEAP/E2020 [Laboratoire Européen d’Anticipation Politique n.d.t.] stima che, alla fine del 2008, mentre la crisi sistemica globale si evolverà nella sfera economica e finanziaria, metà di questi fondi pensione affronterà una drastica diminuzione delle rendite e una contrazione in valore del capitale. I regolatori nei vari paesi colpiti dovrebbero rapidamente affrontare questa questione che potrà avere drammatiche conseguenze per milioni di pensionati americani, giapponesi, olandesi e canadesi.


Note:

[1] Source: Pension&Investments, 09/03/2007
[2] Source: Reuters, 01/30/2008
[3] Distribution of pension fund shares of global assets, provided by Watson&Wyatt.Titolo originale: "Collapse of Pension Funds?"

Fonte: http://www.leap2020.eu/