mercoledì 14 maggio 2008

Cicloni, tsunami, terremoti: solo fenomeni naturali o armi di guerra ambientale?

Negli ultimi anni abbiamo assistito a sempre più frequenti catastrofi naturali - cicloni, tornado, uragani, tsunami, terremoti. Per molti questi fenomeni sono assolutamente naturali o al massimo legati al ciclico mutamento climatico che avviene spontaneamente da millenni.
Per altri invece questi eventi catastrofici sono conseguenza di cambiamenti climatici frutto di ricerche ed esperimenti a scopi militari.

A tale proposito si parla spesso di un progetto americano nato nel 1990 e diretto dall’Aeronautica e Marina militare USA: il programma HAARP, High-Frequency Active Auroral Research Program, con sede a Gakona, in Alaska.

Ufficialmente lo scopo di questo programma è migliorare la conoscenza delle proprietà fisiche ed elettriche della ionosfera terrestre che possono riguardare i sistemi di comunicazione e di navigazione militari e civili. Sul terreno dell’area dove sorge la base a Gakona è installata una serie di 180 antenne in grado di trasmettere onde ad alta frequenza, in corrispondenza della fascia elettromagnetica terrestre, capaci di produrre circa 3,6 milioni di Watts di potenza di radio frequenza. Ciò è quanto dice il sito web ufficiale di HAARP.

Ma c’è chi parla apertamente di intenzionale manipolazione del clima per causare distruzioni fisiche, economiche e psico-sociali nei riguardi di un determinato obiettivo geofisico o di una particolare popolazione. La guerra ambientale, che qualsiasi Paese dotato di tecnologia adatta può mettere in atto.

In un articolo pubblicato sulla rivista di geopolitica Limes (6/2007) il generale italiano Fabio Mini, già comandante NATO del contingente KFOR in Kosovo, scrive “La guerra ambientale, in qualunque forma, e' proibita dalle leggi internazionali. Le Nazioni Unite fin dal 1977 hanno approvato la convenzione contro le modifiche ambientali che rende ingiustificabile qualsiasi guerra proprio per i suoi effetti sull'ambiente. Ma come succede a molte convenzioni, quella del 1977 e' stata ignorata e ha anzi accelerato la ricerca e l'applicazione della guerra facendola passare alla clandestinità. Se prima di quella data l'uso delle devastazioni ambientali in tempo di guerra era chiaro, se le modifiche ambientali anche gravissime erano codificate e persino elevate al rango di sviluppo strategico o di progresso tecnologico, oggi non si sa più dove si diriga la ricerca e come si orientino le nuove Armi”.

Nell’articolo Mini parla anche di esplosioni nucleari sottomarine capaci poi di provocare terremoti e tsunami e dell’uso delle emissioni elettromagnetiche per la modifica del tempo meteorologico, del clima e delle condizioni di vita.

Tutto ciò fa riflettere e inquieta, vista la frequenza negli ultimi anni di enormi catastrofi come l’uragano Mitch in centro-america dell’ottobre 1998, il terremoto di Bam in Iran del 26 dicembre 2003, lo tsunami dello stesso giorno del 2004 nel sud-est asiatico, l’uragano Katrina a New Orleans del settembre 2005 e gli ultimi eventi come il ciclone Nargis in Birmania e il terremoto nello Sichuan in Cina.

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Il testo integrale dell’articolo e un’intervista sullo stesso tema che Mini ha rilasciato il 21 Febbraio scorso a Radiobase.