Omicidi mirati di uomini politici, alti gradi militari, capi tribù, professori universitari, giornalisti - con annessi “effetti collaterali” tra i civili che avvengono anche senza l'ausilio di autobombe - si susseguono da anni sia in Afghanistan che in Iraq. Ma anche in Iran e Medio Oriente più in generale.
Si ripete cioè lo stesso copione già visto durante gli anni ‘80 in Nicaragua, El Salvador e Guatemala.
All’epoca si parlava di squadroni della morte, ora invece il termine più “fashion” è contractors o “personale internazionale”. In mimetica militare e in tuniche di foggia “qaedista”…
Afghanistan: chi commette gli omicidi mirati?
di Maurizio Blondet – Effedieffe – 20 Maggio 2008
Il febbraio scorso nell’area di Kandahar, due fratelli sono stati uccisi da «personale internazionale». Le vittime «erano ampiamente conosciute, anche da responsabili del governo, per non avere rapporti coi talebani, e le circostanze della loro morte sono sospette», scrive Philip Altson, docente di diritto alla New York University: «Tuttavia non solo non sono riuscito ad ottenere da nessun comandante militare internazionale la sua versione dei fatti, ma non ho trovato nessun comandante che ammettesse che i suoi soldati erano coinvolti nei fatti».
Il professor Altson non è un privato cittadino. E’ il relatore speciale del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, e le frasi citate le ha scritte in un rapporto preliminare sulle esecuzioni arbitarie, sommarie o extragiudiziali che avvengono in Afghanistan, da parte di unità non identificate, probabilmente formate dalla CIA o da altri servizi di spionaggio occidentali (1). Secondo Alston, i civili uccisi in questo modo, nei soli primi quattro mesi del 2008, sono stati 200 almeno. «E nessun comando militare se ne assume la responsabilità. Queste forze operano in apparente impunità».
L’inviato ONU non ha dubbi che queste esecuzioni siano condotte, come risulta in base alle testimonianze locali, da «servizi di spionaggio internazionali» o «forze speciali USA», anche se le unità - vere squadre della morte che spargono il terrore - restano impossibili da identificare. Alston menziona nel rapporto anche forze della polizia afghana che «operano non come tutori dell’ordine, ma per gli interessi di una specifica tribù o di un comandante». E ha citato un «incidente» in cui agenti della polizia hanno massacrato un gruppo di una tribù rivale, senza che nessuna inchiesta sia stata aperta nè dal governo Karzai nè dagli occupanti. Un’altra volta, nel maggio 2007, la polizia ha ammazzato 9 e ferito 42 manifestanti disarmati a Sheberghan.«E’ assolutamente inaccettabile», scrive l’inviato ONU, «che elementi internazionali pesantemente armati, accompagnati da militari afghani pesantemente armati, vadano in giro commettendo incursioni che spesso comportano uccisioni, senza che nessuno se ne assuma la responsabilità».
Ciò che Alston descrive è qualcosa che anche il sottoscritto, inviato in Afghanistan nel 2004, ha visto coi suoi occhi: civili occidentali armati, in abiti borghesi, che mangiavano in ristoranti con il mitragliatore sul tavolo, probabilmente mercenari anglo-americani. Ufficiali italiani dell’ISAF (il contingente NATO che mantiene l’ordine e regge il governo collaborazionista a Kabul) mi riferirono di unità americane antiguerriglia che scorrazzavano per la città su gipponi irti di mitra; gli uomini di quelle unità, sicuramente occidentali, a volto coperto, vestivano parzialmente abiti e copricapi afghani e pantaloni mimetici ed anfibi NATO, e non rispondevano alla catena di comando. L’ISAF, dopo una protesta presso i comandi americani, aveva ottenuto che a quei guerriglieri anonimi fosse vietato operare nella capitale. Ma chi sono questi esecutori?
Secondo l’Independent, «un funzionario occidentale vicino all’inchiesta dice che tali unità segrete sono conosciute come Forze di Campagna, dal tempo in cui le forze speciali USA e la CIA reclutavano mercenari afghani contro i talebani nel 2001. Gli elementi più abili di queste milizie sono stati tenuti in servizio, armati e addestrati e vengono usati tutt’ora». Gli inglesi fanno la loro parte. Sempre secondo l’Independent, a Helmand, dove sono stanziati 7.800 soldati britannici, le forze speciali di sua Maestà hanno tagliato la gola a un passante durante un raid notturno mal riuscito. «Fonti della sicurezza affermano ora che l’operazione era stata montata da una unità spionistica segreta».
Come noto, gli americani hanno organizzato squadre del genere anche in Iraq, per uccidere oppositori certi o presunti dell’occupazione. Un giornalista che nel 2005 stava conducendo un’inchiesta su queste squadre di esecutori per conto del gruppo editoriale statunitense Knight Ridder, Yasser Salihee, fu ucciso con un proiettile in testa nello stesso 2005. Da pochi giorni l’Iran ha subito un attentato in una moschea, e dichiara di aver smantellato quello stesso gruppo terroristico appena in tempo, mentre si preparava a far saltare l’edificio del consolato russo a Rasht sul mar Caspio; Teheran dice di aver le prove che il gruppo era stato addestrato, finanziato e armato dalla CIA.
L’attività clandestina di repressione e liquidazione continua, evidentemente, a ritmo più intenso. Ne è la prova il fatto che il Pentagono abbia in costruzione in Afghanistan, vicino alla base americana di Bagram, un complesso carcerario nuovo, esteso su 20 ettari; le carceri esistenti non bastano ad accogliere l’enorme numero di afghani catturati o rastrellati dalle forze d’occupazione. La tattica dell’assassinio «politico» o della liquidazione di individui civili nei territori occupati - formalmente vietata alla CIA dal presidente Ford dal 1976 - è invece una specialità israeliana, e ritenuta legale dalla magistratura sionista. Circoscritta per lo più alla Palestina occupata, questa tattica è stata estesa «legalmente», dopo la nomina di Meir Dagan a nuovo capo del Mossad nel 2002, anche ad azioni all’estero e in Paesi «amici». E’ abbastanza chiaro che gli americani in Afghanistan ed in Iraq hanno adottato i metodi e il know-how israeliano, ed è più che probabile che nelle loro azioni siano affiancati da specialisti omicidi israeliani.
La loro fama è giustificata: basta ricordare l’ultimo omicidio, quello di Imad Mughniyeh in Siria, eliminato con un poggiatesta esplosivo nella sua Mitsubishi poche settimane fa; o l’eliminazione dello sceicco Ahmed Yassin, palestinese, sulla sedia a rotelle, trucidato da un elicottero armato nel 2004, insieme ad altri 12 palestinesi innocenti, «effetti collaterali».
Secondo l’organizzaizone ebraica pacifista B’Tselem, dall’inizio della seconda intifada nel 2000, sono stati uccisi con tecniche mirate 231 palestinesi, senza contare gli altri 385 passanti che transitavano nei luoghi dell’omicidio mirato, semplici «effetti collaterali».
Ancor più tipico del modus operandi israeliano è la copertura che spesso viene adottata per questi omicidi mirati. Si ricorderanno i massacri e le esecuzioni attribuite con sicurezza ad Abu Musab Al-Zarkawi in Iraq e alla sua organizzazione, Ansar al Islam, ribattezzata dalla propaganda «Al Qaeda in Iraq». L’allora segretario di Stato Colin Powell dichiarò all’ONU, per giustificare l’attacco a Saddam «L’Iraq ospita oggi una rete terrorista omicida, diretta da Al Zarkavi, partner e collaboratore di Osama bin Laden (...). Dalla sua rete terrorista in Iraq, Al Zarkawi può dirigere le attività in Medio Oriente (...) Zarkawi e la sua rete hanno preparato atti di terrorismo contro Paesi come la Francia, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Germania e Russia». Paesi, si noti, ostili all’invasione dell’Iraq e che non vi hanno partecipato (tranne Gran Bretagna e Italia).
Effettivamente, Al Zarkawi si produsse nel rapimento ed eliminazione in Iraq di quattro diplomatici russi (giugno 2006), come nella decapitazione dell’ambasciatore egiziano Hab Al-Sherif (luglio 2005), la decapitazione di un lavoratore umanitario giapponese di nome Shosei Koda (ottobre 2004), più stragi nei mercati contro civili iracheni a Najaf, Kerbala e a Musayyib. Quasi nessuna azione a lui attribuita riguarda soldati americani. Il fatto è che Al Zarkawi dichiarò, in un documento-proclama di 17 pagine, il seguente principio: i veri nemici degli iracheni sunniti sono non tanto gli anglo-americani, quanto gli iracheni sciiti. Il comunicato del terrorista viene pubblicato dal... New York Times il 9 febbraio 2004 (« U.S. Says Files Seek Qaeda Aid In Iraq Conflict» firmato Dexter Filkins).
Immediatamente, Al Zarkawi mette in pratica la sua teoria, facendo saltare la moschea sciita di Al-Askari: 200 morti e passa. Solo nell’estate 2006, quando viene mostrato il corpo di Al Zarkawi ucciso (dicono) dagli americani, la verità comincia ad emergere. Il generale W. Casey jr., comandante in capo delle forze USA, dichiara che il documento di Zarkawi rimesso al New York Times era stato fabbricato di sana pianta dai suoi servizi. Il Washington Post scriverà, citando un altro generale (Mark Kimmitt) che «il programma Zarkawi di operazione psicologica (PsyOp) è la campagna d’informazione meglio riuscita fino ad oggi» (Thomas Rick. «Military plays up role of Zarqawi», 10 aprile 2006).
Ma il posto del terrorista viene preso da un’altra figura, Abu Omar Al-Baghdadli, subito definito dai media il nuovo luogotenente di bin Laden in Iraq. Questo nuovo personaggio si produce soprattutto in messaggi audio e video diffusi su internet, dove minaccia punizioni tremende a mezzo mondo; in uno, questo «comandante dei credenti», costituitosi in «governo islamico», dichiara guerra.... all’Iran, e fa appello a tutti i devoti sunniti per unirsi contro quel regime sciita. Anche Baghdadli rivendica numerose esecuzioni sommarie avvenute nell’Iraq occupato.
Il pericolo rappresentanto da questo guerrigliero è così evidente, che Bush, il 17 luglio 2007, onde contrastare le sue «minacce terroristiche sul territorio degli Stati Uniti», firma il decreto presidenziale 13.438, che autorizza il segretario al Tesoro (sic) ad arrestare a sua discrezione ogni persona che rappresenti una minaccia per la stabilizzazione dell’Iraq e a confiscarne i beni. Solo il giorno dopo il generale Kevin Bergner, assistente speciale del presidente per la questione irachena, rivela che dall’interrogatorio di un arrestato, definito «l’agente di collegamento tra bin Laden e i suoi combattenti in Iraq, ha permesso di stabilire che Abu Omar al Baghdadli non è mai esistito e che la sua figura è stata impersonata da un attore» ( «U.S. Says Insurgent Leader It Couldn’t Find Never Was» par Michael R. Gordon, The New York Times, 19 juillet 2007).
Insomma, la sola conclusione che si può trarre è quella che ha enunciato il giornalista britannico Stuart Littlewood: «Squadre della morte USA e israeliane infestano il mondo», incontrollate (2).
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1) Joe Kay, «CIA death squads killing with ‘impunity’ in Afghanistan», World Socialist Website, 19 maggio 2008.
2) Stuart Littlewood, «Assassination: Israeli and US death squads infesting the world», Redress Information and Analysis, 19 maggio 2008.