giovedì 29 maggio 2008

Nepal: Viva la Repubblica

Il Nepal da ieri è ufficialmente una Repubblica. Con l’annuncio fatto dal presidente pro tempore dell’Assemblea Costituente, Kul Bahadur Gurung, la monarchia viene definitivamente abolita e l’ex re Gyanendra dovrà lasciare il palazzo reale entro 15 giorni. Dall’edificio, che sarà trasformato in museo, è stata rimossa la bandiera con il simbolo reale ed issata la nuova bandiera nazionale. Il 29 Maggio diventerà festa nazionale, la Festa della Repubblica.
Scompare quindi dopo 239 anni la monarchia ed è già sparita dalle banconote l’effigie dell’ex re.
Ma ci sono volute 9 ore di attesa prima che si desse inizio alla riunione dell’Assemblea Costituente, ma alla fine la proclamazione della Repubblica è stata annunciata.

Un risultato storico reso possibile anche grazie alla legittimazione politica della guerriglia maoista, che in soli due anni si è convertita in partito politico e ha vinto le elezioni politiche del 10 Aprile scorso aggiudicandosi 217 dei 601 seggi dell’Assemblea Costituente.
E l’attuale premier Koirala dovrebbe presto essere sostituito dal leader maximo della guerriglia, Prachanda.
Ma ora la battaglia politica comincerà sul serio e non sarà semplice raggiungere in due anni l’obiettivo di scrivere la nuova Costituzione e modellare il nuovo assetto federale dello Stato.

La strada è infatti lunga e irta di ostacoli, anche perché i maoisti rimangono sempre sulla lista nera di Washington che li considera terroristi, l’India ha dovuto accettare suo malgrado l’esito elettorale facendo buon viso a cattivo gioco e due giorni prima della proclamazione della Repubblica, tre ordigni sono stati fatti esplodere a Kathmandu. Il primo di fronte alla sede dell'Assemblea Costituente, un'altra bomba è scoppiata pochi minuti dopo davanti allo stesso edificio e una terza è esplosa in un parco, causando il ferimento di sei persone.
Attentati rivendicati dal gruppo nazionalista hindu Ranabir Sena.


Cronologia degli ultimi eventi:

Aprile 1990: il re Birendra, sotto la pressione del movimento pro-democrazia, toglie il divieto di formare partiti politici, in vigore dal 1960.

Novembre 1990: il re annuncia una nuova costituzione che istituisce una democrazia multipartitica nel quadro di una monarchia costituzionale.

1996: i maoisti lanciano una ribellione armata per tentare di rovesciare la monarchia.

Giugno 2001: il re Birendra e la maggior parte dei membri della famiglia reale sono uccisi dall’allora principe ereditario Dipendra, anch’egli poi rimasto ucciso. Il Principe Gyanendra diventa re.

Febbraio 2005: il re Gyanendra assume il potere assoluto giurando di voler schiacciare i maoisti.

Aprile 2006: il re Gyanendra lascia il potere assoluto dopo forti proteste di massa in tutto il Paese. Koirala, giura come primo ministro e invita i maoisti per colloqui.

Novembre 2006: il primo ministro Koirala e il capo ribelle Prachanda firmano un accordo di pace, ponendo fine ad una guerra che ha causato più di 13.000 morti.

2007: la coalizione di governo e i maoisti si accordano per l'abolizione della monarchia dopo le elezioni.

10 Aprile 2008: i nepalesi votano per eleggere l’Assemblea Costituente e i maoisti emergono come il più grande partito politico.

28 Maggio 2008: l’Assemblea Costituente abolisce la monarchia e il Nepal diventa una Repubblica.


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Addio al Re
Di Naoki Tomasini – Peacereporter – 28 Maggio 2008

Il 28 maggio è una data che rimarrà nella storia del Nepal. Oggi il re Gyanendra lascerà il palazzo reale e la nuova Assemblea Costituente democraticamente eletta, a maggioranza maoista, proclamerà la nascita della repubblica. “Oggi è una giornata epocale” dicharava martedì il leader dei maoisti Prachanda. La monarchia del regno himalayano lascerà dunque il passo a una nuova forma di governo repubblicano, che nei dettagli non è ancora stata concordata. Proprio per queste ultime indecisioni, la riunione dell'Assemblea per la proclamazione, attesa per questa mattina, è stata rimandata di qualche ora.

Nonostante i molti molti allarmi per la sicurezza, fin dall'alba di mercoledì mattina le strade di Kathmandù erano invase di gente festante, che dava l'addio al re e salutava l'avvento della repubblica. Può sembrare strana questa disaffezione popolare dopo un regno di 239 anni, esercitato come fosse una teocrazia. In Nepal, infatti, il re è considerato una reincarnazione del dio induista Vishnu. Nei fatti, però, il sostegno popolare alla famiglia reale era andato calando già nel 2001, quando l'attuale monarca salì al potere dopo la misteriosa strage dei suoi fratelli, tra cui il suo predecessore re Birendra, molto amato dalla gente.

Il prestigio reale è stato incrinato anche dagli insuccessi nei dieci anni di lotta contro i maoisti, iniziata nel 1996 e costata la vita a più di 13 mila persone. Ed è definitivamente crollato nel 2005, quando Gyanendra esautorò il governo e assunse i poteri assoluti. Una mossa quest'ultima che portò un anno dopo alle proteste antimonarchiche che decretarono la fine del suo potere.
Il sostegno alla repubblica non è però ancora totale, negli ultimi due giorni la capitale Kathmandù è stata presidiata dalla polizia per prevenire incidenti, proteste o saccheggi. E tra lunedì e martedì tre ordigni sono stati fatti esplodere in città, causando il ferimenti di sei persone. Due bombe di medio potenziale sono state poste vicino al palazzo dove si riunisce la Costituente e la terza, quella che ha causato i sei feriti, nel parco di Ratna, nel centro della capitale. Questi attentati sono stati rivendicati da un partito fondamentalista indu chiamato Ranabir Sena.

Oggi dunque la capitale è presidiata dalla polizia anche per evitare nuovi attentati, mentre nel sud, il sedicente esercito del Terai ha indetto uno sciopero per protestare contro la Costituzione provvisoria. Da domani però la tensione si dovrebbe sciogliere e il governo ad interim del premier Gyria Prasad Koirala ha già proclamato tre giorni di festa nazionale.

Rimane aperta la domanda sul futuro di Gyanendra, che dalla proclamazione della repubblica perderà tutti i suoi privilegi e, secondo molti, potrebbe scegliere l'esilio in India. Il suo volto è già stato tolto dalle banconote e i suoi ritratti sono spariti dalle strade. Gyanendra, la regina Komal e la regina madre Ratna Rajya Laxmi si trovano ancora nel palazzo di Narayanhity, nonostante il governo li avesse invitati a lasciare la residenza reale entro ieri. Non essendo partito spontaneamente, il re dovrà ora attendere comunicazioni dal governo, che già nei giorni scorsi minacciava azioni legali contro di lui se non avesse liberato il palazzo, dove presto sorgerà un museo. Indiscrezioni riportate dai media locali riferiscono che Gyanendra avrà 15 giorni di tempo per andarsene.

Dai problemi del re al quelli del parlamento. Mercoledì la formalizzazione del passaggio alla repubblica è slittata di alcune ore per mancanza di un accordo sulle nomine e sulla forma di governo. I tre partiti vittoriosi alle elezioni dello scorso aprile, il partito del Congresso del premier Koirala, i maoisti e i leninisti, stanno ancora discutendo. Pare che i maoisti, che hanno la maggioranza, spingano per una forma di governo presidenziale che conceda loro maggior spazio di manovra. Manca ancora, inoltre, l'accordo sui nomi dei 26 membri dell'assemblea non eletti dal popolo: 575 deputati sono stati scelti nelle scorse elezioni, altri 26 devono essere nominati dal parlamento. Tante questioni sono insomma ancora da definire, ma l'Assemblea Costituente ha due anni di tempo per scrivere la bozza di Costituzione. Per ora basterà votare la fine della monarchia e, almeno su quello, l'accordo in parlamento è scontato.