giovedì 16 ottobre 2008

Anche il governo USA andra' in bancarotta


Beppe Grillo ha lanciato la "sua" opa su Mediaset spiegando i buoni motivi per metterla in atto "Innegabili i vantaggi. La presidenza del Consiglio e in futuro quella della Repubblica. Togliersi dalle balle Emilio Fede e Paolo Liguori e Clemente Mimun. Guadagnare un patrimonio grazie alla pubblicità incassata da Publitalia. Veline senza limiti. E non solo. Ci sarebbe vera informazione. Travaglio direttore del telegiornale. Saviano inviato speciale (e non emigrato all'estero). Dario Fo responsabile della cultura".

Il problema per Grillo è, ovviamente, uno solo "Trovare chi ci mette i soldi", ma "l'affarone" è reale perché «la Mediaset mercoledì aveva un valore in Borsa di 3,990 euro per azione. E cioè, il 41,11% in meno da inizio 2008». Da inizio 2007 Mediaset è scesa da 9,501 euro a 3,990. Se un anno fa per comprarla bisognava pagare 100, oggi costa circa 40. Mi serve solo un partner industriale. La Bbc per esempio. Io sono a disposizione per la comunicazione dell'asta pubblica. Aspetto una telefonata, un fax, una mail. Astenersi perditempo".

E mentre in Italia Berlusconi lancia l'allarme sulle opa ostili, qui di seguito un articolo con prospettive parimenti interessanti...

Estate 2009: cessano i pagamenti del governo americano
Fonte Geab – 15 Ottobre 2008
Traduzione a cura di G.P.

In occasione della pubblicazione del GEAB N°28, LEAP/E2020 ha deciso di lanciare un nuovo allarme nel quadro della crisi sistemica globale poiché i nostri ricercatori stimano che all’estate 2009, il governo americano cesserà i pagamenti e non potrà dunque rimborsare i suoi creditori (detentori di buoni del tesoro US, di titoli di Fanny Mae e Freddy Mac, ecc.). Questa situazione di bancarotta avrà ovviamente conseguenze molto negative per l' insieme dei proprietari di attivi in dollari US. Secondo il nostro gruppo, il periodo che si aprirà in quel momento diventerà propizio alla messa in atto di “un nuovo dollaro„ destinato a rimediare brutalmente al problema della cessazione dei pagamenti e alla fuga massiccia di capitali fuori dagli Stati Uniti.

Questo processo deriverà dai cinque fattori seguenti che sono analizzati nei particolari nel GEAB N°28:
1.L' evoluzione recente, in aumento, del dollaro US è una conseguenza diretta e provvisoria della caduta delle borse mondiali
2.Il “battesimo politico„ dell' Euro che ha appena avuto luogo dà un'alternativa “di crisi„ al dollaro US, come “valore-rifugio„ credibile
3.Il debito pubblico americano si gonfia in modo ormai incontrollabile
4.Il crollo in corso dell’economia reale degli Stati Uniti impedisce ogni soluzione alternativa alla cessazione dei pagamenti
5. “Forte inflazione o iperinflazione negli Stati Uniti nel 2009„, questo è il vero problema. Ma ci si può già fare un'idea dell’evoluzione a venire osservando l'Islanda che il nostro gruppo segue con la lente d'ingrandimento dall’inizio 2006. Questo paese costituisce infatti un buon esempio di ciò che attende gli Stati Uniti, ed anche il Regno Unito. Si può considerare, come fanno d’altronde un buono numero di Islandesi oggi, che il crollo del sistema finanziario islandese è venuto dal fatto che esso era sovradimensionato in rapporto alla taglia dell’economia del paese.

L' Islanda ha preso in materia finanziaria dal Regno Unito (1). Come il Regno Unito in materia finanziaria ha preso dagli Stati Uniti e che gli Stati Uniti hanno preso dal pianeta intero, non è inutile meditare sul precedente islandese(2) per apprendere il corso degli eventi dei prossimi dodici mesi a Londra e Washington (3). Assistiamo infatti attualmente ad un doppio fenomeno storico: da una parte, dal mese di settembre 2008 (così come annunciato nel GEAB N°22 del febbraio 2008), l'insieme del pianeta è ormai cosciente dell'esistenza di una crisi sistemica globale caratterizzata da un crollo del sistema finanziario americano ed il contagio al resto del pianeta. D'altra parte, un numero crescente di attori mondiali intraprendono un’azione in proprio davanti all'inefficienza delle misure raccomandate o adottate dagli Stati Uniti, tuttavia centro del sistema finanziario mondiale da decenni. L' esempio del 1° Summit di Eurolandia (o Eurozona), che si è tenuto domenica 12 ottobre 2008 e le cui decisioni, per la loro ampiezza (quasi 1.700 miliardi EUR) e la loro natura (4), hanno permesso un ritorno di fiducia sui mercati finanziari di tutto il pianeta, è, a questo titolo, completamente esemplare “del mondo del dopo-settembre 2008„.

Perché c'è “un mondo del dopo-settembre 2008„. Per il nostro gruppo, è ormai ovvio che questo mese resterà nei libri di storia di tutto il mondo come quello “che data„ lo scoppio della crisi sistemica globale; anche se si tratta in realtà della fase “di decantazione„, l'ultima delle quattro fasi di questa crisi individuata fin dal giugno 2006 da LEAP/E2020 (5). Come sempre quando si tratta di grandi insiemi umani, la percezione del cambiamento per i più non interviene che quando il cambiamento è di fatto già avvenuto. In questo caso, il settembre 2008 segna l'esplosione principale “del detonatore finanziario„ della crisi sistemica globale. Secondo LEAP/E2020, questo secondo semestre 2008 è infatti il momento in cui “il mondo s’immerge nel cuore della fase d' impatto della crisi sistemica globale„ (6). Ciò vuol dire per i nostri ricercatori che alla fine di questo semestre, il mondo entra nella fase detta “di decantazione„ della crisi, vale a dire la fase in cui le conseguenze dello choc si mettono in moto. E’ de facto la fase più lunga della crisi (tra tre e dieci anni, a seconda dei paesi) e quella che interesserà direttamente il più grande numero di persone e di paesi. E’ la tappa che vedrà anche liberarsi le componenti dei nuovi equilibri mondiali di cui LEAP/E2020 presenta le prime due illustrazioni grafiche in questo GEAB N°28 (7). Così, come noi abbiamo ripetuto a più riprese dal 2006, che questa crisi è molto più importante, in termini d'impatto e di conseguenze, di quella del 1929. Storicamente, siamo tutti primi attori, testimoni e/o vittime di una crisi che contagia tutto il pianeta, con un grado senza precedenti d'interdipendenza tra paesi (a causa della globalizzazione di quest'ultimi vent’anni) e delle persone (il grado d' urbanizzazione, e dunque di dipendenza per le necessità di base - acqua, prodotti alimentari, energia,… - è oggi senza precedenti nella Storia). Tuttavia, il precedente degli anni '30 e le sue terribili conseguenze distruttive sembrano ai nostri ricercatori abbastanza presenti nelle memorie collettive tanto da permetterci, se i cittadini sono vigilanti ed i dirigenti lucidi, di poter evitare un bis che conduce ad una (o più) conflagrazione (i) principale (i).

Europa, Russia, Cina, Giappone,… costituiscono senza dubbio gli attori collettivi che possono garantire che l'implosione in corso della potenza dominante di quest'ultimi decenni, cioè gli Stati Uniti, non conduca il pianeta ad una catastrofe. Infatti, ad eccezione dell’URSS di Gorbatchev, gli imperi hanno tendenza a tentare invano d' invertire il corso della Storia quando sentono la loro potenza crollare. E’ compito delle potenze partner di incanalare in modo pacifico il processo, come ai cittadini ed elite del paese interessato di dare prova di chiarezza per affrontare il periodo molto penoso che si annuncia.

La "riparazione d'urgenza„ dei canali finanziari internazionali, realizzata soprattutto dai paesi della zona euro in quest'inizio di Ottobre 2008 (, non deve mascherare tre fatti essenziali: 1.questa “riparazione d' urgenza„, necessaria per evitare un panico che minacciava di inghiottire tutto il sistema finanziario mondiale in alcune settimane, non tratta temporaneamente che un sintomo. Non fa che prendere tempo, da due a tre mesi al massimo, poiché la recessione globale e il crollo dell’economia americana (la tabella quì sopra mostra la crescita vertiginosa dei fondi prestati alle banche americane dalla FED) accelera e crea nuove tensioni economiche, sociali e politiche; che occorre trattare con anticipo fin dal mese prossimo (una volta attuati “i pacchetti finanziari„) 2. anche se era assolutamente necessario rimettere in marcia il sistema del credito, i giganteschi mezzi finanziari dedicati su tutto il pianeta “alle riparazioni d' urgenza„ del sistema finanziario mondiale non potranno essere messi a disposizione dell’ economia reale nei mesi a venire per fare fronte alla recessione globale. 3. “la riparazione d'urgenza„ costituisce una marginalizzazione, e dunque un indebolimento supplementare degli Stati Uniti, poiché mette in atto processi contrari a quelli raccomandati da Washington con i 700 miliardi USD del TARP di Hank Paulson e Ben Bernanke: una ricapitalizzazione delle banche da parte dei governi (decisione che Hank Paulson è obbligato a seguire ora) ed una garanzia dei prestiti interbancari (infatti i governi di Eurolandia si sostituiscono agli assicuratori dei crediti, un settore che è nel cuore delle finanze mondiali e principalmente americane da decenni).

Queste evoluzioni deviano sempre più dai legami decisionali e flussi finanziari dell’orbita americana nel momento in cui l'economia degli Stati Uniti e l' esplosione del loro debito pubblico (9) e privato ne avrebbe più che mai bisogno; senza parlare delle pensioni che vanno in fumo (10). L'ultimo punto illustra come, nei mesi a venire, le soluzioni alla crisi e le sue diverse sequenze (finanziarie, economiche, sociali e politiche) divergeranno sempre più: ciò che è buono per il resto del mondo non lo sarà per gli Stati Uniti (11) ed ormai, Eurolandia in testa, il resto del mondo sembra determinato a fare le sue scelte. Lo choc brutale che genererà la cessazione dei pagamenti da parte degli Stati Uniti nell’estate 2009 è in parte una conseguenza di questo découplage decisionale delle grandi economie del mondo rispetto agli Stati Uniti.

È prevedibile e può essere ammortizzato se l'insieme degli attori cominciano fin d'ora ad anticiparlo; si tratta del resto di uno dei temi sviluppati in questo GEAB N°28. LEAP/E2020 spera soltanto che lo choc del settembre 2008 “abbia educato„ i responsabili politici, economici e finanziari del pianeta affinché essi comprendano che si agisce meglio quando si anticipa piuttosto che nell’urgenza. Sarebbe un peccato che Eurolandia, Asia ed i paesi produttori petrolio, come i cittadini americani, del resto, scoprano brutalmente nel corso dell’estate 2009, in seguito ad un fine settimana prolungato o alla chiusura amministrativa delle banche e borse per molti giorni sul territorio americano, che i loro buoni del tesoro US ed i loro dollari US non valgono più del 10% del loro valore poiché “un nuovo dollaro„ viene istituito (12).

NOTE:

(1) L'Islande a adopté depuis plus de 10 ans tous les principes de dérégulation et de financiarisation de l'économie qui ont été développés et mis en œuvre aux Etats-Unis et au Royaume-Uni. Reykjavik était devenu une sorte de « Mini-Me » financier de Londres et Washington, pour reprendre le personnage du film très britannico-américain Austin Powers. Et les trois pays ont entrepris de jouer financièrement à « la grenouille qui veut se faire aussi grosse que le boeuf », pour reprendre la fable de Jean de la Fontaine dont la fin est fatale à la grenouille.
(2) Ainsi la bourse islandaise s'est effondrée de 76% après avoir été fermée quelques jours pour « éviter » la panique ! Source : MarketWatch, 14/10/2008
(3) A ce titre, attardons-nous sur le montant du « paquet financier » annoncé par Londres, soit 640 milliards EUR dont 64 milliards EUR pour recapitaliser les banques et 320 milliards EUR pour renflouer les dettes à moyen terme de ces mêmes banques (source : Financial Times, 09/10/2008). Avec une économie en chute libre à l 'image du marché immobilier, une inflation galopante, des retraites par capitalisation qui s'évanouissent en fumée, et une monnaie au plus bas, à part accroître la dette publique et affaiblir encore plus la Livre, on voit mal comment cela peut « sauver » des banques déjà très mal en point. A la différence des banques des pays de la plupart de la zone Euro, le système financier britannique, comme son homologue américain, est au cœur de la crise, et non pas une victime collatérale. Et Gordon Brown peut bien jouer à Churchill et Roosevelt réunis (Source : Telegraph, 14/10/2008), mais dans sa méconnaissance évidente de l'Histoire, il oublie que ni Churchill ni Roosevelt n'étaient aux commandes de leurs pays depuis 10 ans quand ils ont dû affronter chacun leur « grande crise » (cela vaut d'ailleurs pour les Etats-Unis et l'administration Bush - Paulson et Bernanke inclus - qui viennent tous du « problème » et font donc très peu probablement partis de la « solution »). Sans compter que Roosevelt et Churchill organisaient les sommets comme Yalta ou Téhéran en laissant Français et Allemands à la porte, alors que c'est lui qui a dû rester à la porte du Sommet de l'Euroland.
(4) Source : L'Express, 13/10/2008
(5) Source GEAB N°5, 15/05/2006
(6)Source GEAB N°26, 15/06/2008
(7)LEAP/E2020 présente ainsi une synthèse de ses anticipations sur la phase de décantation de la crise grâce à une carte du monde de l'impact de la crise différenciant entre 6 grands groupes de pays ; ainsi qu'un calendrier anticipatif 2008-2013 des 4 séquences financière, économique, sociale et politique pour chacune de ces régions.

(8) Car c'est bien la zone Euro, l'Euroland, qui a permis d'arrêter la spirale de panique globale. Depuis des semaines, les initiatives américaines et britanniques se sont succédées sans effet. C'est l'irruption d'un nouvel acteur collectif, le « sommet de l'Euroland » et ses décisions d'envergure, qui ont constitué le phénomène nouveau et rassurant. C'est d'ailleurs un nouvel acteur que Washington et Londres ont systématiquement empêché d'émerger depuis le lancement de l'Euro il y a 6 ans. Et il a fallu toute une mise en scène diplomatique (réunion préalable, photo de groupe pré-sommet,... ) pour permettre au Premier Ministre britannique de faire croire qu'il n'était pas marginalisé dans ce processus, alors qu'il n'appartient de facto pas aux sommets de la zone euro. Dans ce GEAB N°28, LEAP/E2020 revient sur ce phénomène et les conséquences systémiques durables de la tenue du 1er sommet de l'Euroland.

(9)Le plan de sauvetage financier américain a déjà accru de 17.000 USD la dette de chaque Américain. Source : CommodityOnline, 06/10/2008

(10) Ce sont en effet 2.000 milliards USD de retraites par capitalisation qui ont disparu en fumée ces dernières semaines aux Etats-Unis. Source : USAToday, 08/10/2008
(11) En tout cas à court terme. Car notre équipe est persuadée que pour le peuple américain, à moyen et long termes, il n'est pas mauvais du tout que le système dominant à Washington et New-York soit fondamentalement remis en cause. C'est en effet ce système qui a plongé ce pays dans les problèmes dramatiques où des dizaines de millions d'Américains se débattent aujourd'hui, comme l'illustre parfaitement cet article du New York Times du 11/10/2008

(12) Même si c'est une mesure de peu d'ampleur par rapport à la perspective de cessation de paiement des Etats-Unis, ceux qui pensent qu'il est temps de réinvestir dans les marchés financiers peuvent trouver utile de savoir que le New York Stock Exchange vient de réviser tous ses seuils d'interruption...