venerdì 10 ottobre 2008

Caos balcanico: anche Montenegro e Macedonia riconoscono il Kosovo

Due articoli diversi ma che evidenziano fino a che punto e’ arrivato il guazzabuglio balcanico iniziato con la mattanza del 1991-1995, rafforzato poi dai bombardamenti della NATO sulla Serbia durati piu’ di 70 giorni nel 1999, e ulteriormente rinvigorito ieri dal riconoscimento del Kosovo anche da parte di Montenegro e Macedonia, proprio il giorno dopo che l'Assemblea generale dell'Onu aveva deciso di ricorrere alla Corte internazionale per un parere sulla legittimità della dichiarazione di indipendenza unilaterale del Kosovo.

E intanto Belgrado ha gia’ espulso l’ambasciatore montenegrino e si appresta a fare altrettanto con quello macedone. Il caos balcanico s’ingarbuglia ulteriormente.


Serbia, piccola notizia per un grande pasticcio
di Ennio Remondino – Megachip – 10 Ottobre 2008

Piccole notizie che sfuggono maliziosamente all'attenzione. A nascondere i fatti scomodi. Agenzia di stampa inglese Reuters, 17 e 32 di ieri: “Serbia wins U.N. assembly vote to refer Kosovo independence to international court of justice”. La Serbia, annuncia la Reuters, vince la votazione all'assemblea delle Nazioni Unite per ottenere il giudizio della Corte Internazionale sulla legittimità della dichiarazione d'indipendenza del Kosovo.

La risoluzione, aggiunge poco dopo l'Ansa, è stata approvata con 77 voti a favore, 6 contrari e 74 astensioni, tra cui numerosi paesi europei. Gli astenuti che con il loro “non voto” hanno consentito questo importante risultato politico per la Serbia, sono la vera curiosità. “ L'Europa dell'Unione, si è presentata al voto divisa: Cipro e Spagna, ad esempio, hanno appoggiato la richiesta serba, perché -proprio come Belgrado- i rispettivi governi temono che le minoranze separatiste seguano il modello del Kosovo, dichiarando l'indipendenza.

L'Italia invece, come la Francia e la Gran Bretagna, si é astenuta”. Si astengono anche Francia, Germania e Londra, capofila Ue del partito “americano” del riconoscimento. Che accade insomma? I giudici della Corte internazionale di giustizia dovrebbero impiegare dai due ai tre anni per preparare il parere legale sullo status dell'ex provincia serba a maggioranza albanese. Di fatto un prolungato spazio vuoto che all'assemblea Onu ha messo accanto, nel voto, Paesi con obiettivi molto diversi tra loro. Precisato che contro il ricorso di giustizia hanno votato, manco a dirlo, Stati Uniti ed Albania, perché il “tradimento” inglese dei cugini d'oltreoceano? L'ambasciatore della Gran Bretagna all'Onu, John Sawers, ha detto che la richiesta di avere un parere della Corte “è più politica che legale e serve a rallentare il riconoscimento del Kosovo come stato indipendente''. "L'indipendenza del Kosovo è e rimarrà una realtà -ha proseguito Sawers- ed è stata riconosciuta da 22 dei 27 Paesi dell'Unione europea, la stessa organizzazione di cui la Serbia vorrebbe entrare a far parte''.

Traduzione della traduzione. Diamo un contentino “politico” alla Serbia sapendo che: 1, il Kosovo per Belgrado è definitivamente perso; 2, se la Serbia vuole sperare di affacciarsi all'Unione europea, deve, prima o poi ingoiare il rospo. Risultati immediati, pochi. Progettati, molti. Guai possibili, infiniti. Sicuramente, da oggi, rallenterà ulteriormente il difficile cammino internazionale del Kosovo albanese a caccia di riconoscimenti. Soltanto 48 Stati sovrani sui 192 che fanno parte delle Nazioni Unite. Sicuramente ci saranno nuovi problemi all'ammissione del Kosovo nel Fondo Monetario Internazionale e nelle altre “Istituzioni tecniche” che preludono al pieno riconoscimento di sovranità. Sicuramente, l'assemblea dell'Onu seppellisce definitivamente i trionfalismi di un vertice politico kosovaro che aveva venduto alla sua opinione pubblica il bengodi occidentale a garanzia americana già dall'altro ieri. Rettropensieri degli europei, ieri a favore del riconoscimento del Kosovo, ma pieni di timori e perplessità oggi? Meglio tenere in sospeso quella banda di scalmanati: costano troppo e garantiscono troppo poco.

Adesso il problema degli “amici europei” è la Serbia dell'amico Boris Tadic, cui prima o poi qualcuno dovrà decidersi a dare qualche cosa di concreto. Tipo, la partizione del Kosovo. Il nord di Mitrovica, con l'aggiunta di qualche monastero ortodosso dal lato giusto del fiume Ibar che ridiventa ufficialmente serbo. Ed il Kosovo albanese che confina con Macedonia ed Albania a litigare coi vicini del suo sud-ovest nella stessa lingua. Geopolitica della speranza, alla ricerca di qualcuno che, sul campo, ci creda davvero. Che sarà e farà, da domani, la missione civile Onu dell'Unmik? Che rapporti riuscirà a creare con l'illegittima Eulex dell'Unione europea? L'accettazione di fatto della missione europea Eulex, è il prezzo delle molte astensioni europee che Belgrado dovrà pagare a breve. Ma le cambiali in scadenza sono molte altre. Il Kosovo albanese stesso, la parte attualmente perdente del suo gruppo dirigente, allevata come gli altri alla “politica” del kalashnikov, sarà disposta ad aspettare gli anni della Corte di giustizia internazionale? E quanti altri interessi nazionali nell'area si sono nel frattempo divaricati tra i sempre più dubbiosi alleati strategici degli Stati Uniti? Ad azzardare un suggerimento al comandante italiano della Nato in Kosovo, potrebbe essere prudente passare già ora allo stato d'allerta “arancione”.


Montenegro e Macedonia aprono al Kosovo
di Nicola Sessa – Peacereporter – 10 Ottobre 2008

Belgrado era ancora con i calici tra le mani per festeggiare la vittoria diplomatica alle Nazioni Unite, quando in serata è arrivata la peggiore notizia che ogni serbo potesse ricevere. Il governo del Montenegro ha riconosciuto all'unanimità la sovranità della Repubblica del Kosovo.

Tu quoque, Montenegro? Il sangue ha cominciato a ribollire e come prima mossa, il ministro degli Esteri Vuk Jeremic ha chiamato l'ambasciatrice montenegrina per comunicarle l'espulsione dal Paese: Anka Vojvodic e chiunque avrebbe dovuto sostituirla, è considerata persona non grata. La notizia ha squarciato il cielo della Serbia che si è sentita tradita dai fratelli serbi del Montenegro, costola di Belgrado che fino al 23 maggio 2006, prima del referendum separatista, era un tutt'uno con essa. La Serbia deve essersi sentita come Giulio Cesare alle Idi di Marzo. E' vero, da giorni circolava la voce insistente che Podgorica avrebbe fatto questo passo, è anche vero che il premier kosovaro Hashim Thaci aveva invitato Belgrado a non esultare per la vittoria di Pirro conseguita all'Assemblea Generale dell'Onu, poiché presto sarebbe rimasta a bocca aperta per gli imminenti accrediti diplomatici di Pristina. Ma nessuno pensava che potesse davvero succedere. Anche perché, poche ore prima, il Montenegro era tra i 77 Paesi che avevano votato la mozione della Serbia affinché la Corte di Giustizia Internazionale fosse investita della questione di legittimità dell'indipendenza del Kosovo.

Belgrado in cambio di Bruxelles. Il presidente del Montenegro Filip Vujanovic non ha usato un giro di parole troppo lungo per dire che la decisione è stata presa negli interessi della sua nazione e del suo popolo: “Il Montenegro vuole entrare a far parte dell'Europa e della Nato e il riconoscimento del Kosovo è una ovvia condizione per la nostra integrazione”. La decisione di Podgorica, avrà delle conseguenze devastanti nelle relazioni tra le due nazioni e, secondo il ministro dell'Interno serbo Ivica Dacic, tra i popoli stessi: “E' difficile credere come Egitto, Indonesia, Spagna o Panama – nazioni che non hanno riconosciuto l'indipendenza kosovara – capiscano l'importanza che il Kosovo ha per la Serbia e Montenegro, più del Montenegro stesso”.

Difficilmente questa frattura balcanica verrà mai ricomposta, tanto che ci sono già proposte di rivedere la poetica dell'epica montenegrina per riconsiderare i concetti di “eroismo e fermezza di carattere”.

I sonni tranquilli di Pristina. L'ex primo ministro serbo, il leader del Partito Democratico della Serbia (Dss) Vojislav Kostunica, ha attribuito la responsabilità di quanto accaduto anche a Belgrado. Secondo il suo parere governo è stato troppo morbido nella gestione dell'affaire Kosovo: davanti alla Corte di Giustizia avrebbe dovuto portare non solo la questione di legittimità, ma anche tutti i Paesi che avevano proceduto a un riconoscimento illegale. Questa mossa, secondo l'esponente del Dss, avrebbe evitato sicuramente il riconoscimento da parte del Montenegro e della Macedonia, perché anche Skopje, in tarda serata, ha comunicato che il governo, su indicazione del parlamento, ha proceduto al riconoscimento di Pristina. La cosa è passata quasi indolore a Belgrado, anestetizzata e stordita dal colpo ricevuto dal sangue del suo sangue, da un paese dove un terzo della popolazione si proclama serbo. In Kosovo, intanto, si dorme più tranquilli adesso che due suoi vicini, nel cuore del Balcani, si sono stretti al suo fianco.