martedì 28 ottobre 2008

Il terrorismo USA ora colpisce anche in Siria

Domenica alle 16.45 ora locale quattro elicotteri americani con base in Iraq hanno raggiunto il villaggio di Al-Sukkariya, nella zona agricola di Abu Kamal densa di fattorie. Arrivati nella zona a circa sette km dal confine iracheno, due velivoli hanno fatto sbarcare un commando, mentre gli altri controllavano dall'alto la zona. I militari hanno fatto irruzione in un edificio in costruzione e hanno ucciso 8 persone, tutte civili - alcuni operai al lavoro, il guardiano del cantiere e la moglie, un uomo e i suoi figli.

Questo raid terroristico sta ovviamente creando un polverone internazionale, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali americane.

Il ministro degli Esteri siriano Walid Mouallem ha subito dichiarato “Non è stato un errore ma un atto criminale, terroristico e deliberato, roba da cowboy. Fino a quando gli Stati Uniti domineranno le Nazioni Unite non ci sarà democrazia nel mondo» e ha invitato i Paesi arabi a “far sentire con forza la loro voce contro l’aggressione americana”. E ha avvertito “Se gli Stati Uniti ripeteranno azioni di questo tipo, difenderemo i nostri territori”. Inoltre Mouallem ha spiegato che le autorità siriane hanno chiesto al governo iracheno di aprire un'inchiesta sul raid.

Il portavoce del ministero degli Esteri russo Andrei Nesterenkoe ha dichiarato “La Russia è molto preoccupata per questo incidente. Noi pensiamo che non ci debbano essere attacchi nel territorio di paesi sovrani con il pretesto della lotta al terrorismo”, mentre il segretario generale della Lega Araba Amr Mussa ha parlato di “gravi violazioni americane delle frontiere e della sovranità siriana.” Mussa ha inoltre chiesto che “non siano ripetuti questi atti condannabili, che provocano tensione in una regione già tesa”, e ha espresso «profonda preoccupazione per questa aggressione compiuta contro la Siria»

Mentre il portavoce del ministero degli Esteri francese Eric Chevallier ha affermato “Auspichiamo che sia fatta chiarezza sulle circostanze esatte dell'operazione” sottolineando l’importanza “del rispetto dell’integrità territoriale degli Stati". Chevallier ha inoltre inviato un messaggio di condoglianze alle famiglie delle vittime.

Addirittura anche il primo ministro libanese Fouad Siniora ha parlato di "inaccettabile violazione della sovranità siriana, un’aggressione pericolosa, condannabile e inaccettabile qualunque sia il pretesto per giustificarla", mentre Hezbollah ha definito l’incursione “un crimine terroristico”.

Solo il governo fantoccio iracheno ha espresso invece apprezzamento. Secondo il portavoce governativo Ali Debbagh “il raid ha colpito gruppi terroristici contrari all'Iraq”. Il governo iracheno, ha detto, “è in contatto con le forze Usa in merito alle informazioni sulla vicenda del raid militare in una zona di confine con la Siria. La zona dell'attacco è stata teatro di attività di gruppi terroristici contrari all'Iraq la cui ultima azione è stata l'uccisione di 13 poliziotti in un villaggio di confine”. Debbagh ha aggiunto poi che Bagdad aveva già “chiesto alle autorità siriane di consegnare i membri di questo gruppo che utilizza la Siria come base per attività terroristiche contro l'Iraq”. Veramente pietoso questo governo iracheno di pupazzi.

Naturalmente una fonte governativa Usa, che ha chiesto l'anonimato, ha spiegato che il raid aereo e’ stato ”un successo nella lotta contro Al Qaeda”. Insomma il solito ritornello delirante.

Ma quest’ultimo colpo di coda dell’Amministrazione Bush si sta gia’ rivelando un enorme boomerang.


Uno 'strano' raid Usa in territorio siriano
di Nicola Sessa – Peacereporter – 27 Ottobre 2008

Akram Hameed ha quarant'anni e tutte le domeniche si ferma lungo le rive del fiume Eufrate per pescare. Anche ieri, Akram, era seduto sull'argine del grande fiume con lo sguardo rivolto a est, verso il confine con il vicinissimo Iraq.

Di corsa verso il motorino. Di corsa verso i bambini. Ha visto arrivare, all'improvviso, quattro elicotteri neri, americani. Uno è atterrato in un campo coltivato a non più di venti metri da lui. Cinque, sei, sette uomini sono usciti dalla pancia del grande elicottero nero e hanno cominciato a sparare contro un edificio ancora in costruzione. Akram ha capito che la situazione non era delle migliori per pescare. Ha lasciato la sua canna e i suoi cesti e ha cominciato a correre verso il motorino con il quale aveva raggiunto la sponda del fiume. È stato un attimo, si è girato ed è stato colpito al braccio destro. Tutto sommato, gli è andata bene.

Nell'edificio, quello in costruzione, c'erano delle persone, civili, come ha riferito il governo di Damasco. Tra queste, la moglie del guardiano dell'edificio che adesso si trova in ospedale, intubata. “Due elicotteri sono atterrati e gli altri due sono rimasti a mezz'aria”. Lei li ha visti bene, ha avuto più tempo di Akram. E i soldati, venuti fuori dagli elicotteri, erano otto. “Ho cominciato a correre per raggiungere i miei bambini, per metterli in salvo”, ha detto la donna all'inviato dell'Ap. Perché c'erano anche dei bambini all'interno dell'edificio e alla fine, quando si è fatta la conta delle vittime, tra gli otto corpi rimasti a terra c'erano quelli di quattro bambini.

Il raid oltre confine. Da Damasco la reazione è stata durissima. Reem Haddad, portavoce del ministero dell'Informazione, ha riferito all'emittente panaraba Al-Jazeera che senz'altro ci sarà una reazione da parte della Siria, che non mancherà una risposta alla “grave aggressione” portata sul loro suolo da parte statunitense. Secondo quanto riferito dalla tv di stato, ieri pomeriggio, alle 4 e 45 locali, quattro elicotteri Usa, provenienti dall'Iraq, hanno invaso lo spazio aereo siriano e attaccato un edificio in costruzione nel villaggio di Sukariya, non lontano dalla cittadina di Abukamal, a soli otto chilometri dal confine iracheno e dalla cittadina di Qaim. Solo la settimana scorsa i vertici americani in Iraq avevano accusato Damasco di disinteressarsi del controllo del confine diventato un vero è proprio incrocio per passaggio di armi e di terroristi legati ad Al-Qaeda.

Covo di terroristi? Sebbene dal comando Usa non sia arrivata nessuna comunicazione ufficiale in merito al raid compiuto ieri, una fonte militare, rimasta anonima per ovvi motivi, ha confermato la notizia affermando che l'attacco era mirato a spezzare la rete di al-Qaeda che opera oltre confine. “Abbiamo preso noi la situazione in mano”, ha detto l'ufficiale. Il colonnello Chris Hughes, portavoce delle forze Usa dispiegate nell'Iraq occidentale, ha detto che “le unità impegnate in quella zona non sono responsabili dei fatti di domenica pomeriggio”. Il governo ha convocato gli inviati statunitensi e iracheni a Damasco per avere spiegazioni. Soprattutto, si chiede a Baghdad di prendere una posizione e di opporsi a che il suo territorio diventi base di attacco per la Siria. Oltre che di una grave violazione del diritto internazionale, si tratta di una violazione anche dei principi che ispirano il Patto di Sicurezza (Sofa) in corso di approvazione tra Baghdad e Washington dato che uno dei punti prevede il divieto di attaccare i paesi confinanti. Se è vero che la Siria rappresenta ancora il principale crocevia per l'afflusso della guerriglia dal nord Africa all'Iraq, restano difficili da capire le motivazioni di un attacco lampo a un edificio, che sembrerebbe un edificio qualunque, lontano dal poter essere considerato covo di contrabbandieri o affiliati di al-Qaeda.