giovedì 30 ottobre 2008

Consigli per gli acquisti...

Qualche consiglio per cercare di uscire dalla crisi finanziaria in corso d'opera.

Strategie per uscire dalla crisi
di Peter Morici – Counterpunch – 23 Ottobre 2008
Traduzione di Alcenero per www.comedonchisciotte.org

I prezzi dei beni e delle azioni sui mercati globali continuano a cadere, mentre aleggia la minaccia di una lunga recessione. La paura getta un'ombra cheminaccia la sopravvivenza del capitalismo democratico e minaccia un totale collasso dell'economia verso la depressione.

I mutui convenzionali e i prestiti commerciali rimangono scarsi, 4 milioni di proprietari di casa sono minacciati di pignoramento da qui al 2010, e il crollo della domanda per beni e servizi in tutta l'economia sta distruggendo più di 100.000 posti di lavoro al mese. I lavori nel campo delle costruzioni e nella manifattura stanno scomparendo a un ritmo allarmante.

Gli sforzi di salvataggio delle banche da parte del Tesoro, della Federal Reserve e delle loro controparti straniere stanno fallendo perché affrontano i sintomi e non le malattie sistemiche che hanno causato la crisi del credito. Mentre gli investitori globali e i trader potrebbero non riuscire ad articolare le loro paure in termini tanto esotici, l'incapacità di affrontare i problemi sistemici sta facendo scendere i profitti e le vendite delle aziende e distruggendo il valore delle azioni.

I funzionari nazionali hanno fornito liquidità alle banche, iniettato capitale e garantito i prestiti overnight e a breve termine. Però le banche che sono grandi centri di valuta non sono interessate ad usare i massicci fondi forniti loro per fare solidi prestiti a consumatori e imprese sulla scala necessaria a far andare avanti l'economia. Queste banche raccoglitrici di valuta non sono più interessate a fornire liquidità alle banche regionali raccogliendo i loro prestiti in obbligazioni da vendere a compagnie assicurative, fondi pensione e altri investitori a reddito fisso che siedono su grandi montagne di capitale.

Il sistema dei bonus e le strutture di retribuzione nelle grandi banche permettono ai dirigenti di guadagnare somme di denaro molto maggiori facendo altre cose: con la gestione di fusioni o col commercio di valuta e di derivati o cose simili. Le grandi banche, negli ultimi 25 anni, sono diventate parte di più grandi conglomerati finanziari. Questi sono gestiti da dirigenti che credono di dover riuscire a guadagnare milioni di dollari ogni anno facendo accordi e creando obbligazioni esotiche piuttosto che facendo prestiti e fornendo aiuto a banche più piccole per costruire i fondi a loro necessari.

Le restrizioni sui compensi stabilite dal Tesoro quando ha iniettato capitale nelle maggiori banche si applicano solo a pochi alti funzionari e vengono facilmente aggirate. Semplicemente cambiano poco in ciò che c'è di sbagliato con gli incentivi dirigenziali nelle grandi banche che gestiscono il denaro.

Oltre a ciò la richiesta di beni e servizi negli Stati Uniti e in Europa viene fatta diminuire dalla moneta sottovalutata e dai massicci acquisti di dollari ed euro da parte della Cina, di esportatori di petrolio come l'Arabia Saudita e di altre economie emergenti. I loro grandi surplus commerciali si traducono in deficit commerciali negli Stati Uniti e in Europa e nella necessità di massicci prestiti per mantenere alta la domanda di beni e servizi nelle economie occidentali. Ciò ha causato, in primo luogo, la bolla immobiliare e l'eccessiva quantità di prestiti, e senza una politica per riallineare le valute, in modo da riequilibrare squilibri commerciali, non possiamo superare l'attuale crisi del credito senza rovinosi deficit governativi, prestiti spericolati ai consumatori e senza impegnare la vita dei nostri figli ai creditori stranieri.

Il Congresso sta discutendo un altro pacchetto di stimoli economici ma diminuzioni della tasse darebbero all'economia solo una spinta temporanea. Come abbiamo visto la scorsa primavera ed estate, ciò diede al consumo una spinta che si esaurì dopo pochi mesi. Diede euforia alla crescita del Pil alla fine del secondo trimestre e impedì alla crescita di diminuire troppo nel terzo trimestre. Ora gli esausti settori delle costruzioni e delle vendite al dettaglio stanno portando l'economia negli abissi. Il migliore obiettivo per un altro pacchetto di stimoli sarebbe aiutare l'economia ad attraversare la prima metà del prossimo anno mentre il Tesoro e la Federal Reserve intraprendono iniziative ancora più efficaci per rinforzare le banche e affrontare altri problemi strutturali come il deficit commerciale, lo sviluppo energetico e l'inadeguatezza delle strutture pubbliche.

Una spesa nelle infrastrutture che facesse decollare progetti già in fase di studio darebbe un'eredità più duratura rispetto a facilitare qualche pasto in più al ristorante e qualche gita al centro commerciale. Una tale spesa avrebbe un maggior effetto moltiplicatore sul Pil rispetto alla diminuzione delle tasse dato che comporterebbe un minor numero di importazioni.

In parallelo abbiamo bisogno di programmi aggressivi per rinforzare la gestione delle grandi banche e di iniziative decise per correggere un cattivo allineamento valutario con la Cina e altri paesi con forti surplus commerciali, e di sforzi per ridurre le importazioni petrolifere tramite un ridotto consumo di benzina e investimenti in fonti e metodi di conservazione di energia sia convenzionali che alternativi. Questi includono incentivi a una più rapida costruzione di automobili ibride, maggiori trivellazioni offshore e lo sviluppo del gas naturale all'interno del paese, investimenti in progetti di energia non convenzionale e costruzioni più efficienti da un punto di vista energetico.


Crisi, la soluzione ci sarebbe
di Lino Rossi – Soldi online – 22 Ottobre 2008

Già sperimentata negli anni ’30 in Italia e nel secondo dopoguerra in tutto il mondo. Oggi è possibile fare meglio di allora. Ma la Politica deve fare un passo in avanti

Di opere da fare ce n’è un’infinità, sia devastanti come le centrali nucleari (2) ed il ponte sullo stretto di Messina, sia rispettose dell’ambiente come la generazione distribuita dell’energia elettrica (1), la valorizzazione delle risorse presenti sul territorio (3), i trasporti pubblici, la viabilità, la drastica riduzione del fabbisogno energetico dei fabbricati (4), ecc...

Ce n’è per far lavorare sia le grandi imprese che quelle medie e piccole. Quel che manca è solo la politica monetaria (5).

La prima domanda da porci è la seguente: è possibile che coloro che hanno portato la società a questo punto possano guidare la nuova politica?

Personaggi come Paulson, Trichet, Barroso, Almunia, Padoa-Schioppa, Draghi, ecc., saranno capaci di fare il contrario di ciò che hanno fatto negli ultimi decenni?

Qualche dubbio appare legittimo.

Si tratta di rispolverare il buon Keynes, magari senza interpretarlo malignamente col banale deficit spending, alzando drasticamente la base monetaria ed abbassando nel contempo il moltiplicatore bancario, per contenere M3 e conseguentemente l’inflazione. In questa maniera ci sarebbe un certo superamento temporaneo del parametro del 3% deficit/PIL (6), ma si uscirebbe pressoché istantaneamente dalla recessione che ci attanaglia, a noi italiani, da parecchi anni.

Gli Stati disporrebbero così di una certa liquidità più che sufficiente per ravvivare il malato, anche grazie al moltiplicatore keynesiano. Il fenomeno dello spiazzamento (7) si prenderà in considerazione, assai volentieri, quando sarà sciolta la prognosi riservata; lo Stato dovrà allora ritirarsi ritornando alla politica monetaria più confacente ai momenti “normali”.

1· l’unico punto sensato del programma dell’ultimo governo Prodi.

2· Scajola e la soluzione sovietica

3· Le centrali termoelettriche a biomassa

4· 9 centrali in meno di 5 anni

5· Come dovrebbe funzionare la politica monetaria
Le politiche monetaria e fiscale devono essere coordinate

6· per altro già atteso dalla Commissione Europea (per aiutare le banche)

7· Crowding out

Tremonti, che delusione!
di Lino Rossi – Soldi Online – 24 Ottobre 2008

Le grandi attese determinate dai suoi ultimi due libri e dagli annunci della primavera e dell’estate scorsa sembrano sbiadire. Adesso difende Maastricht, che in un momento come questo bisognerebbe invece superare

Diceva Giulio Tremonti pochi mesi fa (1): “Sappiamo anche che nel tempo presente ed in Europa - non in altri paesi nel mondo - i governi non hanno più il potere necessario per modellare la società o per fare parti importanti dell'economia.”

Questo passaggio significa che la politica monetaria è sottoposta al patto di stabilità e quindi i governi, singolarmente, non hanno la possibilità di manovrarla a piacimento. È corretto.

Nei governi ’01-’06 Giulio Tremonti, per dare un impulso alla nostra economia, ha superato il parametro del 3% come massimo rapporto deficit/PIL, ma non ha sortito grandi effetti, proprio a causa della politica monetaria della BCE (2 e 3).

Questo lasciava intendere che:

- il ministro aveva ben chiaro il funzionamento della Politica Monetaria;

- una volta create le condizioni avrebbe dato il suo contributo positivo alla risoluzione del problema.

Pochi giorni fa ha detto (4): “non ci saranno variazioni nel Patto di stabilità e crescita, … Maastricht c'è e funziona bene”.

Viceversa, per superare la crisi, sarebbe necessario dare un impulso all’economia, un impulso (5) perlomeno europeo, ancora meglio se mondiale. Il patto di stabilità e Maastricht vanno bene quando c’è una crescita sana (6) e sostenuta. In un momento come questo bisognerebbe superarli, anche se per poco tempo, fino alla ripresa.

Ora Tremonti ha raggiunto la meritata autorevolezza internazionale, ma ha ben chiaro cosa si dovrebbe fare? La sua ultima uscita (4) non fa ben sperare (7).

Se ci accingiamo ad andare alla nuova Bretton Woods con l’idea che il patto di stabilità e Maastricht vanno bene, anche in questo momento, … allora possiamo anche stare a casa.

(1) Intervento del Ministro dell'economia e delle finanze

(2) Le politiche monetaria e fiscale devono essere coordinate

La BCE, che controlla la politica monetaria con la priorità di mantenere stabile il tasso d'inflazione, attualmente molto preoccupata dalla crisi internazionale, potrebbe compiere un danno: non supportando gli sforzi degli Stati con un adeguato aumento della base monetaria, con connessa riduzione del moltiplicatore bancario per mantenere costante M3 ed inflazione, condanna l'Europa alla recessione.”

(3) Come dovrebbe funzionare la politica monetaria

(4) Tremonti: la politica non entrerà nelle banche

(5) Crisi, la soluzione ci sarebbe

(6) senza fantasmagoriche diavolerie finanziarie.

(7) Fra Tremonti e Grillo, dalla torre butto giù...