Come era prevedibile, le iniziative americane di venerdì scorso e quelle europee di sabato non hanno fermato il panico tra gli investitori.
L’euro poi e’ sceso ai minimi di due anni e mezzo fa contro lo yen e di un anno e mezzo fa contro il dollaro, mentre la BCE sembra manifestare insofferenza per il procedere dei governi nell'affrontare la crisi in ordine sparso, fottendosene bellamente dei suoi poteri Antitrust.
Anche oggi quindi un’altro passo in avanti verso il baratro. Ma niente paura, per fortuna c’e’ il Papa a rincuorare i poveri risparmiatori con questa massima “Vediamo adesso nel crollo delle grandi banche che i soldi scompaiono, sono niente e tutte queste cose che sembrano vere in realtà sono di secondo ordine. Solo la parola di Dio è fondamento della realtà e cambia il nostro concetto di realismo: realista è chi riconosce la realtà nella parola di Dio”.
“Certamente”…..direbbe il petomane di Cipri’ & Maresco.
Il Piano Paulson e’ legge: nasce la nuova dittatura bancaria
di Ilvio Pannullo – Altrenotizie – 6 Ottobre 2008
Analizzando con attenzione il piano di risanamento imposto, in questi giorni, al Congresso americano, si può cogliere un’agghiacciante analogia con la celebre scena epica narrata nel romanzo di J.R.R. Tolkien: quando, cioè, Sauron, l'Oscuro Signore di Mordor, il potente spirito del Male de Il Signore degli Anelli che fa da antagonista al racconto, forgiò tra le fiamme del monte Fato l’Unico Anello: “Una banca per domarli, Una banca per ghermirli e nel buio incatenarli”. Spiace per i fans, ma il paragone è decisamente calzante; non tanto e non solo per l’oscurità del piano che in questi giorni ha ormai visto la luce in terra americana, quanto piuttosto per la cupidigia e l’avidità di potere delle menti che lo hanno partorito, in questo figure reali e drammaticamente simili al Grande Occhio di fantastica creazione.
Prima di entrare nel merito della vicenda interesserà sapere che, già all'inizio di quest'anno, il Tesoro aveva indicato una traccia di riforma della governance dei mercati al fine di garantire una maggiore autorità alla banca centrale, a cui – stando al piano originario – sarebbe stata deputata la supervisone sulla stabilità del sistema finanziario nel suo intero (!) complesso. Dotare la Fed di più poteri, tuttavia, è un processo che avrebbe potuto richiedere anni e, comunque, avrebbe reso necessaria l'approvazione del Congresso, unica espressione viva della oramai mutilata sovranità popolare americana.
Già, però, lo scorso marzo si notarono alcuni segnali di cambiamento, quando la Fed decise, per la prima volta nella sua storia, di fare prestiti alle banche d'investimento finite sotto pressione. Si trattava della banca d’investimenti Bearn Sterns salvata dal fallimento perché acquistata, attraverso soldi pubblici, da JP Morgan, anch’essa allora una banca d’investimenti, il cui capitale, però, era ed è interamente di proprietà di privati. La mossa alimentò l’ipotesi che l'istituzione avrebbe dovuto avere poteri di supervisione anche sulle investment banks, poteri che oggi spettano alla Sec, la Consob americana.
In quell’occasione ci si affrettò a definire la finestra aperta dalla Fed “temporanea”, non mancando di sottolineare come ultimo termine, prima della sua chiusura, il settembre di quest’anno. Lo stesso ministro del Tesoro Paulson, ex numero uno di quel colosso bancario che risponde al nome di Goldman Sachs – che, sarà certamente un caso, è l’unica banca insieme a JP Morgan ad aver giovato di questa crisi straordinaria – si disse concorde con la linea di principio alla base dell'iniziativa della banca centrale e dichiarò: “Dobbiamo riflettere su come dare alla Fed l'autorità di accedere a informazioni necessarie, in mano a complesse istituzioni finanziarie, per proteggere il sistema e stabilizzarlo quando è in pericolo”. È il pericolo, infatti, lo strumento, la leva attraverso la quale agire per accentrare sempre più potere in capo alla banca centrale americana e più potere si ha – la storia insegna – più velocemente lo si può ulteriormente concentrare nelle mani di quei pochi che già lo detengono.
Nonostante, infatti, l’articolo 1 sezione 8 della Costituzione americana stabilisca che il Congresso deve avere il potere di coniare moneta (creare moneta ndr) e di stabilirne il valore, attualmente ad avere questo potere è la FED, una società privata. È, infatti, la Federal Reserve e non il Congresso americano a controllare e trarre profitto dal produrre moneta attraverso il Tesoro e controllando il valore della moneta stessa tramite la gestione del tasso d’interesse; quell’interesse, cioè, che le banche commerciali dovranno restituire alla Fed in aggiunta al capitale che la stessa conferisce loro stampando la moneta di cui fanno richiesta.
Non sorprende affatto, quindi, che l’idea di una Fed con poteri sulle banche d'investimento trovi un ampio consenso nel sistema bancario: di recente Timothy Geithner, presidente della Federal Reserve Bank di New York, ha sostenuto che la banca centrale ha bisogno di maggiore autorità sulle banche d'affari che possano avere bisogno di un suo supporto finanziario. La questione era, però, capire come il Tesoro Usa avrebbe potuto mettere in pratica queste riforme: alcuni analisti avevano paventato che la modalità con cui intervenire sarebbe potuta essere quella di un intervento per via amministrativa.
Una soluzione che avrebbe evitato di dover passare per il Congresso dove i tempi avrebbero rischiato di allungarsi. Straordinariamente, però, l’attuale crisi finanziaria e il panico paventato dalle stesse istituzioni americane – su tutti il Ministro del Tesoro Paulson e il Presidente Bush – hanno reso possibile l’impossibile: approvare la modifica del ruolo della Fed direttamente attraverso una legge votata dal Congresso e senza che questo lo impegnasse, come ci si sarebbe logicamente aspettato, in lunghe discussioni sul merito delle modifiche.
Ma c’è di più, molto di più: un esponente democratico del Congresso ha avvertito che un’atmosfera di panico è stata intenzionalmente creata perché fosse approvato il decreto sugli aiuti finanziari, affermando inoltre che diversi congressisti sono stati avvertiti, prima del voto di lunedì, che se la legge fosse stata bocciata in America sarebbe stata instaurata la legge marziale. Proprio così: la legge marziale. Il membro del Congresso Brad Sherman, eletto nel ventisettesimo distretto della California, ha infatti pubblicamente affermato, in un discorso tenuto il 2 ottobre alla Camera dei Rappresentanti, che conosce personalmente diversi rappresentanti del Congresso che hanno affermato di essere stati minacciati con la prospettiva della vera e propria legge marziale se avessero votato in opposizione al piano di aiuti da 700 miliardi di dollari.
Sherman ha essenzialmente avvertito che potenti forze che vogliono che il decreto passi hanno tentato di ricattare i rappresentanti democraticamente eletti. “L’unico modo in cui possono far passare questo decreto è creando e sostenendo un’atmosfera di panico. Questa atmosfera non è giustificata” ha affermato Sherman. La notizia, ovviamente oscurata dal mainstream ufficiale, arriva da Steve Watson, dal sito infowars.net. “A molti di noi – ha continuato il membro del Congresso - è stato detto in conversazioni private che se lunedì avessimo votato contro il decreto il cielo sarebbe crollato, il mercato sarebbe caduto di 2000 o 3000 punti il primo giorno, altri 2000 il secondo giorno; e ad alcuni membri del Congresso è stato persino detto che ci sarebbe stata la legge marziale in America se avessimo votato no. Questo - ha insistito il deputato - è ciò che chiamo spargere paura. Ingiustificata. Dimostrata falsa. Abbiamo una settimana, abbiamo due settimane per scrivere un buon decreto. L’unico modo per far passare un cattivo decreto è mantenere la pressione del panico”. L’intero discorso dell’onorevole Sherman, membro della Camera dei Rappresentanti dal 1997 nonché membro del Comitato sui Servizi Finanziari, è disponibile sul sito CSPAN.
Adesso che lo sciagurato progetto è legge, il Congresso americano dovrebbe costringere la Presidenza e l’intero governo ad un’immediata indagine su queste serie accuse che, per la loro gravità e per la rispettabilità di chi le ha formulate, pesano come macigni sulla credibilità internazionale di quella che è, a tutti gli effetti, la nazione più armata del pianeta. Sentire un parlamentare americano paventare, in una pubblica dichiarazione rilasciata davanti alla Camera dei Rappresentati, un colpo di Stato e l’instaurazione della legge militare, fà tremare i polsi e ricorda vicende purtroppo note nella vecchia Europa continentale. Scoprire quali privati individui e funzionari dell’amministrazione, se ce ne sono, sono coinvolti nella diretta minaccia di un rovesciamento militare dei lavori del governo Usa, appare più che necessario non essendo lo Sherman il solo a lanciare una simile accusa.
Ci attendono, dunque, tempi oscuri. Mentre il popolo sovrano dorme c’è, infatti, chi è al lavoro per mettere, rovistando nel torbido e facendo della Costituzione Usa carta straccia, il suggello finale al piano per ottenere il potere assoluto sui mercati finanziari della nazione e sul futuro economico del paese. Il rappresentante del grande cartello bancario, oggi ministro del Tesoro USA, si è visto approvare dal Congresso una legge che metterà fine alla pretesa che Bush controlli qualcosa di più dello schermo al plasma, situato a pochi centimetri dai suoi occhi privi di vita, su cui legge le ultime notizie. Al potere ora c’è lui, l’ex CEO della Goldman Sachs: Henry Paulson. Ave Cesare! I giorni della Repubblica sono finiti.
Perche’ il salvataggio di Wall Street puzza
di Mike Whitney – Counterpunch – 2 Ottobre 2008
Questo è un disastro in tempo reale e richiede vere soluzioni.[…] Siamo in una situazione di panico generalizzato e siamo ritornati a rischio di crollo sistemico dell’intero sistema finanziario. E le autorità Usa e quelle straniere sembrano non avere capito nulla su cosa ci sia bisogno di fare.
Da quasi un anno ci stiamo chiedendo: perché gli investitori e le banche straniere che hanno comprato centinaia di miliardi di dollari di titoli poggiati sui mutui [mortgage-backed securities, MBS] da banche di investimento Usa non hanno intrapreso alcuna azione legale contro queste stesse banche, o iniziato un boicottaggio dei prodotti finanziari Usa per impedire che altre persone venissero derubate?
Ora sappiamo la risposta. È perché, dietro le scene, Henry Paulson & Co. stavano lavorando ad un accordo per gettare tutto questo casino da miliardi di dollari sui contribuenti Usa. Questa è la vera ragione dietro a questo spreco da $ 700 miliardi; cancellare gli enormi debiti generati dal più grande caso di truffa della storia. Il membro del congresso Brad Sherman la spiegato mercoledì notte a Larry Kudlow:
“Il decreto fornisce centinaia di miliardi di dollari per salvare gli investitori stranieri. Non fornisce alcun reale controllo sui poteri di Paulson. Vi è un comitato di controllo ma non è un vero comitato che può farsi avanti e cambiare quello che lui fa. È un programma da $ 700 miliardi gestito da un impiegato part-time e non vi è limite sui salari da un milione di dollari al mese… Il tutto è molto chiaro. La Bank of Shanghai può trasferire tutti i suoi beni tossici alla sua sede di Los Angeles che poi il giorno dopo li rivende al Tesoro. Ho proposto un emendamento per fare in modo che se questi beni non fossero stati posseduti da un’entità americana, pure una sussidiaria, ma almeno una qualche entità negli Usa, il Tesoro non avrebbe potuto comprarli. È stato rigettato.
Il decreto è molto chiaro. Beni ora detenuti in Cina e a Londra possono essere venduti a società Usa lunedì e poi rivenduti al Tesoro martedì. Paulson ha detto chiaramente che avrebbe chiesto un veto di qualunque legge contenente un chiaro emendamento che affermasse che non possono essere venduti al Tesoro beni non posseduti da cittadini americani al 20 di settembre. Centinaia di miliardi di dollari sono destinati a salvare gli investitori stranieri. Lo sanno, lo hanno chiesto, il decreto è stato accuratamente scritto per far sì che accada ciò”.
Perciò, perché il segretario al Tesoro non ha spiegato al popolo americano il vero scopo del salvataggio? Può essere che egli sappia che il suo salvataggio da $ 700 miliardi finirà come il dirigibile Hindenburg, svanendo coperto dalle fiamme?
Questo è un decreto terribile, e conferisce autorità assoluta ad uno degli attori centrali dello scandalo, Henry Paulson, che e stato presidente della Goldman Sachs al tempo in cui questi titoli MBS spazzatura venivano rifilati in giro per il pianeta ad investitori creduloni. Ora Paulson sarà nella posizione di ricomprare qualunque “bene in difficoltà” egli ritenga porre una minaccia alla “stabilità del mercato finanziario”. E’ chiaro che Paulson utilizzerà i suoi poteri privi di controlli per fare tabula rasa e rimuovere qualunque possibilità che gli investitori stranieri possano intraprendere azioni legali contro i perpetratori della truffa: le giganti banche di investimento di Wall Street.
Dunque, com’è possibile che il popolo americano accetti di pagare per evitare future spese legali a Paulson & Co.? E’ questo il modo in cui le tasse dei contribuenti dovrebbero essere spese, anziché in educazione, sanità e infrastrutture?
Vi è un’altra ragione per cui Paulson ha lavorato così duramente per l’approvazione del decreto Salvataggio per i Tycoons; perché è una manna dal cielo per i giganti del sistema bancario. La Citigroup non ha raccolto la Wachovia per puro caso, né la JP Morgan ha acquistato Washington Mutual perché voleva compiere il suo dovere civico e impedire il totale collasso del sistema. Assolutamente no; sapevano chiaramente dove soffiava il vento. Di fatto, non ce n’è uno di questi casi che non mandi puzza di bruciato.
Questo ha detto Sara Lepro di AP:
“La Citigroup ha acconsentito lunedì ad acquistare le operazioni bancarie della Wachovia per $ 2,1 miliardi in un accordo combinato dai regolatori federali, rendendo la banca di Charlotte l’ultima vittima della sempre più vasta crisi finanziaria globale.
L’accordo espande grandemente i diritti di vendita della Citigroup—fornendole un totale di più di 4300 filiali Usa e 600 miliardi in depositi—e le assicura un posto tra le Tre Grandi dell’industria bancaria Usa, assieme alla Bank of America Corp. e alla JP Morgan Chase & Co.
Ma tutto ciò avviene ad un costo: Citigroup Inc. ha detto che ridurrà i suoi dividendi trimestrali della metà, a 16 centesimi. Diluirà anche gli attuali azionisti vendendo 10 miliardi di azioni ordinarie per sostenere la sua posizione di capitale. Oltre ad essersi assunta $ 53 miliardi in debiti, Citigroup assorbirà sino a 42 miliardi di perdite del portafoglio prestiti da 312 miliardi della Wachovia, mentre la Federal Deposit Insurance Corp. [FDIC, assicurazione federale sui depositi, n.d.t.] si è dichiarata d’accordo a coprire le rimanenti perdite. Citigroup emetterà anche azioni privilegiate e garanzie per la FDIC per 12 miliardi di dollari.”
Questa è la frase chiave della Lepro:
“Il piano di salvataggio per le istituzioni finanziarie da $ 700 miliardi proposto dal governo, votato lunedì dalla Camera dei Rappresentanti, probabilmente si dimostrerà un ulteriore guadagno per la Citi.
Mentre il piano è in generale progettato per impedire che le banche si approfittino della vendita al governo di beni in difficoltà, vi è un’eccezione per il caso di beni acquistati in una unione o in un rilevamento, o da aziende che hanno fatto bancarotta. Questo permetterebbe alla Citigroup di vendere le obbligazioni tossiche e altri beni ottenuti dalla Wachovia per un prezzo più alto di quello realmente pagato per essi”.
Perciò la Citi non solo ottiene un’armata di correntisti (il più economico capitale disponibile!) ma, allo stesso tempo, potrà scaricare tutta la sua spazzatura poggiata sui mutui sui contribuenti! E, indovinate un po’, l’affare fatto dalla JP Morgan è praticamente identico.
È o no un giochetto da esperti?
Qualcuno ha voglia di scommettere che anche la G-Sax otterrà un posto in prima fila succhiando miliardi di dollari dei contribuenti per rimettere assieme il suo traballante bilancio?
E quale sarà il risultato netto della rapina da parte dei banchieri gangster di Paulson? Maggiore consolidamento dell’industria finanziaria e totale distruzione delle banche locali e regionali. Questa è una cosa certa. Le piccola banche di tutta la nazione se la prenderanno in saccoccia se passa il decreto. Potete scommetterci.
Il paese non ha tempo per questa cinica caccia al tesoro. Il sistema sta mostrando pessimi segni e abbiamo UNA sola possibilità per fare un buon decreto di emergenza.
Secondo Bloomberg News, 29 settembre:
“La Federal Reserve immetterà ulteriori $ 630 miliardi nel sistema finanziario globale, allagando le banche di contanti per alleviare la peggiore crisi bancaria dai tempi della Grande Depressione. La Fed ha aumentato i suoi scambi di valuta con banche centrali straniere da $ 330 miliardi a $ 620 miliardi per rendere una maggiore quantità di dollari disponibile in tutto il mondo. Il Term Auction Facility, il programma d’emergenza di prestiti della Fed, si espanderà da $ 300 miliardi a $ 450 miliardi. Tra le autorità partecipanti vi sono la Banca Centrale Europea, la Banca d’Inghilterra e la Banca del Giappone.
La crisi si sta riflettendo su tutta l’economia globale, provocando la caduta del mercato azionario e costringendo i governi europei a salvare quattro banche negli ultimi due giorni appena”. (Bloomberg)
Afferrato il concetto? La Fed aveva già accantonato il voto negativo del Congresso e pompato denaro nel sistema; e guardate cos’è successo.
Nulla!
Il Libor [London Interbank Offered Rate. Da Wikipedia: “Il libor è il tasso di riferimento europeo al quale le banche si prestano denaro tra loro, spesso durante la notte (in batch notturno), dopo la chiusura dei mercati” N.d.t.] è ancora al massimo storico, il Ted spread [Il Ted spread è la differenza tra i tassi di interesse dei prestiti interbancari e quelli dei buoni del Tesoro USA a breve termine. E’ un indice del rischio percepito sul credito, dato che i buoni del Tesoro sono considerati a basso rischio a differenza dei prestiti interbancari N.d.t.] si è allargato livelli record mentre i prestiti interbancari sembrano bloccati ad un punto morto. Vi è una corsa al mercato valutario che sta riducendo la capacità delle imprese di utilizzare credito a breve termine. Il sistema si sta spegnendo, amici, e l’olio di serpente di Paulson non servirà a nulla. 400 economisti di fama—non i falchi fanatici che lavorano per l’amministrazione Bush –si sono opposti a questo piano di salvataggio.
Questo è un disastro in tempo reale e richiede vere soluzioni. Come fa notare Nouriel Roubini, presidente della Roubini Global Economics, siamo sull’orlo della “madre di tutte le corse agli sportelli”, un saccheggio senza confini delle riserve che farebbe crollare il sistema finanziario. Questa è l’opinione di Roubini su quale sarà la prossima testa a cadere:
“Il prossimo passo di questo panico potrebbe diventare la madre di tutte le corse gli sportelli, cioè una corsa agli oltre $1000 miliardi di prestiti interbancari a breve termine con l’estero del sistema finanziario e bancario Usa, dato che le banche straniere si stanno iniziando a preoccupare della sicurezza delle loro esposizioni liquide verso le istituzioni finanziarie USA; tale silenziosa corsa agli sportelli da oltre confine è già iniziata dal momento che le banche straniere sono preoccupate della solvibilità delle banche Usa e stanno iniziando a ridurre la loro esposizione. E se questa corsa accelera, come potrebbe accadere, potrebbe avvenire un collasso totale del sistema finanziario Usa. Siamo perciò ora in una situazione di panico generalizzato e siamo ritornati a rischio di crollo sistemico dell’intero sistema finanziario. E le autorità Usa e quelle straniere sembrano non avere capito nulla su cosa ci sia bisogno di fare. Forse dovrebbero già oggi iniziare una coordinata riduzione di 100 punti base dei tassi in tutte le maggiori economie del mondo per mostrare che hanno seriamente iniziato a riconoscere e ad affrontare questa crisi finanziaria in rapido peggioramento.” (Nouriel Roubini, EconoMonitor)
Non un solo centesimo dovrebbe andare a questa ultima truffa di Wall Street. Nessun salvataggio!
Salviamo i proprietari di casa! Perche’ il Piano Paulson e’ una truffa
di Paul Craig Roberts – Counterpunch – 3 Ottobre 2008
Questo piano di salvataggio di Paulson è, esso stesso, una gigantesca frode come i mutui subprime ad eccessiva leva finanziaria?
Ieri, qui su CounterPunch, ho discusso del piano di salvataggio proposto e fatto notare che la proposta non può avere successo se danneggia la posizione di credito del Tesoro Usa e/o la combinazione del mark-to-market [utilizzo dei prezzi stabiliti dal mercato N.d.t.] e dello short-selling [detto anche “vendita allo scopeto”, lo Short Selling è un operazione finanziaria che consiste nella vendita di strumenti finanziari non posseduti con successivo riacquisto. Da BorsaItaliana.it N.d.t.] permette a chi lo pratica di prosperare trascinando sempre più istituzioni finanziarie alla bancarotta.
Il commento di un lettore e un articolo dei professori di Yale Jonathan Kopell and William Goetzmann, sollevano esattamente questa questione della fraudolenza del pacchetto Paulson.
Come dice un lettore: “abbiamo debito a tre differenti livelli: il debito personale familiare, il debito del settore finanziario e il debito pubblico. Il primo ha inondato il secondo e ora stanno facendo sì che il secondo inondi il terzo. L’atteggiamento dei nostri leader è quello di non fare nulla per il primo livello di debito, e fare finta che il terzo livello di debito non abbia alcuna importanza”.
L’argomento in favore del piano di salvataggio è che le banche saranno libere dagli strumenti finanziari in difficoltà e potranno ritornare a fare prestiti, e che il Tesoro Usa recupererà gran parte dei costi del salvataggio perché solo una piccola percentuale dei sottostanti i mutui sono cattivi. Esaminiamo questo argomento.
In realtà il piano Paulson non affronta il problema principale. Affronta solo i problemi delle istituzioni finanziarie che detengono beni in difficoltà. In base al piano di salvataggio, i beni in difficoltà si spostano dai bilanci delle banche al bilancio del Tesoro. Ma il sottostante problema—la continua diminuzione dei valori dei mutui e delle case—rimane e continua a peggiorare. L’origine della crisi è al livello dei proprietari di casa. I proprietari non riescono a ripagare i mutui. Spostare gli strumenti finanziari nei libri contabili del Tesoro non ferma il crescente tasso di insolvibilità.
Il piano di salvataggio si concentra sul lato sbagliato del problema. Il salvataggio dovrebbe concentrarsi sull’origine del problema, i proprietari di casa che si dichiarano insolventi. Il salvataggio dovrebbe indennizzare i proprietari insolventi e pagare i mutui criminali. Come fanno notare Koppell e Goetzmann, gli strumenti finanziari sono in difficoltà a causa dell’insolvibilità dei mutui. Fermare il problema alla sua origine restaurerebbe il valore dei derivati basati su mutui e porrebbe fine alla crisi.
Questo approccio ha l’ulteriore vantaggio di fermare la valanga nei prezzi delle case e porre termine all’erosione della base fiscale locale che risulta dai pignoramenti e dalle case gettate sul mercato. E per quanto riguarda l’azzardo morale di salvare i proprietari di casa che hanno fatto eccessiva leva finanziaria [over-leveraged] su se stessi?
Paul Craig Roberts [email] è stato Assistente Segretario del ministero del Tesoro americano, durante l’Amministrazione Reagan. E’ un ex Editore Associato del Wall Street Journal, è stato per 16 anni columnist di Business Week e di Scripps Howard News Service e di Creator’s Sindacate di Los Angeles. Ha avuto numerose cattedre universitarie, inclusa quella "William E. Simon" della facoltà di Politica Economica del Center for Strategic and International Studies della Georgetown University e Senior Research Fellow dell’Hoover Institution e della Stanford University. E’ stato insignito della Legion d’Onore dal Presidente della Francia e gli è stata assegnata la medaglia d’argento del Ministero del Tesoro Usa, per il suo “importante contributo alla formulazione della politica economica americana”.