Due articoli su due fronti caldi di cui i mainstream media non parlano praticamente mai.
Georgia, attenti all'Abkhazia
di Enrico Piovesana – Peacereporter – 28 Ottobre 2008
Spentisi i riflettori dei mass media sul conflitto in Ossezia del Sud, la Georgia è ripiombata nel dimenticatoio. Ma questo non significa che tutto sia finito.
Se sul fronte sudosseto la tregua sembra reggere, rischia invece di riesplodere l'altro conflitto separatista, quello riguardante la ben più estesa e strategica regione dell'Abkhazia.
Bagapsh: "Risponderemo alle provocazioni georgiane". Sabato sera, colpi di mortaio sparati dal villaggio georgiano di Ganmukhuri hanno colpito una postazione delle milizie abkhaze nel villaggio di Pichori, nel distretto di Gali. Un militare separatista è rimasto gravemente ferito. E' seguito un violento scontro a fuoco durato cinque minuti. "Oramai capita ogni giorno", ha dichiarato il presidente abkhazo Serei Bagapsh. "Sul confine con la regione di Gali i georgiani hanno lanciato un'operazione terroristica di provocazione su larga scala. Ma vedo che gli osservatori europei non agiscono. Ma d'ora in avanti risponderemo a questi attacchi con tutta la forza a nostra disposizione, carri armati compresi".
Una pericolosa escalation di attacchi e contrattacchi. L'attacco georgiano di sabato è stato probabilmente una rappresaglia per l'attentato che al mattino aveva ucciso il sindaco del villaggio georgiano di Muzhava, nel distretto di Tsalenjikha, a ridosso del confine amministrativo con l'Abkhazia. Nell'esplosione era rimasto ucciso anche un altro civile georgiano.
Un'azione che, a sua volta, potrebbe essere stata ordinata in risposta agli 'omicidi mirati' compiuti in Abkhazia, secondo i separatisti, da unità speciali dell'esercito georgiano. Venerdì un amministratore locale abkhazo era stato ucciso in un agguato nel villaggio di Dikhazurga, nel distretto di Gali. E mercoledì, a Gali città, era stato assassinato il capo dell'intelligence militare abkhaza assieme ad altre due persone.
Inguscezia fuori controllo
di Enrico Piovesana – Peacereporter – 27 Ottobre 2008
"In Inguscezia è ormai in corso una guerra civile". Parola di Alexei Malashenko, analista politico del Carangie Center di Mosca.
Il conflitto tra guerriglia indipendentista islamica e forze di sicurezza federali russe in questa piccola e poverissima repubblica russa - stretta tra la Cecenia, l'Ossezia del Nord e le cime del Caucaso - è sempre più violento. Sparatorie, attentati, imboscate, omicidi e rapimenti fanno ormai parte della vita quotidiana della popolazione ingusceta.
Una repressione controporducente. Il Cremlino si illudeva che la durissima repressione militare seguita al clamoroso attacco dei ribelli contro la capitale Nazran nel giugno 2004 avrebbe piegato i mujaheddin dell'emiro 'Magas', nome di battaglia di Magomed Yevloyev, comandante della Ingush Jamaat. Invece la mano pesante delle truppe russe contro chiunque fosse sospettato di legami con i ribelli (persecuzioni, torture, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni), combinata alla frustrazione di una popolazione locale stremata dalla povertà, dalla disoccupazione (al 75 percento) e dalla spaventosa corruzione del governo locale del presidente Murat Zyazikov, ha spinto molti giovani ad andare nei boschi per unirsi ai ribelli.
Anche l'opposizione nel mirino. L'invio, l'anno scorso, di 2.500 soldati delle forze speciali per contrastare la guerriglia ha solo peggiorato la situazione. Quest'anno il numero degli attacchi contro militari russi, politici locali e strutture governative è aumentato esponenzialmente. Uno stillicidio che, da gennaio a oggi, ha causato almeno 150 vittime (in Inguscezia vive solo mezzo milione di persone). Dopo che il 31 agosto scorso la polizia ha assassinato il principale esponente dell'opposizione locale (che per puro caso si chiama come il leader dei ribelli), l'escalation è stata drammatica.
"Situazione virtualmente fuori controllo". Solo negli ultimi dieci giorni i guerriglieri dell'emiro Magas hanno occupato due villaggi (16 ottobre), hanno ucciso in due imboscate a colpi di lanciarazzi diversi soldati russi, addirittura 50 secondo alcune fonti locali (18 ottobre), e giovedì scorso hanno fatto irruzione in un locale rapendo tre poliziotti e una dozzina di civili: sembra che li abbiano portati in Cecenia per poi usarli per uno scambio di prigionieri.
"La sitauzione qui in Inguscezia - ha dichiarato alla Reuters Timur Akiyev, direttore della sede locale di Memorial - è virtualmente fuori controllo".