sabato 18 ottobre 2008

Riflessioni di Fidel Castro sulla crisi finanziaria

Qui di seguito tre articoli/riflessioni sulla crisi finanziaria in corso firmati da Fidel Castro che confermano quanto il Lider Maximo goda di ottima salute fisica ma soprattutto mentale.

Fidel inoltre sfoggia anche una notevole dose di ironia sulle misure escogitate dagli USA per contrastare la crisi e sfotte pure Berlusconi per le sue incredibili frasi in lode a Bush pronunciate qualche giorno fa durante la sua visita negli USA.

Lunga vita a Fidel!

L'insolito
di Fidel Castro Ruz - Granma - 15 Ottobre 2008

Domenica 12 ottobre, i paesi dell’Eurozona hanno accordato un piano anticrisi su iniziativa di Sarkozy, Presidente della Francia.
Lunedì 13 sono state annunciate le cifre multimilionarie di denaro che i paesi europei lanceranno nel mercato finanziario per evitare il collasso.
Le azioni si sono riprese alla sorprendente notizia.

Grazie agli accordi menzionati, la Germania ha impegnato nell’operazione di riscatto 480.000 milioni di Euro, la Francia 360.000 milioni, l’Olanda 200.000 milioni, Austria e Spagna 100.000 milioni ognuna e così via, sino a raggiungere, assieme al contributo della Gran Bretagna la cifra di 1.7 milioni di milioni di Euro che in quel giorno - dato che la relazione di cambio tra una e un’altra moneta varia in continuazione - equivalevano a 2,2, milioni di milioni di dollari, da sommare ai 700.000 milioni di dollari degli Stati Uniti.

Le azioni delle grandi corporazioni che non erano già rovinate hanno visto una rapida crescita del loro valore, che pur essendo lontano dal compensare le perdite sofferte nei nove giorni tragici, permetterà ai politici e ai banchieri del capitalismo sviluppato di respirare un poco d’ossigeno.

In quello stesso giorno, ma di sera, il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, in un banchetto organizzato in suo onore nella Casa Bianca, ha fatto un discorso per rendere omaggio a Bush.
“Abbiamo fiducia in questo presidente che ha avuto il coraggio di mettere in pratica quello che considerava giusto, quello che doveva fare per sè, per il suo popolo e per il mondo”.

Ed ha esagerato davvero!

Lo stesso 13 il Premio Nobel dell’Economia corrispondente al 2008 è stato consegnato al cittadino degli Stati Uniti, Paul Krugman che è senza dubbio un difensore del sistema capitalista, ma è anche molto critico del presidente Bush.

Con il titolo di “Gordon lo ha fatto bene”, pubblicato il 14 nel quotidiano El País, egli esprime diverse idee, alcune delle quali meritano una citazione testuale:
“È naturale affrontare il problema della mancanza di capitali finanziari facendo sì che lo Stato dia alle istituzioni finanziarie più capitali in cambio di una parte delle loro proprietà.

Questa specie di nazionalizzazione parziale temporanea è la soluzione preferita in privato da Ben Bernanke, il presidente della Riserva Federale.
Annunciando il suo piano di aiuti finanziari di 500.000 milioni di Euro, Henry Paulson, segretario del Tesoro Statunitense, ha disapprovato questa soluzione sostenendo che questo si fa nel caso di fallimento.
Il governo britannico è andato alla radice del problema ed ha attuato con incredibile rapidità per risolverlo.

Paulson — dopo aver perduto, si presume, varie settimane molto importanti, ha fatto marcia indietro e adesso pretende di comprare azioni bancarie invece di attivi ipotecari tossici.
Come ho già detto, non sappiamo ancora se queste misure funzioneranno…

Questa visione chiara è arrivata però da Londra e non Washington.
È difficile evitare la sensazione che la risposta iniziale di Paulson sia distorta dall’ideologia. Va ricordato che lavora per un governo la cui filosofia si può riassumere in “quel che è privato è buono, quel che è pubblico è cattivo”.

In tutto l’esecutivo i professionisti esperti sono stati destituiti e forse nel Tesoro non c’è più nessuno capace e con un’esperienza tale da saper dire a Paulson che quel che stava facendo non aveva senso.

Per fortuna dell’economia mondiale, quello che stanno facendo Gordon Brown e i suoi ministri sì che ha un senso e forse hanno mostrato il cammino per superare questa crisi.
Nemmeno il Premio Nobel dell’Economia 2008 è sicuro, come confessa, che queste misure funzioneranno.

Sono fatti insoliti.

Martedì 14 le azioni nella borsa sono scese di prezzo di alcuni punti. I sorrisi erano più che mai stereotipati.
I paesi capitalisti europei, saturi di capacità produttiva e di merci, disperatamente necessitati di mercati per evitare gli scioperi degli operai e degli specialisti nei servizi, i risparmiatori che perdono il loro denaro, i contadini rovinati, non sono in condizione d’imporre condizioni e soluzioni al resto del mondo.

Questo lo proclamano i leader d’importanti paesi emergenti e di quelli che, poveri e saccheggiati economicamente, sono vittime di scambi senza uguaglianza.
Oggi mercoledì 15, il valore delle azioni nelle borse è caduto di nuovo strepitosamente.

McCain e Obama discuteranno con ardore il tema economico.
Nella grande democrazia degli Stati Uniti la metà di coloro che hanno il diritto di voto non è iscritta; tra gli iscritti la metà non vota e solo il 25% degli elettori sceglie coloro che governano. Molti di quelli che desidererebbero votare per il candidato negro, non lo possono fare.
Le inchieste dicono che questo candidato conta su una grande maggioranza.
Senza dubbio nessuno sa dire quale sarà il risultato.

Il 4 novembre è un giorno di grande interesse per l’opinione mondiale, data la crisi economica nella quale si dibatte la società degli Stati Uniti.
In materia elettorale posiamo sentirci sicuri di una sola cosa: nelle prossime elezioni in Gran Bretagna Gordon Brown non sarà eletto Primo Ministro.


Il fantasma della casa bianca
di Fidel Castro Ruz – Granma - 13 Ottobre 2008

Tre giorni fa, venerdì 10 ottobre, il mondo ha tremato per l’impatto della crisi finanziaria di Wall Street.
Si è perso il conto dei milioni di dollari in biglietti di carta che la riserva federale ha iniettato alle finanze mondiali per far sì che le banche continuino a funzionare e i risparmiatori non perdano il loro denaro.

La riunione dei ministri delle finanze del Gruppo dei 7 ha accordato d’applicare le seguenti misure:
Svolgere azioni decisive e utilizzare tutti gli strumenti disponibili per appoggiare le istituzioni finanziarie importanti per il sistema e prevenire il loro fallimento.
Fare tutti i passi necessari per scongelare i mercati di credito e monetari e assicurarsi che le banche e altre istituzioni finanziarie abbiano ampio accesso a liquidità e fondi.
Assicurare che le banche a altri intermediari finanziari maggiori possano, in base alle necessità, riunire capitali di fonti pubbliche e private in quantità sufficienti per ristabilire la fiducia e permettere di continuare a dare prestiti alle famiglie e per gli affari.
Assicurare che le rispettive sicurezze nazionali di deposito e dei programmi di garanzia siano forti e consistenti, in maniera che i piccoli risparmiatori continuino ad avere fiducia nella sicurezza dei loro depositi.
Attuare, quando sia appropriato, per rilanciare i mercati secondari per le ipoteche.

Nella stessa giornata il segretario al Tesoro degli Stati Uniti ha confermato che il governo comprerà azioni delle banche, sommandosi all’iniziativa britannica. Sia gli Stati Uniti che il Regno Unito hanno indicato che compreranno azioni preferenziali, che sono quelle che ricevono i primi dividendi, ma non hanno diritto di voto.

Il presidente Bush non ha considerato necessaria la sua presenza in questa riunione dei ministri delle finanze e si riunirà con loro sabato 18.
Ma dov’era venerdì 10 ottobre?
Niente meno che a Miami! Partecipava a una raccolta di fondi per i candidati repubblicani nella Florida.

Con l’approvazione di solo il 24% dei cittadini è il capo di Stato con il minor appoggio di tutta la storia degli USA.
Si è riunito con imprenditori e capoccia, le scorie cubane di Miami. Continuava lì la sua maniaca ossessione anticubana, che è stata la priorità del suo tenebroso periodo di otto anni, alla guida dell’impero.
Non ha potuto contare neanche con l’appoggio della FNCA - la Fondazione Cubano Americana - creata da Reagan nella sua crociata contro Cuba.
Per ragioni puramente demagogiche, la FNCA gli aveva chiesto di togliere con carattere provvisorio la proibizione d’inviare aiuti diretti ai familiari e ai danneggiati dai due devastatori uragani che hanno colpito il nostro popolo.

Raúl Martínez, un ex sindaco di Hialeah, rivale del congressista Lincoln Díaz-Balart, aveva criticato l’attuale politica di chi è stato eletto presidente con l’inganno e la frode, con meno voti nazionali del suo avversario, in virtù del peso della Florida nel conteggio dei voti elettorali, quando in realtà nemmeno lì aveva la maggioranza.

Domenica 12 ottobre l’Unione Europea, con la presidenza della Francia, ha accordato di chiedere agli Stati Uniti l’organizzazione di un Vertice per rifondare il sistema finanziario internazionale.
Lo ha detto così il presidente Nicolás Sarkozy, dopo una riunione dei paesi della Eurozona a Parigi.

Sarkozy ha detto che l’ Europa ora si deve unire agli USA e ad altre potenze per attaccare le cause della crisi finanziaria che ha affondato i mercati delle borse.
“Dobbiamo convincere i nostri amici statunitensi della necessità di un Vertice internazionale per rifondare il sistema finanziario, ha segnalato Sarkozy, presidente di turno della UE. Non sarà un regalo per le banche”, ha anche affermato con enfasi il Presidente della Francia.

Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, entra oggi nei suoi ultimi 100 giorni d’incarico, con una fortissima mancanza di popolarità e con una delle crisi economiche più importanti degli ultimi decenni.

Il ministro del Brasile al Patrimonio, Guido Mantega, ha criticato il FMI che indica i paesi avanzati come modelli da seguire ed ha dichiarato che nelle future riforme del sistema finanziario non dovranno primeggiare le norme di queste nazioni.
“Il mondo assiste incredulo, mentre la crisi attuale rivela debolezze ed errori gravi nella politica di paesi che erano considerati come modelli, paesi che erano presentati come riferimenti del buon governo”, ha detto Mantega parlando al Comitato Monetario e Finanziario Internazionale, principale organo dirigente del FMI.

Con l’economia mondiale fatta a pezzi, il Presidente degli USA eletto in forma tanto irregolare e irresponsabile, ha messo nei guai tutti gli alleati della NATO e il Giappone, sviluppato e ricco socio militare economico e tecnologico degli Stati Uniti, nel Pacifico.
Miami oggi è un enorme problema e Bush si è trasformato in un fantasma.

Le borse non sono cadute perchè erano già sul pavimento. Oggi respiravano felici per le colossali iniezioni di denaro che le hanno gonfiate artificialmente a spese del futuro.
L’assurdo però non si può mantenere. Bretton Woods agonizza. Il mondo non tornerà ad essere mai più lo stesso.


La legge della giungla
di Fidel Castro Ruz – Granma - 11 Ottobre 2008

Il commercio nella società e tra i paesi è lo scambio di beni e servizi prodotti dagli esseri umani. I padroni dei mezzi di produzione si appropriano dei guadagni. Loro dirigono come classe lo stato capitalista e si vantano d’essere i portatori di sviluppo e benessere sociale attraverso il mercato, al quale si rende omaggio come a un dio infallibile.

Nei paesi esiste l’antagonismo tra i più forti e più deboli, tra quelli che si alimentano meglio, che hanno imparato a leggere e scrivere, che sono andati a scuola, che accumulano più esperienze, più relazioni sociali, più risorse, e coloro che mancano di tutti questi vantaggi nella società; tra quelli che hanno il clima migliore, più terre coltivabili, più acqua, più risorse naturali nello spazio in cui gli è toccato vivere quando non esistono più territori da conquistare, quelli che dominano la tecnologia, che hanno più sviluppo e maneggiano infinite risorse mediatiche e gli altri che, al contrario, non utilizzano nessuna tra queste prerogative.

Sono le differenze, a volte abissali, per definire le nazioni ricche o povere.

È la legge della giungla.

Le differenze tra le etnie non esistono quando ci si riferisce alle facoltà mentali dell’essere umano. Si tratta di qualcosa scientificamente molto più certo.
La società attuale non è la forma naturale dell’evoluzione dell’uomo: ha subito una creazione da parte dell’uomo già mentalmente sviluppato, senza la quale non si potrebbe concepirne la stessa esistenza. Quello che ci si chiede quindi è se l’essere umano potrà sopravvivere al privilegio d’avere un’intelligenza creatrice.

Il sistema capitalista sviluppato, il cui massimo esponente è il paese con una natura privilegiata, dove l’uomo bianco europeo ha sviluppato le sue idee, i suoi sogni e le sue ambizioni, oggi è in piena crisi.
Non è quella abituale che accade ciclicamente e nemmeno quella traumatica degli anni trenta; è la peggiore di tutte da quando il mondo ha seguito questo modello di crescita e sviluppo.

L’attuale crisi del sistema capitalista sviluppato si produce quando l’impero è prossimo a cambiare la sua cupola del potere nelle elezioni che si svolgeranno tra venticinque giorni ed è l’ultima cosa che ci manca di vedere.

I candidati dei due partiti che decidono queste elezioni cercano di persuadere gli sconcertati votanti, molti dei quali non si sono mai preoccupati di votare, che loro, come candidati alla presidenza sono capaci di garantire il benessere e il consumismo che fanno definire lo statunitense un popolo di classe media, senza il minimo proposito di vari cambi in quello che considerano il più perfetto sistema economico che il mondo ha mai conosciuto.

Un mondo che, ovviamente, nella mentalità di ognuno di loro, è meno importante della felicità di trecento e tanti milioni di abitanti d’una popolazione che non giunge al 5% degli abitanti del pianeta.

Il destino dell’altro 95% degli esseri umani, la guerra e la pace, l’atmosfera respirabile o meno, dipenderanno in gran parte dalle decisioni del capo istituzionale dell’impero, se è vero che questo incarico costituzionale ha o no potere reale nell’epoca delle armi nucleari e degli scudi spaziali, maneggiati con un computer in circostanze tali che i secondi sono decisivi e i principi etici hanno una vigenza sempre minore.

Non si può ignorare il ruolo più o meno nefasto che corrisponde a un presidente di questo paese.
Negli Stati Uniti esiste un profondo razzismo e la mente di milioni di bianchi non si concilia con l’idea che una persona negra, con moglie e bambini, occupi la Casa Bianca, che si chiama così: Bianca.

Per puro miracolo il candidato democratico non ha subito la sorte di Martin Luther King, Malcolm X e altri che proponevano sogni d’uguaglianza e giustizia in decenni recenti.
Inoltre ha l’abitudine di guardare l’avversario con serenità e di ridere delle difficoltà politiche di un oppositore che guarda verso il vuoto.

D’altra parte il candidato repubblicano, coltivando la sua fama d’uomo bellicoso, è stato uno dei peggiori alunni del suo corso a West Point.
Non sapeva nulla di matematica, ha confessato e di può supporre molto meno delle complicate scienze economiche.
Il suo avversario lo supera in intelligenza e serenità. Quello che abbonda a McCain sono gli anni e la sua salute non è molto forte.

Cito questi dati per segnalare l’eventuale possibilità che, se succedesse qualcosa alla salute del candidato repubblicano, se lo eleggeranno, la signora del Rifle, l’inesperta ex governatrice dell’Alaska diventerebbe la presidentessa degli Stati Uniti. Si osserva che non sa niente di niente.

Meditando sul debito pubblico attuale degli Stati Uniti, che il presidente Bush scarica sulle nuove generazioni in questo paese: diecimila duecentosessantasei milioni di dollari.
Ho calcolato il tempo che dovrebbe trascorrere un uomo per contare il debito che praticamente è raddoppiato con Bush, in otto anni.

Supponendo otto ore di lavoro netto al giorno, senza perdere un secondo al ritmo rapido di cento biglietti da un dollaro al minuto, per 300 giorni di lavoro l’anno, un uomo tarderebbe settecentodiecimila milioni di anni per contare questa somma. Non ho trovato un’altra forma grafica per immaginare il volume di questa somma di denaro, di cui si parla quasi ogni giorno, attualmente.

Il governo degli Stati Uniti, per evitare il panico generalizzato, dichiara che garantirà i depositi dei risparmiatori sino a 250.000 dollari e amministrerà banche e cifre di denaro che Lenin, con l’abaco, non avrebbe mai immaginato di contare.

Possiamo chiederci adesso che apporto darà l’amministrazione Bush al socialismo. Ma non ci facciamo illusioni. Quando il funzionamento delle banche si normalizzerà, gli imperialisti le ridaranno alle imprese private, come hanno fatto diversi paesi in questo emisfero. Il popolo paga sempre i conti.

Il capitalismo tende a riprodursi in qualsiasi sistema sociale perchè è parte dell’egoismo e degli istinti dell’uomo.
Alla società umana non resta altra alternativa che superare questa contraddizione, perchè altrimenti non potrà sopravvivere.

In questo momento il mare di denaro gettato alle finanze mondiali dalle banche centrali dei paesi capitalisti sviluppati, sta colpendo fortemente le borse dei paesi che cercano di superare il sottosviluppo economico e si rivolgono a queste istituzioni. Cuba non ha una borsa valori.
Senza dubbio sorgeranno altre forme di finanziamento più razionali e più socialiste.

La crisi attuale e le brutali misure del governo degli Stati Uniti per salvarsi accresceranno l’inflazione e la svalutazione delle monete nazionali e le perdite dolorose dei mercati, con prezzi più bassi per le merci dell’esportazione con scambi disuguali maggiori.

Ma porterà anche una maggior conoscenza della verità ai popoli, più coscienza, più ribellione e più rivoluzione.

Vedremo ora come svilupperà la crisi e cosa accadrà negli Stati Uniti in questi venticinque giorni.