mercoledì 22 aprile 2009

11 Settembre: altri passi in avanti verso la Verità

Qui di seguito si riparla della più grande menzogna che ci è stata raccontata da quando è iniziato il XXI secolo, e di cui tutto il pianeta sta ancora pagando le conseguenze. Chissà per quanti altri anni.

Ma pian piano si prosegue sulla strada verso la Verità, anche se il percorso da fare è purtroppo ancora molto lungo e irto di ostacoli.


David Griffin: necessario "un nuovo sguardo sull'11 settembre"
di Simone Santini - www.clarissa .it - 21 Aprile 2009
Fonte:
Voltairenet.org

David Ray Griffin, teologo, professore e ricercatore americano, è uno dei maggiori esponenti negli Stati Uniti del Movimento per la Verità sull'11 settembre. Autore di numerosi libri e studi sull'argomento (tra cui i più celebri 11 settembre - La nuova Pearl Harbor e Rapporto della Commissione 9-11: omissioni e distorsioni), si trova attualmente in Europa per una serie di conferenze tese a rilanciare la proposta di istituire una Commissione d'inchiesta indipendente e per fare il punto sulle ricerche e le investigazioni alternative, in continuo progresso.

Nel corso dei suoi incontri, intitolati "Un Nuovo Sguardo sull'11 settembre", Griffin sollecita i sostenitori del Movimento per la Verità sull' 11 settembre a continuare i loro sforzi in un momento delicatissimo. Negli Stati Uniti, infatti, la fine dell'amministrazione Bush e di alcune sue politiche, strettamente connesse all'11 settembre, rischiano da un lato di disincentivare la richiesta di verità, e dall'altro l'avvento dell'era Obama non sembra portare alcuna novità o speranza.

Tuttavia, secondo Griffin, non si deve cedere alle assuefazioni poiché alcuni frutti avvelenati dell'11 settembre, come la guerra in Afghanistan, restano più che mai sul tappeto e l'attuale congiuntura politica è il momento migliore per sperare in una nuova inchiesta.
Griffin parte, nelle sue analisi, da un presupposto metodologico fondamentale. Secondo la percezione comune, nella verifica di ciò che accadde l'11 settembre si confrontano una versione ufficiale (la verità, fino a prova contraria) ed alcune versioni alternative equiparate a più o meno fantasiose "teorie della cospirazione". Il campo deve subito essere sgombrato da questo fraintendimento.

Dice Griffin: "Le persone che credono alla teoria ufficiale sull' 11 settembre soprannominano sdegnosamente i membri del Movimento per la Verità come «seguaci della teoria del complotto». Ma questo è irrazionale [...] Credere ad una teoria del complotto, a proposito di un qualunque avvenimento, significa semplicemente credere che questo sia il frutto di una cospirazione. Secondo l'interpretazione dell'11/9 data dal tandem Bush-Cheney, che è diventata la versione ufficiale, gli attentati furono l'esito di una cospirazione ordita da Osama bin Laden e 19 membri di Al-Qaeda. Questa versione è, conseguentemente, «una teoria del complotto». Questo significa che ognuno difende una propria teoria del complotto, dunque il dibattito sull'11/9 non è tra teorizzatori e anti-teorizzatori di complotti. Si tratta semplicemente di un dibattito tra coloro che accettano la teoria del complotto dell'amministrazione Bush-Cheney, e coloro che sostengono una teoria alternativa, secondo cui l'11/9 fu il prodotto di un complotto interno a questa amministrazione. Dunque la sola domanda razionale da porsi è: quale teoria è meglio sostenuta da elementi di prova?".

Cosa non funziona, dunque, nella teoria ufficiale del complotto? Griffin sottolinea soprattutto due elementi, ancora, metodologici.
Innanzi tutto la teoria ufficiale deriva da un rapporto edito dalla Commissione d'inchiesta sull'11/9. Una commissione affatto imparziale, poiché malgrado apparentemente fosse presieduta in maniera bi-partisan da due esponenti provenienti l'uno dal partito repubblicano, Thomas Keane, e l'altro da quello democratico, Lee Hamilton, di fatto la commissione ed i suoi 85 membri erano diretti da Philip Zelikow, membro organico dell'amministrazione Bush. Il New York Times rivelò che Zelikow era in stretto contatto con Condoleeza Rice e Karl Rove, il massimo consigliere di Bush, e che il rapporto era già stato delineato da Zelikow, che ne aveva addirittura predisposto i capitoli con relativi titoli e sottotitoli, ancor prima che la Commissione cominciasse il suo lavoro.

Se dunque la Commissione non era imparziale, non lo era nemmeno il NIST (National Institute of Standards and Technology) sulle cui perizie tecniche la commissione si è basata. Il NIST è una agenzia governativa che dipende dal ministero del Commercio e che alla sua guida aveva un presidente nominato dall'amministrazione Bush. Un dipendente anziano del NIST ha rivelato che l'agenzia era stata "largamente deviata dal campo scientifico verso il campo politico. [Gli scienziati] avevano perso la loro indipendenza scientifica e non erano niente più che meri ‘esecutori'. Tutto ciò che gli esecutori producevano era filtrato dalla direzione e valutato secondo criteri politici prima di essere pubblicato".

Oltre questo, tutti i rapporti del NIST sul World Trade Center dovevano essere approvati dalla NSA (Agenzia per la Sicurezza Nazionale) e dall'Ufficio Management e Budget, diramazione diretta dell'Ufficio Esecutivo del presidente Bush.

Di contro, il Movimento per la Verità sull'11 settembre si è nettamente affrancato da quell'immagine che i suoi detrattori gli avevano appiccicato addosso di "banda di marmocchi da internet" che non sanno nulla della realtà e senza alcuna competenza scientifica o militare. Griffin ricorda che oggi alla guida del movimento ci sono scienziati che hanno creato il Comitato scientifico per una Inchiesta sull'11/9, mentre docenti di fisica e chimica hanno dato vita alla Organizzazione universitaria per la Verità e Giustizia sull' 11/9 che ha già pubblicato numerosi studi su riviste scientifiche.

La più celebre di queste ricerche è stata condotta dal professore di chimica dell'Università di Copenaghen Niels Harrit, e pubblicata sul Open Chemical Physics Journal, che ha rinvenuto nelle polveri del WTC particelle dell'esplosivo militare ‘termite' usato per liquefare l'acciaio, e che non avrebbero dovuto esserci se le Torri fossero crollate, come pretende la teoria ufficiale del complotto, in seguito agli "incendi ed alla gravità".

Ma se le analisi chimiche e fisiche non sono sufficienti, a supporto della teoria alternativa del complotto è giunto il comitato di "Architetti ed Ingegneri per la Verità sull'11 settembre" fondato da Richard Gage e di cui circa 600 esperti hanno firmato la petizione per l'apertura di una nuova inchiesta. Fra loro Jack Keller, professore emerito del genio civile dell'Università dello Utah, ha dichiarato che il crollo del grattacielo numero 7 del WTC è "chiaramente il risultato di una demolizione controllata", allo stesso modo di due professori emeriti di ingegneria strutturale dell'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia.

Insieme a loro hanno creato organizzazioni per la ricerca sull'11 settembre associazioni di pompieri, reduci dell'esercito, piloti di linea e ufficiali militari. Ognuna di queste, nel suo ambito di conoscenza, ha sollevato dubbi sulla teoria ufficiale del complotto, ritenendola spesso semplicemente "irricevibile".

Ultima nata è una organizzazione di appartenenti ai servizi di sicurezza. Un ufficiale anziano della CIA, William Christison, ha scritto: "Per quattro anni e mezzo ho rifiutato categoricamente di prestare una seria attenzione alle teorie del complotto sull'11/9... ma poi, non senza tormenti, ho cambiato idea... allo stato attuale penso esistano prove convincenti che questi attentati non si sono svolti nel modo in cui l'amministrazione Bush e la Commissione d'inchiesta ci hanno voluto far credere".

David Griffin a questo punto è netto: "Tra gli esperti dei vari settori che si sono occupati della vicenda, il peso dell'opinione scientifica e professionale propende ormai dalla parte del Movimento per la Verità sull'11/9. Sono più di un migliaio ad essersi pubblicamente espressi sulla teoria ufficiale, e praticamente nessun scienziato o professionista l'ha sostenuta apertamente - ad eccezione di quelli che non sono indipendenti e la cui carriera sarebbe minacciata se rifiutassero di farlo. Questo ultimo punto è importante perché come sosterrebbe Sinclair Lewis, ‘è difficile far capire qualcosa a qualcuno se il suo salario dipende dal non capire'. Ad eccezione di queste persone, praticamente tutti gli esperti dei settori interessati che hanno studiato seriamente la questione, rigettano la teoria ufficiale del complotto".

Ma perché i giornali e i media non si occupano di questi argomenti? Forse, come ricorda Griffin, i giornalisti rifiutano di lavorare sulla "storia vecchia". Eppure gli elementi nuovi sono numerosi, spesso forniti dagli stessi enti statali che in un primo momento erano stati incaricati di difendere la versione ufficiale.

Ad esempio il responsabile dell'FBI dell'ufficio dei ricercati, «Most Wanted Terrorists», ha spiegato perché Osama bin Laden non compare nella lista dei responsabili degli attacchi dell'11/9 rispondendo alla domanda di un giornalista investigativo: "Non disponiamo di alcuna prova formale che colleghi Osama bin Laden all'11 settembre".

Un altro esempio riguarda le telefonate partite da telefoni cellulari di persone che si trovavano a bordo degli aerei dirottati e che avvertivano i propri familiari su quanto stava avvenendo. Il più celebre tra questi episodi riguarda Deena Burnett che ricevette dal marito Tom, che si trovava sul volo UA93 schiantatosi in Pennsylvania, diverse telefonate e che vide apparire sul proprio apparecchio ricevente il numero del telefono del marito.

Ma durante il processo a Zacharias Moussaoui, il cosiddetto ventesimo terrorista dell'11/9, l'FBI ha presentato un rapporto secondo cui tra le 37 chiamate provenienti dal volo UA93 solo due venivano da telefoni cellulari, e furono possibili solo quando l'aereo si trovava a bassa quota e prossimo allo schianto. L'FBI sostiene che i familiari che ritengono di aver ricevuto chiamate da telefoni cellulari dei congiunti si sono sbagliati. Chi fece allora quelle chiamate? Forse quei telefoni cellulari furono clonati e magari le voci alterate?

Un'altra chiamata celebre fu quella della conduttrice della CNN Barbara Olson dal volo AA77, che si sarebbe schiantato sul Pentagono, al marito Ted Olson, procuratore generale al ministero della giustizia. L'uomo dichiarò che la moglie lo aveva informato che terroristi armati di taglierini avevano dirottato l'aereo. Quella chiamata è stata molto importante perché taluni complottisti avevano ritenuto che il volo AA77 fosse già caduto nell'Ohio, mentre la chiamata avrebbe dimostrato che l'aero era ancora in volo. Ma di nuovo l'FBI sostiene in base ai tabulati che la telefonata di fatto non ci fu, si trattò di un tentativo non riuscito di chiamata la cui durata fu di "zero" secondi. Chi si è sbagliato, l'FBI o Ted Olson?

David Griffin conclude le sue considerazioni riportando alla ribalta gli avvenimenti attorno al grattacielo numero 7 del WTC, considerato il "tallone d'Achille" della versione ufficiale, e di cui annuncia essere l'argomento del suo prossimo libro. A lungo l'edificio 7 è stato ignorato dai fautori della teoria ufficiale del complotto, il Rapporto della Commissione d'inchiesta non lo cita nemmeno.

Numerosi esperti hanno considerato il crollo di quel palazzo come causato in tutta evidenza da una demolizione controllata: il palazzo non era stato colpito da aerei; gli incendi erano limitati e riguardavano solo alcuni piani; il palazzo è caduto verticalmente, dal basso, a velocità di caduta libera, polverizzandosi.

Come il già citato professor Harrit, un altro ricercatore, il fisico Steven Jones, ha trovato particelle della nano-termite tra le polveri del palazzo ed altre micro-particelle che avrebbero potuto formarsi solo a temperature molto superiori rispetto a quelle determinate da incendi.

Il recente rapporto del NIST sull'edificio 7, dopo che era stato rinviato di anno in anno, ha visto la luce ma ha clamorosamente ignorato tutte queste analisi fisiche e chimiche. Alla domanda diretta al portavoce del NIST, Michael Newman, perché non fossero state cercate tracce di esplosivo tra i detriti del WTC, l'uomo ha risposto grottescamente: "Non avevamo alcuna prova che ci fossero esplosivi. A cercare qualcosa che non c'è si perde solo tempo... e i soldi dei contribuenti".

Drammatica la vicenda di un testimone oculare sulla fine dell'edificio 7, Barry Jennings, del Dipartimento per gli Alloggi della città di New York che in quel palazzo aveva i suoi uffici. Jennings dichiarò di aver sentito una fortissima esplosione quella mattina proveniente dai piani inferiori quando ormai la struttura era stata evacuata.

In seguito Rudolf Giuliani, all'epoca sindaco della città che lì aveva l'Ufficio per la gestione delle emergenze, dichiarerà che quell'esplosione era in realtà l'eco rimbombante del crollo della Torre Nord. Ma tra la cronologia di Giuliani e quella riportata da Jennings c'è un'ora di differenza.

La sua testimonianza è stata registrata per il film documentario Loose Change Final Cut, ma prima della diffusione Jennings chiese che la sua intervista fosse ritirata perché temeva delle conseguenze. Poco dopo Barry Jennings morirà, improvvisamente, all'età di 53 anni. L'intervista è rimasta, a futura memoria, diffusa via internet.



Niels Harrit: «Altro che “pistola fumante”, c’è la “pistola carica” dell’11/9»
di Pino Cabras - Megachip - 14 Aprile 2009

Abbiamo visto di recente la ricerca sulle polveri del WTC firmata tra gli altri dal professor Niels Harrit dell’Università di Copenaghen, un professore che ha la vocazione della nano-chimica, di cui è un esperto. Il clamore suscitato da questa ricerca ha portato il 6 aprile 2009 a una intervista di Harrit sul canale TV2 della tv pubblica danese, in seconda serata. Harrit è stato intervistato per 10 minuti durante il tg.

L’8 aprile, Harrit è stato di nuovo intervistato per sei minuti durante un programma del mattino di notizie e intrattenimento in diretta sulla stessa rete. In entrambe le occasioni Harrit ha potuto argomentare bene le proprie tesi con intervistatori aperti e corretti.

La prima intervista è stata sottotitolata in inglese e caricata su YouTube. Di seguito si può vedere l’intervista e la sua traduzione in italiano:



Intervista a Niels Harrit su TV2 News, Danimarca.

Alcuni ricercatori internazionali hanno trovato tracce di esplosivi in mezzo ai detriti del World Trade Center.
Un nuovo articolo scientifico conclude che gli impatti dei due aerei dirottati non causarono i crolli nel 2001.
Rivolgiamo la nostra attenzione all’11/9, il grande attacco su New York. Apparentemente i due impatti degli aeroplani non cagionarono il crollo delle torri, secondo quanto afferma un articolo scientifico da poco pubblicato.
I ricercatori hanno trovato dell’esplosivo detto nano-termite fra i resti, e non può provenire dagli aerei. Ritengono che svariate tonnellate di esplosivi siano state collocate negli edifici in precedenza.

Niels Harrit, lei e altri otto ricercatori stabilite in questo articolo che sia stata la nano-termite a far sì che questi edifici crollassero. Che cos’è la nano-termite?

«Abbiamo trovato nano-termite nei detriti. Non stiamo dicendo che sia stata usata soltanto nano-termite. La termite stessa risale al 1893. È una mistura di alluminio e polvere di ruggine, che reagisce fino a generare intenso calore. La reazione produce ferro, scaldato a 2500 °C. Questo può essere usato per fare saldature. Può essere anche usato per fondere altro ferro. Siccome le nanotecnologie rendono le cose più piccole, nella nano-termite questa polvere del 1893 è ridotta in particelle minuscole, perfettamente mescolate. Quando queste reagiscono, l’intenso calore si sviluppa molto più velocemente. La nano-termite può essere mischiata con additivi per sprigionare un calore intenso, o fungere da efficacissimo esplosivo. Contiene più energia della dinamite, e può essere usata come combustibile per razzi.»

Ho cercato con Google “nano-termite”, e non è che si sia scritto molto su di essa. Si tratta di una sostanza scientifica ampiamente conosciuta? O è così nuova che gli altri scienziati la conoscono a malapena?

«È un nome collettivo per una classe di sostanze con alti livelli di energia. Se dei ricercatori civili (come lo sono io) non la conoscono abbastanza, è probabilmente perché non lavorano granché con gli esplosivi, come invece fanno gli scienziati militari. Dovrebbe chiedere a loro. Io non so quanta familiarità abbiano con le nanotecnologie.»

Quindi lei ha trovato questa sostanza nel WTC, perché pensa che abbia causato i crolli?

«Be’, è un esplosivo. Per cos’altro sarebbe dovuto essere lì?»

Lei ritiene che l’intenso calore abbia fuso la struttura di sostegno in acciaio dell’edificio, e abbia causato che gli edifici collassassero come un castello di carte?

«Non posso dire di preciso, visto che questa sostanza serve a entrambi gli scopi. Può esplodere e frantumare le cose, e può fonderle. Entrambi gli effetti furono probabilmente utilizzati, per come ho visto. Del metallo fuso si riversa fuori dalla Torre Sud diversi minuti prima del crollo. Questo indica che l’intera struttura era stata indebolita in precedenza. Poi i normali esplosivi entrarono in gioco. L’effettiva sequenza del crollo doveva essere sincronizzata alla perfezione, fin giù.»

Di quali quantità stiamo parlando?

«Grandi quantità. C’erano solo due aerei, ma tre grattacieli sono crollati. Sappiamo grosso modo quanta polvere fu generata. Le foto mostrano enormi quantità: tranne l’acciaio tutto fu polverizzato. E sappiamo grosso modo quanta termite incombusta abbiamo trovato. Questa è la “pistola carica”, un materiale che non si è acceso per qualche ragione. Stiamo parlando di tonnellate. Oltre 10 tonnellate, può darsi 100 tonnellate.»

Dieci tonnellate, può darsi cento tonnellate, in tre edifici? E queste sostanze non si trovano normalmente in simili edifici?

«No, no. Questi materiali sono estremamente avanzati.»

Come si fa a collocare un tale materiale in un grattacielo, su tutti i piani?

«Cioè come si fa a portarlo dentro?»

Sì.

«Con i pallet. Se dovessi trasportare io quelle quantità userei i pallet. Prenderei un carrello e li movimenterei su pallet.»

Perché questo non è stato scoperto prima?

«Da chi?»

Dai portieri, per esempio. Se sta facendo passare da 10 a 100 tonnellate di nano-termite, e la sta piazzando su tutti i piani, sono solo sorpreso che nessuno l’abbia notata.

«Da giornalista, dovrebbe indirizzare tale domanda alla società responsabile della sicurezza al WTC.»

Dunque lei non ha alcun dubbio che il materiale era presente?

«Non si può contraffare questo tipo di scienza. L’abbiamo trovata: termite non ancora soggetta a reazioni.»

Quale accoglienza ha ricevuto il suo articolo nel mondo? Per me si tratta di conoscenza del tutto nuova.

«È stato pubblicato appena venerdì scorso. Perciò è troppo presto per dirlo. Ma l’articolo potrebbe non essere così inedito e singolare come le sembra. Centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sanno da molto che i tre edifici sono stati demoliti. Questo era lampante. La nostra ricerca è solo l’ultimo chiodo sulla bara. Questa non è la “pistola fumante”, è la “pistola carica”. Ogni giorno, migliaia di persone comprendono che il WTC fu demolito. Questo è qualcosa che non si può fermare.»

Perché nessuno ha scoperto da prima che c’era nano-termite negli edifici? Son passati quasi dieci anni.

«Lei intende nella polvere?»

Sì.

«È stato per caso che qualcuno ha osservato la polvere al microscopio. Si tratta di minuscoli frammenti rossi. I più grandi misurano 1 mm, e possono essere visti a occhio nudo. Ma occorre il microscopio per vedere la maggior parte. È stato per caso che qualcuno li ha scoperti due anni fa. Ci sono voluti 18 mesi per preparare l’articolo scientifico cui lei si riferisce. È un articolo davvero completo basato su una ricerca minuziosa.»

Lei ha lavorato su questo per diversi anni, perché la cosa non le tornava?

«Sì, oltre due anni in effetti. Tutto è cominciato quando ho visto il crollo dell’Edificio 7, il terzo grattacielo. È crollato sette ore dopo le torri gemelle. E c’erano solo due aeroplani. Quando vedi un edificio di 47 piani, alto 186 metri, crollare in 6,5 secondi, e sei uno scienziato, pensi “cosa?”. Ho dovuto guardarlo ancora, e ancora. Ho toccato il tasto dieci volte, e la mia mandibola scendeva sempre più giù. Per prima cosa, non avevo mai sentito prima di quell’edificio. E non c’era nessuna ragione visibile per cui dovesse crollare in quel modo, direttamente giù, in 6,5 secondi. Non mi son dato pace da quel giorno.»

Sin dall’11/9 ci sono state speculazioni, e teorie del complotto. Cosa ha da dire ai telespettatori che sentono della sua ricerca e dicono “questa l’abbiamo già sentita, ci sono tante teorie del complotto”. Cosa direbbe per convincerli che questa è diversa?

«Penso che ci sia una sola teoria del complotto di cui valga la pena parlare, quella che riguarda i 19 dirottatori. Ritengo che i telespettatori debbano domandarsi quali prove abbiano visto a sostegno della teoria del complotto ufficiale. Se qualcuno ha visto delle prove, mi piacerebbe sentirlo in merito. Nessuno è stato formalmente incriminato. Nessuno è “wanted”. Il nostro lavoro dovrebbe portare a richiedere un’appropriata inchiesta criminale sugli attacchi terroristici dell’11/9, perché finora non c’è stata. La stiamo ancora aspettando. Noi speriamo che i nostri risultati saranno usati come una prova tecnica quando quel giorno verrà».

Niels Harrit, avvincente, grazie per essere intervenuto.

«È stato un piacere.»


Scoperto materiale termitico attivo nella polvere proveniente dalla catastrofe dell’11/9
a cura di
911Blogger - 4 Aprile 2009
Traduzione di Pino Cabras per Megachip

“Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe” by Niels H. Harrit, Jeffrey Farrer, Steven E. Jones, Kevin R. Ryan, Frank M. Legge, Daniel Farnsworth, Gregg Roberts, James R. Gourley and Bradley R. Larsen

Il documento si chiude con la seguente frase: «Sulla base di queste osservazioni, concludiamo che lo strato rosso dei frammenti rosso-grigi recuperati tra le polveri del WTC è un materiale termitico attivo, non ancora soggetto a reazioni, assemblato con tecniche nanotecnologiche, e rappresenta un materiale pirotecnico e/o esplosivo ad alto potenziale».

A farla breve, il documento invalida la versione ufficiale secondo la quale “non esistono prove” sulla presenza di materiali esplosivi/pirotecnici negli edifici del WTC.

Cosa ci fanno delle grandi quantità di materiale esplosivo/pirotecnico ad alta tecnologia tra le polveri del WTC? Chi ha generato tonnellate di una tale roba, e perché? Perché gli investigatori governativi si sono rifiutati di cercare residui di esplosivo subito dopo i fatti del WTC?

Sono questi gli interrogativi essenziali sollevati da questo studio scientifico.

La revisione specialistica peer-reviewed è stata ardua, con pagine di commenti da parte dei revisori. Le laboriose questioni sollevate dai valutatori hanno portato a mesi di ulteriori esperimenti. Questi studi hanno aggiunto molti elementi al documento, comprese l’osservazione e le fotografie di sfere arricchite di ferro e alluminio prodotte allorché il materiale è stato acceso in un DSC (Calorimetro a Scanning Differenziale - si vedano le figure 20, 25 e 26).

I nove autori si sono impegnati in uno studio approfondito degli insoliti frammenti rosso-grigi ritrovati nella polvere generata dalla distruzione del World Trade Center l’11 settembre del 2001. L’articolo dichiara: «L’ossido di ferro e l’alluminio sono intimamente mescolati nel materiale rosso. Quando vengono bruciati in un apparecchio DSC, i frammenti rivelano la presenza di composti esotermici grandi ma stretti a partire da a una temperatura di circa 430° C, assai più bassa della normale temperatura di combustione relativa alla termite convenzionale. Si osservano chiaramente numerose sfere arricchite di ferro nei residui della combustione di tali particolari frammenti rosso-grigi. La porzione rossa di questi frammenti si scopre essere materiale termitico incombusto e altamente energetico». Le immagini e le analisi statistiche meritano una solerte attenzione.

Alcune osservazioni sulla redazione di questo documento:

1) Il primo autore è il Professor Niels Harrit dell’Università di Copenaghen in Danimarca, professore associato di Chimica. È un esperto di nano-chimica; le sue attuali ricerche e la sua foto sono rinvenibili qui: http://cmm.nbi.ku.dk/

Strutture molecolari su scale cronologiche corte ed ultracorte
Un Centro della Fondazione per la Ricerca Nazionale Danese.

Il Centro sui Movimenti Molecolari è stato inaugurato il 29 novembre 2005, presso l’Istituto Niels Bohr, all’Università di Copenaghen. La costituzione del Centro è stata resa possibile per via di un contributo di 5 anni erogato dalla Fondazione per la Ricerca Nazionale Danese (vedi per esempio www.dg.dk). Puntiamo a ottenere “fotografie” in tempo reale di come gli atomi si muovono mentre hanno luogo i processi nelle molecole e nei materiali solidi, con l’uso di impulsi ultracorti di raggi laser e raggi X. Lo scopo è comprendere e alla volta influenzare, a livello atomico, le trasformazioni strutturali associate a tali processi.

Il Centro combina l’expertise assicurata dal Risø National Laboratory, dall’Università di Copenhagen e dall’Università Tecnica della Danimarca, nella ricerca strutturale della materia attraverso tecniche basate sul sincrotrone a raggi X, la spettroscopia laser al femtosecondo (ossia un milionesimo di miliardesimo di secondo, Ndt), lo studio teorico dei processi al femtosecondo, e l’abilità di modellare materiali, nonché progettare sistemi a campione per condizioni sperimentali ottimali.

Il nome del preside del College da cui proviene il prof. Herrit, Niels O Andersen, compare per primo nel Comitato consultivo Editoriale del Bentham Science Journal in cui il il paper è stato pubblicato.

2) Il secondo autore è il Dr. Jeffrey Farrer della Brigham Young University (BYU). http://www.physics.byu.edu/images/people/farrer.jpg

3) Il Dottor Farrer è presentato in un articolo a pagina 11 della rivista BYU Frontiers (ediz. primavera 2005): «Dr Jeffrey Farrer, direttore del laboratorio TEM (microscopia elettronica a trasmissione). L’articolo rileva: “I microscopi elettronici nel laboratorio TEM fanno sì che alla BYU siano fornite competenze virtualmente uniche… in grado di rivaleggiare con qualsiasi cosa costruita nel mondo”. L’articolo è intitolato: “Eccezionali e potenti microscopi svelano i nano- segreti”, il che è certamente vero per quello concerne le scoperte del presente documento.

4) Va onorata la BYU per aver permesso ai dottori Farrer e Jones e allo studioso di fisica Daniel Farnsworth di fare la ricerca descritta nel paper e aver condotto revisioni interne del medesimo. Il dottor Farrer era all’inizio il primo autore del documento. Ma dopo la revisione interna del paper, gli amministratori della BYU gli hanno evidentemente proibito di firmarsi per primo su QUALSIASI paper relativo alle ricerche sull’11/9 (questa sembra essere la loro sanzione, ma forse chiariranno). Nondimeno, la pubblicazione del documento è stata approvata con l’inserimento in lista del nome e dell’affiliazione del dottor Farrer, e perciò noi ci congratuliamo con la sua università. Siamo dalla parte del dottor Farrer ed elogiamo l’attenta ricerca scientifica rappresentata da questo documento.

5) Forse ora ci sarà finalmente una revisione sui DATI SCIENTIFICI esplorati dai professori Harrit e Jones, nonché dai dottori Farrer e Legge e i loro colleghi, come ripetutamente richiesto da questi scienziati. Noi sfidiamo QUALUNQUE università o gruppo di laboratorio a produrre una tale revisione critica. Questo paper sarà un ottimo punto di partenza, insieme ad altri due documenti, sempre revisionati alla pari, pubblicati su giornali autorevoli e che ricomprendono molti degli stessi autori:

“Fourteen Points of Agreement with Official Government Reports on the World Trade Center Destruction” (“Quattordici punti di accordo con i rapporti governativi ufficiali sulla Distruzione del World Trade Center”, Ndt).
Autori: Steven E. Jones, Frank M. Legge, Kevin R. Ryan, Anthony F. Szamboti, James R. Gourley
«The Open Civil Engineering Journal», pp.35-40, Vol 2 – (http://www.bentham-open.org/pages/content.php?TOCIEJ/2008/)

“Environmental anomalies at the World Trade Center: evidence for energetic materials” (Anomalie ambientali al WTC: prove di materiali energetici, Ndt)
Autori: Kevin R. Ryan, James R. Gourley, and Steven E. Jones
«The Environmentalist», Agosto 2008 (http://dx.doi.org/10.1007/s10669-008-9182-4).
6) James Hoffman ha scritto tre saggi che illustrano ulteriormente le implicazioni e i risultati del paper. Grazie, Jim, per questo lavoro! (http://911research.wtc7.net/essays/thermite/index.html).

7) Importanti aspetti della ricerca sono stati confermati in modo indipendente da Mark Basile nel New Hampshire e dal fisico Frederic Henry-Couannier in Francia, a partire dai primi rapporti scientifici su queste scoperte (ad esempio, quelli del prof. Jones in un discorso in un seminario del Dipartimento di Fisica della Utah Valley University, pronunciato l’anno scorso). Riteniamo che presto arriveranno ulteriori dettagli da parte di questi ricercatori indipendenti.

Ora non vi resta che leggere voi stessi il documento e fare sentire la vostra voce su queste scoperte!

http://www.bentham.org/open/tocpj/openaccess2.htm, poi cliccate su “Active Thermitic Materials Discovered…” Il link diretto è il seguente: http://www.bentham-open.org/pages/content.php?TOCPJ/2009



Un consulente della Commissione sull'11/9: "Il governo decise di mentire sull'11/9"
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di Paul Joseph Watson - Prison Planet - 14 Aprile 2009
Traduzione di Pino Cabras per Megachip

Il consulente legale senior della Commissione sull’11/9, John Farmer, sostiene che il governo deliberò di non raccontare la verità sull’11/9, confermando con ciò le affermazioni dei colleghi membri della Commissione d’inchiesta, i quali erano giunti a concludere che il Pentagono si era impegnato in un inganno deliberato in merito alla sua risposta all’attacco.

Farmer ha ricoperto l’incarico di consulente senior della Commissione sull’11/9 (ufficialmente nota come la Commissione nazionale sugli attentati terroristici contro gli Stati Uniti), ed è anche un ex Attorney General del New Jersey.

Il libro di Farmer sulla sua esperienza di lavoro per la Commissione è intitolato The Ground Truth: The Story Behind America’s Defense on 9/11 (La verità sul terreno: il retroscena della Difesa americana dell’11/9, Ndt), ed è in uscita [a partire dal 15 aprile 2009].
Il libro rivela come «il pubblico sia stato seriamente fuorviato su quanto è avvenuto durante la mattina degli attentati,» e lo stesso Farmer dichiara che «a un qualche livello di governo, a un certo punto... c'è stato un accordo inteso a non dire la verità su ciò che è accaduto».

Solo i molto ingenui contesterebbero che un accordo per non dire la verità sia un accordo per mentire. La tesi di Farmer è che il governo ha accettato di creare una versione ufficiale spuria degli eventi, per coprire la vera storia che sta dietro l’11/9.
L'editore del libro, Houghton Mifflin Harcourt, afferma che «Farmer argomenta l’ipotesi necessariamente convincente che la versione ufficiale non solo è quasi del tutto falsa, ma serve a creare una falsa impressione di ordine e sicurezza.»

Nel mese di agosto 2006, il «Washington Post» riferiva: «Alcuni membri dello staff e dei commissari dell’organismo d’inchiesta sull’11 settembre hanno concluso che la versione iniziale del Pentagono su come ha reagito agli gli attacchi terroristici del 2001 potrebbe essere stata parte di un deliberato tentativo di indurre in errore la Commissione e il pubblico, anziché un’espressione della nebulosità degli eventi di quel giorno, secondo fonti coinvolte nella discussione.»

L’articolo ha evidenziato come la commissione, composta da 10 membri, ha fortemente sospettato un inganno al punto che ha considerato di sottoporre la questione al Dipartimento della giustizia per un’inchiesta penale.

«A tutt’oggi non sappiamo il motivo per cui il NORAD [il comando aerospaziale nordamericano] ci ha detto quello che ci ha detto,» ha detto Thomas H. Kean, ex governatore repubblicano nel New Jersey, che ha guidato la Commissione. «È stato così lontano dalla verità… È uno di quei casi in cui non si trova mai il bandolo della matassa».

Lo stesso Farmer è citato nell’articolo del «Washington Post», dove afferma: «mi ha sconvolto il modo in cui la verità era diversa dal modo in cui è stata descritta .... I nastri [della difesa aerea NORAD] raccontavano una storia radicalmente diversa da quella che era stata raccontata a noi e al pubblico per due anni .... Non era una storia manipolata . Era una storia non vera.»

Come abbiamo anche segnalato nell’agosto 2006, le parti pubblicate delle registrazioni NORAD dell’11/9, illustrate in un articolo di «Vanity Fair», facevano ben poco per rispondere ai quesiti degli scettici circa l'impotenza delle difese aeree USA durante l’11/9, e se non altro hanno aumentato l’attenzione sulla incompatibilità della versione ufficiale degli eventi, con quanto si sa realmente accaduto in quel giorno.

A scanso di equivoci, Farmer non sta dicendo che l’11/9 sia stata una trama orchestrata dall'interno, e tuttavia, la testimonianza di Farmer, insieme a quella dei suoi colleghi membri della Commissione sull’11/9, dimostra definitivamente che, qualunque cosa sia realmente accaduta l’11/9, la versione ufficiale, così come è stata raccontata al pubblico quel giorno, e ciò che rimane oggi delle versioni dei fatti fornite dalle autorità, sono una menzogna – stando alle stesse persone che erano incaricate dal governo di indagare. Questo è un dato di fatto che nessun debunker o apologeta governativo può legittimamente negare ancora.