sabato 18 aprile 2009

USA-Cuba: è l'ora del disgelo

Si è aperto ieri a Trinidad & Tobago il quinto Vertice delle Americhe, alla presenza di 33 leader del continente tranne il presidente cubano Raul Castro, non invitato anche questa volta.

Ieri il presidente USA Obama, durante il suo intervento al Vertice, ha confermato la politica della "mano tesa" verso Cuba, dopo la decisione di pochi giorni fa di revocare le restrizioni ai viaggi e alle rimesse dei cubano-americani che hanno ancora parenti sull'isola.
Obama aveva inoltre deciso che gli Stati Uniti permetteranno alle compagnie USA di telecomunicazioni di partecipare a gare per i contratti a Cuba, sia per i servizi televisivi che per la telefonia mobile, assicurando anche l'impegno di studiare la possibilità di iniziare collegamenti aerei diretti tra i due Paesi.

Nell'auspicare un contatto diretto con L'Avana, Obama ha quindi rinnovato l'invito al governo cubano a compiere dei "passi" in avanti, ribadendo la disponibilità della Casa Bianca ad impegnarsi con il governo cubano "su una serie di questioni". Nessuna parola però sulla fine dell'embargo.

Comunque Obama ha chiaramente virato la barra del timone nei confronti di Cuba dichiarando "Sono pronto al coinvolgimento della mia amministrazione con il governo cubano su un ampio spettro di questioni, i diritti umani, la libertà d'espressione e la riforma democratica, i problemi della droga, l'immigrazione e gli affari economici. Lasciatemi essere chiaro, non sono interessato a parlare per il gusto di parlare. Credo davvero che possiamo portare le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti in una nuova direzione".

La stessa Hillary Clinton aveva ammesso ieri che la politica adottata dagli USA in tutti questi anni si è dimostrata "fallimentare".
Comunque Raul Castro ha subito risposto ad Obama con un altrettanto chiaro "Siamo pronti a parlare su tutto, anche sui prigionieri politici ed i diritti umani".

Nelle prossime settimane si vedrà se a queste belle dichiarazioni d'intenti seguiranno da parte di Obama fatti concreti, nel pieno rispetto della sovranità nazionale di Cuba, che a sua volta deve fare la sua parte.



Elemosina NON NE VOGLIAMO
di Fidel Castro - Granma - 14 Aprile 2009
Traduzione ad opera de Il Manifesto

Il governo degli Stati uniti ha annunciato attraverso la Cnn che questa settimana Obama farà una tappa in Messico sulla strada per España, a Trinidad e Tobago, dove andrà per partecipare al Verice delle Americhe. L'annuncio riguarda l'alleggerimento di alcune delle odiose restrizioni imposte da Bush ai cubani residenti negli Stati uniti sulle visite ai loro famigliari a Cuba. Quando si è cercato di sapere se questo alleggerimento riguarderà anche altri cittadini nordamericani, la risposta è stata no.

Del blocco, che è la più crudele delle misure, neanche una parola. Così si chiama pietosamente una misura genocida, il cui danno non si misura solo sugli effetti economici, che costa vite umane e produce dolorose sofferenze ai nostri cittadini.

Molti apparecchiature mediche e medicine vitali non sono acquisibili per i nostri malati, anche se vengono dall'Europa o dal Giappone o da qualche altro paese, nel caso utilizzino componenti o programmi degli Stati uniti, perché le restrizioni relative a Cuba devono essere osservate da parte delle imprese Usa che producono beni o prestano servizi in qualsiasi parte del mondo, in virtu della extra-territorialità.

Un influente senatore repubblicano, Richard Lugar, vari altri del suo partito che siedono nel Congresso e un certo numero di importanti senatori democratici sono favorevoli all'eliminazione del blocco. Ci sono le condizioni perché Obama usi il suo talento per una politica costruttiva che metta fine a quella fallita nell'ultimo mezzo secolo.

D'altro lato, il nostro paese, che ha resistito ed è pronto a resistere per tutto il tempo necessario, non dà la colpa a Obama per le atrocità commesse da altri governi Usa. Né mette in questione la sua sincerità e desiderio di cambiare la politica e l'immagine degli Stati uniti. Capisce bene che ha combattuto una battaglia molto difficile per essere eletto nonostante i secolari pregiudizi.

Partendo da questa realtà, il presidente del Consiglio di stato di Cuba ha manifestato la sua disponibilità a dialogare con Obama e, sulla base del più assoluto rispetto della sovranità, a normalizzare i rapporti con gli Stati uniti.

Alle 2 e 30 di lunedì pomeriggio, il capo della Sezione di interessi di Cuba a Washington, Jorge Bolaños, è stato convocato dal sottosegretario di stato, Tomas Shannon, al dipartimento di stato. Per sentirsi dire quel che aveva già detto la Cnn.

Alle 3 e 15 dello stesso giorno è iniziata una lunga conferenza stampa. L'essenza di quello che vi si è detto è contenuta nelle parole testuali del consigliere presidenziale per l'America latina, Dan Restrepo, che ha affermato: «Oggi il presidente Obama ha ordinato che si prendano certe misure per porgere la mano al popolo cubano, per appoggiare il suo desiderio di vivere nel rispetto dei diritti umani e per poter determinare il suo destino e quello del paese. Il presidente ha dato istruzioni ai segretari di stato al commercio e al tesoro perché pongano in marcia le azioni necessarie per eliminare tutte le restrizioni alle persone che vogliano visitare i loro famigliari nell'isola e mandar loro rimesse. Inoltre ha dato istruzioni perché si prendano misure che consentano il flusso di informazioni libere fra il popolo cubano e il resto del mondo, e per facilitare la consegna di risorse umanitarie inviate direttamente al popolo cubano. Decidendo questi provvedimenti per aiutare a chiudere la breccia fra famiglie cubane divise e promuovere il flusso della libera informazione e di articoli umanitari per il popolo cubano, il presidente Obama sta sforzandosi di raggiungere gli obiettivi che si era fissato durante la campagna elettorale e poi una volta insediatosi alla presidenza. Tutti coloro che credono nei valori democratici fondamentali aspirano a una Cuba che rispetti i diritti umani, politici, economici, elementari di tutto il suo popolo. Il presidente Obama considera che queste misure aiuteranno a fare di questo obiettivo una realtà. Il presidente esorta tutti coloro che condividono questo anelito a continare il loro impegno al suo fermo appoggio al popolo cubano. Grazie».

Cuba non plaude ai malchiamati Vertici delle Americhe in cui i nostri paesi non discutono in condizioni di uguaglianza. Per servire a qualcosa, dovrebbero tenersi per fare analisi critiche delle politiche dividono i nostri popoli, saccheggiano le nostre risosrse e ostacolano il nostro sviluppo. Adesso manca solo che Obama persuada tutti i presidenti latinoamericani che il blocco è inoffensivo.

Cuba ha resistito e resisterà. Non stenderà mai la sua mano chiedendo elemosine. Andrà avanti a testa alta, cooperando con i popoli fratelli dell'America latina e dei Caraibi, che ci siano o non ci siano i Vertici delle Americhe, che presidente degli Stati uniti sia Obama o no, un uomo o una donna, un bianco o un nero.