martedì 28 aprile 2009

Ecuador: la vittoria storica di Correa

In Ecuador si sono tenute domenica scorsa le elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria schiacciante al primo turno di Rafael Correa, che si definisce socialista e cristiano, ottenendo un rinnovo del mandato fino al 2013. Il popolo ecuadoriano ha quindi riconfermato l'attuale capo di Stato e la via del socialismo e della riforma sociale fortemente promessa in campagna elettorale.

Come anticipato dai sondaggi, i risultati confermano il sostegno a Correa delle classi più povere e dei ceti medio-bassi. Infatti il presidente uscente aveva espresso chiaramente in campagna elettorale la volontà di continuare i programmi sociali iniziati con investimenti nell'educazione e nella lotta alla povertà.
Correa ha ribadito la scelta politica che lo ha portato alla vittoria dichiarando: ''La nostra opzione preferenziale sono i più poveri di questo paese ed il nostro impegno sarà sradicare la miseria".

Correa ha vinto al primo turno su altri sette candidati in lizza, tra i quali l' ex colonnello ed ex presidente (tra il 2003 e il 2005) Lucio Gutierrez, che ha ottenuto il 28% circa dei voti e l' imprenditore "re delle banane" Alvaro Noboa, l'uomo più ricco del Paese, che si attesta intorno all'11,6%.
Gli altri candidati però non hanno ancora riconosciuto formalmente la vittoria di Correa e hanno lanciato accuse di brogli elettorali. Ma per gli osservatori internazionali le elezioni si sono svolte senza irregolarità.

Correa è al potere dalla fine del 2006, quando alle elezioni sconfisse proprio Noboa ma, a seguito della riforma della Costituzione dello scorso settembre, con l'attuale vittoria ricomincia da zero nella guida del Paese.
E in base alla nuova Costituzione è possibile oggi vincere le elezioni senza andare al ballottaggio se il candidato ottiene il 50% più uno dei voti, oppure se ottiene un distacco di almeno il 10% sul secondo candidato.

Correa pare aver raggiunto entrambi i risultati ottenendo il 51,69% delle preferenze con il 70% circa delle schede scrutinate. Un risultato storico per un Paese che fino a 3 anni fa era sempre stato governato dall'oligarchia latifondista legata strettamente al potere militare.


Vittoria storica, Correa rieletto al primo turno
di Stella Spinelli - Peacereporter - 27 Aprile 2009

La rivoluzione cittadina ha vinto contro la partitocrazia. È questo il clou di quanto è avvenuto in Ecuador ieri secondo la visione di colui che ha strappato il suo secondo mandato al primo turno delle presidenziali di ieri. Rafael Correa, presidente uscente dopo solo due anni dalla sua elezione perché ha rimesso il suo mandato dopo l'approvazione della nuova Costituzione da lui auspicata, è stato riconfermato alla guida di un governo che "mai imbroglierà il popolo". "Abbiamo fatto la storia", ha commentato sulla base dei risultati parziali che già lo danno oltre il 54 percento delle preferenze.

Dichiarazioni presidenziali. "In un paese dove dal 1996 al 2006 nessun governo democratico ha finito il suo mandato, dove si sono susseguiti sette presidenti, oggi si vince al primo turno. È qualcosa di inedito, compatrioti, abbiamo fatto la storia, insieme abbiamo fatto la storia", ha ripetuto con grinta il presidente. E ringraziando chi ha avuto fiducia in lui ha aggiunto: "E' chiaro che la destra, i gruppi che sempre hanno dominato questo paese, si sono uniti dietro una candidatura che tanto deprecarono in passato (quella di Gutierrez ndr)" pur di non votarlo. "È questa la moralità di certi settori di questo paese che privilegiano i loro interessi persino rispetto ai loro stessi principi e alla loro etica. Ma la storia li giudicherà", ha precisato, circondato dai suoi compagni nella città portuaria di Guayaquil. Quindi si è rivolto a chi non lo ha votato, dicendo: "Siete stati preda facile di demagoghi e ipocriti, ma noi vi aspetteremo".

Nel suo discorso a caldo non poteva mancare un riferimento alla stampa main stream che si è sempre mostrata molto ostile al giovane presidente, spesso in maniera plateale e ancor più spesso in modo viscido e insinuante. "La stampa, per questa campagna elettorale, si è inventata di tutto, persino un'esplosione di disoccupazione. Contro questa parte di stampa in malafede e corrotta, abbiamo dovuto sempre scontrarci. Questo è un punto fondamentale che rende la nostra vittoria ancor più rilevante. Il popolo ecuadoriano non si è lasciato ingannare e ha portato alla vittoria più splendida degli ultimi cinquant'anni".

"Il funerale della partitocrazia, che ha portato l'Ecuador alla rovina" è stata invece la frase che ha scelto per definire la sconfitta dei partiti da sempre al potere nel paese andino, e per ribadire come lui e il suo Alianza Pais rappresentino "l'alternativa socialista consegnata ai cittadini".

Le tappe di Correa. Ma cos'è che gli ecuadoriani hanno premiato? Dal suo arrivo, nel gennaio 2007, l'economista Correa ha messo in moto un ampio pacchetto di aiuti per i meno abbienti, privilegiando l'accesso a un'alimentazione di base e al materiale scolastico. Ha quindi imposto la gratuità dei servizi sanitari e in soli due anni ha moltiplicato per otto la spesa pubblica. Con l'intento di restaurare la "sovranità" nazionale, ha quindi preteso il pagamento di imposte più salate dalle compagnie petrolifere, che continuano a sfruttare le riserve nazionali (e questa è una delle note più dolenti della politica di Correa che gli ha attirato forti critiche da ecologisti e difensori dei diritti indigeni). Linea dura anche nei rapporti diplomatici.

Con la Colombia, ha rotto le relazioni dal bombardamento del primo marzo 2008 lanciato in territorio ecuadoriano e pretende scuse e risarcimenti prima di fare qualsiasi passo di riconciliazione; con gli Stati Uniti, non ha rinnovato alla Casa Bianca la licenza per usare la base strategica di Manta, nel Pacifico.Altra grande soddisfazione in questi due anni al potere è stata la vittoria a pieni voti nel referendum d'approvazione della nuova Costituzione dello scorso settembre, dopo il lungo lavoro dell'Assemblea Costituente da lui fortemente voluta. Quindi, si è registrata un'altra uscita insolita e coraggiosa a dicembre, quando si è rifiutato di continuare a pagare il debito estero, in quanto acquisito in maniera irregolare.

Vive voci. I commenti post elettorali su questa schiacciante vittoria si sprecano. I sostenitori di Correa gridano il loro entusiasmo e lanciano parole da tifo calcistico inneggiando alla rivoluzione cittadina. Nelle principali città ecuadoriane ci sono state manifestazioni di gioia fino a tarda notte, mentre dall'opposizioni si lanciano anatemi del tipo "Non ci arrenderemo. Non finisce qui" e altre frasi del genere. Ma fra tutte le dichiarazioni raccolte tra chi vive in Ecuador, ce n'è una lasciata in uno dei gruppi di supporto a Rafael Correa creati su Facebook, che dice molto di quello che sta vivendo il paese andino: "Non sono mai stato un socialista, ma sempre mi ha fatto male all'anima la differenza sociale, la povertà e l'indolenza dei corrotti che ci hanno governato - dice Francisco Endara - Per questo sostengo e continuerò a sostenere questo governo, perché è l'unico che ha tracciato un cammino di verità e futuro.

È l'unico che ha detto la verità e che ha affrontato coloro che hanno distrutto il paese, che sono gli stessi che lanciarono la polizia contro i cittadini di Quito, che incendiarono radio, che mandarono i carro armati contro la corte suprema, che rubarono milioni al popolo. Sono gli stessi che ora dicono di aver paura di Correa. Chiaro che ce l'hanno, perché finalmente ha tolto loro la maschera e le prebende, e li ha coperti di tasse. Finalmente, grazie a dio qualcuno ha portato qualcosa di giusto in questo paese, anche se ancora manca molto. Quello che hanno distrutto in 40 anni, non si può ricostruire in due".