mercoledì 29 aprile 2009

Il piano di papi Silvio


In vista del referendum del 21 giugno sulla legge elettorale Berlusconi ha detto chiaramente che voterà SI “Il referendum dà il premio di maggioranza al partito più forte. Vi sembra che io possa votare no? Va bene tutto, ma non si può pensare di essere masochisti”.

E certo, ci mancherebbe…


Comunque tra interviste della moglie e compleanni di belle 18enni che ritroveremo presto in Parlamento, qui di seguito si preannuncia ciò che ha in mente “Papi Silvio”: vittoria del SI al referendum, elezioni politiche anticipate con il Pdl al 51% e quindi strada spianata verso il Quirinale poichè dal quarto scrutinio basta solo la maggioranza semplice, cioè i voti del solo Pdl.



Esclusiva: i piani segreti di Berlusconi

di Paolo Guzzanti – www.paologuzzanti.it – 8 Aprile 2009


Stroncare questa legislatura grazie al referendum o alle riforme elettorali e costituzionali, sostituire quasi tutti i suoi deputati con ragazzini clonati, essere eletto al Quirinale dalle nuove Camere e di lì guidare governi di suoi fidati come la Gelmini o Alfano, raggiungere il 51 per cento mettendo la Lega in un angolo e umiliare Fini stroncandone le aspettative. Quanto ai tempi, tutto dipende dall’erosione o dalla stabilità del consenso.


Le informazioni e le ipotesi che seguono sono frutto di una serie di colloqui con amici di Forza Italia con accesso diretto alle fonti. Queste informazioni invitano a concludere che l’attuale legislatura è destinata a morire in anticipo rispetto ai tempi, affinché i piani di Silvio Berlusconi possano realizzarsi.


Berlusconi ha vari problemi e una soluzione unica per tutti: elezioni anticipate stroncando l’attuale legislatura, malgrado la maggioranza bulgara di cui dispone.


Come è possibile? Basta guardare i fatti.


Primo: questo Parlamento non è quello che eleggerà il prossimo Presidente della Repubblica. Dunque se Berlusconi vuole diventare capo dello Stato, deve aspettare il prossimo Parlamento. Ma il prossimo Parlamento sarà eletto soltanto fra quattro anni e Berlusconi sa che quattro anni di crisi economica sono lunghi e corrosivi. Oggi è al massimo del consenso, ma nessuno può dire che cosa accadrà fra quattro anni. Anzi, secondo le previsioni più ragionevoli, un governo che affronti una dura crisi economica, secondo quanto insegna la storia europea, alla fine perde le elezioni, o comunque raccoglie meno consenso di quello che aveva avuto all’origine.


Altro problema: l’espansione della Lega Nord che in regioni come il Veneto marcia verso il 40 per cento.

E ancora: la concorrenza di Fini che ha preso seriamente le distanze da lui, candidandosi come futuro leader del centro destra. Berlusconi non vuole che, quando e se salirà al Quirinale, governi Fini. Vuole che governi uno dei suoi: presumibilmente Alfano o la Gelmini.


Berlusconi pensa di usare il settennato al Quirinale per seguitare ad avere un ruolo di comando sulla politica e i governi, scegliendo un primo ministro proveniente dalla sua nidiata e che esegua i suoi ordini, creando così di fatto un sistema presidenzialista alla francese, con un Presidente con ampi poteri e un primo ministro più o meno sottomesso. Come fare? occorre stroncare questa legislatura.


Ma come si fa a stroncare una legislatura in cui ha già la maggioranza assoluta?


In due modi: facendo in modo che il referendum abbia successo e vinca, oppure - se il referendum fallisce - attuando riforme costituzionali che costringano il Capo dello Stato a prendere atto del fatto che sono state approvate nuove regole che delegittimano le vecchie e che richiedono dunque elezioni generali anticipate.


Al Congresso di unificazione le prime file sono state occupate da giovani che saranno i deputati della prossima Camera, tutti berluscones intorno ai 30 anni, tanti carfagnini e carfagnine d’allevamento, di bella presenza e cresciuti in batteria nel pollaio del berlusconismo più puro.


Questi giovani riempiranno il prossimo Parlamento e circa l’80 per cento degli attuali parlamentari saranno licenziati. Questa conclusione è stata valutata da tutti come il risultato anche scenografico della scelta di relegare alle terze e quarte file gli attuali politici, privilegiando una generazione clonata e pronta ad eseguire con gioiosa passività gli ordini del capo.


Sono giovani che non hanno mai conosciuto la vera politica, la democrazia, i partiti, le idee e le ideologie. Sono ragazzi opachi e entusiasti che recitano il breviario berlusconiano come un catechismo e sono ambiziosi, carrieristi e animati da uno spirito di pura adorazione del leader.


Se il referendum dovesse funzionare, sarebbe facile per Berlusconi chiedere al capo dello Stato di concordare un calendario che conduca allo scioglimento di un Parlamento ormai delegittimato.

Berlusconi vuole anche sconfiggere la Lega Nord dando seguito all’annuncio fatto: lui vuole il 51 per cento, da solo e senza Lega.


Il che significa: Noi vogliamo governare con una maggioranza assoluta che non abbia bisogno di voi. Che poi Berlusconi abbia usato parole di delirante amore per la Lega non significa nulla. L’obiettivo è renderla non indispensabile.


Se il referendum fallisse non raggiungendo il 51 per cento, ci sono le riforme istituzionali e elettorali che possono rendere l’attuale Parlamento delegittimato da nuove regole. Berlusconi non ha fretta: segue i sondaggi e vede come va il trend: finché è stabile o in salita, condensa le cose da fare, aspettando la prova delle regionali del prossimo anno.


Ma se dovesse emergere una tendenza al ribasso che lasci prevedere un declino del PDL e una sua erosione veloce, Berlusconi è pronto a giocare il tutto per tutto: approvare leggi elettorali e istituzionali alla svelta e correre al Quirinale. Occorre naturalmente che Napolitano sia della partita, ma il Capo dello Stato non ha molte alternative.


Se il piano funzionerà, Berluscni di fatto governerà l’Italia non solo per quel che resta di questa legislatura, ma di fatto anche durante il settennato quirinalizio, guidando governi di gente sua e relegando le ambizioni di Fini alla soffitta dei sogni.


Non è una strada tutta in discesa: Berlusconi deve fare i conti con Lega e AN, è una partita dura e complessa, che prevede fra l’altro una tenuta flebile ma non rovinosa del PD di cui Berlusconi ha bisogno come elemento legittimatore. Questa è la ragione per cui PDL e PD d’accordo hanno voluto impedire che alle europee i piccoli partiti fossero rappresentati: grazie allo sbarramento al 4 per cento, il PD può fare il pieno dei voti di sinistra, senza mostrare per intero tutta la sua crisi e questo è un favore che Berlusconi ha reso prima a Veltroni e poi a Franceschini.


Inutile dire che noi ci batteremo affinché tutto ciò non accada e che non si instauri una riforma costituzionale cesarista mascherata. Ma saranno anni di dura battaglia per la difesa della democrazia parlamentare.