Infatti il presidente di Federalberghi Abruzzo, Emilio Schirato, ha già dichiarato che "tra una settimana non potremo più garantire i pasti. Costi troppo alti per noi, un flusso di denaro in uscita che non possiamo più sostenere. Il governo si muova, il sistema creditizio ci aiuti, servono diecimila euro per ogni albergo. Mica tutto può ricadere sulle spalle del settore alberghiero".
Siamo di fronte quindi al solito copione italiota già visto nei precedenti terremoti: promesse di ricostruzioni in tempi rapidi e certi, sciame di ministri in processione a fini elettoralistici "per verificare di persona la drammatica situazione che sta vivendo la popolazioni locale" e sciacallagio mediatico.
L'ennesima vergogna italiota è già all'orizzonte.
Niente miracoli a San Giuliano
di Gianluca de Feo - L'Espresso - 7 Aprile 2009
La promessa di Berlusconi: in 24 mesi una città satellite a L'Aquila. Stessa promessa nel 2002 dopo il sisma in Molise. E non la mantenne
New L'Aquila: una città tutta nuova in 24 mesi, al massimo in 28. La promessa di Silvio Berlusconi nel giorno del dramma abruzzese ha il fascino degli effetti speciali. Il presidente del Consiglio la chiama «new town», termine britannico per indicare gli insediamenti satellite, ma che in italiano ha un grande modello concreto: Milano 2, la prima creatura del Cavaliere, l'inizio della sua epopea. Le frasi pronunciate dal premier a L'Aquila hanno però qualcosa di déjà vu: «Entro due anni gli abitanti riavranno le case».
Ricordate? Era lo choc di San Giuliano, il paesino del Molise dove il 31 ottobre 2002 il terremoto si era accanito contro la scuola uccidendo 27 bambini e la loro insegnante. Tre giorni dopo la strage, il premier convocò una conferenza stampa (video): «Mi sono intrattenuto con degli amici architetti per mettere a punto un'ipotesi di progetto per la costruzione di una nuova San Giuliano».
Anche allora il disegno era quello della new town, la città satellite: «Un quartiere pieno di verde con la separazione completa delle automobili dai percorsi per i pedoni e per le biciclette. Un progetto che potrebbe portare in 24 mesi a consegnare agli abitanti di San Giuliano dei nuovi appartamenti funzionali, innovativi, costruiti secondo le nuove tecniche della domotica».
Non sembrava un'impresa difficile: nel paese colpito gli abitanti erano soltanto 1.163 e gli edifici poche centinaia. «Vorrei in questa occasione dare risposte con dei tempi assolutamente contenuti e certi», ribadì il premier. E tutto il governo mostrava ottimismo, come sottolineò il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu davanti al Parlamento: «Il presidente del Consiglio ha assicurato che entro 24 mesi il comune verrà riconsegnato alla completa e normale fruibilità degli abitanti».
Ma sette anni dopo, la ricostruzione di San Giuliano è ancora lontana dalla fine. E di domotica, ossia di edifici 'intelligenti' ad altissima tecnologia, non se n'è vista proprio. Persino per completare la nuova scuola - questo sì un istituto d'avanguardia, definito 'il più antisismico d'Italia' - di anni ce ne sono voluti quasi sei. Berlusconi ha fatto in tempo a finire il governo, lasciare la poltrona a Romano Prodi e tornare a Palazzo Chigi: è stato lui a presenziarne l'inaugurazione nello scorso settembre.
Come è lontano quell'autunno del 2002 quando il premier volò a San Giuliano con il suo architetto di fiducia, quel Giancarlo Ragazzi che è stato uno dei progettisti di Milano 2 nel lontano 1970 e che dieci anni dopo aveva replicato l'opera con Milano 3 di Basiglio, altra new town del Biscione alla periferia del capoluogo lombardo. A dimostrazione del ruolo di progettista di corte, due anni fa Adriano Galliani spiegò a 'L'espresso' di avere nel cassetto un piano di Ragazzi per rifare anche lo stadio di San Siro. L'incarico al 'triplicatore di Milano' fu poi formalizzato dal sindaco molisano nel maggio 2003 assieme all'arrivo delle prime sovvenzioni statali: sei mesi erano già stati bruciati per definire la forma giuridica degli interventi.
A quella data, molte cose erano risorte grazie alla sottoscrizione popolare Un aiuto subito lanciata dal 'Corriere della sera' e Tg5: un complesso scolastico prefabbricato e 150 chalet del 'villaggio provvisorio'. Tutto realizzato in legno e considerato molto funzionale dagli abitanti. Le prime vere case sono state consegnate cinque anni dopo la scossa, quando 500 persone vivevano ancora nel villaggio provvisorio mentre un altro centinaio si era trasferito nei comuni vicini, meno danneggiati. Adesso si marcia verso il settimo anniversario e molte delle palazzine sono ancora un cantiere, con gli enti locali sul piede di guerra per ottenere altri contributi destinati alla 'ricostruzione pesante' del centro storico. Di soldi in realtà ne sono stati spesi tanti.
Il Comune ha preventivato un costo di circa 250 milioni di euro. Nei primi cinque anni poco meno di 100 milioni sono andati per rifare le opere pubbliche e le infrastrutture, altri 70 per le case private. Il resto è oggetto del contendere tra sindaci, regioni e governo Berlusconi che nell'ultima Finanziaria ha decurtato le disponibilità. Ma sono in molti a parlare di sprechi nell'uso delle risorse. La Corte dei conti, per esempio, due anni fa ha aperto una istruttoria sulla Regione Molise che aveva ottenuto stanziamenti pari a 700 milioni.Finora ne sono stati erogati ben 550, spesso investiti in modo discutibile: reti wifi anche per chi vive nei prefabbricati, finanziamenti per il turismo, la sponsorizzazione di un reality show estivo di Mediaset e delle selezioni di Miss Italia.
È importante ricordare le dimensioni della tragedia. A San Giuliano nel 2002 ci furono 30 morti, in tutta l'area colpita tra Puglia e Molise i feriti furono 200, gli sfollati 3 mila in provincia di Campobasso e un migliaio in quella di Foggia. Un bilancio drammatico, ma assolutamente non paragonabile con la devastazione dell'Abruzzo dove i morti sono più di 200 e gli sfollati decine e decine di migliaia. Quanti fondi saranno necessari adesso? Il ministro Altero Matteoli ha detto: «A una prima stima, soltanto per l'edilizia e per le abitazioni private i soldi da stanziare si aggirano intorno a un miliardo e 300 milioni di euro, escludendo quello che servirà all'industria».
Ma se San Giuliano con i suoi mille abitanti ha preventivato un costo di 250 milioni, come si può pensare di ricostruire tutto il centro storico dell'Aquila con la somma ipotizzata dal ministro? E ancora, la questione dei tempi. Ha dichiarato sempre Matteoli: «Le case che si dovranno abbattere si possono ricostruire in 24 mesi snellendo tutte le procedure. Con i provvedimenti che siamo intenzionati a prendere si potrà fare in due anni». Sicuri? La lezione di San Giuliano è stata inutile? Prima di promettere, forse sarebbe meglio aspettare e capire. Per non illudere chi ha già sofferto tanto.
L'allarme inascoltato dal ministro
di Carlo Bonini - La Repubblica - 9 Aprile 2009
Si sente ripetere dall'alba di lunedì che, in fondo, nella catastrofe abruzzese non ci sono innocenti. Che, dunque, la colpa è un po' di tutti. Un buon modo per dire che la colpa, in fondo, è di nessuno.
Eppure, solo a fare qualche domanda, è storia di ieri. Il 12 febbraio, sette settimane prima che il terremoto uccidesse, Alessandro Martelli, ingegnere di vaglia che il mondo ci invidia, prende carta e penna per scrivere al ministro delle infrastrutture Altero Matteoli che il suo governo sta spensieratamente rinviando un atto di civiltà e responsabilità verso il Paese: l'entrata in vigore delle nuove norme antisismiche di standard europeo. Martelli non è esattamente un passante. E' responsabile della sezione Prevenzione Rischi Naturali dell'Enea, insegna scienza delle costruzioni in zona sismica all'università di Ferrara, presiede il "Gruppo di lavoro isolamento sismico" (Glis), associazione che raccoglie 300 tra i migliori esperti di settore.
Scrive dunque Martelli a Matteoli: "Signor ministro, come lei sa, è dal 2001 che il settore delle norme tecniche per le costruzioni antisismiche è di fatto in regime di proroga (...) Francamente, ci stiamo sempre più convincendo che le nuove norme non entreranno mai in vigore". E ancora: "A seguito del terremoto del Molise e della Puglia del 2002, furono emanate nell'emergenza nuove norme per le costruzioni in zona sismica. Ma da allora si è consentito di continuare ad applicare norme tecniche obsolete, vecchie di 16 anni. Se per un breve periodo questo aveva una giustificazione (dar modo ai progettisti di abituarsi alle nuove regole), ora, anzi, da un pezzo, non ne ha più, salvo non si voglia favorire chi vuole limitare i costi a scapito della sicurezza. Confidiamo dunque nella sua sensibilità".
Matteoli non ha avuto modo di rispondere pubblicamente a quella lettera. Se non in conversari privati con lo stesso Martelli. Per dirsi d'accordo con lui (racconta l'ingegnere), ma, evidentemente, impotente con la sua maggioranza. Che, del resto, il pasticcio lo aveva dissimulato con una di quelle acrobazie utili a rendere incomprensibili al Paese le proprie decisioni. Era il 30 dicembre del 2008 e all'articolo 29 di quel mostro chiamato "Decreto mille proroghe" (guazzabuglio che interveniva su scadenze fiscali, disciplina delle patenti, infortuni sul lavoro, contrasto al terrorismo internazionale) si leggeva: "Al comma 1 dell'articolo 20 del decreto 31 dicembre 2007, n.248 le parole "30 giugno 2009" sono sostituite dalle seguenti: "30 giugno 2010"". Tradotto: l'entrata in vigore delle nuove norme antisismiche slittava di un anno.
"Una furbata", dice ora al telefono da Bologna lo stesso Martelli. Che, certo, non avrebbe potuto impedire la catastrofe abruzzese. Eppure cruciale nell'illuminare la catena di "furbate" e inerzie che per lustri hanno accompagnato la nostra edilizia civile e nello spiegare perché, all'Aquila, se ne sono venuti giù come castelli di carta edifici con non più di 25-30 anni di vita. Una "furbata" di cui si è avuta del resto prova ieri sera. I 272 morti abruzzesi hanno convinto il governo ad impegnarsi perché le nuove norme non attendano il giugno 2010.
Sciacalli e leccapiedi
di Marco Travaglio - L'unità - 9 Aprile 2009
Due futuri premi Pulitzer, sul Giornale e a Radio24, mi danno gentilmente dello «sciacallo» perché ho ricordato quali danni aggiuntivi ai terremoti avrebbero comportato il “piano casa” e il ponte di Messina (in una delle zone più sismiche d’Europa) se sciaguratamente fossero già stati realizzati.
I servi furbi sono così accecati dalla saliva delle loro lingue da non accorgersi che a liquidare il ponte, all’indomani della sciagura abruzzese, è stato il sottosegretario alle Infrastrutture del loro adorato governo, il leghista Roberto Castelli; e che a rinviare sine die il “piano casa” è stato il ministro forzista Raffaele Fitto, con la soave espressione dorotea della «pausa di riflessione».
Intanto il ministro Claudio Scajola annuncia che nel decreto saranno inserite precise «misure antisismiche»: fino a domenica non ci aveva pensato nessuno. La parola “terremoto” non compariva mai nella proposta inviata a giugno dal governo alle regioni, nella bozza di un mese fa e men che meno nell’intesa del 31 marzo. Anzi, lì un cenno c’era, ma per smantellare i divieti (art.6: «Semplificazioni in materia antisismica»).
Solo due giorni fa, mentre l’Abruzzo crollava, si son ricordati che siamo il paese più a rischio d’Europa e hanno cancellato l’art.6 e, al posto, hanno infilato qualche riga di «misure urgenti in materia antisismica»: gli ampliamenti delle case non saranno autorizzati «ove non sia documentalmente provato il rispetto della normativa antisismica». Ci son voluti 260 morti, per ripristinare la legalità.
A proposito di sciacalli. Vergogniamoci per loro, e per i loro servi.
L'Aquila, il nuovo ospedale giù come cartapesta. Indovinate chi l'aveva costruito...
di While - www.byteliberi.com - 9 Aprile 2009
Impregilo! Si, sempre lei.
La stessa che ha causato l'emergenza rifiuti a Napoli.
La stessa che è riuscita a incrementare esponenzialmente le spese per i lavori della TAV con i quali ha causato danni ambientali enormi. (Vedi: Video delle Iene)
La stessa che lavora sulla Salerno-Reggio Calabria e proprio in questi giorni ha chiesto e ottenuto un prolungamento della consegna dei lavori di altri tre anni, ottenendo ovviamente altri fondi.
La stessa che ha vinto l'appalto per la costruzione del Ponte di Messina.
La stessa che dovrà costruire sul nostro territorio le centrali nucleari.
La stessa i cui vertici... sono stati indagati a tutto spiano.
E' l'Impregilo che ha costruito l'ospedale San Salvatore dell'Aquila caduto come se fosse di cartapesta.
Chi diavolo è questa società dell'enorme potere che sta devastando la nostra terra?
Anche questa volta nessuno parlerà di lei?
Anche questa volta la passerà liscia?
Rabbia. Rabbia. Rabbia.
Oppure ricercare direttamente "San Salvatore" per leggere:In questo settore IMPREGILO ha realizzato sia in Italia che all’estero importanti e moderni complessi ospedalieri che vengono di seguito dettagliati.• Ospedale di Viareggio: 80.000 m2, 600 posti letto.
In Italia
• Ospedale di Lecco: 137.000 m2, 500.000 m3, 950 posti letto, 21 camere operatorie.
• Istituto Oncologico Europeo di Milano, struttura specialistica all’avanguardia per la diagnosi e cura dei tumori: 29.000 m2, 90.000 m3, 210 posti letto, 7 camere operatorie.
• Ospedale di Modena: 230.000 m2, 445.000 m3, 800 posti letto, 12 camere operatorie.
• Ospedale di Careggi, specialistico per la diagnosi e cura delle infezioni da HIV.
• Ospedale di Poggibonsi: 12.000 m2, 175.000 m3, 200 posti letto.
• Ospedale Destra Secchia: 28.000 m2, 450 posti letto.
Inoltre, ospedali a L’Aquila, Cerignola e Menaggio.
Tra le acquisizioni effettuate giova ricordare:
Autopista Oriente Poniente (Cile), RSU Campania, Rio Chillon (Perù), Ospedale St. David’s (Inghilterra), Chattahoochee tunnel e Laboratorio Fermi (Stati Uniti), Strada Ebocha-Ndoni (Nigeria), Ospedale San Salvatore (L’Aquila) e ristrutturazione Hyatt Hotel (Milano)