venerdì 3 aprile 2009

G20, tra il serio e il faceto


Si è concluso il G20 e tra le misure decise, dal valore complessivo di un trilione di dollari, si segnalano:


· la garanzia di 1.000 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale e altre istituzioni internazionali. E' stato infatti deciso di triplicare le risorse a disposizione del Fondo fino a 750 miliardi di dollari, di cui 500 miliardi in nuovi fondi e 250 miliardi per i cosiddetti 'Special drawing rights' (i diritti speciali di prelievo, la valuta virtuale del Fmi che può essere scambiata con dollari, euro, yen e altre monete 'pesanti'); comunque il Fmi dovrà anche vendere oro ed emettere bond per finanziare i crediti che concederà ai Paesi che saranno costretti a farne richiesta.

· Uno stimolo fiscale da 5.000 miliardi di dollari entro la fine del 2010 a sostegno della ripresa dell'economia mondiale.

· 50 miliardi di dollari di aiuti ai paesi poveri.

· Una lista nera e una grigia dei paradisi fiscali.

· Un nuovo consiglio per la stabilità finanziaria globale.

· L'impegno di ritrovarsi per un nuovo G20 a fine anno.

Tutti i leader si sono dichiarati soddisfatti e nel comunicato finale del vertice si legge “Nel complesso, le azioni che abbiamo intrapreso costituiranno il più grande stimolo fiscale e monetario e il programma di supporto del sistema finanziario di più vasta portata dei tempi recenti. Abbiamo fissato un ulteriore aumento di mille miliardi di dollari per le risorse all'economia mondiale, attraverso le nostre istituzioni finanziarie e il commercio internazionale. Stiamo sostenendo una espansione fiscale concertata e senza precedenti che salverà o creerà milioni di posti di lavoro che sarebbero altrimenti stati distrutti, e che ammonterà, entro la fine dell'anno prossimo, a 5 mila miliardi di dollari; aumenterà la produzione del 4 per cento e accelererà la transizione a un'economia verde”. Sarà…

Per Obama il vertice è stato “molto produttivo e ha costituito una svolta per la ripresa. Sono state decise misure coordinate senza precedenti ed è stata respinta ogni ipotesi di ritorno a forme protezionistiche che avrebbero solo l'effetto di aggravare la crisi”. E a proposito della politica estera sotto la sua amministrazione, Obama ha detto che gli USA “esercitano meglio la loro leadership quando sanno ascoltare. Washington esercita meglio la sua leadership quando guida attraverso l'esempio, mostra umanità, quando si rende conto di non avere sempre la risposta migliore”. Beh, quantomeno è un linguaggio completamente diverso da quello parlato a Washington negli ultimi 8 anni.

E l’Italia? Il contributo italiano a questo G20 è stato invece praticamente nullo con un Berlusconi che, oltre a farsi fotografare tra Obama e il presidente russo Medvedev ed essersi beccato un rimprovero dalla Regina Elisabetta per il tono troppo alto della voce, non ha fatto altro.

Ha cercato poi inutilmente di convincere tutti che la vera soluzione alla crisi si troverà al G8 della Maddalena, senza rendersi minimamente conto che ormai il G8 è obsoleto e sarà presto appeso al chiodo.


In sintesi, l’Italia è stata praticamente assente a Londra, ma Silvio ha ben tre mesi di tempo per preparare l’ultima serie di barzellette e la scaletta di canzoni napoletane con cui delizierà in coppia con Apicella gli altri leader durante il prossimo G8.


Qui di seguito invece si avanzano proposte alternative a ciò che è stato deciso ieri a Londra.




Tasse globali per finanziare "i beni pubblici mondiali"

di Ivan Du Roy - www.bastamag.net - 26 Marzo 2009

Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Matteo Bovis


Mentre il G20 è riunito a Londra il 2 aprile, l'associazione altermondialista Attac presenta una serie di proposte per regolamentare le speculazioni e i mercati e soprattutto per liberare risorse finanziarie a livello mondiale. Queste "tasse globali" devono permettere di lottare veramente contro la povertà, assicurare l'accesso ai diritti fondamentali, come il cibo, l'acqua, la salute o l'educazione, e proteggere l'ambiente, particolarmente con una tassa sulle scorie nucleari. Le proposte sono offerte al pubblico dibattito.

In un rapporto sul ruolo dei paradisi fiscali nella crisi finanziaria, pubblicato alla vigilia del G20 di Londra, l'associazione Attac propone numerose tasse globali e ecologiche da mettere in atto a livello internazionale. Queste tasse hanno per obiettivo la lotta contro le disuguaglianze che si sono scavate tra "la quasi totalità dell'umanità" da una parte, contadini e salariati, e "il vertice di una piramide globale delle rendite" dall'altra, quadri superiori e dirigenti che possono facilmente spostarsi senza gli impedimenti delle leggi sull'immigrazione e trasferire somme astronomiche tra le varie borse o succursali bancarie. Il denaro generato da questa fiscalità internazionale deve anche finanziare "beni pubblici mondiali": l'alimentazione, l'accesso all'acqua, salute, educazione, protezione dell'ambiente, sviluppo di infrastrutture di trasporto in comune …

Le proposte accompagnano una serie di misure destinate a regolamentare i mercati finanziari, come la soppressione dei paradisi fiscali.

Concretamente, una tassa sulle transazioni finanziarie, sulla compravendita di valuta (3200 miliardi di dollari al giorno nel 2007!) e sugli scambi borsistici (1000 miliardi di dollari al giorno) potrebbero così fruttare 500 miliardi di dollari all'anno. Un'imposta specifica sui profitti delle multinazionali porterebbe una identica cifra. Secondo la Cnuced (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo sviluppo), le prime cento imprese transnazionali cumulavano all'inizio del XXI secolo un volume d'affari di 4800 miliardi di dollari.

Attac suggerisce anche di tassare di un piccolo 1% gli "ultraricchi": le 100.000 persone al mondo che posseggono una fortuna superiore a 30 milioni di dollari, ossia un patrimonio complessivo di 14.000 miliardi di dollari. 4.600 volte il budget del Programma alimentare mondiale che fatica a ridurre la mortalità dovuta alla fame e di cui sono vittime 25.000 persone al giorno!

Attac rileva che l'imposta sul patrimonio, in seno ai paesi dell'OCSE, è l'unica ad essere stata abbassata negli ultimi 40 anni. Durante questo periodo, i prelievi per usi sociali sui salari e le imposte al consumo, che riguardano la grande maggioranza della popolazione, sono aumentati.

L'associazione antiglobalizzazione insiste ugualmente sulla necessità di una fiscalità ecologica: una tassa sulle emissioni di carbone (idea condivisa dalla Fondazione Nicolas Hulot) e, più originale, una tassa sulla produzione di scorie nucleari con vita di lunga durata ed alta radioattività da imporre sulla produzione di plutonio. Infine, Attac propone di estendere la tassa sui biglietti aerei messa in atto da diversi paesi (tra cui la Francia sotto l'egida di Jacques Chirac).

L'insieme di queste nuove tasse, applicate ai più ricchi o ai grandi inquinatori, che siano le grandi imprese o le grandi fortune mondiali, potrebbe fruttare ogni anno più di 1.400 miliardi di dollari. Abbastanza per regolare un po' meglio i mercati finanziari e, soprattutto, per liberare risorse per ridurre le disuguaglianze, proteggere l'ambiente e inventare "sistemi di produzione e di consumo che non ipotechino le condizioni di vita sul pianeta Terra".

"I poveri non hanno il tempo di aspettare che le cose migliorino spontaneamente, perché non avverà nessun miglioramento miracoloso", ribadiscono gli autori del rapporto, Aurélie Trouvé e Jean-Marie Harribey, co-presidenti di Attac, entrambi economisti, Gérard Gourguechon, già sindacalista del Sindacato nazionale unificato delle imposte (Snui) e Jacques Cossart, anch'egli economista e co-autore del rapporto Landau su "I nuovi contributi finanziari internazionali" commissionato da Chirac nel 2004. Tutti loro insistono su "l'urgenza delle decisioni da prendere" per evitare "la catastrofe irrimediabile".

"L'insieme di queste proposte è sottoposto al pubblico dibattito – precisano – Sono il frutto di riflessioni collettive condotte in seno al movimento antiglobalizzazione, particolarmente nei forum sociali sia europei che mondiali". Resta da vedere se farà seguito la volontà politica di condurre il dibattito.

Per accedere sul sito di Attac Francia al rapporto completo in formato pdf (in francese, 34 pagine).




Tassate gli speculatori

di Ralph Nader - Tradotto da F. Allegri per Futuroieri - 1 Aprile 2009


Permettetemi di iniziare con un problema d'equità.
Perché dovreste pagare dal 5 al 6% di tassa sulle vendite per comprare le necessità della vita, quando domani qualche speculatore di Wall Street può comprare $100 milioni di controvalore di derivati Exxon e non pagare un penny di tassa?


Fatemi aggiungere un problema di senso comune.
La premessa di base della tassazione sarebbe di tassare quella società che ama l'ultimo o odia il più: invece tassano il lavoro onesto e i bisogni umani.


C'è un modo diverso per aumentare le entrate ovvero fare tasse contro quelle attività meno valutate, come il mercato delle vendite azionarie più speculative, l'inquinamento (una carbon tax), gli azzardi e le industrie superflue che danneggiano o distruggono la salute e accumulano grandi costi.
Perciò il vostro Congressista, che lotta in questi giorni con i deficit giganteschi gravanti sulle spalle dei vostri figli mentre la recessione profonda e i tagli fiscali riducono le entrate e incrementano i torrenti di inchiostro rosso, potrebbe essere il campione di queste tasse sulle transazioni.


Finora a parte che per un gruppetto di legislatori, i più famosi sono i Congressisti P. Welch (Dem. VT) e P. DeFazio (Dem. OR); il più grande produttore di entrate - la tassa sulle transazioni di derivati azionari (solo scommesse su scommesse) e altri rischi mistificati dal capitalismo da casinò - è solo una chiacchiera da corridoio a Capitol Hill.


Ci sono stime diverse su quanto le tasse sulle transazioni a Wall Street raccoglierebbero all'anno.
Tuttavia, una tassa sulla transazione aumenterebbe certamente abbastanza da far pagare ai truffatori e agli speculatori di Wall Street il loro salvataggio.
Analizzerò vari progetti sostenuti dagli economisti.


Il più discusso e popolare è una semplice tassa sul commercio internazionale delle valute.
La chiamano la Tobin Tax grazie al suo ideatore, James Tobin un premio Nobel laureato all'università di Yale, da 10 a 25 cents ogni cento dollari di capitale commerciati ogni giorno a livello internazionale produrrebbero da $100 a $300 miliardi ogni anno.


Ci sono decine di gruppi civici, operai, ambientalisti, per lo sviluppo, contro la povertà e legali in tutto il mondo che premono per leggi simili nei loro stati. (vedete tobintaxcall.free.fr).
Per l'economista dell'Università del Massachusetts, Robert Pollin, vari tipi di tasse sul commercio dei titoli sono nelle contabilità in almeno quaranta nazioni, incluso il Giappone, il Regno Unito e il Brasile.


Pollin scrive nel numero corrente della stimabile Boston Review:
"Una piccola tassa sulle transazioni dei mercati finanziari, simile a una tassa sulle vendite, farebbe crescere i costi a breve del commercio speculativo e avrebbe un effetto minimo per chi commercia di rado. Così scoraggeremmo la speculazione e i fondi andrebbero verso l'investimento produttivo".


Aggiunge che dopo il crollo di borsa del 1987, le tasse sul commercio dei titoli "o misure simili" furono proposte dal capo della minoranza di allora al Senato B. Dole e anche da Bush padre.
Il professor Pollin stima che uno 0,5% di tassa raccoglierebbe quasi $350 milioni l'anno.
Quello sembra conservativo.


Una volta il Wall Street Journal menzionò i quasi $500 miliardi dei commerci dei derivati fatti solo nel 2008 - le più speculative delle transazioni.
Un decimo dell'uno per cento di tassa raccoglierebbe $500 milioni di dollari all'anno, supponendo quel livello di commercio.
L'economista Dean Baker dice "una tassa modesta sulle transazioni finanziarie sarebbe sufficiente a finanziare una riduzione d'ufficio del 10% della tassa sul reddito da lavoro".


La tassa sul commercio di azioni viene da lontano.
Una versione aiutò il fondo per la Guerra Civile e la guerra imperiale Ispano - americana.
Il famoso economista inglese, John Maynard Keynes, lodò nel 1936 una tassa sulla transazione di titoli perché avrebbe l'effetto di "mitigare la predominanza della speculazione sull'impresa".


Gli USA ebbero qualche tipo di tassa sulla transazione dal 1914 al 1966.
Lo studioso di storia corporativa (vedi il suo libro eccellente, Protezione Ineguale) Thom Hartmann, facendo l'ospite al talk show di 3 ore al giorno su Air America (airamerica.com/thomvision), discusse la lunga evoluzione di quello che chiama una "rotazione di titoli che tagliano la tassa" per "comprimere la speculazione tossica, mentre si incoraggia l'investimento sano".


Bene, perché non abbiamo un simile generatore di mega - entrate che alleggerisce la tassa sul reddito imposta al lavoratore americano di oggi e domani?
(Fu una delle idee più popolari sulla quale feci la campagna lo scorso anno. La gente la capì.)
Perché i lavoratori USA devono sapere di questa politica fiscale proposta e diffonderla al Congresso.
Agite sui vostri Senatori e Rappresentanti - dite no ai se gli e o i ma.
Altrimenti, Wall Street continuerà ad imperversare sulle pensioni della gente e sui risparmi del fondo comune, destabilizzerà i loro lavori e porgerà loro la legge sul salvataggio, come accade ora.


Pochi minuti di pressione sui membri del Congresso fatti da milioni di americani (telefonate, scrivete o fate mail, visitate o protestate) produrranno un grande Cambiamento per il meglio.
Contattare il vostro membro al Congresso.
Il disordine finanziario attuale crea il momento giusto per l'azione.



G20: le battute sessiste, i doppi sensi, e gli scherzi da liceale di Silvio Berlusconi

di Nick Squires - Daily Telegraph- 2 Aprile 2009


Silvio Berlusconi, primo ministro italiano, si vanta della sua abilità di comunicare con la gente normale. Ma si è costruito una reputazione di autore di gaffe sulla scena internazionale.

Scegliere la gaffe più memorabile di Silvio Berlusconi è difficile, perché queste sono tante.
I suoi tre mandati da primo ministro sono stati ricoperti da battute sessiste, doppi sensi e scherzi da liceale che si potrebbero aspettare da un intrattenitore di nave da crociera, ma non dal leader di una nazione.
La sua inclinazione a scherzare e a mettersi i piedi in bocca può farlo piombare di nuovo nei guai al summit del G20.


Solo la scorsa settimana il 72enne miliardario ha causato costernazione per le nuove strane osservazioni sul colore della pelle del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Dopo aver meravigliosamente lodato Obama per la sua "abbronzatura" l'anno scorso, ha detto che la sua risposta alla crisi economica mondiale è differente da quella del presidente americano perché "sono più pallido".


In Febbraio, secondo quanto si dice, è stata afferrata una sua battuta al presidente francese Nicolas Sarkozy nella quale diceva di essere stato lui ad avergli "dato" la moglie di origine italiana, Carla Bruni.


In Gennaio Berlusconi ha causato scandalo quando disse che sebbene stesse considerando l'idea di schierare 30mila soldati nelle città italiane, non sarebbero mai stati abbastanza i soldati per proteggere le "bellissime donne" italiane dallo stupro.


Le donne era state nuovamente offese nei mesi precedenti alle elezioni, quando Berlusconi, ad un'attraente giovane elettrice che contestava le proprie difficoltà economiche, rispose che il modo migliore per uscire dalla povertà era sposare un miliardario, "come mio figlio".

Uniformandosi agli stereotipi sugli italiani, le osservazioni politicamente scorrette di Berlusconi spesso vertono sulle donne e il sesso.

Una volta si vantò anche di aver utilizzato il suo "fascino da playboy" per avere la meglio sulla premier della Finlandia durante un giro di negoziati.

E consigliò agli investitori di New York di trasferirsi in Italia perché le segretarie italiane sono più belle di quelle americane.

Mentre si prepara ad andare a Londra per summit del G20, Berlusconi rimane letteralmente il giullare del mazzo
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