domenica 5 aprile 2009

Un velo pietoso sull'anziano malato

E' ben noto quanto il cosiddetto premier italiano sia affetto da irrefrenabile protagonismo, megalomania, mania di persecuzione e schizofrenia che con l'età avanzata si sono trasformate in vere e proprie patologie miscelate a conclamata paranoia.

E tutto ciò è stato ampiamente riconfermato da alcuni comportamenti adottati negli ultimi giorni dal cosiddetto premier e che hanno fatto il giro del mondo attraverso i mainstream media.

Ma ieri a Praga il cosiddetto premier ha anche indossato per l'ennesima volta l'altro abito che fa pendant con le patologie di cui sopra, e cioè quel vittimismo a cui fa abbondante ricorso quando si sente accerchiato e con le spalle al muro, come diretta conseguenza dei suoi comportamenti patologici.

In questo caso ha recitato la parte della vittima scagliandosi contro i giornalisti per le "calunnie" scritte nei suoi confronti dichiarando "Non voglio arrivare a dire di azioni dirette e dure nei confronti di certi giornali e certi protagonisti della stampa però sono tentato perchè non si fa così".

E al giornalista che gli ha chiesto che tipo di azioni potrebbe intraprendere, ha risposto "Ma lei pensa che se io dico di non guardare più una televisione o altra non c’è nessuno che mi segue in Italia?".

Stendiamo un velo pietoso su questo anziano malato.



L'ossessione del Cavaliere

di Andrea Bonanni - La Repubblica - 5 Aprile 2009

Cominciata male a Strasburgo, la giornata di Silvio Berlusconi statista internazionale finisce malissimo a Praga.

Al vertice Nato il capo del governo si presenta con il telefonino all'orecchio lasciando la cancelliera Merkel ad attenderlo sulle rive del Reno e disertando la cerimonia solenne di commemorazione per i caduti della Nato, tra cui parecchi soldati italiani. A Praga, dove domani si terrà l'incontro Ue-Usa, il presidente del Consiglio lascia esplodere la sua rabbia contro l'informazione.

Se la prende, lui che è maestro delle tecniche televisive, contro i video che ripropongono fedelmente su internet le sue gesta maldestre sulla scena mondiale. E minaccia, lui che è proprietario di televisioni e giornali, di lanciare campagne di boicottaggio contro la stampa, colpevole di non riproporre la realtà come piacerebbe a lui. Dopo aver ripetutamente violato la forma e la sostanza delle regole di politica internazionale, Berlusconi finisce così anche per violare la forma e la sostanza della libertà di informazione.

I due errori sono più strettamente connessi di quanto si possa credere. Sarebbe infatti ingenuo pensare che il presidente del Consiglio abbia accumulato in pochi giorni un così straordinario numero di gaffe e di figuracce internazionali solo per insipienza. Unico esponente del G8 a non aver potuto incontrare Obama, incapace di acquisire credibilità tra i propri pari, ha adottato la tecnica della rottura del protocollo, per poter vendere almeno qualche scampolo di visibilità sul fronte interno, che è poi l'unico che gli interessi veramente.

Per farlo, però, avrebbe bisogno di un controllo pressoché totale sull'informazione di casa propria. E poiché non riesce ad ottenerlo, poiché nell'era di internet e dell'informazione globale neppure il monopolio televisivo basta a garantirgli l'impunità, lascia libero corso alla propria ira pronunciando anatemi contro la stampa.
Bisogna riconoscere che Berlusconi ha motivo di essere deluso. Il suo nuovo corso di statista mondiale era stato messo in scena con straordinario senso di opportunismo. Il G20 sancisce una ritrovata unità tra i Grandi del Pianeta? Berlusconi è prontissimo ad inseguire il presidente americano al grido di "Mr. Obama!" e a costringerlo ad una foto-ricordo con il russo Medvedev che farà la prima pagina di tutti i giornali.

I leader della Nato decidono che devono superare il veto turco e uscire dal vertice di Strasburgo con un accordo sulla nomina di Rasmussen? Berlusconi viola tutti i protocolli e i più elementari criteri di buona educazione per farsi riprendere dalle televisioni di tutti il mondo mentre telefona, in diretta, al primo ministro turco Erdogan per perorare la causa di Rasmussen.

Poco importa che, nonostante i sorrisi di Obama e Medvedev nella foto-ricordo, la situazione dell'economia mondiale resti grave, o che il riavvicinamento dei rapporti tra Russia e Stati Uniti non abbia certo bisogno dei buoni uffici di Berlusconi.

Poco importa che, per riconoscimento congiunto dei turchi e degli americani, l'accordo sul nome di Rasmussen sia arrivato dopo due colloqui, venerdì sera a Baden Baden e ieri mattina a Strasburgo, tra Obama e il presidente turco Gul, cui ha partecipato nella fase finale lo stesso Rasmussen.

Quello che interessa a Berlusconi, nella stessa implacabile logica televisiva con cui ha conquistato la politica italiana, è l'effetto annuncio. Lascia Londra rivendicando un suo ruolo nel riavvicinamento tra Usa e Russia. Lascia Strasburgo proponendosi come il vero deus ex machina dietro l'elezione di Rasmussen. Le foto, le sequenze televisive, sono la prova di quanto afferma.

Al teatrino della politica trasferito su scala internazionale non occorre altro. E peccato se, per ottenere l'effetto "mosca cocchiera", Berlusconi è disposto a sacrificare il contributo reale, certo più modesto, che magari ha effettivamente offerto, come il rafforzamento del nostro contingente in Afghanistan o l'opera di persuasione che può aver esercitato sul suo amico Erdogan.

Naturalmente il capo del governo non è contento quando la stampa riferisce la costernazione del resto del mondo di fronte alle sue imprese. "Con voi giornalisti non parlo più, perché io lavoro per l'Italia e voi lavorate contro l'Italia" aveva dichiarato già venerdì sera a chi lo attendeva al rientro in albergo. Ma questa logica televisiva dell'apparire a tutti costi, anche pagando il prezzo di brutte figure fa davvero bene al Paese? O fa bene solo al capo di governo e alla sua perenne ricerca di applausi domestici? Sarebbe bello se, almeno quando varca i confini nazionali, il presidente del Consiglio ricordasse che le due istanze, il suo interesse e quello dell'Italia, possono anche non coincidere.

La libertà di stampa, invece, coincide sicuramente con l'interesse di una democrazia. Perché la cronaca non è diffamazione e la critica non è calunnia.



«Obamaaaa...», la foto ricordo del Mister Bean della Brianza
di Alessandro Robecchi - Il Manifesto - 3 Aprile 2009

Con la dignità culturale di un cinepanettone di Natale, con la raffinata eleganza di un rutto alla cena di gala, Silvio Berlusconi ha conquistato con la sua simpatia tutta italiana anche Buckingham Palace. Il video con la regina d'Inghilterra seccata dal Mister Bean della Brianza ha fatto il giro del mondo.

Questa volta, però, il comportamento buzzurro-oriented aveva un suo perché: mister Berlusconi voleva a tutti i costi la sua foto con Obama. Mister Obamaaaa! E quello, gentile, paziente, comprensivo, ha fatto buon viso, ha sorriso, si è fatto fotografare con quel piccoletto italiano, un po' come fanno a Disneyworld i pupazzi di Topolino con i bambini e... oplà! Ecco mister Beanlusconi saltare sul carro del vincitore, dimenticare in due secondi l'amico Bush e passare al corteggiamento serrato del nuovo presidente e ai complimenti tra machos: «Ha lo sguardo acchiapponico!».

Testuale, anche se è un po' patetico che un finto Boldi citi il vero Proietti. Ed ecco il nostro re, tanto simile ai suoi sudditi. Identico gli italiani poveri in vacanza in Costa Smeralda che bramano di portare a casa una foto con Briatore, sempre pronto all'ammicco e al dar di gomito. Eh, quel Barack! Ha lo sguardo acchiapponico, sotto sotto siamo uguali! Firmato, the Italian Prime Minister. Chi? Massì, quel piccoletto così divertente!