giovedì 13 marzo 2008

Berlusconi: fenomeno politico o psichiatrico?

19 Novembre 2007

Il plateale fallimento di Berlusconi per la mancata caduta del governo Prodi, oltre ad aver rinsaldato la maggioranza di centrosinistra, ha avuto pesanti effetti collaterali: la morte ufficiale della CdL come coalizione di centrodestra unita sotto la leadership incontrastata del suo padre-padrone, il deterioramento irreversibile dei rapporti personali tra Berlusconi e il duo Fini-Casini e lo scioglimento di Forza Italia con la nascita del Partito del Popolo delle Libertà.

In pochissimi giorni è avvenuto un vero e proprio terremoto nell’opposizione, che per anni era riuscita perfettamente a mascherare e nascondere i propri dissidi interni, a differenza di quanto accadeva e accade tuttora nell’Unione, dove si ha il vizio di parlare in pubblico a ruota libera.

A destra quindi il tappo è saltato - senza facili allusioni alla statura del suo ormai ex leader - con l’ultima mossa del Cavaliere, che può sembrare l’ennesimo suo geniale coup de théatre ma anche il suo ultimo disperato tentativo di restare in sella ad un cavallo che però è già fuggito lontano senza di lui.
In effetti a prima vista il comportamento di Berlusconi degli ultimi giorni sarebbe forse materia più consona ad uno psichiatra che a un politologo o a un opinionista politico.

La sua opera di stravolgimento e non accettazione della realtà con frasi del tipo “La maggioranza è implosa, sono preoccupatissimi”, la sua totale mancanza di autocritica “Non ho mai dato pagelle a nessuno, anche se devo dire che se in Italia c'e' qualcuno che per la sua storia personale e per quello che ha fatto nel mondo imprenditoriale, nello sport e nella politica, se c'e' qualcuno che puo'dare pagelle, quello sono io. Ma non le ho mai date”, il suo maniacale e paranoico protagonismo “Fini e Casini stanno oscurando sui media i nostri banchetti contro Prodi. E' un espediente che conosco bene, si può dire che l'ho inventato. Solo che io lo metto in pratica contro gli avversari, loro invece lo fanno contro di me, contro l'alleanza. Possono parlare sui giornali, andare in televisione. Ma non accetto di farmi oscurare”, ormai non hanno più niente a che vedere con gli strumenti lucidi di una strategia e un disegno politico a lungo termine. Ma dovrebbero essere invece oggetto di profondo studio da parte del mondo accademico della psichiatria.

Un insieme di comportamenti con l’aggravante dei conseguenti errori politici madornali: come ad esempio, fin dall’indomani delle elezioni del 2006, le ossessive dichiarazioni sulla sicura caduta del governo Prodi con l’ultima ciliegina della data precisa, abbinata al grossolano errore sulla tempistica della raccolta delle firme nei gazebo di Forza Italia per chiedere elezioni anticipate. Un timing completamente sbagliato che per avere un minimo di logica politica doveva essere anticipato almeno di una settimana.

A ciò si aggiunga la schizofrenica serie di dichiarazioni in merito al tavolo negoziale per le riforme.
Solo pochi giorni fa, all’indomani del voto finale al Senato sulla finanziaria, Berlusconi dichiarava: “Se è una colpa aver fatto implodere la maggioranza, beh, questa colpa mi piace. Io non cambio strategia. Le riforme? Solo una perdita di tempo. Solo un modo per far galleggiare questo governo. Ma quali riforme?”. Chiudendo quindi in faccia la porta a Fini e Casini che gli chiedevano di sedersi al tavolo delle trattative dopo il fallimento della “strategia della spallata”.

Ma non passano 24 ore che, a causa della reazione gelida di Fini che aveva dichiarato “Non serve fare pagelle tra i più bravi e i meno bravi nel combattere Prodi. La realtà è che il governo, l'altro ieri, è riuscito a sopravvivere a se stesso approvando una Finanziaria, dopo tanto tempo, senza ricorrere alla fiducia. Ci vuole umiltà da parte di tutti. Perché tutti sbagliano. Tutti. A volte serve un po' di autocritica. Il centrodestra non ha neppure un programma e un progetto nuovo per andare alle elezioni. Ci vuole uno sforzo di analisi da parte di tutti nella Cdl, altrimenti inevitabilmente ognuno andrà per la sua strada” e a causa anche dei fischi indirizzati a Cicchitto da militanti di AN durante un convegno dei Cristiani Riformisti, ecco l’inversione a U di Berlusconi con lo scioglimento di Forza Italia, la proclamazione della nascita del Partito del Popolo delle Libertà e l’apertura al dialogo per la riforma elettorale “Fatto il nuovo partito diremo alla sinistra che siamo pronti a confrontarci sulla nuova legge elettorale. A questo punto siamo convinti che bisogna andare verso un sistema proporzionale alla tedesca”.

Come quindi definire tutto ciò? Geniale e lungimirante strategia politica o disperato colpo di scena di chi, oltre a non volersi arrendere alla dura realtà, è vittima di mania di protagonismo e schizofrenia acuta?
Non è certo una novità il suo “rifiuto dell’oscuramento”, questo suo bisogno psicofisico di essere sempre sotto la luce dei riflettori ad ogni costo, al centro della scena. Ma adesso, all’età di 71 anni, il suo super-ego è arrivato ad un livello tale che lo porta a distruggere ciò che ha creato e senza sapere dove andrà effettivamente a parare.
Alcuni definiranno questa sua ultima mossa una “genialata” preparata da tempo e da lasciare poi ai suoi eredi politici (quali poi?); altri invece la fuoriuscita dal cilindro dell’ultimo coniglio, ma già morto.

La maggioranza dei suoi ex alleati ha comunque reagito con distacco e assoluta contrarietà a confluire nel nuovo partito, sparandogli in faccia una serie di bordate impensabili fino a poco tempo fa. Con Fini che dichiara “Non se ne parla proprio… E’ una scorciatoia personalistica…Plebiscitario e confuso il modo in cui è stata presentata la proposta. An non si scioglierà per entrarvi”, Alemanno che rincara “Il partito del popolo? Coinvolge solo Forza Italia e qualche circolo . È un'iniziativa unilaterale, il semplice restyling di quello che c'è già. E non risolve un solo problema politico”, Bossi che teme "che sia solo un favore a Prodi", Maroni che ribadisce che il Carroccio non è interessato a questo nuovo partito del centrodestra, Casini che infila il dito nella piaga “Il nuovo partito è propaganda. Come i gazebo”, Cesa che riafferma il no dell'Udc e osserva: “L'Udc non c'era prima e non ci sarà. Ognuno ha la sua identità e la sua storia da difendere”.

Gli unici che finora sembrano interessati a seguire Berlusconi confluendo nel Partito del Popolo sono Giovanardi che auspica lo scioglimento dell’UDC e Storace che però rimanda la discussione al comitato politico de La Destra.
Insomma un risultato a dir poco deludente finora, per chi sognava il Partito unico del centrodestra.

Solo una cosa è certa: Berlusconi ha sancito ufficialmente lo sconquasso che già covava da tempo tra le fila dell’opposizione, e ciò diverrà ancora più evidente tra i banchi dell’opposizione nei due rami del Parlamento quando il nome di Forza Italia verrà sostituito da quello del nuovo partito e si saprà chi s’iscriverà in questo gruppo.

Se sarà un semplice cambio di nome che manterrà inalterato il ruolo di Berlusconi in qualità di padre-padrone circondato da lacchè, allora la sua componente degna di approfonditi studi psichiatrici avrà prevalso su quella politica.
Ma se invece Berlusconi, dopo aver detto e fatto il contrario di tutto, farà un bel passo indietro lasciando così il campo a nuove personalità finalmente libere di agire nel nuovo partito, allora sarà ricordato per la fantasia e la lungimiranza con cui ha disegnato e decretato a modo suo il finale della sua personale parabola politica.

Tutto però lascia supporre che uno schizofrenico con manie di protagonismo e persecuzione si sia già incamminato a passo spedito verso il proprio viale del tramonto.