giovedì 13 marzo 2008

La necessità storica di un’autonoma forza militare UE

17 Gennaio 2007

Con l’avallo dato dal Presidente del Consiglio Prodi all’allargamento della base di Vicenza, deciso comunque dal Governo Berlusconi, si ripropone l’annosa questione della sovranità italiana sul proprio territorio e dei rapporti dell’Italia con l’alleato americano.

La questione relativa all’assenso o meno dato dal Governo italiano era chiaramente molto sentita negli Stati Uniti, e si legava anche alle recenti dichiarazioni di Prodi e D’Alema che avevano espresso la loro contrarietà sia verso i bombardamenti di aerei USA in Somalia sia verso l’aumento delle truppe americane in Iraq deciso da Bush la settimana scorsa.

Infatti subito dopo la dichiarazione di non contrarietà all’allargamento della base di Vicenza da parte di Prodi, l'ambasciatore USA in Italia Ronald Spogli ha dichiarato: "Desidero esprimere apprezzamento per l'attenta considerazione e opinione favorevole espresse alla proposta di aumento della presenza americana a Vicenza. Oggi le relazioni tra Italia e Usa, costruttive da 60 anni, registrano un passo avanti''. E anche il Dipartimento di Stato USA ha "molto apprezzato" la dichiarazione del Presidente del Consiglio.

Ma soprattutto il fatto che Spogli abbia sottolineato che ….”Oggi le relazioni tra Italia e Usa, costruttive da 60 anni, registrano un passo avanti”, la dice lunga su quanta importanza davano gli USA all’avallo o meno del governo Prodi.

Enrico Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha però dichiarato che “il Governo è stato costretto a dire di sì e che nessun referendum locale potrà modificare questa decisione”.
Ora è da capire se la costrizione è stata esercitata direttamente dagli USA - e se sì in che modo -oppure se dipende dal fatto che la decisione presa a suo tempo dal Governo Berlusconi fosse vincolante per qualsiasi governo successivo in base ad un accordo scritto bilaterale siglato appunto dal Governo precedente, o se tra le pieghe degli accordi militari segreti tra Italia e USA si regolano anche le questioni relative a nuovi basi e/o allargamenti di quelle già preesistenti, o infine se entrano in ballo i doveri di essere membri NATO.

Insomma non è affatto chiaro perché si è costretti a dire di sì. L’unica opzione che mi sento di scartare è quella relativa agli eventuali posti di lavoro italiani che si sarebbero perduti in caso di trasferimento dell’intera base da Vicenza in Germania, come avevano chiaramente detto gli americani in caso di rifiuto italiano all’allargamento.

Ma ciò presuppone che si sarebbe potuto dire anche di no. Quindi il governo italiano poteva dire di no?
Il problema è appunto capire se la decisione finale spetta veramente al governo italiano, e in questo caso è una scelta politica autonoma cedere o meno una parte di territorio su cui poi non esercitare alcuna sovranità; oppure se, indipendentemente dalla volontà del governo italiano, sono gli stessi Stati Uniti che decidono, e quindi chiedono al governo italiano solo un parere formale - giusto per “educazione” - tanto poi le decisioni sono state già prese a Washington.

Ecco, sarebbe ora di sapere dal Governo italiano, chi decide veramente in una situazione del genere. Gli USA, l’Italia o la NATO?

Ma sarebbe soprattutto ora di cominciare a discutere seriamente in sede UE sulla necessità storica di costruire finalmente una forza militare UE formata da contingenti dei 27 Paesi membri. Finché l’UE non si doterà di forze armate autonome la sua comune politica estera, indipendente da quella USA e in grado di incidere sullo scacchiere internazionale resterà solo un’utopia.

Naturalmente, se mai si arriverà alla nascita di una forza militare UE, ciò non dovrà significare la fine di un’alleanza strategica con gli USA ma la conseguente e ovvia fuoriuscita di tutti i Paesi membri UE dalla NATO, la cui permanenza a quel punto non avrebbe più motivo d’essere.
Soltanto con la creazione di una forza armata europea indipendente e autonoma dagli USA e dalla NATO si potrà ridiscutere in toto anche della presenza militare degli Stati Uniti in territorio UE.