giovedì 13 marzo 2008

La salvezza per la democrazia Usa: impeachment o colpo di stato?

14 Febbraio 2007

Da molti mesi a questa parte stanno crescendo sempre più le ostilità nei confronti dell’Amministrazione Bush da parte di ufficiali e membri delle Forze Armate Usa, a causa della disastrosa piega che ha preso la guerra in Iraq ma soprattutto della prospettiva di un attacco all’Iran.

L’esecutivo americano è da mesi ormai impegnato nella ricerca di un pretesto per attaccare l’Iran e negli ultimi tempi infatti le truppe americane di stanza in Iraq sono state autorizzate dall’Amministrazione Bush a catturare, o eventualmente a eliminare, i membri delle Guardie della Rivoluzione e dei servizi segreti iraniani che operano in territorio iracheno. Nei giorni scorsi poi è stato sequestrato addirittura il secondo segretario dell’ambasciata iraniana di Baghdad, Jalal Sharafi, prelevato a forza da una trentina di individui armati, che indossavano le uniformi di ordinanza di un'unita' speciale dell'Esercito regolare iracheno - il 36mo Battaglione Incursori - un corpo scelto adibito a operazioni di commando, che opera assai spesso in stretto coordinamento con le truppe americane.

Ma nonostante le ferme proteste del governo iraniano che ne ha chiesto l’immediata liberazione e che per bocca del portavoce del Ministero degli Esteri ha denunciato che "Sharafi è stato sequestrato da un gruppo legato al ministero della Difesa iracheno, che agisce sotto la supervisione delle forze statunitensi in Iraq", molti sono tuttora in stato di detenzione.

Inoltre il Pentagono ha dichiarato di avere le prove del sostegno iraniano alla guerriglia irachena accusando per la prima volta direttamente il governo di Teheran di fornire armi sempre più sofisticate agli insorti iracheni, come le bombe EFP capaci di distruggere i carriarmati Usa, e di aver causato in questo modo la morte di più di 170 marines dal giugno 2004.
Un’accusa molto grave che però nel giro di poche ore è stata subito cestinata dal Capo di Stato Maggiore della Difesa Usa, generale Peter Pace, che ha smentito le fonti militari e le autorita' di Washington affermando che “il fatto che i soldati Usa abbiano trovato in Iraq bombe fabbricate in Iran non significa che il governo di Teheran sia direttamente coinvolto".

Comunque queste frizioni tra il governo Bush e le Forze Armate non sono nuove ed erano presenti anche quando Rumsfeld era in carica; infatti già in passato il generale Casey, comandante delle forze Usa in Iraq, aveva criticato alcune decisioni dell’amministrazione Bush con il risultato di essere sollevato dall’incarico e sostituito dal generale Petraeus, insediatosi nei giorni scorsi.

Ma c’è anche chi come l’ex ufficiale in pensione James Ryan – cofondatore di West Point Graduates Against the War – sostiene che potrebbe esserci una parte consistente delle forze armate davvero stanca dei "guerrieri da salotto" di Washington e che potrebbe tener fede al giuramento reso alla Dichiarazione di Indipendenza del 1776 "abolendo" un governo corrotto che non si cura della vita di milioni di iracheni e di migliaia di giovani statunitensi.

Le affermazioni di Ryan si rifanno infatti a quella parte della Dichiarazione d’Indipendenza che recita "Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o abolirlo, e creare un nuovo governo....".

Ryan accusa poi il Congresso di non aver avuto il coraggio di avviare la procedura di impeachment nei confronti di Bush per aver distrutto, con la guerra lanciata contro l’Iraq, l’onore e la reputazione del Paese e per aver severamente danneggiato e abusato dell'esercito degli Stati Uniti. Perciò secondo Ryan, Bush e il suo governo sono colpevoli di “Insulto alla nazione, Abrogazione della costituzione e Distruzione dell'esercito”, comportandosi in modo distruttivo anche nei confronti dei fini intesi dai padri fondatori.

Sempre nei giorni scorsi l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Presidenza Carter, Zbigniew Brzezinski, nel corso della sua testimonianza di fronte al Comitato per le Relazioni con l'Estero del Senato, ha definito la guerra in Iraq "una calamità storica, strategica e morale" e ha predetto "una provocazione in Iraq o un atto terroristico negli USA attribuito all'Iran; che culminerà in un'azione militare 'difensiva' Statunitense contro l'Iran la quale trascinerà una solitaria America in una palude che va diffondendosi e che va facendosi sempre più profonda e che alla fine includerà l'Iraq, l'Iran, l'Afghanistan e il Pakistan”, lasciando intendere quindi che la Casa Bianca sia capace di architettare una provocazione – incluso un possibile attacco terroristico all’interno degli Stati Uniti – per procurarsi il casus belli al fine di muovere guerra all’Iran. Brzezinski ha poi concluso la sua testimonianza dichiarando che "è venuto il momento per il Congresso di far sentire la sua voce". Cioè, avviare la procedura d’impeachment. E a maggior ragione in vista di un attacco ingiustificato all’Iran senza l’autorizzazione del Congresso.

In conclusione, aumentano sempre più le ostilità tra l’Amministrazione Bush e le Forze Armate statunitensi, così come aumentano quelle tra l’esecutivo e il Congresso a maggioranza democratica che però se non ha avuto finora il coraggio di fare quasi nulla per contrastare la condotta disastrosa nella guerra in Iraq, forse non resterà passivo un domani in caso di attacco all’Iran senza la propria approvazione, procedendo finalmente verso l’impeachment del Presidente.

Ma se la follia dovesse prevalere definitivamente nella mente di chi siede alla Casa Bianca - avendo poi già dato prova di non avere la minima considerazione per le volontà del Congresso – forse c’è solo da sperare in un pronunciamento delle Forze Armate Usa con il rifiuto di obbedire agli ordini del Commander in Chief e la conseguente rimozione forzata dell’Amministrazione.

Il popolo americano e il mondo intero gliene sarebbero eternamente grati.