sabato 28 marzo 2009

Il Piano Tossico di Geithner

Qui di seguito alcuni articoli di commento all'inutile quanto dannoso Piano Geithner di salvataggio delle assicurazioni (AIG in testa) e di "pulizia" dei bilanci bancari dai cosiddetti "asset tossici".


I Racconti del terrore nella Crisi
di Pino Cabras - Megachip - 27 Marzo 2009

I professionisti dell’ottimismo cercano di scorgere una ripresa, una luce in fondo al tunnel della Grande Crisi. Noi, che pure non siamo professionisti del pessimismo, ci limitiamo a osservare sgomenti l’inanità degli sforzi dell’amministrazione Obama, tesa a salvare il sistema senza avere soluzioni. Ancora dollari, migliaia di miliardi (ossia milioni di milioni) sono iniettati nel sistema finanziario in un’operazione disperata di costosissimo “mesmerismo”. Come il signor Valdemar descritto da Edgar Allan Poe, il sistema è morto ma la trance degli infiniti “salvataggi” in limine mortis ci fa giungere ancora le sue voci aspre e spezzate, mentre la decomposizione avanza. Il racconto di Poe si conclude così: «di fronte a tutti i presenti, non rimase che una massa quasi liquida di putridume ributtante, spaventoso». Chiameremo così anche l’inflazione?

Nel giro di pochi mesi, gli Stati Uniti hanno incenerito il denaro di un po’ di generazioni a venire. Il problema della solvibilità dell’Impero più potente della Storia si presenterà ormai con un rendiconto ineludibile. A breve.

L’economista Paul Krugman, ancora fresco di Nobel, è sempre più sconfortato, di fronte alla coazione a ripetere del Tesoro USA. Uno dopo l’altro, i “bailout” senza fondo vanno a beneficio delle banche e delle assicurazioni. I cinesi cominciano a porre come un’urgenza assoluta la questione della valuta di riferimento mondiale. Il dollaro così com’è non ha più credibilità. Gli USA non puntano nemmeno ai prestiti, come hanno fatto nell’ultimo scellerato decennio. Pensano solo a oliare bene le stampatrici della zecca.

Per la Grande Depressione degli anni trenta la soluzione adottata dagli USA fu il “New Deal”, che fece riacquistare fiducia e speranza al grande malato, con un forte ancoraggio a Main Street anziché a Wall Street. Oggi si punta sulla finanza, nell’idea che ripristinando il credito privato tutta la macchina economica ripartirà. Si tratterebbe di bonificare dai veleni i bilanci delle banche, sgonfiare fino in fondo la bolla dei debiti di chi vive al di sopra dei propri mezzi nella classe media, e lasciare però le banche così come sono, perché presto o tardi riattiveranno il credito. Una cifra pari al PIL degli USA è già stata stanziata allo scopo, un quarto di essa è già stato speso, eppure il credito non riparte. La strategia non serve dunque a questo scopo.

Non c’è più nulla che possa essere in grado di puntellare ideologicamente le dottrine del mercato in piedi fino a pochi mesi fa. Appare solo il potere della Superclasse finanziaria globale in tutta la sua brutalità. L’economia, la vita di miliardi di persone, è di fatto sotto gli effetti di una coercizione istantanea e violenta, «extraeconomica». Di norma nel capitalismo sviluppato la classe dominante usa queste brutalità come «stato di eccezione», mentre fu invece uno dei mezzi principali adottati nel periodo della «accumulazione originaria», per dirla con Marx.

Oggi c’è invece una sorta di «decumulazione originaria», un crollo che non tutti affronteranno con gli stessi mezzi. La Superclasse sta già profittando della sua forza extraeconomica per decidere chi salvare e chi sommergere.
Non si vuole salvare l’economia. Si vogliono strappare al tracollo – costi quel che costi – rapporti di forza e di potere. Come si tradurrà una parola come democrazia nel linguaggio delle locuste? Il verso che emettono, per ora, è sempre uno: “bonus”, a dispetto di tutto.
Continuano così la loro vita da nababbi a spese anche dei nostri futuri nipoti, in nome della legalità contrattuale, difesa da squadre di avvocati e da terrificanti giornalisti economici, proprio mentre moltitudini di lavoratori rivedono i contratti e accettano decurtazioni per la dura congiuntura. Per essi, per i loro contratti da onorare, i milioni di milioni non ci sono.

La Superclasse ha stracciato qualsiasi contratto sociale e parla ancora di legalità, intanto che giustifica lo scandalo del permanere dei propri folli status e stili di vita. Il prossimo passo sarà abbattere anche questo ultimo ridicolo paravento. È vero sì che ci sono già un po’ di rivolte. In Europa dell’Est (l’effimera Nuova Europa decantata da Rumsfeld) son già caduti i governi di tre paesi. Ma non è che si parli troppo di queste ribellioni. Il mainstream informativo tronca e sopisce, e comunque le agitazioni non sono ancora all’altezza della crisi. Di questa crisi.
Così come pochi sanno che i primi 25 manager di hedge fund del mondo, nel 2008, alla facciaccia di tutti, hanno incamerato profitti per oltre 11 miliardi di dollari scommettendo sui disastri di questa o quella economia nazionale. Fra gli scommettitori troviamo il solito George Soros, con 1,1 miliardi di profitti in un anno. Equivalgono a 35mila dollari al secondo, anche il sabato e la domenica, anche quando dorme. Buonanotte.

Lo scandalo dei bonus, però, è solo la bistecchina sapientemente usata per ammansire i frodati e sviare la questione vera. I sovrani della grassazione finanziaria, aggrappati al loro «diritto» ai premi e ululanti contro la “caccia alle streghe”, dovrebbero subire ben altro che la perdita dei bonus, perché gli impegni che avevano assunto non avevano copertura e quindi violavano eccome il diritto. Ma per ora in galera c’è solo il capro espiatorio, un caprone bello grosso per la verità, di nome Bernard Madoff.

Giusto scandalizzarci, insomma, ma non perdiamo di vista il fatto che il sistema non è stato riformato. Sebbene banche e assicurazioni importantissime siano ormai a tutti gli effetti nazionalizzate, sono tuttavia dominate dagli stessi soggetti privati che le avevano guidate fin qui e che continuano a ridistribuirsi cifre immani, lasciando che industrie e società intere vadano in malora.
La AIG – la grande assicurazione che prima dei tanti salvataggi consecutivi non aveva copertura per le scommesse perdute dalle banche - ha trasferito denaro pubblico per oltre 150 miliardi a banche del calibro di Goldman Sachs, Société Générale, Deutsche Bank, Barclays, HSBC e cosi via. Si tratta di rimborsi integrali, 100 centesimi per un dollaro.

Rendiamoci conto dell’abominio: quel che viene pagato a spese della collettività non sono attivi di bilancio, bensì debiti di gioco. Naturalmente molti hanno perso tutto. Ma non certe banche. AIG è il signor Valdemar dei nostri giorni, non muore ma è morto, perché Goldman Sachs non può morire. Si va oltre il mesmerismo.

Vi aspettereste che aumenti la velocità di circolazione della moneta, che si dia respiro alle industrie e ai mutuatari strangolati. Illusi. Ecco invece Goldman Sachs lanciarsi nelle scommesse del momento, speculazioni letali contro alcune monete, riassicurazioni contro il rischio paese di certe economie nazionali. Ecco i banchieri puntare su aspettative di crolli che si autoadempiono, tutto come prima, per spolpare ancora quel che c’è da spolpare.
Obama ha minacciato fuoco e fiamme contro i bonus. Ma non ha reso illegali i terribili meccanismi della speculazione. Quelli rimangono tutti. Per i pescecani della finanza è un’amnistia di fatto, e la festa continua.

Il senatore indipendente Bernie Sanders, del Vermont, si è accorto dell’assurdità di avere parlamenti che si scannano per giorni nel discutere provvedimenti da qualche decina di milioni, rispettando le delicatezze dei bilanciamenti dei poteri, quando invece la Federal Reserve si inventa in un baleno stanziamenti da trilioni di dollari senza far sapere i destinatari. Il sistema bancario ombra beneficia di un vero e proprio governo ombra con un budget di gran lunga superiore a quello amministrato dai poteri costituzionali, ed è gestito con poteri dittatoriali e meccanismi segreti.

Il collasso globale e i piani di salvataggio hanno gli effetti di un golpe rivoluzionario senza precedenti.
Sulle istituzioni si forma una banchisa polare che segue alla lentissima nevicata che pian piano, per decenni, ha tolto loro qualsiasi calore democratico: oggi – scrive Matt Taibbi su «Rolling Stone» - trova la sua consistenza finale «la conquista graduale del governo da parte di una ristretta classe di complici, che usavano il denaro per controllare le elezioni, comprare capacità d’influenza, e indebolire sistematicamente le regole e i limiti per la finanza». Il re è nudo, e se ne frega. L’usura sta compiendo la sua rivoluzione con ingordigia suicida. Edgar Allan Poe non avrebbe potuto immaginare un “personaggio” altrettanto inquietante, così avido, incapace, sconsiderato e criminale quanto il capitalismo terminale. Un capitalismo così mortifero e ghiacciato da non poterlo ancora fissare in un concetto di “normalizzazione”, perché ci introduce comunque a un’epoca di pericolosa instabilità.

In che mani siamo, dunque? Taibbi è drastico: « Queste persone non sono altro che tizi che trasformano i soldi in soldi, al fine di fare più soldi ancora; tutto sommato sono assimilabili alle persone assuefatte al crack o ai maniaci sessuali che ti entrano in casa per rubare le mutande. Eppure è questa la gente nelle cui mani ora riposa l’intero nostro futuro politico.»



Lo scandalo AIG produce un "effetto Pearl Harbor"
a cura di www.movisol.org - 27 Marzo 2009

Il recente scandalo dell'AIG, riguardante i premi multimilionari per i manager bancarottieri, pagati con i soldi del salvataggio pubblico, sta creando un "effetto Pearl Harbor" negli Stati Uniti. Nel dicembre 1941, quando fu bombardata Pearl Harbor, il popolo americano reagì con una mobilitazione che portò alla sconfitta del Giappone. Oggi, l'opinione pubblica americana è furiosa per le bombe finanziarie che l'hanno colpita, e resta da vedere se la rabbia popolare si dissiperà nella semplice protesta, o se sarà incanalata in un'azione costruttiva.

All'udienza della Commissione sui Servizi Finanziari della Camera il 18 marzo, l'amministratore di AIG Edward Liddy è stato messo sulla graticola dai deputati. Il democratico Gary Ackerman ha paragonato la pratica dei Credit Default Swaps (per intenderci, quelli che hanno comprato comuni e regioni italiani) di cui si è inebriata AIG a due uomini su una barca che affonda in una tempesta. Mentre sono circondati da pescecani e onde altissime, uno vende un'assicurazione all'altro.

Nel frattempo, gli uffici dell'AIG sono tempestati di telefonate di cittadini infuriati e di e-mail, e assediati dai dimostranti. I dirigenti hanno anche ricevuto minacce di morte. Lo scandalo di tali gratifiche catalizza la rabbia popolare, ma, come ha rilevato l'ex procuratore di New York Elliot Spitzer, non sono il vero scandalo.

Il vero scandalo sta nel fatto che l'AIG ha passato oltre 100 miliardi di dollari di denaro pubblico alle banche americane, inglesi ed europee, tra cui Goldman Sachs, Société Générale, Deutsche Bank, Barclays, HSBC e altre. "Non si tratta dei premi – ha scritto Spitzer sulla rivista Slate – ma del fatto che le controparti di AIG vengono rimborsate interamente. Perché mai Goldman Sachs deve ricevere 100 centesimi per dollaro? (...) L'impressione di essere di fronte a una consorteria è schiacciante. AIG non era altro che un canale per ingenti flussi di capitale verso i soliti sospetti, senza motivo e senza spiegazioni".

Lyndon LaRouche ha definito il salvataggio di AIG "una frode perpetrata ai danni del governo americano". Dato che oltre 100 miliardi di dollari di denaro pubblico sono andati a coprire scommesse in derivati, LaRouche si è chiesto: "Perché mai qualcuno deve pagare quella roba? Non è un attivo, è un debito di gioco! Dovremmo dire apertamente: stanno rubando! Impediamo loro di rubare!"



Un regalo di Obama alle banche
di Jeffrey D. Sachs - www.lavoce.info - 27 Marzo 2009

Il piano Geithner-Summers implica un enorme trasferimento di ricchezza, forse per centinaia di miliardi di dollari, dai contribuenti agli azionisti delle banche. Ne sono una prova i rialzi dei prezzi dei titoli bancari già nella settimana che ha preceduto l'annuncio. Il valore di questo salvataggio di massa è di gran lunga superiore al bonus destinato ad Aig e Merrill. Ma il meccanismo è molto meno ovvio e la reazione dell'opinione pubblica è stata debole, almeno finora. Per ripulire i bilanci delle banche esistono alternative molto più efficaci e più eque.

Timothy Geithner e Larry Summers hanno annunciato il loro piano: depreda la Federal Deposit Insurance Corporation e la Federal Reserve per garantire credito agli investitori che acquistano dalle banche attivi tossici a prezzi esagerati. Se il piano sarà attuato, il risultato sarà un enorme trasferimento di ricchezza, forse per centinaia di miliardi di dollari, dai contribuenti (su cui ricadranno le perdite di Fdic e Fed) agli azionisti delle banche. Il rialzo dei prezzi dei titoli bancari nella mattina dell'annuncio, e anche nella settimana di indiscrezioni e allusioni che l'ha preceduto, sono un'indicazione del salvataggio di massa in atto. Ci sono modi molto più equi e molto più efficaci per raggiungere l'obiettivo di ripulire i bilanci delle banche.

COME FUNZIONA

Ecco come funziona una parte importante del piano. Sarà creato un gigantesco fondo di investimento (o forse più di uno) per acquistare attivi tossici dalle banche. I bilancio dei fondi di investimento sarà così organizzato: per ogni dollaro di attivi tossici che acquistano dalle banche, la Fdic garantirà un prestito fino a 85,7 centesimi (i 6/7 di un dollaro), il Tesoro e gli investitori privati metteranno ciascuno 7,15 centesimi di capitale. Il prestito della Fdic sarà “non recourse”, ovvero se il valore degli attivi tossici acquistati dagli investitori privati scenderà al di sotto dell'ammontare del prestito Fdic, i fondi di investimento non lo restituiranno e la Fdic si ritroverà con gli attivi tossici.

IL REGALO DEL CONTRIBUENTE SPIEGATO CON UN ESEMPIO NUMERICO

Per comprendere come funziona il regalo agli azionisti bancari, è utile ricorrere a una spiegazione numerica.
Consideriamo un portafoglio di attivi tossici con un valore nominale di mille miliardi. Assumiamo che abbia il 20 per cento di probabilità di ripagare interamente il suo valore nominale e l'80 per cento di probabilità di ripagare soltanto 200 miliardi. Il valore attuale di mercato degli attivi tossici è dato dal loro rendimento atteso, che è il 20 per cento di mille miliardi più l'80 per cento di 200 miliardi, ovvero 360 miliardi. Di conseguenza, gli attivi si scambiano a un prezzo che è il 36 per cento del loro valore nominale.

I fondi di investimento dovranno fare un'offerta per questi attivi tossici. A prima vista, si direbbe che l'offerta dovrebbe essere di 360 miliardi, ma non è la risposta giusta. Gli investitori ne faranno una nettamente superiore a 360 miliardi, a causa del massiccio sussidio implicito nel prestito Fdic. In effetti, quello che la Fdic propone agli investitori privati è una scommessa del tipo “testa vinci tu, croce perde il contribuente”.

In particolare, la Fdic presta denaro a un basso tasso di interesse e sulla base della formula “non recourse” nonostante sia probabile una massiccia inadempienza degli impegni relativi ai prestiti da parte dei fondi di investimento. Il sussidio nascosto prende la forma di un prezzo di offerta per gli attivi tossici nettamente superiore ai 360 miliardi. In sintesi, la Fdic trasferisce centinaia di miliardi di dollari di ricchezza del contribuente alle banche.

CALCOLO SUL RETRO DELLA BUSTA: 276 MILIARDI

Basta un piccolo esercizio di aritmetica per calcolare l'entità del trasferimento. Nel nostro scenario gli investitori privati, che gestiscono il fondo di investimento, saranno pronti a offrire 636 miliardi per i 360 miliardi di reale valore di mercato degli attivi tossici, trasferendo così 276 miliardi in più dalla Fdic (i contribuenti) alle banche. Ecco perché.

Secondo le regole del piano Geithner-Summers, gli investitori e il Tarp mettono ciascuno il 7,5 per cento del prezzo di acquisto di 636 miliardi, pari a 45 miliardi. La Fdic darà un prestito di 546 miliardi (tutti i numeri sono arrotondati). Se gli attivi tossici ripagano interamente i mille miliardi, ci sarà un profitto di 454 miliardi, pari al pagamento dei mille miliardi meno il rimborso del prestito Fdic di 546 miliardi. Gli investitori privati e il Tarp prenderanno ciascuno metà del profitto, 227 miliardi di dollari.

Ma questo risultato si verifica solo nel 20 per cento dei casi, dunque i profitti attesi degli investitori privati sono il 20 per cento di 227 miliardi, ovvero 45 miliardi, esattamente quello che hanno investito. Anche per il Tarp i profitti sono esattamente uguali all'investimento. Così, sia il Tarp sia gli investitori privati sono in pareggio: come partecipanti all'asta, hanno offerto il prezzo massimo che consente loro di ottenerlo.
Gli azionisti delle banche, invece, chiudono il gioco con in tasca 276 miliardi in più, mentre la Fdic si sobbarca 276 miliardi di perdite attese.

Il trasferimento avviene a causa delle inadempienze sul prestito Fdic quando gli attivi tossici pagano solo 200 miliardi, un risultato che si verifica nell'80 per cento dei casi. Quando ciò accade il fondo di investimento si ritrova in rosso: ha più debito verso la Fdic di quanto abbia ricevuto dagli attivi tossici. Ma a quel punto, il fondo di investimento non ripaga il suo debito alla Fdic. E l'ente ottiene 200 miliardi invece della restituzione di 546 miliardi, con una perdita netta di 346 miliardi. E poiché questo risultato si verifica nell'80 per cento dei casi, la perdita attesa per il contribuente è l'80 per cento di 346 miliardi, ovvero 276 miliardi. Che corrisponde esattamente al guadagno in eccesso delle banche.

I prezzi alle stelle dei titoli bancari nella settimana che lo ha preceduto e nel giorno stesso dell'annuncio del piano svelano il salvataggio: tra il 9 e il 20 marzo l'indice bancario Kbw è salito del 33 per cento, mentre il Dow per l'industria solo dell'11 per cento, il che indica quanto fossero favorevoli alle banche le indiscrezioni sul piano. La mattina dell'annuncio, Citibank ha triplicato il suo valore rispetto al minimo dell'inizio di marzo. Il valore del salvataggio è di gran lunga superiore al bonus destinato ad Aig e Merrill, ma poiché il primo è molto meno ovvio del secondo, la reazione dell'opinione pubblica è stata debole, almeno all'inizio.

UN PIANO MIGLIORE

Il piano non dovrebbe andare avanti su queste basi così poco eque. Nel rispetto della legge, il Congresso dovrebbe applicare il Federal Credit Reform Act del 1990, che richiede un accantonamento di bilancio a copertura delle perdite attese nei programmi di prestito pubblico: si presume che le perdite attese della Fdic sulla base del piano Geithner-Summers dovrebbero rientrarvi. Con una corretta contabilità, l'intera operazione descritta nel nostro esempio richiederebbe un accantonamento di bilancio di 276 miliardi, pari alle perdite attese di Fdic e Tesoro.

Se l'amministrazione chiedesse al Congresso un accantonamento simile, la risposta sarebbe un secco “no”: l'opinione pubblica non accetterebbe un pagamento eccessivo degli attivi tossici a spese del contribuente. Così, è molto probabile che l'amministrazione cerchi di evitare un controllo del Congresso sul piano e faccia affidamento sulla confusione e sulla “buona notizia” dei rialzi dei corsi azionari per giustificare le proprie azioni.

I piani Geithner-Summers per la Fdic non sono gli unici trasferimenti fuori-bilancio agli azionisti delle banche. Altri punti del piano suffragano prestiti agevolati del Tesoro e ancor di più della Fed. La Fed sta già acquistando centinaia di miliardi di attivi tossici con scarso, se non nessun, controllo o accantonamento compensativo. E poiché alla fine guadagni e perdite della Fed sono iscritti a bilancio, anche l'acquisto degli attivi tossici dovrebbe ricadere sotto il Federal Credit Reform Act e dovrebbe essere esplicitamente finanziato.

Esistono innumerevoli alternative preferibili e più trasparenti. Gli attivi tossici potrebbero essere venduti a prezzi di mercato, non a prezzi esagerati, facendo sopportare agli azionisti delle banche i costi delle perdite. Se a quel punto le banche avessero bisogno di maggior capitale, il governo potrebbe acquistare direttamente le loro azioni: questo permetterebbe di salvare il sistema bancario senza salvare gli azionisti delle banche. Il processo sarebbe più corretto, meno costoso e più trasparente per il contribuente.

Nelle banche già ora insolventi dovrebbe intervenire direttamente la Fdic, in una forma di amministrazione controllata temporanea. Il ritorno per l'azionista sarebbe completamente cancellato, eccetto forse per qualche residuo diritto nel caso che gli attivi tossici superino largamente le loro attuali aspettative di mercato.