giovedì 19 marzo 2009

Madagascar, i retroscena del golpe

In Madagascar il golpe ai danni dell'ex presidente Ravalomanana è pienamente riuscito. Qui di seguito se ne analizzano i retroscena.


Madagascar, golpe riuscito
di Enrico Piovesana - Peacereporter - 17 Marzo 2009

Il presidente del Madagascar, Marc Ravalomanana, ha consegnato il potere ai militari. L'ambasciata degli Stati Uniti ad Antananarivo si è offerta di provvedere alla sua sicurezza. Il giovane leader dell'opposizione, l'ex sindaco della capitale Andry Rajoelina, si è già istallato nel palazzo presidenziale occupato ieri sera dall'esercito.Grazie al sostegno dei militari al comando del colonnello Andre Ndriarijaona (nominato Capo di Stato Maggiore dell'esercito malgascio dieci giorni fa dopo aver guidato un ammutinamento) il 34enne ex disk-jockey Rajoelina ha vinto il suo braccio di ferro con Ravalomanana, ma a causa della sua giovane età non potrà, per ora, essere il nuovo presidente del Madagascar. Non è ancora chiaro chi ricoprirà temporaneamente questa carica.

Il sostegno della Francia. La vittoria di Rajoelina, detto 'Tgv' come il treno ad alta velocità francese (in realtà è la sigla del suo partito d'opposizione: Tanora malaGasy Vonona, Gioventù Malgascia Determinata), è dovuta anche al sostegno politico della Francia, che nei giorni scorsi gli aveva anche dato rifugio nella propria ambasciata di Antananarivo. Parigi non ha mai smesso di interferire con le vicende politiche di questa sua ex colonia. Anche 'l'ammiraglio rosso' Didier Ratsikara, il presidente socialista del Madagascar dal 1975 al 2001, era sostenuto dalla Francia e oggi vive in esilio a Parigi, da dove ha mantenuto i contatti con l'opposizione di Rajoelina. Lo scontro politico degli ultimi mesi era iniziato proprio con la chiusura della Tv privata di Rajoelina, 'Viva', per un'intervista all'anziano ex presidente Ratsikara trasmessa lo scorso dicembre. La svendita del Paese. Il fino-ad-oggi presidente Ravalomanana, anche lui ex sindaco della capitale, era salito al potere nel 2002 dopo un durissimo scontro con l'ammiraglio rosso, il quale non voleva accettare la sconfitta alle elezioni da lui stesso concesse nel 2001. Dopo essersi autoproclamato presidente sull'onda delle proteste popolari che costrinsero Ratsikara a fuggire in Francia, Ravalomanana ha goduto di un largo consenso, ma solo per i primi anni. Oltre a non aver mantenuto la sua promessa di combattere la povertà che affligge il Paese, ha avviato una politica di privatizzazioni selvagge (sostenuta dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale e dall'Unione Europea) svendendo alle multinazionali straniere tutte le risorse del Paese: il petrolio alla Total (Francia), l'ilmenite (titanio), la bauxite e l'allumina alla Rio Tinto (Gran Bretagna) e, solo l'ilmenite, alla Exxaro (Sudafrica), il carbone alla Red Island Minerals (Australia), il nikel e il cobalto alla Sherritt (Canada).

La terra ai coreani. I proventi di questi investimenti stranieri sono finiti tutti nelle tasche di Ravalomanana e altri dignitari del suo governo. Le drammatiche condizioni di vita della popolazione malgascia non sono migliorate, anzi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso della rabbia popolare, scatenando le proteste dell'opposizione, è stata, lo scorso novembre, la cessione in leasing per 99 anni di 1,3 milioni di ettari di terreni agricoli (la metà del totale nazionale) alla multinazionale coreana Daewoo, che senza pagare nulla (ma solo costruendo delle infrastrutture) sostituirà le colture che sfamavano oltre quattro milioni di contadini malgasci con sterminate piantagioni di mais (e un po' di olio di palma) destinato al mercato interno coreano. 'Tgv' Rajoelina aveva promesso che, una volta al potere, avrebbe annullato questo accordo con la Daewoo. Le altre multinazionali non dovrebbero correre rischi. Di certo non la Total...