giovedì 21 maggio 2009

Il Nepal sull'orlo di una crisi di nervi

Tra una settimana in Nepal si compirà il primo anniversario del passaggio dalla monarchia alla repubblica, conseguenza diretta della straripante vittoria degli ex ribelli maoisti - con il 40% dei seggi - alle elezioni legislative del mese precedente che aveva portato il loro leader storico Prachanda alla carica di primo ministro.

Ma il 4 Maggio scorso Prachanda si è improvvisamente dimesso in segno di protesta dopo che il presidente Yadav aveva bloccato il licenziamento del capo dell'esercito (generale Rookmangud Katawal) deciso da Prachanda in quanto il generale non aveva mantenuto la promessa d'integrare i 19.000 ex combattenti maoisti nell'esercito nazionale, una mossa che avrebbe cementato l'accordo di pace che aveva fatto tacere le armi dopo un decennio di guerra civile.

Comunque nei giorni scorsi un'alleanza di 22 partiti guidata dall'UML (il partito unito marxista leninista) ha affermato di avere il consenso di 350 deputati - sui 601 che compongono il Parlamento - per formare un nuovo governo, proponendo il nome di Madhav Kumar Nepal (un anziano leader comunista) come prossimo primo ministro.

I maoisti del Partito Comunista Nepalese Unificato non hanno finora dato il loro appoggio a questa coalizione ma proseguono le trattative affinchè si uniscano anche loro a far parte del nuovo governo.

Restano comunque forti dubbi se queste manovre parlamentari riusciranno nell'intento di dar vita ad un governo stabile che ridia fiducia e speranza a tutti coloro che un anno fa avevano creduto in un reale cambiamento nel Paese e alla definitiva fine di una sanguinosa guerra civile che altrimenti potrebbe riprendere nuovamente, facendo ripiombare il Nepal nell'abisso da cui è appena uscito.


Nepal, un compleanno infelice

di Rocco Santangelo - Peacereporter - 11 Maggio 2009

Il 28 maggio del 2008 la neo-eletta Assemblea Costituente dichiarava il Nepal, una Repubblica federale. Duecentocinquant'anni di monarchia erano così cancellati e la guerra civile da poco conclusasi (1996-2006) sembrava poter essere dimenticata per fare spazio ad una democrazia parlamentare reclamata a gran voce da più o meno tutti nel paese. Furono in molti a salutare quella data come il punto di partenza del ‘Nuovo Nepal'. A meno di un anno da quel giorno, il nuovo Nepal si è fermato ancora. Il governo che allora diresse le votazioni, alla cui testa c'era il Partito Comunista Nepalese Unificato (Maoisti), è caduto lo scorso 4 di maggio lasciando il paese in un dannoso tunnel che potrebbe compromettere gli ultimi tre anni di processo di pace.

Pesanti sono le accuse che hanno portato il Primo Ministro nepalese a rassegnare le dimissioni a nome di tutto il gabinetto. Dopo la controversia cacciata del Generale in comando dell'esercito nazionale, nelle televisioni nepalesi si sono diffuse le immagini di ‘Prachanda' spiegare all'"esercito del popolo" prima delle elezioni che una volta conquistato il potere democraticamente, i Maoisti s'impossesseranno di tutto l'apparato statale. Oggi, giornali e televisioni all'unisono criticano i maoisti rendendoli, di fatto e pericolosamente, un attore non più politicamente credibile agli occhi di intellettuali e benpensanti del paese.

Mentre sono in corso le consultazioni tra il Presidente Nepalese, Yadav, e i leader dei diversi partiti politici per accelerare la formazione del nuovo governo, cosa sta cambiando in Nepal dopo un anno di Repubblica e di governo Maoista? Per quale ragione i media del paese sottovalutano le preferenze espresse in favore dei Maoisti dalla maggioranza dei Nepalesi? Per quale ragione, Kathmandu, ancora una volta, sembra mostrare un dissenso anti-maiosta non in sintonia con quanto accade nelle aree rurali del Nepal?

Le elezioni dell'aprile 2008, infatti, spiazzando molti analisti nepalesi e stranieri, avevano mostrato un dato che pochi oggi sembrano prendere in considerazione. Il voto per i Maoisti non era un voto ideologico ma un voto che richiamava le forze politiche del paese a un vero e radicale rinnovamento. La maggioranza del paese aveva chiesto ai Maoisti, prima di tutto, di formare un governo composto da persone nuove, non legate alle vecchie strutture di potere accusate di essere la prima vera causa dell'immobilismo sociale e della stagnazione economica del paese.

In molti villaggi rurali del Terai dell'ovest si celebrava con veri e propri riti al limite del religioso, il passaggio da elettori del vecchio partito di governo, il Nepali Congress, al nuovo Partito Maoista i cui candidati erano definiti come ‘gente del popolo'. Questo lasciava sperare in più inclusione e maggiore vicinanza alle necessità di tutti i giorni delle persone. A oggi, il Partito Maoista sembrava sulla via giusta per confermare queste speranze.

Le passate elezioni avevano, infatti, reso evidente un altro dato di estrema importanza. Per vincere nel nuovo Nepal democratico ciò che occorre sono estrema vicinanza e conoscenza delle dinamiche di villaggio, cioè della vita rurale che continua a rappresentare più dell'80% delle persone del paese. In quest'arena rurale, in un anno, il Partito Maoista è poco alla volta penetrato dentro le strutture di potere locali. Nelle aree maggiormente rosse del paese, membri del Partito Maoista sono oggi diventati presidenti di Municipi, Presidenti dei Comitati locali per lo Sviluppo e Presidenti dei Comitati locali per la gestione delle foreste. Sono cioè entrati nella gestione della cosa pubblica partendo dal basso e da quegli enti che più di altri riguardano la vita giornaliera delle persone e i loro problemi.

In molti casi, come nella città di Tikapur nel distretto del Kailali, questi nuovi leader si sono opposti alle vecchie dinamiche partitiche e feudali che rappresentano la causa principale della stagnazione economica e sociale in cui riversa il paese. Qui si sono messi dalla parte di movimenti locali di senza terra combattendo la locale corruzione controllata dal Nepali Congress in primis e dall'UML poi, che avevano distribuito terre e benefici ad amici e familiari. I quadri locali e distrettuali hanno inoltre conteso ai vecchi partiti di governo il controllo della maggiore risorsa del distretto, la legna delle foreste, soprattutto il legname prezioso, per renderla maggiormente accessibile a quei contadini che con la legna vivono cucinando il loro cibo.

In un continuo ma lento lavoro di riforma dal basso di vecchie dinamiche oppressive, hanno iniziato a creare sindacati di base per lavoratori non specializzati per garantire loro un salario minimo adeguato e piccoli aiuti in caso d'infortuni sul lavoro. Così facendo hanno aumentato e non diminuito il consenso per i Maoisti tra i segmenti più marginalizzati della popolazione del Kailali, attirando però anche l'opposizione più tenace delle vecchie caste una volta al potere.

Numerose sono state le azioni di disturbo compiute sempre a livello locale dai partiti all'opposizione come il Nepali Congress, o di partiti al governo ma non schierati come l'UML (Partito Comunista Nepalese, Marxista-Leninista). Se, però, alcune di esse fanno parte della normale vita democratica del paese, altre hanno pericolosamente minato la governabilità del Nepal lacerando legami comunitari e dividendo le popolazioni locali. L'esempio maggiore e più rilevante che ha segnato la cronaca nepalese nelle ultime settimane è l'agitazione delle popolazioni Tharu nel Terai.

Esistono molti studi e analisi che mostrano come storicamente la popolazione Tharu, che vive soprattutto nel centro e ovest del Terai, sia stata marginalizzata e impoverita. In distretti a maggioranza Tharu come Kanchampur e Kailali, il lavoro dei quadri Maoisti fu, però, quello di evitare pericolosi discorsi etnici contenendo un evidente dissenso all'interno di più classici discorsi di classe. L'improvvisa escalation del discorso etnico in questi come in altri distretti del Terai da aprile a oggi appare invece una manovra politica il cui scopo è sottrarre base elettorale e consensi ai Maoisti.

Basti qui citare che il leader del movimento e' Dilli Chaudari, un Tahru, candidato per il Nepali Congress che alle scorse elezioni perse a vantaggio di un candidato maoista e molti dei leader locali del Tharuwat sono personaggi noti a livello locale per la loro affiliazione con lo stesso partito d'opposizione, scontenti per aver perso il ‘treno' dell'Assemblea Costituente. Seguendo dinamiche simili a quelle del movimento Madhese nell'est del Terai, il Tharuwat e' stato in grado di bloccare completamente la maggiore arteria del paese, la Mahendra Highway, per 13 giorni prima e 12 poi creando numerosi problemi di ordine pubblico in tutto il paese e mettendo in ginocchio le popolazioni locali. Le proteste, al momento sospese per via della crisi di governo, potrebbero ricominciare aggiungendo tensione e pericolosità a questa fase estremamente delicata della storia recente nepalese.

In tutto questo, se a Kathmandu si continuerà nell'opera delegittimante del Partito Maoista, non solo non si terrà conto di quanto accade nelle aree più marginali del paese ma si creerà anche una pericolosa divisione tra nepalesi che potrebbe diventare incontrollabile alimentando un possibile nuovo conflitto. Se quindi un anno è passato da quando il Nepal è diventato una Repubblica, sembra che oggi il processo di pace si trovi in una fase critica in cui saranno fondamentali l'onesta' intellettuale e l'amore per il Nepal da parte di leader politici, giornalisti e operatori di pace stranieri e non.

La gente, in diverse parti del Nepal, sembra stremata da questo senso di continua instabilità e confusione in cui vive da ormai troppi anni. E da troppi anni è abbandonata a signori locali che approfittando di queste continue assenze del governo centrale costruisce piccoli regni fatti di sfruttamento impune e di condizioni di vita inaccettabili. Questa gente, che aveva scelto i Maoisti sperando, forse ingenuamente, in un rapido cambiamento, merita davvero persone capaci di dirigere l'attuale crisi in maniera pacifica e non rendendo possibile una nuova guerra civile.