venerdì 29 maggio 2009

Una pentola a pressione, il Baluchistan

Raffica di attentati ieri in Pakistan. A Peshawar, nel nord-ovest, sono esplose bombe in due mercati e un presunto kamikaze ha colpito un posto di blocco della polizia all’indomani dell'attentato a Lahore (costato almeno 40 morti e più di 150 feriti).
Bilancio: almeno 13 morti e più di 120 feriti. Qualche ora più tardi un'altra bomba è scoppiata nella città di Dera Ismail Khan, a 300 chilometri da Peshawar, e dopo l'esplosione ci sono state raffiche di armi automatiche: 2 morti e 13 feriti.

Tutto ciò mentre proseguono i pesanti scontri tra l'esercito pakistano e i guerriglieri taleban nella valle di Swat.

Ma ieri c'è stato anche un grave attentato in Iran con un'esplosione avvenuta nella moschea della città di Zahedan, situata nella regione del Sistan-Baluchistan vicino al confine con il Pakistan e l'Afghanistan. Bilancio: 19 morti e più di 100 feriti.
Secondo un ufficiale della provincia, Jalal Sayyah, dietro l'attentato ci sarebbe l'ombra degli Stati Uniti. "Ci è stato confermato che i terroristi di Zahedan sono stati finanziati dall'America", ha detto Sayyah all'agenzia di stampa Fars.

Oggi il governatore del Sistan-Baluchistan, Ali Mohammad Azad, ha annunciato che i responsabili dell'attentato sono stati tutti arrestati.

Qualche giorno fa avevamo accennato a ciò che ribolle nella pentola chiamata Baluchistan e, alla luce di ciò che è successo ieri in Iran e Pakistan, ritorniamo ancora sull'argomento.


Il Pipelineistan è in Iran-Pak

di Pepe Escobar Asia Times - 29 Maggio 2009


La terra è stata scossa per qualche giorno ormai in tutto il Pipelineistan - con enormi ripercussioni su tutti i grandi attori del Nuovo Grande Gioco in Eurasia. Gli strateghi dell’AfPak del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama non se ne sono neanche accorti.

Una silenziosa, strisciante guerra è stata in corso da anni tra il gasdotto favorito dagli USA Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India (TAPI) e il suo rivale, il gasdotto Iran-Pakistan-India (IPI), noto anche come il "gasdotto della pace" . Lo scorso week-end, è emerso un vincitore. E non è nessuno di quelli sopra citati: è l’IP (il gasdotto Iran-Pakistan) di 2.100-km e 7,5 miliardi di dollari di valore, senza l’India. (Si prega di consultare Pakistan, Iran sign gas pipeline deal, 27 maggio 2009, su Asia Times Online.)

L'intera saga inizia nel lontano 1995, al tempo in cui la californiana Unocal cominciò ad avere l’idea di costruire un oleodotto che attraversasse l'Afghanistan. Ora l'Iran e il Pakistan hanno finalmente firmato un accordo questa settimana a Teheran, con il quale l'Iran venderà il gas dei suoi mega giacimenti di South Pars al Pakistan per i prossimi 25 anni.

Secondo alcuni funzionari iraniani dell’energia, parlando con l’agenzia stampa ISNA, l'accordo finale sarà firmato in meno di tre settimane, subito dopo il primo turno delle elezioni presidenziali iraniane. Gli ultimi 250 km dei 900 km del tratto di gasdotto in Iran tra Asalouyeh e Iranshahr, vicino al confine con il Pakistan, devono essere ancora essere costruiti. L'intero gasdotto IP dovrebbe essere operativo entro il 2014.

Il fatto che Islamabad abbia finalmente deciso di muoversi è molto indicativo. Per l'amministrazione di George W. Bush l’IPI era semplicemente un anatema; immaginate l'India e il Pakistan che acquistano gas dall’"asse del male" Iran. L'unica strada da percorrere era il TAPI - un'estensione dell’infantile convinzione dei neo-conservatori che la guerra in Afganistan si poteva vincere.

Ora, IP rivela che gli interessi di Islamabad sembrano aver prevalso nei confronti di quelli di Washington (a differenza dell’offensiva, virtualmente imposta dagli USA, dell’esercito del Pakistan contro i talebani nella valle di Swat). L’Amministrazione di Barack Obama è stata finora silente su IP. Ma sarà molto illuminante ascoltare quello che l'ex animale di compagnia di Bush l’afghano Zalmay Khalilzad - che si è autoinfiltrato come prossimo CEO dell’Afghanistan - avrà da dire in proposito. (Si prega di consultare Slouching towards Balkanization, 22 maggio 2009, su Asia Times Online). Il sogno Pipelineistan di Khalilzad, fin dalla metà degli anni ‘90, è sempre stato un gasdotto trans-afghano in grado di aggirare sia l'Iran che la Russia.

IP
, IP, hurrah


L’India, per una serie di ragioni (il sistema di fissazione dei prezzi, le tasse di transito e, soprattutto, la sicurezza) ha di fatto accantonato l'idea IPI l'anno scorso. Se non fosse stato il caso, l’IPI sarebbe diventato un potente vettore in termini di integrazione regionale dell’Asia del Sud - facendo molto di più per stabilizzare le relazioni India-Pakistan di qualsiasi tentativo diplomatico. Tuttavia, sia l'Iran che il Pakistan hanno lasciato ancora una porta aperta all'India.

La (momentanea?) perdita dell’India sarà il guadagno della Cina. Dal 2008, con Nuova Delhi che pensava ad altro, Pechino e Islamabad avevano raggiunto un accordo - la Cina avrebbe importato la maggior parte di questo gas iraniano se l'India si fosse ritirata dall’IPI. Le imprese cinesi sono comunque più che benvenute sia per l'Iran che per il Pakistan. E solo in tasse di transito, Islamabad potrebbe raccogliere fino a 500 milioni di dollari all'anno.

Per Pechino, IP non potrebbe essere più essenziale. Il gas iraniano scorrerà fino al porto di Gwadar nella provincia del Baluchistan, nel Mar d'Arabia (che la stessa Cina ha costruito e dove sta costruendo anche una raffineria). E Gwadar si suppone sarà collegata a un gasdotto in via di progettazione in direzione nord, in gran parte finanziato dalla Cina, lungo la Karakoram Highway (che tra l’altro è stata in gran parte costruita dagli anni ‘60 agli ‘80 da ingegneri cinesi ...).


Il Pakistan è assolutamente un corridoio di transito ideale per la Cina per l'importazione di petrolio e di gas da Iran e Golfo Persico. Con IP, con molti miliardi di dollari e la sovrapposizione di accordi sul gas Teheran-Pechino, la Cina può infine permettersi di importare meno energia attraverso lo Stretto di Melacca, che Pechino considera estremamente pericoloso e soggetto alla sfera di influenza di Washington.

Con IP non vince solo la Cina; vince anche la russa Gazprom. E per estensione, vince la Shanghai Cooperation Organization (SCO). Il vice ministro russo dell'energia Anatoly Yankovsky ha detto al quotidiano Kommersant, "Siamo pronti a partecipare al progetto, non appena avremo ricevuto un'offerta".

Il motivo è così palese che funzionari di Gazprom non si sono nemmeno presi la briga di camuffarlo. Per la Russia, IP è una manna dal cielo come strumento per reindirizzare il gas dall’Iran al sud dell'Asia, senza neanche entrare in competizione con il gas russo. Il grande premio, in questo caso, è il mercato europeo occidentale, dipendente per quasi il 30% da Gazprom e fonte dell’80% del profitto di Gazprom proveniente dalle sue esportazioni.

L'Unione Europea sta disperatamente tentando di tenere a galla il progetto di gasdotto "Nabucco" - che aggira la Russia - in modo da poter ridurre la sua dipendenza da Gazprom. Ma, come sa chiunque a Bruxelles, "Nabucco" può funzionare solo se è rifornito di abbastanza gas sia dall'Iran che dal Turkmenistan. Il sistema di distribuzione del Turkmenistan è controllato dalla Russia. E un accordo con l'Iran implica la fine delle sanzioni americane, ancora molto lontana. Con IP in piedi, secondo Gazprom, "Nabucco" è privata di una fonte essenziale di rifornimento.

Tutti gli occhi sul Baluchistan


Con IP saldamente in piedi, i riflettori si concentrano ancor di più sul Baluchistan. (Si prega di consultare Balochistan is the greatest prize, 9 maggio 2009, su Asia Times Online.) Prima di tutto c'è una questione interna pakistana da risolvere. Un editoriale del quotidiano pakistano Dawn ha sottolineato come Islamabad deve considerare seriamente l'assunzione di manodopera locale Baluca e assicurarsi che "i benefici delle attività economiche ... siano concentrati sul Baluchistan a beneficio della sua popolazione povera».

Il porto di Gwadar, nel sud-ovest del Baluchistan, vicino al confine iraniano, è infatti destinato a diventare una nuova Dubai - ma non nel modo in cui il vice presidente Dick Cheney e la banda di Washington sognavano un tempo. Il gas dai giacimenti di South Pars in Iran scorrerà sicuramente attraverso questo porto. Mentre per quanto riguarda il gas dai giacimenti di Daulatabad in Turkmenistan, sempre se TAPI verrà mai costruito in Afghanistan, è molto più improbabile.

Tutto ciò solleva la questione fondamentale: come Islamabad affronterà la questione con l’ultra-strategico Baluchistan – a est dell’Iran, a sud dell'Afghanistan, e che vanta tre porti marittimi arabi, compreso Gwadar, praticamente alla foce dello Stretto di Hormuz?

Il Nuovo Grande Gioco in Eurasia stabilisce che il Pakistan rappresenta un perno fondamentale sia per l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) che per la SCO, di cui il Pakistan è un osservatore. Il Baluchistan incorpora de facto il Pakistan come corridoio di transito fondamentale per il gas iraniano dagli enormi giacimenti di South Pars e non per quello del Turkmenistan. Per il Pentagono la nascita di IP è un’enorme brutta notizia. Lo scenario ideale per il Pentagono è il controllo USA di Gwadar - in un ancora più fondamentale confluenza del Pipelineistan con l’Impero delle Basi degli Stati Uniti.

Con Gwadar direttamente collegata all'Iran e sviluppata quasi come un magazzino cinese, il Pentagono perde anche la succulenta opportunità della lunga tratta terrestre attraverso il Baluchistan fino a Helmand, Nimruz, Kandahar, o, meglio ancora, fino a tutte queste tre province nel sud-ovest dell’Afghanistan, dove presto, non per caso, ci sarà un’altra mega-base USA nel "deserto della morte". Da una prospettiva Pentagono/NATO, dopo la "perdita" del Khyber Pass, quella sarebbe l'ideale via di rifornimento per le truppe occidentali nella perenne, ora ribattezzata, GWOT ("guerra globale al terrore").

I Beluci insorgono


Islamabad ha promesso una conferenza con tutte le parti entro pochi giorni per affrontare seriamente il Baluchistan. Nessuno sta trattenendo il respiro. Più di un anno fa, al Baluchistan è stato promesso un maggiore controllo sulle sue immense risorse naturali - l'indiscussa lamentela numero uno dei beluci - e un massiccio pacchetto di aiuti. Non è accaduto molto.

I Punjabi in modo derisorio si riferiscono al “ritardo” del Baluchistan. Ma il nocciolo della questione è il sistematico, enorme saccheggio da parte di Islamabad combinato con una fortissima repressione e “sparizioni” seriali, stile America Latina degli anni ’70, di attivisti politici e nazionalisti beluci di primo piano. Per non parlare poi di nessun investimento in materia di sanità, istruzione e creazione di posti di lavoro. Questa lista di disastri da dittatura del Terzo Mondo ha infiammato il nazionalismo e il separatismo dei beluci.

La paranoia di Islamabad è il "coinvolgimento straniero" in diversi settori dei movimenti nazionalisti del Baluchistan. Cioè nei fatti la CIA, l'MI5 e il Mossad israeliano, tutti impegnati nel sovrapporre agende che manipolano il Baluchistan ai fini di una balcanizzazione del Pakistan e/o come base per la destabilizzazione del sudest del vicino Iran. Mentre i talebani, afghani o pakistani, possono girare liberamente in tutto il Baluchistan, i nazionalisti beluci sono intimiditi, perseguitati e uccisi.

Sanaullah, segretario del Partito nazionale del Baluchistan Mengal, ha detto al Dawn che "diversi partiti politici beluci hanno cercato di raccogliere accuse contro [l'ex presidente generale Pervez] Musharraf, ma le istituzioni del paese non hanno la volontà o il coraggio di accettare le nostre richieste contro di lui". Studi dimostrano che la povertà rurale in Baluchistan, quando Musharraf era al potere, è aumentata del 15% tra il 1999 e il 2005.

Sanaullah denuncia fortemente le "élite civili-militari" del Pakistan in quanto implicate nella sistematica repressione in corso in Baluchistan, "Senza il loro consenso, nessun regime politico può disfare la loro politica di continua repressione".

E la sua analisi dei motivi per cui Islamabad ha fatto un accordo con i talebani a Swat, ma non lo farà con i beluci non potrebbe essere più illuminante: "L’establishment del Pakistan è sempre stata a proprio agio con i gruppi religiosi in quanto non contestano l’autorità centrale dell’establishment civile-militare. Le richieste di questi gruppi non sono politiche. Essi non chiedono parità economica. Chiedono un dominio religioso centralizzato che è filosoficamente più vicino alla versione dell’establishment di totalitarismo. Le élite di Islamabad sono testarde contro le genuine richieste dei beluci: governare il Baluchistan, avere la proprietà delle risorse e il controllo sulla sicurezza della provincia".

Quindi, Islamabad ha ancora tutte le carte in regola per distruggere ciò che ha ottenuto con l'approvazione dell’IP. Per il momento, l'Iran, il Pakistan, la Cina e la Russia vincono. La SCO vince. Washington e la NATO perdono, per non parlare dell’Afghanistan (senza tasse di transito). Ma vincerà anche il Baluchistan? In caso contrario si scatenerà l’inferno, dai disperati beluci che saboteranno l'IP all’"interferenza straniera" che li manipolerà per creare un ancor più grande, regionale, palla di fuoco.