domenica 24 gennaio 2010

Il post-terremoto di Haiti: caos e rabbia

E' di circa 150.000 morti, 190.000 feriti e almeno 250.000 senza tetto il bilancio finora delle vittime del terremoto di Haiti.

Ma la distribuzione degli aiuti prosegue nel caos provocando disperazione e rabbia tra la popolazione, com'è avvenuto nelle ultime ore in un ex aeroporto militare di Port-au-Prince, dove le truppe delle Nazioni Unite hanno sparato in aria e lanciato gas lacrimogeni per riportare la calma e continuare a distribuire il cibo.

Mentre decine di sfollati manifestavano nella capitale anche contro il presidente haitiano Renè Preval accusandolo di non fare nulla per sfamare i terremotati.

Nel frattempo negli USA e in altre parti del mondo continua il fund raising da parte di "star" e pseudo-vip, a beneficio soprattutto della loro immagine...


La testimonianza di Roberto Stephenson
da Peacereporter - 20 Gennaio 2010

Desolazione, paura, aiuti che arrivano in Haiti, ma non alla gente. I morti sono per lo più stati tolti, ma non quelli sotto le macerie. Tanta puzza di cadaveri e di escrementi vari. Cumuli di macerie ovunque.

Tanti i perduti, cari e meno cari, gente senza volto, come le rovine di case irriconoscibili, rase al suolo, senza dignità che ne sia restata. Un paese condannato e senza fortuna. Una delle preoccupazioni più grandi, alla radio, nelle conferenze ufficiali, è quella che ancora una volta gli haitiani passino per un popolo di gente incapace, che non sa gestire l'emergenza, che non merita, gente cattiva, gente che ruba e stupra in situazioni come questa.

La ricostruzione prenderà tempo, e se la classe politica lo permetterà si potrà avere un paese con delle infrastrutture. Una speranza e basta. Ma chi ci crede? Sgomento e smarrimento per l'oggi, ma ancor di più per il domani. In tutto questo, quello che colpisce è il senso d'abitudine con il quale la situazione viene affrontata.

Tanti hanno perso tanto, alcuni tutto, ma è come se fosse stato messo in conto da sempre in una Haiti che alle catastrofi è dovuta abituarcisi, dall'inizio, dall'arrivo dei "bianchi" in poi: massacri, schiavitù, uragani, rivoluzioni, colpi di Stato, embargo, alluvioni, incendi, dittature, occupazioni...e poi dell'haitiano ci si lamenta...

Gente piangere ne ho vista solo la sera stessa del grande sisma. Per lo più genitori che non ritrovavano i figli. Poi niente, mai.

Quando sono entrato nei campi di sfollati, sono stati dei sorrisi che mi hanno accolto, e ancora oggi, una settimana dopo, quasi senza aiuti, ad un sorriso, rispondono ancora con un sorriso, vero, genuino. E se si dice che c'è violenza, stupri e razzie, deve sicuramente essere vero, ma io ne ho vista pochissima pur avendo girato la città in lungo e in largo.

La vita in Haiti è un terno al lotto, e in fondo lo si sa che oggi è così, ma il domani, come si dice senza fallo, è solo "si dye vlè" (se dio vuole). E ogni tanto pare che gli prenda male, e che non voglia...

Il senso di inutilità è tanto perchè gli aiuti non arrivano a destinazione, o ancora troppo poco. E paradossalmente sembra che ci sia più tensione fra i vari inviati delle 1000 varie organizzazioni che fra la gente del popolo.

E poi sono arrivati gli americani, i marines e i guardia coste(!) e altri ancora, sempre con la loro tipica arroganza, violenza verbale e aggressività, una vera manna per tranquillizzare la situazione.

Da ieri questo popolo abituato a far fronte alla catastrofe come in altre parti del mondo si fa fronte all'inverno, si è rimboccato le maniche ed è tornato al lavoro. Certo, chi ha potuto, ognuno alla sua maniera e con le mercanzie restate. Il mercato era il mercato di un giorno qualunque.

Credete che questo dia gioia?
Io l'ho vista come il segno di un popolo che sa di non potersi permettere un momento di lutto, di pausa, perchè non gli è concesso da nessuno.

Oggi la situazione è triste. Quella del domani fa paura. Il futuro prossimo, quando l'emergenza sarà passata e la massa incredibile di giornalisti che da un giorno all'altro hanno popolato le strade, come accade ciclicamente in occorrenza di ogni catastrofe, sarà scomparsa (una decina di giorni?), allora i nodi veri verranno al pettine e allora sì che la situazione diventerà esplosiva.

Oggi, per la prima volta dopo la scossa, sono apparse le nuvole, grigie e pesanti.
Stanotte ha cominciato a piovere.
Io ho una tenda sotto la quale dormire, ma so che siamo in pochi ad avere questo privilegio.


Haiti. Un terremoto artificiale provocato dagli USA?
da www.voltairenet.org - 22 Gennaio 2010
Traduzione a cura di Giuditta

Secondo Russia Today, il presidente del Venezuela, Hugo Chávez Frías, ha dichiarato che è possibile che gli Stati Uniti abbiano provocato la serie di terremoti, della scorsa settimana, nei Caraibi, tra cui quello che ha colpito Haiti.

Secondo ViveTv, è l'esercito russo che ha parlato di questa possibilità. In ogni caso, Venezuela, Bolivia e Nicaragua hanno chiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza.

La commissione dovrebbe esaminare queste accuse, e l'invasione "umanitaria" di Haiti da parte delle truppe statunitensi.

Stranamente, la fonte TV venezuelana indica come fonte delle sue accuse l'esercito russo, mentre la televisione russa indica come origine delle stesse accuse il presidente Chavez.

Una relazione della Flotta russa del Nord rivelerebbe che il terremoto che ha devastato Haiti è inequivocabilmente "il risultato di un test, da parte della U. S. Navy, della sua arma sismica".

La Flotta del Nord osserva i movimenti e le attività navali degli americani nei Caraibi, dal 2008 quando gli Stati Uniti hanno annunciato la loro intenzione di ricostruire la Quarta Flotta che fu sciolta nel 1950.

La Russia aveva reagito un anno più tardi, riprendendo nella regione le esercitazioni della sua flotta, di cui fa parte l'incrociatore atomico lancia-missili Pietro il Grande; esercitazioni sospese dopo la fine della Guerra Fredda.

Dalla fine degli anni '70, gli Stati Uniti hanno enormemente migliorato la ricerca sulle armi sismiche.
Secondo questo rapporto russo, al giorno d'oggi gli USA utilizzano generatori di impulsi, al plasma e a risonanza, in tandem con bombe Shockwave (a onde di choc).[1]

Il rapporto mette a confronto due esperimenti condotti dalla U.S. Navy la settimana scorsa: un terremoto di magnitudo 6,5 vicino alla città di Eureka, California, che non ha fatto vittime, e il terremoto dei Caraibi che ha fatto almeno 140 000 morti.

Come spiega il rapporto, è molto probabile che la U.S. Navy fosse pienamente consapevole dei danni che questa esperienza poteva provocare ad Haiti.

Per questo, la U.S. Navy aveva inviato in anticipo sull'Isola una postazione al comando del generale P.K. Keen, comandante in seconda del SouthCom (Southern Command), per sorvegliare le possibili operazioni di soccorso.

Per quanto riguarda l'obiettivo finale di questi esperimenti, dice il rapporto, si trattava della pianificazione della distruzione dell'Iran per mezzo di una serie di terremoti al fine di neutralizzare l'attuale governo islamico.

Secondo il rapporto, il sistema sperimentale degli Stati Uniti Haarp (High Frequency Active Auroral Research Program) permetterebbe inoltre di creare delle anomalie climatiche al fine di provocare inondazioni, siccità e uragani [2]

Secondo un precedente rapporto, i dati disponibili coincidono con quelli del terremoto di magnitudo 7,8 sulla scala Richter che si è verificato nel Sichuan (Cina), il 12 maggio 2008, provocato ugualmente dalle onde elettromagnetiche di HAARP.

Sono state osservate delle correlazioni tra l'attività sismica e la ionosfera di HAARP:

1. I terremoti in cui la profondità è linearmente identica nella stessa faglia, sono provocati da una proiezione lineare di frequenze indotte.

2. Dei satelliti coordinati fra loro consentono di generare delle proiezioni, concentrate, di frequenze in punti specifici (detti Seahorse).

3. Un diagramma mostra che i terremoti considerati artificiali si propagano linearmente alla stessa profondità:

Località
Data
Profondità
Venezuela
08 gennaio 2010
10 km
Honduras
11 gennaio 2010
10 km
Haiti
12 gennaio 2010
10 km

Anche le repliche sono sono state osservate a circa 10 km di profondità.

Dopo il terremoto, il Pentagono ha annunciato che la nave ospedale USNS Comfort, ancorata a Baltimora, ha ordinato al suo equipaggio l'imbarco e ha fatto rotta verso Haiti, anche se ci vogliono alcuni giorni per raggiungere la meta.
L'ammiraglio Mike Mullen, capo di stato maggiore, ha detto che le Forze Armate degli Stati Uniti stava preparando un'emergenza per questa calamità.

Il generale Douglas Fraser, comandante in capo del SouthCom, ha dichiarato che alcune navi della Guardia Costiera e della Navy sono stati inviate sul posto, nonostante avessero del materiale e degli elicotteri in numero limitato.

La portaerei USS Carl Vinson è partita da Norfolk (Virginia), con una dotazione completa di aerei ed elicotteri. E 'arrivata ad Haiti il pomeriggio del 14 gennaio, ha detto Fraser. Ulteriori gruppi di elicotteri si aggiungeranno al Carl Vinson, ha continuato.

L'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), era già sul posto ad Haiti prima del terremoto.
Il presidente Obama è stato informato del terremoto alle 17 e 52 del 12 gennaio, e ha ordinato l'invio dei soccorsi per il personale della sua ambasciata e gli aiuti necessari alla popolazione.

Secondo il rapporto russo, il Dipartimento di Stato, l'USAID e il SouthCom hanno iniziato l'invasione umanitaria impiegando 10 000 soldati e mercenari, al posto dell'ONU, per il controllo del territorio di Haiti dopo il "devastante terremoto sperimentale".

Fonte RUSSIA TODAY

Note:

[1] "Les armes sismiques" (le armi sismiche) di Jean-Pierre Petit. Traduzione: "The quake machine". L'arma sismica.

[2] Ufficialmente le force US erano in postazione intorno Haiti per una esercitazione militare che simulava ... un intervento umanitario in Haiti. « Defense launches online system to coordinate Haiti relief efforts », di Bob Brewin, Govexec.com, 15 jgennaio 2010.

[3] "Le Programme HAARP : science ou désastre ?" (Il programma HAARP: scienza o disastro?) di Luc Mampaey, Gruppo di ricerca e d'informazione sulla pace e la sicurezza (Bruxelles, 1998).




Haiti e i quattro tirapiedi
di Jim Kirwan - www.rense.com - 16 Gennaio 2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Elisa Nichelli

Le quattro creature in questione sono George H. W. Bush, Bill Clinton, George Bush Jr. e Obamanation [da Obama e "abomination", ovvero orrore, disgusto, termine coniato per descrivere ciò che è successo agli Stati Uniti dopo l'elezione di Barack Obama, ndt], che è appena stato accolto nel club esclusivo dei criminali di guerra.

Messi insieme, il loro operato in materia di diritti umani in periodi di calamità, che siano di origine naturale o umana, lascia letteralmente inorridito chiunque pensi che il governo degli Stati Uniti possa essere "qui per aiutare".

L'uragano Andrew e le sue conseguenze è uno degli esempi più clamorosi che il mondo abbia visto perpetrare da parte di questi quattro criminali di guerra, per quel che riguarda la differenza tra il comportamento del governo e le necessità reali in tempi di difficoltà.

Ci sono state più del doppio delle vittime dell'11 Settembre a causa dell'uragano Andrew, nel 1992, ma il pubblico non ne sa quasi nulla. Ad oggi, gli avvenimenti che riguardano quell'episodio, che ha avuto luogo nel sud della Florida, rimangono sigillati sotto accordi di segretezza nazionale.

"La più grande catastrofe nazionale mai avvenuta nella storia degli Stati Uniti è stato l'uragano Andrew, che si è abbattuto sulla contea di South Dade, in Florida, poco dopo la mezzanotte del 24 Agosto 1992.

A differenza di quanto diffuso dai media americani negli Stati Uniti e in Europa, i primi effetti si sono abbattuti su South Dade con venti oltre le 214 miglia orarie [circa 350 km/h] che sono rapidamente saliti oltre le 350 miglia orarie [circa 560 km/h]. Gran parte dei 414.151 residenti nella zona di maggior pericolo stavano dormendo quando questo è successo.

Migliaia di loro hanno perso la vita, nessuno era stato evacuato, o anche solo avvisato di una possibile evacuazione. Anzi, gli abitanti del luogo erano stati più volte informati dai telegiornali locali che il South Dade avrebbe sperimentato venti attorno alle "50 miglia orarie" [(80 km/h].

A partire dalle 11 della mattina seguente, 8.230 case trasportabili [abitazioni tipiche statunitensi, che possono essere interamente trasportate da un luogo all'altro, ndt] e 9.140 appartamenti erano letteralmente scomparsi dalla faccia della Terra.

Intere famiglie sono morte in modi troppo orribili per poterli descrivere. Il tanfo di morte aveva già iniziato a riempire miglia e miglia di massiccia devastazione; il caldo umido stava saturando l'aria dell'odore di carne marcia in putrefazione.

Come faccio a saperlo? Perché ci sono capitato in mezzo. I sopravvissuti all'uragano Andrew e il resto del popolo americano sono stati traditi dal loro governo. Ma il tradimento si è esteso anche ai cittadini di altri paesi. Quando Andrew è arrivato, il South Dade era abitato da un gran numero di immigrati clandestini provenienti dal Messico.

Il Ministero dell'Immigrazione degli Stati Uniti era del tutto consapevole della loro presenza, ma ha fatto finta di niente, ben sapendo che gli agricoltori del South Dade non avrebbero mai potuto lavorare ai loro raccolti senza l'aiuto dei clandestini messicani.

Tali campi, pesantemente popolati da immigrati, erano situati al bordo delle Everglades della Florida. Le persone che abitavano in quella zona sono sparite senza lasciare alcuna traccia, durante quella notte. Molti corpi furono trovati a grande distanza dalle Everglades.

Quando sono andato a parlare alla convention Clearwater, tenutasi in Florida nel 1999, un uomo del pubblico si è alzato e si è presentato come il Chief Petty Officer [figura analoga al sottufficiale, ndt] Roy Howard. Ha proseguito rivolgendosi all'uditorio con queste precise parole, che sono documentate pubblicamente:

"Per sua informazione, io sono stato chiamato per prestare servizio in seguito al passaggio dell'uragano Andrew lungo la contea di South Dade. Ho trascorso nove settimane in quella zona. Ora ci tengo a certificare, per il beneficio dell'uditorio qui presente, che le cifre relative ai morti ufficialmente pubblicate sono del tutto inaccurate.

Secondo le informazioni che mi sono state date da fonti all'interno della Guardia Nazionale, le cifre riferitemi mentre mi trovavo sul luogo si attestano attorno alle 5.280 e rotte unità. Corpi dei quali ci si è occupati semplicemente grazie ad inceneritori che sono stati rapidamente allestiti sia dalla Guardia Nazionale che dalla FEMA [Federal Emergency Management Agency, ovvero l'Agenzia Federale per la Gestione delle Emergenze, ndt]...".

Come ha detto il Chief Petty Officer, "5.280 e rotti" cadaveri furono requisiti dalla Guardia Nazionale degli Stati Uniti. In aggiunta a questo, la Guardia Costiera ha confiscato altri "1.500 corpi" dai laghi e dalle acque circostanti.

Nessuna di queste cifre tiene conto del numero di cadaveri confiscati da altri organi federali e statali coinvolti nelle operazioni di recupero. Questo fa sì che il numero esatto di morti sequestrati dalle autorità statunitensi nel South Dade risulti ancora sconosciuto.

Il numero totale di persone morte durante l'uragano Andrew è chiaramente oscillante, quindi ogni volta che i media parlano di "vittime ufficiali" si fa riferimento ad una cifra qualunque tra 15 e 59. La popolazione delle 21 comunità spazzate via dall'occhio del ciclone è stata stimata dall'anagrafe della contea di Dade in 415.151 persone, prima dell'arrivo di Andrew.

Corpi di esseri umani confiscati ed eliminati come fossero spazzatura, come se le loro vite non avessero più valore o significato di una montagna di immondizia - è orribile l'immediato confronto con le atrocità perpetrate dai Nazisti. Ancora una volta la storia si ripete, un occultamento ben architettato è stato messo in atto dalle forze militari, nel bel mezzo di una tremenda sofferenza umana.

Quando l'uragano Andrew si è abbattuto sul South Dade, il Procuratore di Stato della Florida era niente meno che Janet Rino. Il suo ufficio si trovava nel Palazzo di Giustizia della Contea di Dade, nella città di Miami.

Il presidente degli Stati Uniti era George H.W. Bush, e il vicepresidente era Dan Quayle. Bill Clinton era candidato alla presidenza e Al Gore alla vicepresidenza. Il senatore Bob Graham era in carica e Lawton Chiles era sul finire del suo incarico come governatore della Florida.

Il suo successore risultò essere Jeb Bush, tutt'ora governatore della Florida, e - abbastanza ironicamente - figlio dell'ex Presidente Bush, il cui altro figlio, George W. Bush, era allora governatore del Texas, poi divenuto il presidente "auto-eletto" degli Stati Uniti...". [1]

Andrew è capitato sotto lo sguardo di George H.W. Bush, con Clinton dietro le quinte (Slick-Willie [uno dei soprannomi di Clinton, ndt] ha diretto le operazioni di occultamento). George Bush Junior ci ha regalato Katrina, Houston, Galveston, oltrea a molti incendi catastrofici e inondazioni devastanti.

Tuttavia, i rapporti ufficiali della FEMA che riguardano questi eventi non sono soltanto pessimi, ma anche negligenti in maniera criminale sotto ogni punto di vista, e tutto il mondo lo sa, eppure nulla è stato fatto.

Oggi Obamanation, il presidente guerrafondaio di questo Stato di polizia, ha annunciato che sta chiedendo il supporto di George W. Bush (junior) e Bill (nessun interesse nei problemi relativi ai diritti umani) Clinton, affinché lo assistano nell'organizzazione delle operazioni di soccorso ad Haiti! Wow, evidentemente non sono ancora morte abbastanza persone ad Haiti per soddisfare la sete di sangue dei grandi burattinai nei confronti dei loro coloni; allora, con lo scopo di salvare politicamente la faccia anziché vite umane, Obama coinvolge i Grandi Criminali, probabilmente per gestire la redistribuzione dei beni che non siano già stati rubati alla gente di Haiti.

Un'altra importante figura è stata convocata, ovvero il traditore ed ex Generale Colin Powell. Ci si può ricordare di lui come l'uomo che ha ingannato il mondo raccontando la storia delle Armi di Distruzione di Massa alle Nazioni Unite, che sappiamo essere nient'altro che un mucchio di bugie. Una volta che questo fu chiaro al mondo intero, il "generale" è rimasto al suo posto anziché fare il nobile gesto di rassegnare le dimissioni.

Se si trattasse di un'operazione militare, questra tragedia smisurata di Haiti avrebbe già visto truppe occupare ogni spazio libero dove gli elicotteri possano atterrare e decollare ogni cinque minuti.

Al largo la Seabees [flotta della Marina militare statunitense impegnata nella costruzione edilizia, ndt] e la Army Corp of Engineers [sezione dell'esercito statunitense specializzata in ingegneria e progettazione, ndt] sarebbero concentrate a ripulire dalle macerie ed impegnate a ricostruire le strade necessarie; lavorerebbero per ristabilire le comunicazioni, e si occuperebbero di fornire cibo e medicine laddove fosse necessario.

Le navi ospedali sarebbero a disposizione per l'evacuazione dei pazienti più critici e a tutto questo si sarebbe provveduto ieri. Per come stanno le cose ora, le nazioni principali sono ancora impegnate ad organizzarsi e a cercar di capire come farsi ripagare da Haiti per una generosità che non gli arriverà mai!

Se fosse stata una semplice operazione militare, i soldi necessari sarebbero stati istantaneamente stanziati dai parlamentari corrotti (e dalle forze alleate delle nazioni "volenterose"). Tutti gli sforzi possibili a dirottare il maggior numero di aiuti sarebbero stati fatti; quantomeno si sarebbe riusciti ad alleviare il dolore e a salvare qualche centinaia se non migliaia di vite.

L'intera calamità puzza di inganno, ma comunque sia potuto "succedere" sta di fatto che con l'occasione sarà possibile mettere alla prova molte nazioni, vedendo come si occupereranno del recupero post-terremoto di Haiti.

Non preoccupatevi delle Nazioni Unite o delle molte altre agenzie private, poiché questo è il tipo di eventi per i quali gran parte di tali organizzazioni, apparentemente umanitarie, sono state costituite, con lo scopo di prosciugare le tasche di quelle che hanno bisogno di aiuto (ma solo ad una certa distanza).

Il mondo è così gambe all'aria in questo momento proprio perché in casi come questi non ci "ricordiamo" di tutti i misfatti che ogni "nuova" amministrazione porta avanti, e generalmente amplifica, nonappena prende il posto dell'impresa criminale precedente, godendo del proprio turno per esaurire il denaro pubblico e riempire le proprie tasche, già ricolme, per vantaggi ancor più privati, in qualunque modo quest'occasione si presenti.

Giusto ieri tre grandi compagnie che gestiscono carte di credito sono state sorprese a trarre profitto dalle transazioni con le quali venivano mandati aiuti, operazione che avevano visto come una enorme opportunità di profitto inatteso.

Tali compagnie hanno dovuto rinunciare a quello che credevano sarebbe stato un guadagno improvviso tra il 5 e il 7 % dei movimenti grazie alla creazione di una "tassa-furto".

Questa mossa sarebbe stata perseguibile per legge, ma una volta che le compagnie hanno acconsentito a fare marcia indietro (solo perché sono state scoperte) l'intera storia è stata fatta cadere nel silenzio dopo poche parole di critica alla CNN.

Anziché aiutare qualcuno, i media statunitensi stanno solamente girando a vuoto tenendosi per mano e lamentandosi della crisi, aggiungendoci anche la malafede per quello che non hanno mai detto circa le vere crisi che questa o qualunque altra nazione abbiano dovuto affrontare.

Haiti ha una storia bagnata di sangue, durante la quale è stata saccheggiata e brutalizzata da Francesi e Americani, insieme ad altri, perché è stato il primo paese di neri sottomessi a schiavitù che si è rivoltato con successo sconfiggendo i propri cosiddetti padroni.

Gli Stati Uniti hanno invaso ed occupato quella "sfortunata nazione dell'Emisfero Occidentale" troppo spesso per poter essere considerati come un paese che se ne preoccupa in alcun modo - se non per quel che riguarda l'invasione e la redistribuzione dei beni e del potere politico, ogni manciata di decadi.

I francesi sono stati talmente d'aiuto fin dall'inizio che hanno mantenuto Haiti in schiavitù finanziaria per un centinaio di anni, estorcendo risarcimenti per gli schiavi persi durante la vittoriosa ribellione. Chiunque pensi che la schiavitù sia morta, o che gli stati coloniali siano qualcosa che riguarda il passato, ha bisogno di documentarsi meglio su Haiti: la storia di quella minuscola Repubblica è crivellata da contraddizioni e bugie che sono ancora vive e vegete oggi.

Ovunque sia la verità, tra tutti quegli omicidi protetti da segreto e quei rapporti sigillati, ci vorrebbe qualcuno abbastanza coraggioso da chiedere che i documenti su quelle "catastrofi" vengano desegretati.

Ma come disse Rummy all'inizio della Shock & Awe [tecnica militare basata sull'uso del potere, nota anche come "predominio rapido", ndt] a Baghdad: "Non ci occupiamo di costruire nazioni", e potremmo aggiungere, visto il continuo fiasco, "non ci occupiamo nemmeno di aiuti umanitari".

La preoccupazione attuale sono i profitti privati e la redistribuzione dei beni, non importa a quali costi, al punto tale che occorre scavare molto a fondo tra le cause di questo presunto terremoto, a patto che esista una verità da sapere circa ciò che è realmente successo su quell'isola in lotta.

Questa "catastrofe" si dimostrerà l'ennesimo esempio dell'ipocrisia e delle bugie a cui hanno portato il nostro prolungato silenzio, per il quale pagheremo milioni di volte perché troppo poche persone sono interessate al fatto di essere trattate come una mandria di bestie, di venire usati ed abusati, e poi massacrati in nome dei mega-profitti dei loro padroni su scala mondiale!


Note:

[1] fonte: Huricane Andrew, http://members.iimetro.com.au/~hubbca/hurricane_andrew.htm


I ragazzi del Grande Fratello in missione ad Haiti
di Roberto Quaglia - www.roberto.info - 19 Gennaio 2010

Credete si tratti di uno scherzo? No, no, questa è una proposta serissima!

Mandiamo “i ragazzi del Grande Fratello” in missione ad Haiti.

Per essere sicuro che nessuno fraintenda, sottolineo che questa non è una trovata polemica. E’ piuttosto un’anticipazione dell’esito inevitabile delle cose per come è strutturata la società occidentale oggi. Quindi tanto vale farlo subito, prima che il Grande Fratello di qualche altra nazione ci preceda. Se una vetta è destinata ad essere scalata, tanto vale che a farlo sia uno di noi.

Mandare i Ragazzi del Grande Fratello per qualche giorno in missione ad Haiti, a spalare detriti e salvare almeno un bambino (cercando un po’ credo se ne trovino ancora a sufficienza a sotto le macerie), sarebbe ovviamente un piccolo passo per un Ragazzo del Grande Fratello, ma un grande passo per la Televisione del ventunesimo secolo.

E, per la televisione italiana, finalmente il riscatto dalla brutta tragedia di Vermicino (tragedia brutta soprattutto in stretto senso televisivo, come qualcuno ricorderà[1]).

Ovviamente, per gli haitiani terremotati, non cambierebbe nulla. Ma di questo non ci deve importare. Dopotutto, già non ci importa niente che per loro nulla cambierà in virtù degli SMS solidali che in questi giorni le zelanti trasmissioni televisive ci sollecitano ad inviare. Già, la carità pelosa moderna oggi si fa inviando un SMS.

Nessuno vuole in realtà aiutare gli haitiani (a parte quelli pagati per farlo). Ci si vuole però illudere di averli aiutati. Si vuole solo sedare a basso prezzo il fastidio di rendersi conto che di quella tragedia in definitiva non ci importa nulla. Ci accorgiamo fuggevolmente della nostra insensibilità e per illuderci di non essere insensibili mandiamo un SMS Premium.

Tale insensibilità ha invece una naturalissima ragione d’essere: la tragedia è accaduta in un altro mondo. Distante. Non ci tocca. Se ci si commuove non è per la tragedia, ma per la rappresentazione televisiva di essa che il cavallo di troia della televisione ci porta in salotto, facendoci percepire la tragedia come se fosse nostra. Come fosse nostra per finta.

Ma non è nostra.

Neppure per finta.

Perché in realtà, il pianeta Terra con i suoi oltre 6 miliardi di anime è semplicemente troppo vasto per non produrre innumerevoli tragedie tutti i giorni.[2] Tutti, tutti, tutti, ma proprio tutti i giorni qualche centinaio di migliaia di persone muore (fra cui qualche decina di migliaia di bambini per fame, en passant), cioè più di tutti quelli morti nel terremoto di Haiti. Tutti i giorni.

Ma poiché in genere non muoiono in modo spettacolare ed esotico nessuno ce lo mostra in tivù e noi non ci commuoviamo e non inviamo SMS caritatevoli. Eppure ogni morte è una tragedia – se non ci credete provate un po’ a morire e poi mi saprete dire.

Ma la morte fa anche parte dell’ordine naturale delle cose. Nella società occidentale moderna, produttrice ad oltranza di “diritti” dell’individuo sempre più irrealistici ed immaginari, sembra quasi che tra i “diritti acquisiti” ci sia anche quello di non morire.

Quindi ci si dimentica della normalità della morte, e quando essa si manifesta si reagisce con stupore ed incredulità, spesso ornati di sterile indignazione. Quale distacco dalla realtà e pochezza di pensiero!

I telegiornali ci spiegano di come sia difficile far pervenire ad Haiti gli aiuti alimentari alle popolazioni per via di strade interrotte ed infrastrutture distrutte. Forse confondono le telecamere necessarie a filmare i disgraziati che fanno la coda per il cibo con il cibo stesso.

Mi rendo conto che è problematico far giungere telecamere a sufficienza in così tante aree disastrate piene di gente che soffre e che meriterebbe di essere filmata, ma per il cibo è diverso. Non ci vorrebbe poi molto a sfamare gli haitiani in tutto il paese.

Basterebbe paracadutare tonnellate e tonnellate di cibo da centinaia di aerei B52. Lo si fa con le bombe, non vedo perché non lo si possa fare con il cibo, che dopotutto costa anche di meno ed è più politicamente corretto e gastricamente digeribile.

Va be’ che con le bombe però si vincono i Nobel per la Pace, mentre col cibo non è chiaro cosa ci si guadagni, ma se si vuole far finta di essere buoni, perché non farlo con un po’ più di convinzione?

Stabilito che degli haitiani in verità importa pochino a chiunque non sia di casa ad Haiti, riesaminiamo l’opportunità di inviare sul luogo in missione i Ragazzi del Grande Fratello.

Ad Haiti, i Ragazzi del Grande Fratello farebbero molte cose perfettamente inutili. Il pregio in ciò sta proprio nella sublime perfezione di tale inutilità, emblematica della irreale società televisiva italiana nella quale crediamo di vivere.

Quando ci fu il terremoto in Abruzzo, furono parecchi i casi documentati di giornalisti che ostacolarono i soccorsi pur di documentarli (in realtà, fingere di documentarli; vedi i video in calce all’articolo). Anche sforzandosi, peggio di così i Ragazzi del Grande Fratello non possono logicamente fare.

Essendo perfettamente inutili, le loro azioni saranno meno dannose di quelle dei giornalisti italiani suddetti. Già questa mi sembra cosa buona e giusta. Ai limiti della nobiltà. Se siamo inutili come siamo, vediamo di non essere più dannosi del necessario. E celebriamo la nostra inutilità per quello che realmente è. Senza raccontarci quella marea di balle che ci rendono una società sempre più psicopatica.

Una volta sul luogo, vagando tra le macerie, i Ragazzi del Grande Fratello diranno anche molte, moltissime cazzate perfettamente inutili. E’ la loro specialità. Ottimo. Anche in questo caso, il valore sta nella perfezione, e nella limpida trasparenza di tale inutilità. L’inutilità genuina ha un valore.

E’ molto peggio quando stronzate completamente inutili ci tocca sorbircele da un servizio giornalistico televisivo che ha la pretesa (per non parlare del dovere) di informarci di qualcosa.

Fate caso a qualsiasi telegiornale odierno: negli ultimi dieci minuti vengono ormai date solo notizie del cazzo, di livello così basso che più infimo non si può. E questa è a volte paradossalmente la parte migliore del telegiornale. Spesso infatti le grandi testate giornalistiche non si limitano nemmeno a darci informazioni inutili, bensì ci ingannano contandoci vere e proprie balle (spero non si offendano gli aficionados della telenovela di Osama Bin Laden).

Meglio allora ascoltare cosa hanno da dirci i Ragazzi del Grande Fratello in missione sul luogo del disastro umanitario. Se in tivù dobbiamo proprio assistere ad orge di lacrime perché fanno ascolto, molto meglio allora le fatue (e a volte divertenti, nella loro futilità) lacrime dei Ragazzi del Grande Fratello rispetto alla pornografica e criminale esposizione del tragico dolore dei parenti delle vittime che è ormai l’onnipresente piatto forte dei rispettati telegiornali necrofili.

Ha ormai preso piede l’abitudine di estradare di tanto in tanto i reclusi nella Casa del Grande Fratello verso un’altra Casa del Grande Fratello di un’altra nazione. Una sorta di Erasmus del Reality. Un’insensatezza meravigliosa.

Quello che si chiede è di compiere un passo in più. Capire che le tragedie, una volta azzannate ed ingerite dai media, si trasformano in reality shows. E da reality shows vanno quindi trattate. Fino in fondo. Per una ragione di coerenza nei confronti dell’ineluttabilità delle cose.

Inviare i Ragazzi più invidiati d’Italia ad Haiti si può. E poiché si può, intrinsecamente si deve.

Non perché ciò sia utile, ma poiché questo è più sinceramente inutile delle altre cose che si fanno. Perché ciò incarnerebbe lo spirito dei tempi in cui viviamo meglio di qualsiasi altro gesto. E non ci si può esimere dal compiere un gesto così paradigmatico!

Un fatto del genere farebbe inevitabilmente tendenza. Ogni paese civilizzato del mondo si affretterebbe quindi a mandare un proprio contingente di Ragazzi del Grande Fratello ad Haiti, a vagare costernati nella desolazione del dramma.

In tragedie future, i vari team nazionali di Ragazzi del Grande Fratello potranno regolarmente convergere sul luogo del fatto per ingaggiare una competizione futile dalle regole che variano ogni volta, in modo da meglio calzare alla tragedia di turno.

Una sorta di Giochi senza Frontiere del Grande Fratello Transnazionale, trasmessi in mondovisione. In grado, nel mondo occidentale, di battere gli indici d’ascolto delle olimpiadi stesse.

Questo è il futuro inevitabile della nostra società – ammesso e non concesso che la nostra società abbia un futuro. Quindi, perché attendere? Iniziamo a raccogliere firme! Inviamo questo pubblico appello a tutti quelli che conosciamo! Condividiamo questa battaglia inutile su Facebook! Hai almeno 5 amici con cui condividere subito questa inutilissima battaglia?[3]

Se proprio non si ha il coraggio di mandare i Ragazzi del Grande Fratello in missione ad Haiti, per lo meno ospitiamo una famiglia di haitiani terremotati nella casa del Grande Fratello, facendoli convivere col salumiere, il casto, la checca, l’innamorata, l’isterica, il pitbull ed il marchese a tre palle.

E sottoponendo al televoto del pubblico l’opportunità di fare loro trascorrere anche qualche giorno nel tugurio, che per l’occasione gli scenografi addobberanno così da ricreare un’atmosfera post-terremoto, in onore di una tragedia da non dimenticare mai.

Una settimana è sufficiente per dare un segno importante al mondo. Il segno che la Televisione ha marcato una nuova tappa nel proprio fatale divenire. Gli ascolti andrebbero alle stelle.

Gli sponsor sarebbero entusiasti. Alfonso Signorini verrebbe candidato al Nobel per la Pace. Ed alla fine della settimana i terremotati potrebbero sempre tirare su dei bei soldini vagando nel ruolo di ospiti con nulla da dire nelle varie trasmissioni televisive e discoteche alla moda.

Note:

[1] Nel giugno del 1981 un bambino di sei anni, Alfredo Rampi, cadde in un pozzo artesiano a Vernicino, vicino a Roma. Il pozzo era largo 28 centimetri e profondo 80 metri. Intrappolato nel pozzo, il bambino piangeva e chiamava aiuto.
I soccorsi provarono in tutti i modi a salvarlo ed il fatto si trasformò in un evento mediatico senza precedenti. La RAI dedicò all’operazione di salvataggio 18 ore di diretta televisiva A RETI UNIFICATE.
Il Presidente della Repubblica Pertini si recò sul luogo della disgrazia. Avrebbe tutto dovuto finire in bellezza. C’era l’intento di mostrare il successo dello Stato nel salvare un bambino. Ma l’impresa fallì poiché il poveretto non poté venire salvato e purtroppo morì.
Lo spettacolo del glorioso salvataggio si trasformò quindi in una tragica e dolorosa figura di merda. Nota bene: tutti gli anni sono parecchi i bambini che sfortunatamente cadono in qualche pozzo artesiano, e molti di essi ci lasciano la pelle.
Il caso del piccolo Alfredino divenne tuttavia una tragedia nazionale di cui si parla ancor oggi solo per il fatto di essere entrato (e rimasto per 18 ore) in tutti i salotti, dove in realtà c’entrava come i cavoli a merenda.

[2] E l’universo è anche più grande della Terra, e di parecchio. Ci sono cento miliardi di stelle nella nostra galassia, e poi ci sono altri cento miliardi di galassie, ognuna con i suoi bravi cento miliardi di stelle o giù di lì.

Molte di queste stelle hanno i loro sistemi solari, e non fosse altro che per una ragione di statistica è alquanto probabile che quindi l’universo brulichi di altre forme di vita, una parte delle quali anche intelligenti.

Nei miliardi di anni, chissà quante di esse si sono estinte tragicamente, chissà quanto orrore si è consumato nel cosmo, al quale noi siano abbiettamente insensibili… Con il progresso della civiltà, per sgravarsi la coscienza da questi drammi alieni troppo a lungo trascurati, sarà presto possibile mandare una nuova serie di SMS Premium, oppure aderire allo scudo morale che garantisce la remissione di ogni peccato di insensibilità detenuto all’estero extraterrestre (ovvero nei confronti di tragedie extraterresti di qualsivoglia natura) a chiunque acquisti tutte le settimane una schedina di totocalcio e superenalotto.

[3] Se non hai almeno 5 amici con cui condividere questa inutile battaglia, puoi anche suicidarti. Il signor Remo Buonaventura decise di condividere con 5 amici un’inutile battaglia su Facebook.

Sei mesi dopo gli arrivò per posta un assegno di un milione. La signora Belina Parodi si rifiutò invece di condividere con 5 amici un’inutile battaglia su Facebook. Sei mesi dopo le venne il colpo della strega mentre faceva zapping, le si ruppe il telecomando mentre per sbaglio c’era Porta a Porta e fu quindi costretta a guardarsi Bruno Vespa tutta la sera, e poi anche il giorno dopo.

Ecco un giornalista del TG1 mostrare tutta la propria esiziale utilità durante le operazioni di soccorso per il terremoto in Abruzzo. Un pompiere giustamente lo manda a quel paese, ma lui non sembra avere il buon gusto di andarci. Il Telegiornale poi si scusa, ma senza molta convinzione.

In questa deplorevole serie di telegiornali pornografici (pornografia senza sesso, la peggiore che c’è) possiamo nuovamente ammirare una serie di molestie di raro pregio, ad opera di autentici campioni di imbecillità.

Giornaliste che con grande tatto si intrufolano nelle auto dove trascorrono le loro vacanze notturne i senzatetto terremotati, nessuno dei quali purtroppo ha nel dormiveglia la lucidità di mandare gli intrusi a fare in culo.

Giornalisti che fanno la ramanzina al pompiere che non riesce a sincronizzare il lavoro dei soccorsi con la pubblicità. Sublime poi la domanda rivolta alla vecchietta appena salvata dai pompieri, da parte di un giornalista che sfoggia un’intelligenza del calibro dei più blasonati cartomanti – qui siamo a livello del genio del Mago Gabriel.

La tragedia di Vermicino reloaded. Fu il primo reality show della televisione italiana. Non andò come da copione, a dimostrazione del fatto che un buon reality show non si improvvisa.