lunedì 29 marzo 2010

A Mosca cieca...

Qui di seguito si parla dei due attentati avvenuti oggi nella metropolitana di Mosca che hanno causato almeno 38 morti e un centinaio di feriti.

Si presume che a compierli siano state due donne legate alle organizzazioni indipendentiste cecene o caucasiche più in generale.


Strage a Mosca
di Carlo Benedetti - Altrenotizie - 29 Marzo 2010

La capitale russa è sotto shock. Due attentati in due stazioni della metropolitana - quelle della "Lubianka" e del "Parco Gorkij" - lasciano a terra decine e decine di morti. E' allarme generale. Gli ospedali non riescono a contenere l'afflusso di feriti.

Serve sangue, servono medici e chirurghi, mentre le sirene delle autoambulanze sono la terribile colonna sonora di una mattinata che doveva essere di routine per i milioni e milioni di abitanti che si stavano recando al lavoro. Ed ora la metropolitana - che è il cuore della città - è bloccata.

Le squadre speciali della polizia pattugliano il centro e presidiano i palazzi del potere. La domanda che ora s’impone riguarda il carattere dell'attentato. E si parla subito di una matrice terroristica cecena.

Secondo le prime indagini ci sarebbero stati due kamikaze che si sono mossi in contemporanea attaccando gli obiettivi: quelle stazioni della "linea rossa" che, proprio nella prima mattina, sono le più frequentate.

Ed ora - se passerà la tesi relativa ad un attacco ceceno - vorrà dire che gran parte della strategia del Cremlino nei confronti del Caucaso è completamente fallita. Perché la "resistenza" di Grozny torna ad imporre le sue scelte ricordando a Putin e a Medvedev che quell'area - che la geopolitica indica come Cecenia, Inguscezia e Daghestan - è sempre a rischio.

Non solo, ma qui si registra anche un rafforzamento delle formazioni militari "partigiane e indipendentiste" che si oppongono alla Russia e a quelle formazioni militari del centro che vengono considerate come "forze di occupazione".

Ed ecco ora che la Russia torna tragicamente a fare i conti con le parti in conflitto. In particolare con quella guerriglia separatista all'inizio guidata dall'ex Presidente di Grozny, Dzokhar Dudayev, e poi portata avanti da Aslan Maskhadov e dai capi guerriglieri Samil Basaiev e Emir Khattab contro le truppe russe e il governo filo-sovietico locale presieduto da Alu Alkhanov.

E mentre a Mosca si rincorrono le voci sulla presenza di altri kamikaze pronti ad entrare in campo in questa guerra di posizione si torna a fare riferimento a cifre agghiaccianti. Sono infatti oltre 300 mila i ceceni uccisi dal 1994 ad oggi, vale a dire un quarto della popolazione originaria della repubblica caucasica.

Migliaia di civili (almeno 10 mila secondo le organizzazioni di difesa dei diritti umani) sono “spariti” nel nulla dopo essere stati arrestati dalle forze di sicurezza russe e rinchiusi nei cosiddetti “campi di filtraggio”, centri di detenzione e tortura dai quali esce solo chi paga ai militari russi pesanti riscatti. Si calcola che dal 1994 al 2002 oltre 80 mila ceceni siano passati in questi campi.

Secondo le ultime stime ufficiali fornite dal Cremlino, sono oltre 6000 i soldati russi morti nella seconda guerra cecena (dall’ottobre 1999 a oggi), ma secondo i Comitati delle madri dei soldati russi la cifra supera invece i 20 mila (25 mila contando i caduti della prima guerra).

A Mosca, inoltre, ci s’interroga sui motivi dell’attuale ripresa di ostilità. Si nota che la guerriglia "islamica" ha un obiettivo ben preciso: creare nel Caucaso una punta di diamante di tutta l'attività indipendentista.

Puntando anche al controllo di quegli oleodotti e gasdotti che attraversano il territorio ceceno e che sono strategici per il trasporto dal Mar Caspio fino al terminal russo di Novorossijsk sul Mar Nero del petrolio (da Baku, Azerbaijan) e di gas naturale (da Tengiz, Kazakhstan).

E qui non va dimenticato che nel sottosuolo ceceno ci sono giacimenti estesi di petrolio e gas naturale. Altra domanda che circola a Mosca è quella relativa alle armi che sono nelle mani dei guerriglieri. Questi sono riforniti dall'Arabia Saudita e dalla Turchia, ma soprattutto dallo stesso esercito russo che vende, in loco, ingenti quantitativi armi.

Infine, quanto alla situazione di queste ore, l'intelligence del Cremlino si sta ponendo il problema della gestione politica e militare delle aree del Caucaso. Perdono di credibilità quei gruppi dirigenti che hanno giurato fedeltà agli uomini del Cremlino ed entra in crisi quel supergovernatore - Alexander Gennadyevich Khloponin (classe 1965) - che Medvedev ha nominato a capo dell'intera regione.

Doveva essere un supernormalizzatore ed ora - se la pista cecena verrà confermata - si troverà a dover fornire risposte di carattere strategico. E sicuramente si scontrerà con i clan locali e con le mafie che dominano il Caucaso.

Ecco, quindi, che gli attentati di Mosca sconvolgono ancora una volta i piani di un Cremlino che non controlla il Paese e che cerca solo di mettere una dura censura alla sua televisione, mentre l'unica radio che informa minuto per minuto sulla gravità della situazione è la stazione indipendente Eco di Mosca. Ed è anche questa una prova dell'impasse del Cremlino.


La violenza chiama la violenza
di Luca Galassi - Peacereporter - 29 Marzo 2010

Intervista ad Andrei Mironov, attivista dell'organizzazione per i diritti umani Memorial

Andrei Mironov e' membro dell'organizzazione per i diritti umani Memorial. Per anni ha combattuto per denunciare violenze e abusi da parte dell'esercito e dei servizi segreti russi in un Caucaso che non sembra trovare pace.

Andrei, una settimana fa in Cecenia venivano uccisi sette militanti islamici. Allora scrivevamo che la ribellione continua sotto la superficie, riversandosi nelle repubbliche confinanti e perfino in territorio russo. La matrice di quest'ultimo attentato e' chiara...

Bisogna aspettare le indagini, ma che si tratti di un atto terroristico legato alla questione caucasica e' altamente probabile. In autunno sono stato in quella regione per tre volte, e ogni volta ho pensato che presto o tardi il terrorismo ne avrebbe nuovamente varcato i confini, come del resto e' gia' accaduto in passato. La violenza contro gli innocenti chiama violenza contro altri innocenti. Non sono molto selettivi, ne' una parte ne' l'altra. Questo accresce l'odio, il terrore, in un circolo vizioso. Sicuramente questi attentati saranno sfruttati da chi in Russia ha da sempre attuato la strategia della tensione. Il futuro non promette niente di buono.

Pensi che si intensificheranno le operazioni militari nel Caucaso del Nord, o ci sara' una stretta sulle liberta' e sui diritti anche in Russia?

Dobbiamo ricordare che dopo Beslan Putin ha abolito l'elezione dei governatori regionali e applicato alcune restrizioni alle liberta' politiche Questo sara' un buon pretesto per misure piu' politiche che militari. Il terrorismo aiuta l'autoritarismo, sempre. Specialmente nei sistemi politici come il nostro.

Se l'attentato alla metro di Lubyanka puo' essere simbolico perche' e' vicino all'Fsb, i servizi segreti, a Park Culturi c'e' qualche obiettivo cosiddetto 'sensibile'?

A Park Culturi non c'e' nulla, io credo che anche a Lubyanka sia stato 'casuale', nel senso che l'obiettivo era uno solo: colpire vittime innocenti. Sai, i responsabili delle violazioni dei diritti umani in Caucaso non usano mai la metropolitana. Lo ripeto, il terrorismo cieco non genera che odio. Qui prevalgono gli istinti, le emozioni. Non la logica.

Com'e' la situazione in Caucaso?

La violenza sta aumentando. Ultimamente ho visitato una famiglia di un ingegnere dell'aeroporto di Nazran, in Inguscezia. Ufficialmente, l'ingegnere, che era addetto al controllo dei voli per l'Inguscezia, era sotto arresto. Ebbene, qualche giorno dopo la madre e' stata informata che era stato ucciso durante un'operazione militare nelle montagne. Come e' possibile che fosse a fare il terrorista in montagna quando era in prigione? Assurdo. Un esempio per dirti di come vengono tranquillamente uccise persone innocenti. E come queste uccisioni alimentino le reazioni emotive, e possano spingere a imbracciare le armi e a usare violenza contro altri innocenti.

In Occidente Putin ha fornito l'immagine di una Cecenia finalmente pacificata. E' davvero cosi'?

Non e' per niente vero. Come si puo' stabilizzare un Paese con l'oppressione, con la repressione, senza giustizia e diritto? Ci sono uccisioni extragiudiziali, non solo di terroristi, ma di operatori dei diritti umani, come Natalia Estemirova lo scorso anno, di giornalisti, avvocati, di persone innocenti. Su queste basi non si puo' costruire stabilita' o pacificare un Paese. In Cecenia non esiste giustizia, non esiste lo Stato di diritto.