mercoledì 3 marzo 2010

Quelle canaglie degli hedge fund

Qualche articolo sui soliti vecchi "giochini" praticati dai soliti noti alle spalle e ai danni dei soliti ignari.


E la pazzia continua
di Uriel - www.wolfstep.cc - 28 Febbraio 2010

Mi hanno scritto in diversi, (Paolo, Yoss, e altri) per via dell'inchiesta aperta dalla SEC americana, ove si accusano Soros e gli altri criminali suoi pari di stare speculando sull'euro, al fine di fare il colpaccio dei credit swap.

Facciamo un passo indietro e vediamo cosa vogliono fare. Anche perche' lo hanno gia' fatto, e anche perche' lo faranno , se tanto mi da' tanto, con l' Italia.

Innanzitutto, il CDS e' un meccanismo simile ad una scommessa. Come tutte le assicurazioni, in fondo: l'assicurazione che vi assicura l'auto non fa altro che "scommettere" che voi facciate di tutto per evitare gli incidenti.

IL CDS in fondo fa la stessa cosa, ovvero scommette su una eventuale catastrofe economica. Il problema e' che, a differenza dell'assicurazione sull'auto, non scommette CONTRO, ma scommette A FAVORE. Facciamo un esempio.

Diciamo che assicuriamo tutte le case della provincia di Padova (un esempio, eh) contro il terremoto. Siccome capita raramente un terremoto a Padova, ci troviamo con un'assicurazione che costa, diciamo, dieci euro ogni centomila euro di valore immobiliare, e siccome non avverranno terremoti a Padova(1) probabilmente per l'assicurazione sara' tutto guadagno secco.

Adesso supponiamo che nei giorni successivi ci sia qualche sciame sismico, roba di poco conto, dalle parti di Padova. Il risultato sara' che i proprietari di case si impauriranno, e anche se non si tratta di un vero sisma saranno portati ad assicurare le loro case. Cosi' io vado da loro, e a soli VENTI euro vendo loro l'assicurazione per centomila euro di valore immobiliare.

Si tratta in un certo senso di una scommessa A FAVORE del terremoto. Se l'assicurazione in se' e' una scommessa CONTRO il terremoto (la societa' assicuratrice mi fa pagare solo dieci euro su centomila di valore perche'stima che un terremoto sia improbabile) chi fa l'affare dopo lo sciame sismico ha scommesso A FAVORE del terremoto, cioe' stimando che il business consista nell'avvenuto terremoto, o perlomeno nei segni di terremoto.

Facciamo un passo successivo: supponiamo che esista una tecnologia capace di causare terremoti. Io compro a prezzo bassissimo (dieci euro contro centomila di valore) l'assicurazione CONTRO il terremoto, e poi faccio avvenire delle scosse molto forti, oppure addirittura un terremoto.

Cosa succedera'? Succedera' che improvvisamente tutti saranno disposti a pagare moltissimo le mie cedole assicurative, persino il 50% del loro valore. Se il terremoto ha addirittura distrutto ogni cosa, potrebbero pagarle anche il 60,70, 80% del valore dell'immobile, risparmiando sulla sua ricostruzione.

Ecco il punto: supponiamo che sia possibile assicurare, anziche' un terremoto, il default di una nazione. Che so io, la Grecia. Oppure che sia possibile assicurare contro la svalutazione della sterlina(2), o contro quella dell'euro.

E supponiamo poi di avere i mezzi per causare gli eventi contro i quali i nostri "credit swap" ci stanno proteggendo. Che cosa succede?

Succede quello che e' successo con il crac di Lehman Brothers: gli stessi Hedge Fund che avevano riempito LB di cartaccia inutile, avevano comprato CDS su LB.

Il risultato fu che quando i signori chiusero il rubinetto a Lehman Brothers (incidentalmente, all'economia mondiale, ma criminali come Soros se ne fottono di milioni di persone alla fame), improvvisamente il prezzo delle assicurazioni contro il fallimento di Lehman Brothers sali' vertiginosamente.

Il principio di queste speculazioni, quindi, e' il seguente:

Sia A un qualsiasi credit swap, o sistema assicurativo, nato per proteggere gli utenti da uno specifico evento negativo di borsa o di forex.
Sia B un ente dotato di sufficiente potenza finanziaria da poter comprare i cedolini di A, e contemporaneamente causare l'evento negativo che i cedolini assicurano. B acquistera' moltissimi cedolini assicurativi, per poi causare l'evento disastroso.(3)

Gli investitori si tufferanno sui cedolini, nel disperato tentativo di riavere indietro i soldi che altrimenti perderebbero per via dell'evento disastroso. I nuovi proprietari dei cedolini si rivolgono in massa alle assicurazioni che hanno emesso A, facendole fallire.

Guarda caso, B aveva comprato anche CDS sul fallimento di A. E via cosi', fino al meltdown dell'economia come quello della "crisi del subprime".

La Grecia e' vittima, oggi, di una simile aggressione. Prima, numerosi mass media asserviti al potere dei Soros, di Goldman Sachs (4) & CO iniziano a dire che i conti greci siano in pericolo di default. (Si tratta degli stessi Media che compongono il "partito del Times", quello stesso partito cui appartengono i "rivoluzionario viola", i DS , l' IDV, Repubblica e il Corriere). Sebbene strutturalmente non sia vero che i greci siano messi peggio del solito, guarda caso Soros & Co hanno comprato (anche sottocosto, come stanno facendo col debito pubblico italiano) dei titoli greci e se necessario possono rivenderli al ribasso per l'uopo.

Una volta fatto questo, tutti quelli che hanno investito nei titoli greci hanno comprato dei titoli di swap sul debito greco. MA non solo: poiche' si presume che un default greco farebbe abbassare il valore dell'euro, allora si vendono anche assicurazioni riguardo al fatto che l'euro svaluti.

Perche' questa volta si arriva al punto in cui un giornale come il Corriere, normalmente servo di questi poteri, rivela la cosa?

Perche' quando sono entrate in campo Francia e Germania garantendo il debito greco, tutte queste assicurazioni hanno perso valore, proprio nelle mani di chi le aveva comprate. E cosi', il signor Soros l'ha presa in saccoccia. Ma era solo il primo round, perche' subito Soros & CO hanno mosso le chiappe e hanno ordinato al loro servo della FED di alzare i tassi sul dollaro, in modo da abbassare un pochino il valore dell'euro.

Dico che e' un gesto di servitu' alla finanza perche' non c'era alcun motivo razionale di alzare i tassi sul dollaro, dal momento che il tesoro americano e' in affanno per il debito, e questo innalzamento lo obblighera' a pagare ancora piu' interessi; se non a favore di chi voleva colpire l'euro, questa mossa non ha giustificazioni, e causa danni enormi al tesoro USA e al contribuente americano.

Il problema e' che a questa mossa NON ha corrisposto, almeno immediatamente (vedremo nel futuro) un corrispondente rialzo da parte della BCE, e oggi il tesoro americano si trova con una prospettiva di debito mostruoso, un tasso di interesse piu' alto, e ancora il giochino di Soros e' andato buco.

Cosi', c'e' un sacco di gente insoddisfatta dell'operato di Soros, e peraltro anche in Europa l'atteggiamento di non seguire il rialzo americano apre un'ostilita'. E cosi', siccome Obama l'inetto non fara' alcuna riforma del venture capital (se ne parlo' al G20, e al G8, e al G7, e a Davos, ricordate? Aria fritta, come al solito da Obama), qualcuno deve pagare perche' stavolta il giochino e' andato buco, e per assicurarsi che Soros, anche a costo di gioco sporco, faccia guadagnare i suoi soci hanno ordinato ai camerieri della SEC di aprire un'inchiesta.

Anche in questo caso, accuso i signori della SEC di essere dei camerieri, perche' sanno benissimo che un'inchiesta non servirebbe a nulla dal momento che Obama non ha varato alcuna riforma della finanza, per cui l'operato dei criminali rimane legale. Si tratta di una mossa politica per mettere sotto pressione Soros, che e' rimasto con le pive nel sacco dopo le garanzie fornite sul debito greco.

Adesso, Soros deve trovare il modo di far guadagnare gli investitori, ovvero di causare un crack dell'euro, e un crack del debito greco. Altrimenti rimarra' con un sacco di CDS invenduti, il governo americano dovra' pagare un sacco di interessi sul debito crescente, per via del rialzo dei tassi, e la sec proseguira' l'inchiesta.

Questo fa presagire che presto Soros fara' un gioco molto piu' sporco contro qualche paese europeo, in modo da causare una crisi dell'euro. Potrebbe essere un colpo di stato in Italia, un crollo irlandese, spagnolo o portoghese, una nuova crisi petrolifera, una crisi con la Russia. Anche una marcia contro Francia e Germania, rivelatesi un nemico ormai aperto e dichiarato, non e' impossibile.

La successiva domanda e': perche' proprio in Europa?

La risposta e' semplice: perche' i signori dei casino' americani, cioe' delle borse americane, sono abbastanza malvisti ovunque. Cina, India e Russia li boicottano a livello governativo, ormai apertamente, non permettendo loro di giocare sui loro mercati se non con una spada di Damocle sul collo. E spesso, sono semplicemente banditi dai giochi, come stanno facendo i Russi e come il nuovo governo filorusso in Ucraina fara' non appena insediato.

In sudamerica gli investimenti americani ormai sono visti come fuffa, e si preferiscono quelli cinesi e indiani. Stessa cosa in molte parti dell'Africa. Rimane agli americani da divorare i propri alleati, ovvero da causare danni in Europa. Trattandosi di una macchina cannibale, tenteranno di divorare l' Europa e poi inizieranno a spolpare l'economia americana stessa.

Sinora in Europa abbiamo scherzato, nel senso che non abbiamo ancora visto la fame, quella vera. Ma se dei criminali senza umanita' e senza coscienza come Soros e altri verranno lasciati a giocare con le nostre economie, esse saranno devastate come e' successo in sudamerica, in Messico, in Argentina, in molti paesi africani.

Se lasciamo a questa gente la facolta' di scorrazzare per le nostre borse, prima o poi ci toglieranno anche il pane di bocca. Non vi illudete, sul piano morale non c'e' differenza alcuna tra un Hitler e un Soros, tra un Mengele e un CDA di Goldman Sachs. Essi non hanno alcun rispetto per i milioni che perderebbero il lavoro, il sostentamento, il futuro: solo il loro delirio, solo il loro titanismo superomista contano qualcosa.

Personalmente, non ho consigli da dare. C'e' un tizio che spara su di noi usando armi pesanti, e sinora la reazione ostile di Francia e Germania, nonche' della BCE, ha risposto con pan per focaccia. Adesso c'e' solo da sperare in due cose: Che Draghi non sia mandato alla BCE, o che non riesca per qualche motivo ad arrivarci. Un servo del potere finanziario di questi pazzi criminali alla BCE sarebbe una quinta colonna troppo pericolosa.

Applaudite chiunque si opponga a Draghi alla BCE, per qualsiasi motivo lo faccia, fosse anche il razzismo piu' bieco. Che si inizi seriamente a cooperare con Francia e Germania allo scopo di emarginare il potere anglosassone, inglese e americano, dall'europa continentale. Si' al protezionismo, perche' se le riforme promesse da Obama non arrivano, allora bisognera' alzare un muro di sicurezza contro questa finanza ormai ridotta a casino'.

Ma sono speranze. Come lo e' la speranza che Tremonti regga. Perche' se cede e va al potere il partito del Times, cioe' DS & CO, gli venderemo anche i nostri figli e diremo che e' una cosa moderna e al passo coi tempi.

Il problema e' che oggi il debito pubblico italiano si sta vendendo ancora a costi piccolissimi, e la cosa che preoccupa e' che a fornire il buon rating sul nostro debito sono gli stessi che in futuro potrebbero causarne un fallimento semplicemente abbassandolo. Il che significa, in definitiva, che le prossime cannonate di Soros arriveranno a noi.

Che cosa serve a Soros per agire? Serve un governo traballante, una certa quantita' di debito in mani sue, e la possibilita' di instaurare un governo a suo favore, come potrebbe essere un governo di centrosinistra. In questo modo, al crollo da lui causato, si sentirebbero solo dei Mea Culpa della sinistra, che ci spieghera' che gli amici americani fanno bene a spolparci vivi e a fare turismo sessuale in Italia, perche' noi siamo quello che siamo.

E tantissimi coglioni gli daranno ragione, mentre muoiono di fame.

In questo momento, che ci piaccia o meno, se non vogliamo finire in bocca al Partito del Times, dobbiamo tenerci la merda che c'e' adesso. Che non sara' soddisfacente, sara' mediocre e corrotta, ma almeno non ci ha venduti a quei criminali.

Perche' se vincono quelli, gli attuali problemi del paese vi sembreranno il paradiso, in confronto a quanto deve venire. Oggi la scelta e' fra Tremonti e Soros. E mi spiace, ma per quanto Tremonti abbia dei difetti, non e' un macellaio peggio-che-nazista come Soros e non ha la precisa volonta' di ridurci alla fame per spogliarci di ogni cosa, come intende fare Soros.


Note:

(1) E' un esempio, non mi auguro terremoti a Padova.
(2) Una speculazione simile avvenne contro la banca centrale inglese qualche anno fa. Mi meravigliai che il MI6 non abbia fatto nulla per uccidere Soros, o almeno inviargli un amichevole avvertimento sotto forma di testa di cavallo nel letto.
(3) Gli Hedge possono legalmente vendere al ribasso senza ragione, cosa che e' vietata al resto degli enti finanziari, causando un crollo artificiale di qualsiasi titolo. Si tratta di una liberta' concessa al mondo del "venture capital".
(4) Abbiamo una quinta colonna di GS alla Banca d'Italia, e anziche' fucilarlo per alto tradimento lo si vuole anche inviare alla BCE. Mi auguro che, piuttosto che inviare Draghi, si scelga chiunque altro, persino una colf filippina di Coblenza sarebbe meglio.


"Terrorismo economico". Le conseguenze sono povertà e disoccupazione di massa
di David DeGraw - www.globalresearch.ca - 16 Febbraio 2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Elisa Nichelli

"L'oligarchia americana si sforza di promuovere l'idea della propria non esistenza, ma il successo della sua sparizione dipende allo stesso tempo dagli sforzi del pubblico americano, ansioso di credere nella finzione dell'uguaglianza, e dalla sua riluttanza a vedere ciò che si nasconde alla vista." - Michael Lind, To Have and to Have Not

Sì, certo, abbiamo tutti opinioni differenti su vari argomenti.

Ad ogni modo, così come hanno fatto i Padri fondatori prima di noi, dobbiamo mettere da parte le nostre differenze e unirci per combattere un nemico comune. È diventato ormai evidente a molti che i partiti Repubblicano e Democratico, così come i tre poteri del nostro governo, sono stati distrutti da un'élite economica ben organizzata, che sta devastando le nostre vite in modo tattico.

La dura verità è che il 99% della popolazione statunitense non è più rappresentata politicamente. L'economia degli Stati Uniti, il governo e il sistema delle imposte oggi sono sfacciatamente manovrate contro di noi.

Gli indicatori statistici attuali della società dimostrano chiaramente che è stato sferrato un attacco strategico e un'analisi delle politiche governative prova che le condizioni in cui versa la maggior parte degli americani continueranno a peggiorare.

L'élite economica ha progettato un colpo finanziario e ci ha portato la guerra davanti alla porta di casa... e tanto per chiarirci, hanno avviato una guerra per eliminare la classe media statunitense.

A meno che non decidiamo di unirci ed organizzarci per una causa comune, il nostro stile di vita e gli ideali su cui è stato fondato il nostro paese continueranno a disfarsi.

Prima di spiegare chi sia esattamente l'élite economica e di discutere alcune manovre di buonsenso con le quali possiamo combatterla, diamo un'occhiata al danno che hanno causato fino ad ora.

L'America è la nazione più ricca della storia, eppure abbiamo oggi il tasso di povertà più alto del mondo industrializzato, con un numero senza precedenti di americani che versano in condizioni di profonda crisi, e oltre 50 milioni di cittadini già in stato di povertà.

Il governo ha sollevato alcune idee su come minimizzare questi numeri, ma ci sono più di 50 milioni di persone che hanno bisogno di usare i buoni pasto governativi per mangiare, e un sorprendente 50% di bambini statunitensi faranno uso degli stessi buoni ad un certo punto della loro infanzia. Un numero pari a circa 20.000 persone vengono aggiunte al totale ogni giorno. Nel 2009, una famiglia su cinque non aveva abbastanza soldi per procurarsi cibo. Nei nuclei familiari con bambini, questo numero arriva al 24%, mentre il tasso di fame tra i cittadini ha raggiunto il picco più alto di tutti i tempi.

Al momento abbiamo anche oltre 50 milioni di cittadini statunitensi privi di cure sanitarie. 1.4 milioni di americani hanno presentato richiesta di bancarotta nel 2009, con un incremento del 32% rispetto al 2008.

Mentre il numero di richieste continua ad esplodere, quelle in campo medico ne coprono più del 60%, delle quali oltre il 75% riguarda persone che possiedono un'assicurazione sanitaria. Abbiamo il sistema sanitario più costoso del mondo, siamo obbligati a pagare almeno il doppio di altri paesi per averne in cambio cure che si attestano al 37° posto nel mondo.

In totale, da quando è iniziata la crisi economica, gli americani hanno perso 5 bilioni di dollari da pensioni e risparmi e 13 bilioni nel valore delle loro case. Durante il primo anno di crisi, i lavoratori tra i 55 e i 60 anni, che hanno versato contributi per circa 20 - 29 anni, hanno perso all'incirca il 25% del loro 401(k) [un fondo pensione statunitense, ndt]. "Il debito personale è cresciuto dal 65% delle entrate nel 1980 al 125% attuale".

Oltre cinque milioni di famiglie statunitensi hanno già perso le loro case, e ci si aspetta un totale di tredici milioni di famiglie che le perderanno entro il 2014, con un 25% di mutui attualmente underwater [termine con cui si intende la situazione in cui il valore della casa è inferiore a quello del mutuo rimanente, ndt]. La Deutsche Bank ha fatto una stima ancora più pessimista: "La percentuale di prestiti 'underwater' potrà salire fino al 48%, o al numero di 25 milioni di case".

Ogni giorno 10.000 abitazioni statunitensi perdono il diritto di riscatto. Le statistiche mostrano che un numero sempre maggiore di persone non trovano riparo altrove, ci sono ormai oltre 3 milioni di americani senzatetto, e la frazione di popolazione maggiormente colpita da questo fenomeno sono i genitori single con figli.

Un posto in cui sempre più americani stanno trovando casa è la prigione. Con una popolazione carceraria di 2.3 milioni di persone, abbiamo il maggior numero di cittadini incarcerati di qualunque altra nazione al mondo - la stima pro capite è di circa 700 ogni 100.000 persone.

Per confronto, la Cina ne ha 110 su 100.000, la Francia 80 su 100.000, l'Arabia Saudita 45 su 100.000. L'industria carceraria è prosperosa e ci si aspetta una crescita enorme nei prossimi anni. Un rapporto recente dell'Hartford Advocate, che titolava "La nazione incarcerata", ha rivelato che "ogni settimana, da qualche parte in America, apre una nuova prigione".

Disoccupazione di massa

Il tasso di disoccupazione diffuso dal governo è ingannevole sotto molti aspetti. Non tiene conto dei "lavoratori part time involontari", ovvero lavoratori con un impiego part time, ma che ne vorrebbero uno a tempo pieno. Col passare del tempo, sempre più persone smettono di cercare costantemente lavoro e vengono escluse dai conteggi di disoccupazione.

Ad esempio, in Gennaio, 1.1 milioni di lavoratori sono stati eliminati dai conteggi poiché "ufficialmente" classificati come "lavoratori scoraggiati". Quindi, anziché avere un aumento del totale, sentiremo ingannevoli rapporti parlare di livelli di disoccupazione che si stabilizzano.

Oltre a questo, il Bureau of Labor Statistics [Dipartimento statunitense di Statistiche sul Lavoro, ndt] ha recentemente scoperto che 824.000 posti di lavoro persi non erano stati conteggiati a causa di "un errore di modello" nei loro dati.

Anche nei dati di inizio Gennaio risulta esserci un'enorme sottovalutazione, con il rapporto più recente che parla di 20.000 posti di lavoro persi. Le analisi sull'occupazione della TrimTabs, che ha fornito i dati più accurati, "stimano che l'economia statunitense abbia perso 104.000 posti di lavoro in Gennaio".

Includendo tutti questi lavoratori non conteggiati - "part time involontari" e "lavoratori scoraggiati" - il tasso di disoccupazione passa dal 9.7% ad oltre il 20%. In totale, ora ci sono più di 30 milioni di cittadini statunitensi disoccupati o sottoccupati. Il tasso di "impiego attivo", raramente citato, rivela che la percentuale di popolazione attualmente conteggiata come forza lavoro è ora precipitata al 64%.

Anche basandosi sul valore di disoccupazione "ufficiale", per tornare ai livelli del 4.6% che avevamo nel 2007, dobbiamo creare più di 10 milioni di posti di lavoro, e la maggior parte degli economisti seri vi diranno che questo non è possibile. Di fatto, stiamo ancora perdendo posti di lavoro in numero consistente, in un solo giorno (il 27 Gennaio) svariate compagnie hanno annunciato nuovi tagli per più di 60.000 posti.

A causa della lunga durata della crisi, milioni di americani hanno raggiunto una posizione tale per cui l'indennità di disoccupazione, grazie alla quale sono sopravvissuti fino ad ora, sta per esaurirsi. Altri lavoratori sono rimasti senza occupazione per tempi talmente lunghi che le statistiche non avevano mai registrato nulla di analogo, con oltre sei milioni di disoccupati per più di sei mesi.

Lo scorso anno, il numero record di 20 milioni di americani si è qualificato per l'assegno di disoccupazione, causando l'esaurimento di fondi in 27 stati, con altri sette che andranno in rosso entro i prossimi mesi. In totale, si stima che falliranno i programmi [per la gestione della disoccupazione, ndt] di 40 stati.

La maggior parte degli economisti sono convinti che il tasso di disoccupazione rimarrà alto nell'immediato futuro. Cosa succederà quando avremo milioni di lavoratori licenziati senza alcun assegno di disoccupazione a salvarli?

Lavorare di più per meno

I milioni di persone impegnati a cercare lavoro sono solo una parte della storia. Dal momento che assistiamo al record di sei persone per ogni posto di lavoro vacante, le compagnie hanno potuto aumentare il carico di lavoro dei propri impiegati.

Sono riusciti ad aumentare l'orario lavorativo, a ridurre gli stipendi e a tagliare in modo drastico le indennità. Sebbene gli americani fossero il popolo più produttivo del mondo già prima della crisi, nel terzo quarto del 2009, la produttività media è cresciuta di un tasso - tradotto su base annuale - del 9.5%, e nello stesso periodo il costo del lavoro unitario è diminuito del 5.2%. Questo ha portato a profitti record per molte compagnie.

Tra le 220 compagnie di cui si hanno i resoconti per l'ultimo quarto nell'S&P 500 [indice realizzato da Standard & Poor's, segue l’andamento di un paniere azionario formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione, ndt], il 78% ha avuto "profitti migliori di quanto atteso" con guadagni oltre il 17% delle aspettative, "i più alti di qualunque quarto da quando il Thomson Reuters ha iniziato ad elaborare dati".

Secondo il Bureau of Labor Statistics, il salario medio nazionale era di soli 32.390$ all'anno nel 2008, le entrate per nucleo familiare sono cadute del 3.6%, mentre la disoccupazione è stata del 5.8%. Oggi, con un tasso di disoccupazione del 10%, le entrate medie crollano con un tasso del 5% e ci si aspetta di continuare a vederlo calare. Non stupisce che, al momento, il livello di soddisfazione degli americani per il proprio impiego sia ad un minimo storico.

C'è anche un numero crescente di impiegati che, sebbene abbiano un lavoro, si trovano in condizioni di povertà. Ci sono almeno 15 milioni di lavoratori che ricadono in questa categoria, attualmente in rapida crescita. Un salario di 32.390$ all'anno non ti porta molto lontano nell'economia di oggi, e metà del paese guadagna meno. Questa è la ragione per cui gli americani sono obbligati a fare due lavori per sperare di arrivare a fine mese.

Un crimine contro l'umanità

I media principali non smetteranno di paralizzarci su questa orribile realtà snocciolando in continuazione i numeri più recenti, ma non metteranno mai insieme le cifre in modo da rivelarci il quadro devastante nel suo insieme, e raramente ci mostreranno l'immensa sofferenza individuale che c'è dietro. Questo è il modo in cui "normalizzano l'impensabile" e ci rendono passivi di fronte a considerazioni con un così alto rapporto causa-effetto.

Dietro a ciascuno di questi numeri c'è una quantità enorme di sofferenza, l'impatto fisico è superato solamente da quello psicologico. Chiunque abbia dovuto sbarazzarsi dell'assistenza sanitaria, o che non possa permettersela per uno dei propri cari a causa di circostanze finanziarie sfavorevoli, può testimoniare quanto l'impatto psicologico possa dominare quello fisico.

Chiunque abbia subito lo stress di domandarsi come mettere insieme il prossimo pasto, per i figli o per se stesso, o quello di non sapere come fare a pagare il mutuo, l'affitto, l'elettricità o il riscaldamento, senza considerare la rata della macchina, la bolletta del gas, quella del telefono, della tv via cavo, o di internet.

Oggi ci sono più di 150 milioni di americani che vivono sulla propria pelle questo tipo di stress su base costante. Oltre il 60% vive alle soglie della povertà.

Questi sono beni di base, che ogni persona dovrebbe potersi permettere con facilità in una società tecnologicamente avanzata come la nostra. La ragione per cui siamo in difficoltà è che siamo stati rapinati dall'élite economica. L'entità della sofferenza che si respira oggi negli Stati Uniti d'America è letteralmente un crimine contro l'umanità.


Soros docet: i veri PIGS stanno a Londra
di Moreno Pasquinelli - http://sollevazione.blogspot.com - 28 Febbraio 2010

Molti si ostinano a non crederci quando affermiamo che siamo dentro ad una crisi storico-sistemica destinata a sconvolgere gli equilibri sociali gli assetti politici e istituzionali, che entriamo in un periodo che sarà contraddistinto da profondissime turbolenze e conflitti.

Sarà quindi utile metterli al corrente delle recentissime dichiarazioni “catastrofiste” fatte dal numero uno dei pescecani della finanza globale, nonché guru, George Soros (che i media italiani hanno censurato).

Venerdì 20 febbraio egli era a New York ad un conferenza organizzata dalla Columbia University. Al cospetto di noti economisti americani, Soros ha affermato che il fallimento di Lehman Brothers ha segnato una svolta storica nel funzionamento del sistema finanziario mondiale, col risultato che questo si è praticamente disintegrato, proprio come accadde all’URSS dopo l’89.

Ha poi aggiunto che egli non intravede alcuna prospettiva di uscita a breve termine dalla crisi, che per lui è più grave che la Grande Depressione.
Presente alla conferenza, gli ha fatto eco Paul Volcker, ex presidente della Federal Reserve, attualmente alto consulente del presidente Barack Obama.


Il PIL inglese

Volcker ha dichiarato che la produzione industriale in tutto il mondo declina ancor più rapidamente che negli Stati Uniti, a sua volta a dura prova. "Non mi ricordo di nessun altro momento, neanche durante la Grande depressione, una caduta dei mercati così veloce e così uniforme in tutto il mondo”. (uk.reuters.com, 21 febbraio).


L'indice di produttività

Uno dei più eclatanti risultati di quella che Soros definisce “la disintegrazione del sistema finanziario mondiale” è l’allarmante crisi del capitalismo britannico, su cui grandi think tank deliberatamente tacciono, preferendo esorcizzarla deviando l’attenzione sui cosiddetti “PIIGS”.

Gli analisti anglosassoni sanno bene che il capitalismo inglese non sta messo molto meglio della Spagna o dell’Italia. Basta analizzare i dati appena diffusi dal “Office for National Statistics” (http://www.statistics.gov.uk/). Tutti i cosiddetti “fondamentali” traballano.

Per quanto riguarda il commercio con l’estero il Regno Unito è deficitario sia verso i paesi dell’Unione europea che, soprattutto, verso il resto del mondo. Ma la cosa che preoccupa Downing Street è la tendenza alla sua veloce crescita: a novembre era di 6,8 miliardi di sterline, a dicembre, in un solo mese, è passato a 7,3 miliardi.

Il tasso di investimenti (un metro di misura decisivo per misurare la profondità della recessione e quanto fondate siano le speranze di inversione del ciclo) registrato nel quarto trimestre del 2009 è crollato del 24,1% rispetto allo stesso periodo del 2008.

Il settore dei servizi (che data la deindustrializzazione che il Regno Unito ha conosciuto negli ultimi trent’anni è quello trainante) è continuato a scendere per tutto il 2009. Particolarmente accentuata la decrescita del comparto finanziario (la City).

Durissima la discesa del settore turistico (Hotel e ristoranti), e dei trasporti. Per quanto riguarda il Pil, che era crollato al -6% a metà del 2009, la sua ripresa, nel quarto trimestre del 2009, è stata del modesto 0,3%. Indicativo il dato riguardante il Capitale fisso (macchinari ecc) che il mercato continua a rottamare: -14,2% rispetto al 2008.

Opachi sono i dati sui profitti, ma si può intuire il calo se si considera che il surplus lordo delle aziende è sceso del 5,9% rispetto ad un anno fa, che fu già nefasto. Abbiamo così la disoccupazione al 7,8% e la produttività complessiva che non sta solo al di sotto di quella americana o francese, ma pure di quella italiana.


I tassi di disoccupazione di occupazione. Entrambi riferiti al Regno Unito. (Dati del “Office for National Statistics”)

Ad aggravare il contesto c’è infine il deficit di bilancio, che veleggia alla cifra del 10% (livello greco) e che secondo stime attendibili (Istituto degli Studi Fiscali, Ifs, un centro di ricerca e consulenza che fra i sui clienti annovera il Ministero del Tesoro britannico e la Banca d'Inghilterra) potrebbe toccare 150 miliardi di sterline nei prossimi tre anni.

Il solo fiore all’occhiello di Sua Maestà sarebbe il debito pubblico, il 43,60% del Pil, fatto che collocherebbe appunto il Regno Unito tra i paesi virtuosi. Bugia! Gli inglesi, come si sa, sono isolani, e calcolano a modo loro. O per dirla altrimenti non si devono certo far insegnare dai greci come manipolare e truccare i parametri e i dati.

E’ infatti risaputo (come è stato fatto notare da diversi analisti, vedi il Corriere della Sera del 9 dicembre), che il debito pubblico del Regno Unito supererebbe il 170%, bel oltre quello greco e prossimo a quello giapponese, se il Tesoro di Sua Maestà contasse, come dovrebbe in base al Trattato di Maastricht e ancora non fa, anche il costo dei salvataggi bancari e i passivi delle banche nazionalizzate dopo il crollo del settembre 2008.

I “maiali” mediterranei e gli irlandesi sono quindi in buona, si fa per dire, compagnia. Si capisce dunque il dibattito sul futuro del paese che imperversa sui giornali britannici. Non deve ingannare l’aplomb e i toni compassati. Nemmeno i più ottimisti tra i gentlemen inglesi si sentono di escludere la catastrofe.

Ecco quindi gli amari ripensamenti sugli “anni gloriosi” del thatcherismo e del neoliberismo blairiano, oggi considerati disastrosi, non fosse che per lo smantellamento dell’industria manifatturiera, la cui rinascita è invocata a destra come a sinistra come sola possibile exit strategy alla depressione. Che comunque, anche senza un crollo improvviso, è destinata a durare a lungo.


I grandi hedge fund vanno all'attacco dell'euro
di Federico Rampini - La Repubblica - 27 Febbraio 2010

L´offensiva concertata decisa in una cena a Manhattan. Mossi dalla crisi di Atene, gli speculatori scommettono sulla parità con il dollaro

I "pesi massimi" della speculazione, i maggiori hedge fund americani, sono impegnati in un massiccio attacco concertato contro l´euro. Mossi dalla convinzione che la crisi della Grecia è solo la punta dell´iceberg, i potenti investitori arrivano a scommettere che l´euro precipiterà fino alla parità col dollaro, cioè un ulteriore ribasso del 26% rispetto al valore attuale.

Il volume di capitali investiti su queste puntate "ribassiste" contro la moneta europea ha raggiunto il record storico che fu toccato nel 2008 quando gli stessi hedge fund scommettevano sul crac di Lehman Brothers. Lo rivela il Wall Street Journal, che ricostruisce i retroscena di un´azione comune fra i maggiori gestori di hedge fund, incluso George Soros.

Un momento-chiave è una cena organizzata l´8 febbraio scorso in una dimora privata di Manhattan da una piccola banca d´affari specializzata, Monness, Crespi, Hardt & Co. Nella stessa settimana della cena, il numero di contratti futures legati alla previsione di un ribasso dell´euro è schizzato al rialzo, fino a 60.000 operazioni.

Il Wall Street Journal, che non è solito attribuire "complotti" al mondo della finanza, spiega che non è raro vedere i grandi hedge fund agire di concerto. "Finché non interviene un´inchiesta delle autorità di vigilanza su sospetti di collusione, gli hedge fund possono andare avanti insieme".

Un gestore ha anche accettato di essere citato sullo stesso quotidiano. Si tratta di Hans Hufschmid, che dirige lo hedge fund GlobeOp. L´ondata di sfiducia verso i paesi dell´Eurozona ad alto debito pubblico – i cosiddetti Piigs – secondo Hufschmid "è l´opportunità per dei guadagni elevati".

Gli hedge fund, che non sono sottoposti alle regole prudenziali delle banche, sono soliti indebitarsi fino a 20 volte il valore del proprio capitale investito. Il livello dell´indebitamento si trasforma – se la puntata è vincente – in una formidabile "leva" che moltiplica il profitto.

Per esempio, 5 milioni di capitali propri diventano 100 milioni grazie all´indebitamento: se la parità euro-dollaro scende del 5% l´investimento iniziale viene raddoppiato. In altri termini, il guadagno anziché il 5% è il 100%.

L´azione concertata degli hedge fund nel 2008 contribuì ad amplificare le ondate di panico sui mercati, accelerando il collasso del sistema finanziario. David Einhorn, presidente dello hedge fund Greenlight Capital, guidò l´attacco ribassista contro Lehman Brothers, raccogliendo ingenti profitti dalla bancarotta dell´istituto.

Lo stesso Einhorn era presente l´8 febbraio scorso alla "cena delle idee" (così vengono chiamati quegli appuntamenti esclusivi) dove fu discussa la crisi dell´Eurozona.

George Soros, che è a capo di un fondo da 27 miliardi di dollari, vi ha partecipato ugualmente. Soros ha preso posizione anche in modo pubblico: ha avvertito che se i paesi dell´Eurozona non prendono misure immediate per il risanamento delle finanze pubbliche, "l´unione monetaria può andare in frantumi".

Soros deve la sua fama alla formidabile offensiva speculativa che lanciò nel 1992 contro la lira e la sterlina, costringendo Italia e Gran Bretagna a uscire dal Sistema monetario europeo.

Naturalmente i paragoni sono impropri. In favore dell´euro gioca il fatto che la liquidità del suo mercato – in media 1.200 miliardi di dollari di scambi ogni giorno – è molto superiore a quelle di lira e sterlina 18 anni fa. Ma nel frattempo anche la speculazione si è fatta più potente, e i mercati finanziari sono più sofisticati di allora.

Uno dei maggiori hedge fund, il gruppo Paulson, con altri attori del settore ha investito fino a 32 miliardi di dollari nei credit default swap, contratti assicurativi che puntano sulla bancarotta sovrana della Grecia. Dopo il raddoppio di valore di quei contratti tra dicembre e gennaio, Paulson ed altri hanno liquidato le posizioni e incassato i profitti. Poi sono passati a speculare contro il bersaglio più grosso, cioè l´euro.

E non ci sono solo gli hedge fund. Goldman Sachs, Bank of America e Barclays dalla settimana scorsa hanno iniziato a consigliare ai propri clienti di prendere posizione contro l´euro. Si sta diffondendo tra i risparmiatori americani uno strumento semplice e popolare, gli Etf "ultra-corti", azioni quotate in Borsa che attraverso futures e swap consentono di guadagnare il doppio della percentuale di svalutazione euro-dollaro.


Tecniche di guerriglia finanziaria - come far giocare i bimbi con una bomba a mano
di Leon Zingales - http://economiaincrisi.blogspot.com - 24 Febbraio 2010

In questi ultimi giorni gira la notizia che Servizi segreti spagnoli e greci starebbero indagando per il recente attacco ai titoli di stato dei PIGS su quattro Hedge funds: uno britannico (Brevan Iowards) e tre statunitensi (quello di John Paulson, il Moore Capital Management ed il fondo di gestione capitali statunitense Fidelity International).

In un recente articolo ho discusso degli effetti delle incrinature del fronte compatto per rallentare l’evoluzione della crisi. Il fronte si è sfaldato per paura e per la ricerca della massima utilità individuale (che consiste nell’evitare che le proprie aste dei titoli di Stato, in una escalation esplosiva di deficit crescenti e di debiti da ripagare, vadano deserte).

Gli speculatori, come leoni attirati dal sangue di caprioli indifesi, si sono gettati sulle prede più deboli senza pietà. Il mondo è sommerso dal debito ed i punti critici si moltiplicano. I corsari attuano un gioco estremamente semplice: illuminano con i fari di un’informazione prezzolata un punto debole a piacimento (casualmente del sistema Euro), mettendo in ombra tutti gli altri, e speculano su di esso.

Due settimane fa è toccato ai titoli greci, poi a quelli portoghesi (facendo andare semi-deserte le aste) ed infine ai titoli spagnoli (enfatizzando i problemi strutturali di un’economia avente come motore principale quello immobiliare, ormai in panne).

Con tecniche di guerriglia si è attaccato un nodo dopo l’altro e, tramite un’operazione tanto semplice quanto veloce, si è guadagnato sulla fluttuazione dei titoli obbligazionari e dei CDS dei corrispondenti paesi.

Qualsivoglia operazione è sicura poiché vi è la chiara consapevolezza che nessun punto potrà essere lasciato crollare e la flotta imperiale (dell’impero dell’Euro.. l’impero più innaturale e insignificante che la Storia ricordi) ha la necessità di evitarne la capitolazione. Il crollo di uno qualsiasi dei punti critici implicherebbe ormai il crollo dell’intero sistema (per la stretta interconnessione dei debiti sovrani).

A tal dimostrazione le repentine fluttuazioni hanno coinvolto essenzialmente i titoli di stato con breve duration (il titolo sovrano greco con scadenza Febbraio 2012 ha raggiunto il 15 Febbraio 2010 un rendimento del 5.08% dal 4.28% del 15 Dicembre 2009; viceversa il titolo con scadenza Marzo 2026 è rimasto stabile..anzi il rendimento è addirittura leggermente sceso).

I pirati, dopo aver raccolto con poco rischio il bottino e dopo un meritato riposo, si preparano per il prossimo veloce attacco. I punti deboli sono cosi’ tanti che rimane solo l’imbarazzo della scelta. Sembra che i veloci velieri corsari siano stati avvistati al largo della foce del Tevere. Ma si presti attenzione a forzare troppo la mano:la flotta imperiale è demotivata, stanca, litigiosa e non ha risorse per coprire indefinitamente le falle create dai corsari.

Il sistema è rigido, poco elastico e non si sottovaluti il rischio che continue sollecitazioni (onde creare asimmetria informativa) rischierebbero di provocarne la definitiva rottura. Giocare con le debolezze dell’Euro ha lo stesso indice di rischio di far giocare i bimbi con una bomba a mano.

Forse è solo un timore reverenziale ma ho i miei dubbi che verranno attaccati i gangli vitali degli USA, malgrado tali debolezze siano oggettive e potenzialmente redditizie. Probabilmente vi è la consapevolezza che la flotta USA sarebbe molto più rapida nell’intercettare i pirati e potrebbe distruggerli, o forse i cani non attaccano mai il proprio padrone.