mercoledì 2 settembre 2009

I macellai di Tsahal

Da circa due settimane si sono fatti tesi i rapporti tra Israele e Svezia (presidente di turno dell'Ue) dopo la pubblicazione su un quotidiano svedese di un articolo considerato antisemita dallo stato ebraico.

Nel pezzo in questione il giornalista Donald Bostrom ha accusato l'esercito israeliano di aver espiantato organi di giovani palestinesi uccisi nei Territori, insinuando anche un legame con l'arresto negli Stati Uniti dei membri di una banda, compresi alcuni rabbini, accusati di traffico di organi umani (vedi gli articoli relativi qui di seguito, ndr.)


Il governo israeliano ha chiesto alla Svezia di condannare ufficialmente l'articolo, ma ha ricevuto da Stoccolma solo uno scontato diniego in nome della libertà di stampa.
E perciò è cominciata in Israele una campagna di boicottaggio di imprese e prodotti svedesi, da Ikea alla catena di grandi magazzini H&M, dalle automobili Volvo alla vodka Absolut.

Evidentemente ai membri dell'IDF (Israel Defence Force) non bastava solo l'appellativo di terroristi assassini, conquistato già da anni con pieno merito sul fronte di guerra.


"Saccheggiati gli organi dei nostri figli"
di Donald Boström - www.aftonbladet.se - 17 Agosto 2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Micaela Marri

Mi potreste chiamare un “mediatore”, ha detto Levy Izhak Rosenbaum, di Brooklyn, negli USA, in una registrazione segreta con un agente dell’FBI, che credeva fosse un cliente. Dieci giorni dopo, verso la fine del luglio scorso, Rosenbaum è stato arrestato ed è stato rivelato un grosso affare di riciclaggio e di traffico illegale di organi, stile “I Soprano”.

L’attività di intermediazione di Rosenbaum non aveva niente a che fare con il romanticismo. Consisteva solo nell’acquisto e nella vendita di reni da Israele sul mercato nero. Rosenbaum dice che compra i reni a 10 000 dollari dalle persone indigenti. Poi procede a vendere gli organi ai pazienti disperati negli Stati Uniti a 160 000 dollari. Le accuse hanno scosso l’attività dei trapianti in America. Se corrispondono a verità, vuol dire che il traffico di organi è stato documentato per la prima volta negli USA, dicono gli esperti al New Jersey Real-Time News.

Alla domanda sul numero di organi che ha venduto, Rosenbaum risponde: “Davvero molti. E non ho mai fatto fiasco”, dice vantandosi. L’attività va avanti da parecchio tempo. Francis Delmonici, professore di chirurgia dei trapianti a Harvard e membro del consiglio di amministrazione della National Kidney Foundation, dice allo stesso quotidiano che il traffico di organi, simile a quello riportato da Israele, esiste anche in altre parti del mondo. Secondo Delmonici da 5000 a 6000 operazioni all’anno, il dieci per cento circa dei trapianti di reni nel mondo, vengono effettuate illegalmente.

I paesi sospettati di queste attività sono il Pakistan, le Filippine e la Cina, dove gli organi verrebbero espiantati dai corpi dei prigionieri giustiziati. Ma i Palestinesi nutrono anche forti sospetti che Israele catturi i giovani per impinguire le riserve di organi del paese – un’accusa molto grave, con tanti punti interrogativi da indurre la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) ad avviare un’inchiesta sui possibili crimini di guerra.

Israele è stato più volte nel mirino per i suoi modi non etici di gestione degli organi e dei trapianti. La Francia è stata uno dei paesi che ha cessato la collaborazione di organi con Israele negli anni novanta. Il Jerusalem Post ha scritto che “ci si aspetta che gli altri paesi europei seguano presto l’esempio della Francia”.

La metà dei reni trapiantati sugli Israeliani dall’inizio del 2000 sono stati acquistati illegalmente dalla Turchia, dall’est europeo o dall’America latina. Le autorità sanitarie israeliane hanno la piena consapevolezza di questa attività ma non fanno niente per fermarla. Durante una conferenza nel 2003 è stato dimostrato che Israele è l’unico paese occidentale con una professione medica che non condanni il traffico illegale di organi. Il paese non prende provvedimenti legali contro i medici che partecipano a questo business illegale – al contrario, secondo il [quotidiano svedese] Dagens Nyheter i funzionari sanitari delle grandi strutture ospedaliere di Israele sarebbero coinvolti nella maggior parte dei trapianti illegali (5 dicembre 2003).

Nell’estate del 1992 Ehud Olmert, allora ministro della sanità, ha cercato di affrontare la questione dell’insufficienza di organi lanciando una grande campagna finalizzata all’inserimento del pubblico israeliano nel registro dei donatori di organi. Sono stati distribuiti mezzo milione di volantini nei quotidiani locali. Lo stesso Ehud Olmert è stato il primo a firmare.

Un paio di settimane dopo, il Jerusalem Post ha riferito che la campagna era stata un successo. Non meno di 35 000 persone avevano firmato. Prima della campagna ce ne sarebbero state di norma 500 al mese. Tuttavia nello stesso articolo, il cronista Judy Siegel ha scritto che il divario tra la domanda e l’offerta era ancora grande. C’erano 500 persone in lista per il trapianto del rene, ma sono stati possibili solo 124 trapianti. Delle 45 persone in attesa di un fegato, solo tre sono potute essere operate in Israele.

Mentre la campagna era in corso, sono iniziati a scomparire dei giovani palestinesi dai villaggi della Cisgiordania e di Gaza. I soldati israeliani li riportavano morti dopo cinque giorni, con i corpi squarciati.

Le notizie dei corpi terrorizzavano la popolazione dei territori occupati. C’erano voci di un notevole aumento delle scomparse di ragazzi giovani, e dei conseguenti funerali notturni dei corpi sottoposti ad autopsia.

Ero in quella zona in quel momento, stavo preparando un libro. In svariate occasioni sono stato interpellato dai membri del personale dell’ONU preoccupati per gli sviluppi. Le persone che mi contattavano dicevano che il furto di organi avveniva sicuramente, ma che gli era impedito di intervenire in alcun modo.

In occasione di un incarico da parte di una rete di emittenti televisive mi sono poi spostato per intervistare un grande numero di famiglie palestinesi in Cisgiordania e a Gaza – incontrando genitori che mi hanno raccontato come erano stati espiantati gli organi dei loro figli prima che fossero stati uccisi. Un esempio [delle persone] che ho incontrato in questo macabro viaggio è il giovane lanciatore di sassi Bilal Achmed Ghanan.

Era quasi mezzanotte quando è risuonato il rombo dei motori da una colonna militare israeliana dalla periferia di Imatin, un piccolo villaggio nelle parti settentrionali della Cisgiordania. I duemila abitanti erano svegli. Stavano immobili, aspettavano, come ombre silenziose nella notte, alcuni stavano stesi sui tetti, altri erano nascosti dietro le tende, i muri, o gli alberi, che fornivano protezione durante il coprifuoco pur offrendo una visuale completa di quella che sarebbe diventata la tomba del primo martire del villaggio.

I militari avevano interrotto la corrente elettrica e l’area era ora una zona militarizzata isolata – neanche un gatto avrebbe potuto muoversi all’esterno senza rischiare la pelle. L’opprimente silenzio nel buio della notte era interrotto solo da qualche pianto sommesso. Non ricordo se tremavamo per il freddo o per la tensione. Cinque giorni prima, il 13 maggio 1992 un reparto speciale dell’esercito israeliano aveva usato la falegnameria del villaggio per un’imboscata. La persona che erano stati incaricati di fare fuori era Bilal Achmed Ghanan, uno dei giovani palestinesi che lanciano sassi e che rendevano difficile la vita dei soldati israeliani.

Come uno dei principali lanciatori di sassi, Bilal Ghanan era stato ricercato dai militari per un paio d’anni. Insieme ad altri ragazzi lanciatori di sassi si era nascosto sulle montagne intorno alla città Nablus, senza un tetto sopra la testa. Per questi ragazzi essere presi voleva dire tortura e morte – dovevano rimanere sulle montagne a tutti i costi.

Il 13 maggio Bilal ha fatto un’eccezione quando, per qualsivoglia ragione camminava non protetto vicino alla falegnameria. Neanche il suo fratello maggiore Talal sa perché ha corso questo rischio. Forse i ragazzi erano rimasti senza cibo e avevano bisogno di fare rifornimento.

Per il reparto speciale israeliano è andato tutto secondo i piani. I soldati hanno spento le sigarette, hanno messo da parte le loro lattine di Coca-Cola e hanno mirato con calma attraverso la finestra rotta. Quando Bilal era abbastanza vicino hanno dovuto solo premere il grilletto. Il primo colpo l’ha colpito al petto. Secondo gli abitanti del villaggio che sono stati testimoni dell’incidente gli avrebbero successivamente sparato un colpo a ciascuna gamba.

Allora due soldati sono corsi fuori dalla falegnameria e hanno sparato a Bilal allo stomaco. Infine l’hanno afferrato per i piedi e l’hanno trascinato su per i venti gradini di pietra della scalinata della falegnameria. Gli abitanti del villaggio dicono che c’erano persone sia dell’ONU che della Red Crescent (Mezzaluna Rossa) nelle vicinanze che hanno sentito i colpi e che sono accorsi in cerca di feriti da soccorrere. Ci sarebbero state delle divergenze su chi avrebbe dovuto prendersi cura della vittima. Le discussioni si sono concluse quando i soldati israeliani hanno caricato Bilal gravemente ferito, su una Jeep portandolo alla periferia del villaggio, dove l’attendeva un elicottero militare. Il ragazzo è stato portato in una destinazione sconosciuta alla sua famiglia. È ritornato cinque giorni dopo, morto e avvolto in un tessuto verde ospedaliero.

Un abitante del villaggio ha riconosciuto il capitano Yahya, che era a capo della colonna militare che ha trasportato Bilal dal centro per le autopsie di Abu Kabir, fuori da Tel Aviv, al suo luogo finale di riposo. “Il capitano Yahya è il peggiore di tutti”, mi ha sussurrato nell’orecchio l’abitante del villaggio. Dopo che Yahya ha scaricato il corpo e ha sostituito il lenzuolo verde con un altro di cotone leggero, i soldati hanno scelto alcuni uomini tra i familiari della vittima per scavare [la fossa] e impastare il cemento.

Insieme ai rumori delle pale si potevano sentire le risate dei soldati che si raccontavano le barzellette mentre aspettavano di tornare a casa. Quando Bilal è stato sepolto gli è stato scoperto il petto. È stato subito chiaro per le poche persone presenti il genere di abuso che aveva subito il ragazzo. Bilal non è certo il primo giovane palestinese ad essere stato sepolto con uno squarcio dall’addome al mento.

Le famiglie in Cisgiordania e a Gaza erano certe di sapere esattamente quello che era successo: “i nostri figli vengono usati come donatori non volontari di organi”, mi hanno detto i parenti di Khaled di Nablus, come ha fatto anche la madre di Raed della città di Jenin e gli zii di Machmod e Nafes di Gaza, che erano tutti scomparsi per un certo numero di giorni, e che sono ritornati di notte, morti, dopo un’autopsia.

Perché tengono le salme fino a cinque giorni prima di lasciarcele seppellire? Che succedeva ai corpi in quel lasso di tempo? Perché fanno le autopsie contro la nostra volontà, quando la causa del decesso è ovvia? Perché restituiscono le salme di notte? Perché viene fatto con le scorte militari? Perché l’area viene isolata durante il funerale? Perché tolgono l’elettricità? Lo zio di Nafe era sconvolto e aveva tante domande.

I parenti dei Palestinesi morti non nutrivano più alcun dubbio sul motivo delle uccisioni, ma il portavoce dell’esercito israeliano ha affermato che le accuse di furto di organi erano menzogne. Ha detto che tutte le vittime palestinesi vengono sottoposte ad autopsia di routine. Bilal Achmed Ghanem è stato uno dei 133 Palestinesi rimasti uccisi in vario modo quell’anno.

Secondo le statistiche palestinesi le cause dei decessi erano: colpito con arma da fuoco per strada, esplosione, gas lacrimogeno, investito intenzionalmente, impiccato in prigione, colpito con arma da fuoco a scuola, ucciso mentre era a casa, eccetera. Le 133 persone avevano da quattro mesi a 88 anni. Solo la metà di queste, 69 vittime, sono state sottoposte all’autopsia. La routine dell’autopsia per i Palestinesi uccisi, di cui parlava il portavoce dell’esercito, non ha riscontri con la realtà nei territori occupati. Gli interrogativi rimangono.

Sappiamo che Israele ha una grande necessità di organi, che c’è un grosso traffico illegale di organi che va avanti da molti anni, che le autorità ne sono al corrente e che i medici con posizioni dirigenziali nelle grandi strutture ospedaliere partecipano [al traffico illegale] insieme ai pubblici funzionari a vari livelli. Sappiamo inoltre che sono scomparsi dei giovani palestinesi, che sono stati riportati dopo cinque giorni, di notte, in assoluta segretezza, e ricuciti dopo aver subito un’incisione dall’addome al mento.

È il momento di fare chiarezza su questo affare macabro, di fare luce su quello che sta succedendo e su quello che si è verificato nei territori occupati da Israele dall’inizio dell’Intifada.


L'IDF: il trita organi d'Israele
di Gilad Atzmon - http://palestinethinktank.com - 19 Agosto 2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Micaela Marri

Nella foto il rabbino comandante dell’IDF, generale Avichai Ronsky e il comandante del corpo sanitario dell’esercito, generale Nachman Ash firmano entrambi per la tessera di donatore di organi durante una cerimonia nel quartier generale di Kirya, a Tel Aviv. Chissà se sono a conoscenza che, se le accuse corrispondono a verità, proprio il loro stesso esercito sarebbe stato coinvolto almeno in svariate occasioni nell’espianto degli organi dei Palestinesi che avevano ucciso, che sono stati restituiti alle famiglie dopo cinque giorni, e che avevano sepolto in un regime di blackout notturno sotto coprifuoco palestinese imposto dagli Israeliani.

C’è una vecchia barzelletta ebraica di un mercante ebreo in fin di vita, che sul letto di morte chiama a sé il figlio poco prima di morire. Gli dice “Ascoltami Moisha’le, nella vita non ci sono soltanto i soldi … ci sono anche l’oro e i diamanti”.

Seguendo le notizie israeliane ed ebraiche ci viene rivelato un fatto devastante, che non ci sono ‘soltanto’ i soldi. Ci potrebbero essere anche gli organi umani. Qualche settimana fa siamo venuti a conoscenza di un gruppo di rabbini americani che erano stati arrestati nel New Jersey con il sospetto di traffico di organi umani (oltre a molti altri crimini). Il rabbino Levy Izhak Rosenbaum, si legge, adescava “persone vulnerabili per convincerli a vendere un rene a 10,000 dollari, che lui avrebbe poi facilmente rivenduto a 160,000 dollari”. Niente male, avevo pensato allora tra me e me. Sono tempi duri, c’è il crollo finanziario, la crisi del credito, Wall Street che si lecca le ferite, e l’industria automobilistica che sta andando in fumo. A quanto pare però, c’è ancora il boom del traffico di reni.

In effetti, il giro di trafficanti rabbini del New Jersey non mi ha colto del tutto di sorpresa. Per anni abbiamo sentito le accuse dei Palestinesi che Israele era “coinvolto nel traffico di organi”. Abbiamo inoltre appreso che la famiglia di Alastair Sinclair, un turista scozzese che si è impiccato in una prigione israeliana, “è stata costretta ad intentare causa perché ritornasse a casa. Con alcune parti del corpo mancanti”.

Nel 2002 il Teheran Times ha riportato: “lo stato sionista ha tacitamente ammesso che i medici dell’istituto di medicina legale israeliano di Abu Kabir avevano espiantato gli organi vitali di tre ragazzini palestinesi uccisi dall’esercito israeliano dieci giorni fa. Il ministro della sanità sionista Nessim Dahhan ha detto in risposta alla domanda di martedì scorso di Ahmed Teibi, un membro arabo del parlamento sionista ‘Knesset’, che non poteva negare che gli organi dei giovani e dei bambini palestinesi uccisi dalle forze israeliane venissero espiantati per i trapianti o per la ricerca scientifica”.

Ma adesso la notizia del traffico di organi umani israeliano si sta diffondendo attraverso i principali media occidentali. Il più grande quotidiano online israeliano, Ynet, ha riportato oggi che “il maggiore quotidiano svedese Aftonbladet affermava in uno dei suoi articoli che i soldati dell’IDF uccidono i Palestinesi per commerciarne gli organi”.

Alcune settimane fa abbiamo avuto un dibattito qui sul PTT [Palestine Think Tank] sulla questione se il Sionismo è o meno un apparato coloniale. Una delle argomentazioni materialistiche contro la percezione del Sionismo come una pratica coloniale era che la Palestina non è mai stata economicamente molto allettante; non ha il petrolio, l’oro né i minerali. Ma adesso potrebbe cambiare tutto. Le persone che si specializzano nel furto di organi potrebbero trovare il loro paradiso in Palestina. Alla luce delle più recenti e dilaganti accuse, il progetto nazionale ebraico forse dopotutto, è coloniale.

Sebbene il governo israeliano neghi le accuse, e io personalmente sono lungi dall’essere qualificato per sapere quale sia la verità, non può essere negato che siamo di fronte ad un cambiamento di coscienza all’interno del discorso occidentale. In fin dei conti, dopo che abbiamo visto l’esercito israeliano scaricare enormi quantità di fosforo bianco sulla popolazione civile in pieno giorno, dopo che abbiamo visto gli Israeliani radunarsi in massa allegramente sulle colline intorno a Gaza solo per vedere come i loro militari spargono la morte e la sofferenza fisica alla maniera di un genocidio, e dopo che abbiamo letto che il 94% degli Israeliani hanno sostenuto la campagna militare dell’IDF contro gli anziani, le donne e i bambini, la gran parte dei quali erano rifugiati senza nessun posto dove scappare e cercare altro rifugio, il furto di organi sembra un “crimine leggero”.

Se le accuse del quotidiano svedese sono veritiere o meno deve ancora esserci rivelato. Tuttavia, almeno un fatto è stato già appurato: dopo così tanti anni dell’inclinazione occidentale di danzare sulle note dell’incessante violino piangente la serenata della vittima malinconica ebrea, i media occidentali stanno cambiando i loro gusti adesso, e sono intenzionati a confrontare la criminalità istituzionale ebraica.

Piuttosto che parlare dell’aumento dell’antisemitismo, faremmo meglio a parlare della crescita del criminalità istituzionale ebraica.


Bufera diplomatica tra Svezia e Israele
di Luca Mazzuccato - Altrenotizie - 31 Agosto 2009

C’è una storia che, se confermata, supererebbe le fantasie dei più macabri sceneggiatori di Hollywood. Secondo il popolare quotidiano svedese Aftonbladet, soldati dell'esercito israeliano avrebbero sequestrato, ucciso e smembrato giovani palestinesi per rivenderne gli organi, a partire dal 1992. La storia è basata su testimonianze di parenti delle vittime e corredata da un reportage fotografico che sembra tratto dalla Terra dei Morti Viventi.

Una guerra diplomatica sta infuriando tra Israele e il governo svedese, che è presidente di turno della UE: Netanyahu chiede al premier svedese una ferma condanna, quest'ultimo si rifiuta, citando la libertà di stampa sancita dalla Costituzione svedese, mentre in Israele è scattato il boicottaggio dell'IKEA. Si potrebbe archiviare la storia tra le “accuse del sangue” della propaganda antisemita, non fosse che, un mese fa, quattro potenti rabbini ultra-ortodossi di Brooklyn sono stati arrestati proprio per contrabbando di organi...

La foto del giovane Bilal risale al 1992, mostra un cadavere sfigurato, con un'enorme cicatrice dal mento all'inguine. Il ragazzo diciannovenne, che per anni aveva lanciato pietre contro i carri armati israeliani a Nablus, venne ucciso in un'operazione dell'IDF e il suo corpo sparì per alcuni giorni. Quando l'esercito lo rese alla famiglia, al momento della sepoltura il sacco si aprì, mostrando l'orribile cicatrice. Secondo l'IDF il corpo aveva subito un'autopsia a Tel Aviv, secondo i genitori il ragazzo è stato ucciso a sangue freddo e i suoi organi prelevati.

Il giornale svedese riporta anche altre testimonianze di parenti di palestinesi rapiti durante i raid dell'IDF, uccisi e poi ritornati con la caratteristica cicatrice “zip” dalla testa allo stomaco. Nell'articolo viene inoltre riportato uno studio, secondo il quale la metà dei reni trapiantati in Israele dal 2000 ad oggi sono stati acquistati illegalmente in Turchia, Europa dell'Est e Sudamerica. Secondo il giornale, il Ministero della Sanità israeliano è al corrente del fenomeno ma non è mai intervenuto (il Ministero non ha smentito la notizia, riproposta in Israele da Ha'aretz).

L'ambasciatore svedese a Tel Aviv si è affrettato a condannare l'articolo, ma il governo svedese ha censurato l'ambasciatore, ribadendo che in Svezia la libertà di stampa è uno dei pilastri della Costituzione e il governo non deve intromettersi. Il governo israeliano ha denunciato la storia come un caso emblematico del peggiore anti-semitismo. Il ministro degli esteri, Lieberman, ha rievocato a questo proposito il fatto che, proprio come durante la Seconda Guerra Mondiale, la Svezia ancora una volta non fa nulla per salvare gli ebrei.

Il premier Netanyahu ha rincarato la dose, esigendo “non delle scuse, ma una condanna formale da parte della Svezia.” Il capo dell'Ufficio Stampa del governo israeliano ha infine revocato il pass all'autore svedese dell'articolo e, con macabro umorismo, gli ha chiesto un esame del sangue per accertare se è un potenziale donatore di organi. La reazione del quotidiano Aftonbladet a queste critiche è stata immediata e decisa: l'editore conferma la storia e ne pubblica una seconda puntata, anche in risposta alle accuse di anti-semitismo dei quotidiani rivali.

Questa vicenda ai confini della realtà ha già avuto un risvolto imprevedibile: un migliaio di israeliani hanno dato il via al boicottaggio dell'IKEA di Netanya, nei pressi di Tel Aviv, partendo da una petizione online e promettendo azioni sul campo. Nel frattempo, l'ambasciata svedese a Tel Aviv è presidiata da decine di persone che chiedono scuse formali da parte della Svezia. Mentre la stampa israeliana, su Yedioth Ahronot, comincia a chiedersi perché il ministro degli esteri Lieberman abbia dato così grande risalto all'articolo invece di ignorarlo, mentre Ha'aretz chiede a Netanyahu di licenziare Lieberman per i danni che sta arrecando al paese.

La veridicità della storia, che se avallata da altre fonti potrebbe portare all'accusa di crimini contro l'umanità, resta tutta da dimostrare. Anche se casi isolati di traffico di organi sono plausibili in un contesto di occupazione militare o di guerra, sembra inverosimile l'ipotesi che l'IDF abbia coperto attivamente il crimine lungo un periodo di diciassette anni. Ma parlando di traffico di organi, non può non balzare alla mente la recente ondata di arresti a New York e in New Jersey.

Cinque rabbini ultra-ortodossi e tre sindaci dell'area newyorchese capeggiavano un cartello criminale dedito, tra le altre attività, al traffico di organi e la contraffazione di borse griffate. Ispirandosi liberamente al celebre sketch sul "trapianto di organi vivi" dei Monty Python, i rabbini convincevano gente bisognosa, ma in buona salute, a cedere un rene in cambio di diecimila dollari, per poi rivenderlo al prezzo di centosessantamila.

Resta da chiarire a cosa servissero le borse Gucci taroccate: pare venissero usate al posto di quelle originali, per non rovinarle durante le operazioni di trasporto degli organi. La maggior parte del denaro in contanti utilizzato per le attività criminose era di provenienza israeliana. Anche se per il momento non ci sono legami tra le due storie parallele di traffico di organi, molto resta ancora da scoprire...


Ebrei in prima pagina: un segno che gli Usa sono ufficialmente in guerra con lo stato ebraico?
di Mark Glenn - theuglytruth.wordpress.com - 5 Agosto 2009
Traduzione a cura di Gianluca Freda

Un vecchio adagio recita: “Anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno”; il che (per quanto impossibile possa sembrare) vale anche per quegli individui irrazionali e mentalmente disturbati della comunità suprematista ebraica, la cui 1ª, 2ª, 3ª e 4ª risposta a qualsiasi domanda, passata, presente, futura e a prescindere dall’argomento in discussione, è sempre “antisemitismo”.

In questo caso la lettura di questo trito orologio a cucù, che sembra non azzeccarne mai una, coincide con l’ormai tristemente celebre arresto di 5 rabbini del New Jersey, beccati a occuparsi delle ordinarie attività di - vale a dire riciclaggio di denaro, estorsione, corruzione di pubblici ufficiali e traffico di organi umani – e con l’accusa partita da certi soggetti in Israele secondo la quale questi arresti eccellenti compiuti dall’FBI sarebbero parte di un “progetto antisemita” studiato per far capire agli americani che essi stanno recitando collettivamente il ruolo interpretato dall’attore Michael Douglas nel film Attrazione Fatale, che finisce a letto con una donna folle, capace di fare qualunque cosa per ottenere ciò che vuole.

In un articolo comparso sul Jerusalem Post e intitolato “La retata dell’FBI è stata un esempio di antisemitismo”, Yitzhak Kakun, editor-in-chief di Yom Le’Yom, il periodico settimanale del partito israeliano ultraortodosso Shas, affermava: “C’è dell’antisemitismo dietro l’arresto, fortemente pubblicizzato, dei rabbini di New York e del New Jersey avvenuto la scorsa settimana... Si ha la sensazione che l’FBI abbia cercato di proposito di arrestare quanti più rabbini possibile in una sola volta nel tentativo di umiliarli”.

Andando avanti, “orologio rotto” Yitzhak affermava poi che “a prescindere dai dettagli del caso, non vedrete mai l’FBI e la Polizia comportarsi in quel modo con degli sceicchi musulmani o con dei preti cristiani. E’ ovvio che l’intera faccenda è motivata da antisemitismo”, e concludeva dicendo che l’amministrazione Obama starebbe tentando di “alimentare sentimenti antisemiti contro la comunità di ebrei ortodossi degli Stati Uniti”.

Ovviamente l’editore di tale pubblicazione non ha prestato attenzione al quotidiano schiamazzare dei media americani, dove i preti pedofili e Ahab l’Arabo Cattivo sono stati sulle prime pagine dei giornali per tutti gli ultimi 8 anni.

Tuttavia l’ultima parte, quella in cui si dice che l’amministrazione Obama starebbe cercando di “alimentare” sentimenti antisemiti contro gli ebrei, non è così inverosimile come alcuni potrebbero pensare, il che non significa che chi si prende gioco di simili affermazioni non abbia ragione a farlo. Gli ebrei e il loro strillazzare in ogni occasione di “antisemitismo”, di Olocausto, di Hitler, di camere a gas, di armi di distruzione di massa puntate contro il povero Israele indifeso e tutto il resto, sono divenuti l’incarnazione collettiva del ragazzo che gridò così tanto al lupo che a un certo punto la gente smise di credere a qualunque cosa egli dicesse.

Detto questo però, riguardo alla tesi secondo la quale l’”antisemitismo” starebbe alla base di questi arresti di alto livello, la verità è che l’autore dell’articolo ha probabilmente ragione, anche se solo accidentalmente. Il fatto che questi arresti, fra tutti i momenti possibili, siano avvenuti proprio ora, dopo che sui personaggi in questione si indagava da così tanto tempo, non può essere liquidato come una coincidenza o come un concorso di circostanze. L’arresto degli Uomini in Nero, avvenuto in maniera così pubblicizzata e a ridosso dell’altrettanto celebre caso Bernie Madoff, in un momento in cui gli americani iniziano a sentire la stretta della crisi economica, è casuale quanto il tuono che segue il fulmine.

Altrettanto dicasi per l’elemento che è stato al centro di tutta la vicenda: il traffico di organi umani...

E’ noto che per gli americani le storie di riciclaggio di denaro o di corruzione fanno tanto notizia quanto il classico “cane che morde un uomo”. Sono così diffuse al giorno d’oggi che i media non le degnano neanche più di attenzione.

Ma le notizie riguardanti il traffico di organi umani lasciano ancora sulla coscienza collettiva di ogni consumatore d’informazione americano, fosse anche il più pigro e disinteressato, un marchio permanente come quello che nella Bibbia viene imposto a Caino per aver assassinato suo fratello Abele.

Non c’è modo di “tornare indietro” da una cosa del genere. Nessuna normale attività fra quelle svolte dagli ebrei riuscirà mai a cancellare questa immagine dalla coscienza collettiva di coloro che con essa sono venuti a contatto. Coloro che hanno ricevuto una zaffata dell’odore nauseante di un telegiornale in cui veniva presentato un rabbino armato, membro di un cartello criminale internazionale con sede in Israele, che rapisce persone e le deruba dei propri organi interni, non potranno mai più allontanare quest’odore dalle proprie narici.

Le immagini mediatiche degli Uomini in Nero trascinati in catene dall’FBI per un’accusa mostruosa come questa, richiama alla memoria la terribile scena de Il silenzio degli innocenti in cui Hannibal Lekter, interpretato da Anthony Hopkins, descrive i suoi modi preferiti di mangiare gli organi interni delle sue vittime. Di nuovo, non bisogna fare l’errore di pensare che in un’era in cui l’informazione è strettamente controllata e gestita fin nei minimi dettagli tutto questo sia casuale.

In sostanza, è possibile ritenere che i poteri che dominano attualmente gli Stati Uniti – o almeno alcuni elementi interni a quei poteri – siano entrati ufficialmente in guerra con lo Stato Ebraico e che questa vicenda – insieme a quella che ha per protagonista Bernie Madoff e a molte altre che arriveranno probabilmente nel futuro – non siano altro che le cannonate a salve che aprono questa guerra. Gli anni in cui i tutori dell’ordine erano costretti a restarsene seduti senza far nulla mentre parassiti al soldo di interessi ebraici antiamericani si intrufolavano nelle infrastrutture degli Stati Uniti stanno per finire, e non è mai troppo presto. Si può star certi che la storia del traffico d’organi è solo la prima di molte in quella che sarà una vera e propria operazione “shock and awe” e che farà capire al pubblico americano a che razza di gente avesse affidato la sua vita, la sua libertà e la sua ricerca di felicità.

Coloro che si grattano la testa meravigliati, domandandosi perché mai gli Stati Uniti dovrebbero all’improvviso dare il benservito alla loro amante ebrea (proprio come fa Dan Gallagher, il personaggio interpretato da Michael Douglas in Attrazione fatale), si accorgeranno che il mosaico non è poi così difficile da ricostruire. L’”amicizia” fra Stati Uniti e Israele, nonostante le manifestazioni apparentemente sincere (qualcuno potrebbe dire servilmente sincere) da parte americana, è sempre stata per l’America un’amicizia di necessità, non necessariamente fondata su una disposizione d’animo genuinamente amicale. L’America aveva bisogno di petrolio e voleva assicurarsi che i sovietici non potessero fare nulla per ostacolarli. Israele è servito a questo scopo, finché la minaccia è esistita.

Ora però che la minaccia sovietica è sparita, l’utilità di Israele come base di operazioni da cui far muovere la potenza americana è andata a farsi benedire. Peggio ancora, lo Stato Ebraico, proprio come un’amante, è diventato esigente, irrazionale e pericoloso, similmente a ciò che accade al personaggio di Alex Forrest in Attrazione fatale. Così come Alex Forrest si dava ad atti di terrorismo cercando di trasformare in realtà i suoi sogni di vita e di amore con il nuovo amante, prima presentandosi a casa sua e parlando con la moglie, poi distruggendogli la macchina, mettendogli in pentola il coniglio e infine sequestrando sua figlia, così anche Israele ha finito per adottare tattiche simili nei confronti degli Stati Uniti.

Comunque, per grave che sia il coinvolgimento diretto di Israele negli attentati dell’11/9, negli attacchi all’antrace, nei disastri in Iraq e Afghanistan, nella gigantesca rete di spionaggio organizzata sul suolo americano, tutto questo impallidisce di fronte a ciò che è avvenuto lo scorso 11/9/2008, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, quando l’amante ha progettato la dissoluzione economica degli Stati Uniti, come descritto dal repubblicano Paul Kanjorski nel corso di un’intervista alla C-Span. Per gli ambienti americani “che contano”, questo atto di terrorismo finanziario non è uno di quei casi “per il momento” irrisolti, in cui i responsabili dell’evaporazione di oltre mezzo trilione di dollari nell’arco di poche ore siano sconosciuti, né è un mistero il motivo per cui l’atto è stato compiuto: incolpare l’Iran del crollo dell’economia americana e di tutto il caos susseguente come prologo verso l’incitamento e la manipolazione del pubblico americano, per spingere quest’ultimo a chiedere agli Stati Uniti entrare in guerra contro i responsabili dell’”11 settembre, parte II”.

A livello più umano, si può solo immaginare quale pillola amara sia stata, per la polizia federale e l’intelligence americana, la notizia che due spie israeliane, Steve Rosen e Keith Weissman, stavano per essere rilasciate. Un’inchiesta contro l’AIPAC vecchia di quasi 10 anni, migliaia (o anche centinaia di migliaia) di ore di lavoro dedicate a indagare su un caso che era esplosivo sotto ogni punto di vista, ed ecco che ancora una volta gli sgherri di Kosher Nostra se ne tornano a piede libero con tanto di ordine di scarcerazione nelle mani.

Senza dubbio altrettanto amaro deve essere stato il fatto che molti di quegli stessi tutori dell’ordine sono stati personalmente incaricati di scortare le stesse spie israeliane arrestate durante e immediatamente dopo l’11/9 (alcune catturate in circostanze particolarmente sospette, ad esempio nell’atto di brindare al crollo delle Torri Gemelle da una poltrona di prima fila) e le hanno dovute guardare salire su un aereo che le avrebbe ricondotte nello Stato Ebraico, dove in seguito avrebbero potuto comparire alla TV israeliana, rivelando di essere spie del Mossad e vantandosi di essere stati mandati lì per “documentare l’evento”.

Che il sistema politico americano sia marcio e corrotto non è certo una teoria. In effetti somiglia così tanto a una fetta di formaggio svizzero piena di vermi che sulla sua superficie ci sono più buchi che sostanza commestibile.

Esistono però alcune parti del macchinario che ancora funzionano. Parti in grado di capire che, sotto molti aspetti, gli USA somigliano alla nave USS Liberty – deliberatamente aggredita da Israele per 2 ore durante la Guerra dei 6 Giorni del 1967 – crivellata dai colpi, inclinata su un lato e a tutti gli effetti ridotta alla deriva, eppure ancora a galla, piena di sopravvissuti che combattevano disperatamente per spegnere gli incendi e fare ciò che potevano per salvare la nave.

Tenendo presente tutto questo, bisogna perciò ritenere che la recente inondazione di notizie riguardanti i migliori ambienti della comunità ebraica – incluse le prime pagine dedicate per settimane a Bernie Madoff e alla sua truffa da decine di miliardi di dollari, fino ai rabbini trafficanti d’organi – sia un’operazione condotta da elementi dell’intelligence e della sicurezza americane, progettata per determinare un cambiamento nel modo in cui gli ebrei sono visti in America. Si tratta di qualcosa di poco diverso dal farmaco che l’anestesista somministra dopo un’operazione chirurgica per contrastare gli effetti narcotici del farmaco precedente e dare inizio al “risveglio” del paziente.

Ma l’intoppo in tutto questo progetto sta nel fatto che lo Stato Ebraico, richiamando ancora una volta alla mente Alex Forrest, la puttana folle di Attrazione fatale, non se ne resterà steso sul letto a guardare, se mi si perdona la metafora. I suoi ammiratori vivono infatti in una specie di mondo di fantasia, dove la realtà è qualcosa di simile ad un’indecifrabile lingua straniera senza significato. Avendo esaurito ogni altra alternativa, gliene resta una soltanto, e cioè presentarsi a casa dell’amante con un grosso coltellaccio da macellaio, che in questo caso è il tic-tic-tac di quell’orologio a cucù guasto collegato a diverse armi nucleari nascoste nelle maggiori città americane, in un atto definitivo conosciuto come “Operazione Sansone”.


E' tempo di parlare di criminalità ebraica?
di Gilad Atzmon - http://palestinethinktank.com/ - 27 Luglio 2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Marco Orrù

Sono quello che viene chiamato un negoziatore, e faccio ció da molto tempo”, avrebbe detto il rabbino Yitzchak Levi Rosenbaum ad un incontro del 13 luglio davanti a due agenti.

Egli avrebbe poi aggiunto: “la compravendita di organi è illegale, per cui è opportuno che le somme di denaro risultino come ricompensa per il tempo speso”.

Come risulta dalle parole del ministro ombra dei Liberal-Democratici, Chris Huhne, la Gran Bretagna sta raggiungendo quest’ anno un nuovo record per quanto riguarda l’ antisemitismo. Le agenzie di stampa rendono noti i dettagli di quella che è una massiccia operazione anti-corruzione in New Jersey: una scioccante storia di riciclaggio di denaro sporco e traffico di organi umani organizzati da alcuni rabbini.

Come riportato dal NY Times: “si tratta di vendite illegali di parti umane, negoziazioni durante cene, in parcheggi e scantinati”.

In un articolo intitolato “Jewish Launderette”, il sito internet israeliano Ynet rilascia dettagli molto significativi. L’FBI avrebbe fatto irruzione in alcune sinagoghe ed arrestato dei rabbini, uno dei quali è Yitzchak Levi Rosenbaum, proveniente da Brooklyn e sospettato di traffico di organi umani. L’accusa riguarda un’ attivitá decennale nella vendita di reni provenienti dallo sfruttamento di donatori poveri e malati, i quali verrebbero convinti a donare un rene per la somma di 10.000 dollari; l’ organo verrebbe poi venduto dal rabbino per 160.000 dollari.

Potreste immaginare il vostro parroco o imām che commercia con organi umani, mercanteggiando durante cene o nei parcheggi?

Non credo.

Mi rivolgo al ministro degli interni del partito Liberal-Democratico e a tutti coloro che sono "preoccupati" per la "crescita dell’ antisemitismo".

Alla luce della brutalitá israeliana, della condanna del truffatore Bernard Madoff e delle recenti immagini dei rabbini arrestati dagli agenti dell’ FBI, è giunto il momento di smettere di dibattere sull’escalation dell’ antisemitismo e cercare di tener fronte alla crescita dei crimini da parte degli ebrei stessi.


I macellai: la verità nascosta dietro il giro del traffico dei reni
di Joseph Cannon - cannonfire.blogspot.com - 25 Luglio 2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Micaela Marri

(nota: questo è un articolo importante. Anche se non ho fatto ricerche originali “sul campo”, ho messo insieme il materiale pubblicato in modo da rivelare i veri autori di questo crimine. Non leggerete niente altrove sulla complicità del governo israeliano).

Da dove vengono i reni ?

Parlo dei reni offerti da un “organista” chiamato Izzy Rosenbaum. L’FBI l’ha scovato in un’inchiesta per corruzione incentrata sulle ricompense elargite ai politici del New Jersey (e fin qui niente di sensazionale) e di riciclaggio di denaro sporco da parte di prominenti rabbini:
l’inchiesta ha anche scoperto Levy Izhak Rosenbaum di Brooklyn, che è accusato di cospirare per mediare la vendita di un rene umano per un trapianto. Secondo la denuncia Rosenbaum avrebbe fatto da intermediatore nel traffico di reni per 10 anni.

“Il suo lavoro era di adescare persone vulnerabili per convincerle a cedere un rene in cambio di $ 10 000 dollari, che avrebbe poi facilmente rivenduto a $ 160 000 dollari”, ha detto Marra.

Marra è l’avvocato americano coinvolto nel caso. Resoconti di notizie come quella sopracitata hanno portato il pubblico a credere che i “donatori” fossero sia consenzienti che rimborsati, e che questa operazione fosse puramente privata. Ma sufficienti prove indicano che la questione è di gran lunga più problematica.

I reni sono stati “donati” da vittime non consenzienti sotto tiro.

Il governo israeliano ha diretto il macabro schema di Rosenbaum.

I maggiori ospedali americani hanno deliberatamente partecipato al complotto.


Prima di arrivare alle prove, poniamoci due semplici quesiti: a chi appartenevano esattamente i reni che sono stati presi? E quale medico estrarrebbe un rene da un paziente sano?

Nella denuncia viene citato Rosenbaum che dice ad un agente sotto copertura: “Sono quello che si definisce un mediatore”.

Le autorità federali hanno detto che se l’operazione fosse stata reale, sarebbe stata il capitolo più recente della carriera decennale di Rosenbaum come intermediario illegale. In ciascun caso prelevava un campione di sangue da un prospettivo ricevente e lo dava ad un socio di una società assicurativa che lo poteva far analizzare in un laboratorio senza destare sospetti. Il campione veniva poi inviato in Israele, dove venivano pagate le persone necessarie a trovare un donatore compatibile.

“Predava sulle persone vulnerabili” ha detto il vice procuratore distrettuale americano Mark McCarron.

Secondo le autorità Rosenbaum organizzava poi il volo del donatore a New York, visto compreso. Una volta che il donatore era arrivato negli Stati Uniti, Rosenbaum aiutava a fabbricare una relazione tra donatore e ricevente -- una storia che entrambi ripetevano durante i colloqui con i medici. I due potevano fingere ad esempio di essere soci in affari, oppure amici molto legati appartenenti ad una stessa congregazione religiosa.

“Gli ospedali sembravano essere allo scuro”, ha detto McCarron.

Come vedremo, dovremmo prendere quest’ultima affermazione con un pizzico di sale, e uno bello grosso.

Un’attenta lettura dell’effettivo atto di accusa contro Rosenbaum (pdf) è angosciante. Rosenbaum ha vuotato il sacco (per così dire) con un informatore sotto copertura che fingeva di essere un potenziale acquirente di organi. Durante questi colloqui, un agente dell’FBI fingeva di essere il segretario dell’acquirente.

Diamo una scorta ad alcuni estratti presi dall’accusa. “UC” si riferisce all’informatore, il cui vero nome è Solomon Dwek.

UC ha chiesto all’imputato ROSENBAUM come potesse fare l’imputato ROSENBAUM a procurarsi un rene per lo zio di UC, e l’imputato ROSENBAUM ha spiegato che l’imputato ROSENBAUM poteva inviare un campione ematico dello zio di UC in Israele per trovare un potenziale donatore compatibile. L’imputato ROSENBAUM ha aggiunto “se lo vuoi organizzare più rapidamente allora io, ti porto il donatore qui… è l’ospedale l’autorità che decide se è compatibile o meno. Non io, né tu, né lui, né nessun altro”.

L’imputato ROSENBAUM ha poi spiegato che sarebbe stato necessario fabbricare una sorta di relazione tra il donatore e il ricevente. L’imputato ROSENBAUM ha dichiarato “mettiamo insieme qualcosa -- la relazione. L’ospedale chiede quale relazione c’è tra” il donatore e il ricevente. L’imputato ROSENBAUM ha proseguito “allora ci mettiamo dentro una relazione, amici, o vicini, o soci d’affari, qualsiasi relazione”.

L’imputato ROSENBAUM ha spiegato che non era un chirurgo e che una volta che avesse portato un donatore consenziente in questo paese “è fuori dal mio controllo”. Ha aggiunto che “mi occupo del [donatore] dopo, anche dopo l’operazione”. In risposta all’insistenza su quest’ultimo punto, l’imputato ROSENBAUM ha spiegato “lo sistemo da qualche parte”, per prendersi cura del donatore. L’imputato ROSENBAUM ha inoltre dichiarato: “gli devi fare da babysitter come con un bambino perché potrebbe avere o meno un problema di lingua.” L’imputato ROSENBAUM ha spiegato il processo della ricerca di un donatore in Israele e ha dichiarato “ci sono persone lì che stanno male… una delle ragioni per cui costa molto è che bisogna pagare della gente per assisterli tutto il tempo”.

11. L’imputato ROSENBAUM ha indicato che tra coloro che dovevano essere pagati c’erano il donatore e i medici in Israele che avrebbero visitato il donatore, ed ha inoltre aggiunto che c’erano delle spese cui far fronte per la preparazione della documentazione per il visto e per il pagamento delle spese del donatore mentre era negli Stati Uniti.

L’unica prova che il donatore fosse consenziente è venuta da Rosenbaum, che aveva i seguenti motivi per mentire:

1. doveva alleviare la coscienza del potenziale ricevente.

2. doveva giustificare la grande somma di denaro coinvolta.

3. doveva proteggere gli ospedali e i donatori coinvolti in questa operazione. Rosenbaum capiva di essere impegnato in un’attività rischiosa, e che anche se fosse stato preso lui, avrebbe dovuto comunque fornire la copertura per gli ospedali o il chirurgo invischiati in questa attività ignobile.

Abbiamo le prove che i donatori fossero stati obbligati? Sì. In effetti abbiamo la testimonianza di una testimone:

Nancy Scheper-Hughes dell’università della California, Berkeley, aveva ed ha tuttora le idee molto chiare in merito al ruolo di Rosenbaum nel gruppo.

“È l’intermediario principale di una rete di trafficanti internazionali” ha detto.

Le sue fonti comprendono un uomo che ha iniziato a lavorare con Rosenbaum credendo che aiutasse le persone in disperata necessità. L’uomo ha poi iniziato a vedere i donatori o per l’esattezza i venditori, che arrivavano in aereo dai paesi poveri come la Moldavia.

“Ha detto che era orribile. Queste persone venivano portate lì senza neanche sapere quello che dovevano fare e volevano tornare a casa e piangevano” ha detto la Scheper-Hughes.

L’uomo ha definito Rosenbaum un “delinquente” che tirava fuori la pistola per cui aveva apparentemente anche un porto d’armi e diceva ai venditori, “Sei qui. Un affare è un affare. Adesso ci dai un rene oppure non torni più a casa”.

(la Moldavia, per inciso, è un piccolo stato al confine con l’Ucraina).

La Scheper-Hughes, che sta scrivendo un libro su questo argomento, è andata all’FBI nel 2002. Hanno respinto le sue prove. Il ministero degli affari esteri [americano] ha pubblicato una relazione nel 2004 che definiva il traffico di organi una “leggenda urbana”. In contrasto le autorità di altri paesi hanno agito sulla base dei suoi indizi e hanno fatto degli arresti.

La Scheper-Hughes ha avuto più fortuna in Brasile e in Sud Africa, dove le forze dell’ordine hanno corroborato le sue scoperte ed hanno agito con determinazione.

Ma il gruppo ha continuato ad operare altrove. La Scheper-Hughes ha visitato i villaggi in Moldavia dove “il 20% degli uomini venivano contattati via siphone per diventare venditori di reni nello stesso schema”.

Dobbiamo ora fermarci per riconsiderare le dichiarazioni fatte da Rosenbaum all’informatore dell’FBI. Come può qualsiasi persona razionale che lavora in un ospedale bersi la storia che i riceventi -- ebrei americani -- andassero in chiesa insieme ai Brasiliani e gli Africani?

Qui si può vedere una lezione dell’eroica Nancy Sheper-Hughes. Il video dà anche il suo riassunto, che è davvero eccellente. La sua testimonianza ad un sottocomitato della Camera è qui

Brian Lehrer della NPR [National Public Radio] ha intervistato la Scheper-Hughes stamattina. Segue un estratto:

avevo incominciato a districare un’enorme rete -- una rete criminale che realmente sembra e puzza come una specie di mafia. La sede principale di questo schema piramidale era in Israele, con intermediari in Turchia; a New York city; a Philadelphia; a Durban; a Johannesburg; a Recife, in Brasile; in Moldavia -- dappertutto. E ho utilizzato le mie capacità investigative etnografiche per andare di stato in stato e cercare di unire i puntini.

Alla fine sono arrivata a capire che Isaac Rosenbaum era il capo intermediario per Ilan Peri in Israele, che è in pratica il boss dell’operazione e che è un tipo sfuggente. Gli Israeliani hanno cercato di incastrarlo e arrestarlo. Hanno cercato di prenderlo per evasione fiscale ed è scappato in Germania. Credo che sia ritornato in Israele.

Un cinico potrebbe postulare che Peri ha quello che il Mossad chiamerebbe un “cavallo” che tira per lui. (“Cavallo” è un termine colloquiale israeliano che sta ad indicare un pezzo grosso che offre aiuto in segreto). Sebbene abbia lasciato molte poche tracce pubbliche, Peri e le sue operazioni sono menzionate nella seguente storia del 2004.

Questo affascinante articolo della Agence-France Presse ci offre delle informazioni esclusive. Un ufficiale dell’esercito in pensione di nome Geldaya Tauber Gady era stato arrestato in Brasile per aver partecipato a questo traffico internazionale di organi. (Sospetto che le informazioni della Scheper-Hughes -- che erano state prese seriamente in Brasile -- abbiano portato all’arresto di Gady).

Ha detto in tribunale che il Governo Israeliano aveva finanziato l’operazione. E non solo quello:

Gady ha detto alla Corte che un funzionario del governo israeliano, identificato solo come Ilan, l’aveva messo in contatto con un intermediario in Brasile…

La testimonianza di Gady in tribunale ha messo il caso Rosenbaum in una luce del tutto diversa.

La copertura mediatica in America ha portato il pubblico a credere che il traffico di reni di Rosenbaum fosse unicamente una questione di arricchimento personale. Ma un ex ufficiale israeliano ha dichiarato sotto giuramento che è il governo israeliano a gestire questo giro, e che il capo del gruppo -- "Ilan” è ovviamente Ilan Peri -- funge da agente di tale governo.

(Ora mi chiedo: il governo israeliano era coinvolto nel riciclaggio di denaro sporco condotto attraverso le sinagoghe del New Jersey?)

Francamente credo che la Scheper-Hughes sappia tutto sulla testimonianza di Gady e delle relative implicazioni per il caso Rosenbaum. Probabilmente ha deciso di non dire niente per non perdere credibilità con i media americani.

L’intervista di Lehrer con la Scheper-Hughes prosegue fornendo più dettagli delle sue scoperte in Moldavia. Lì, nei villaggi molti giovani hanno riferito che gli era stato detto che avrebbero potuto trovare lavoro come imbianchini in altri paesi (Stati Uniti compresi). Una volta arrivati nel nuovo paese, sono stati costretti a donare un rene. Secondo l’informatore della Scheper-Hughes dentro l’organizzazione di Rosenbaum, dei Russi confusi e disorientati sarebbero stati fatti arrivare in aereo a New York dagli intermediari israeliani che li avrebbero obbligati sotto tiro a “donare” i reni. Sheper-Hughes: mi hanno detto i nomi degli ospedali, ed erano i nostri migliori ospedali!

Brian Lehrer: e sapevano, professore, che effettuavano prelievi di reni da persone non consenzienti che venivano sfruttate e minacciate?

Sheper-Hughes: la mia opinione è, come facevano alcuni di loro a non averlo saputo? La gente che arrivava, alcuni di loro non parlavano la stessa lingua, erano poveri, disorientati…
Noi abbiamo regole. Abbiamo i comitati di coordinazione dei trapianti. Abbiamo linee guida etiche. E non lasciamo entrare la gente così, dalla strada.

Prosegue nominando il Mount Sinai Hospital, contro cui ha prove videoregistrate. Ha portato la registrazione all’attenzione [della trasmissione tv] 60 Minutes, che non l’ha mandata in onda. Più avanti nell’intervista, fa riferimento alle operazioni eseguite presso l’Albert Einstein Medical Center. Il Mount Sinai dice che i suoi donatori di reni “sono sottoposti ad un’approfondita valutazione al fine di tutelarne la sicurezza e il benessere”.

Nel corso degli anni in molti hanno accusato Israele di trafficare gli organi dei Palestinesi. I Palestinesi stessi non hanno dubbi che tale pratica sia diffusa.

Sfortunatamente molti dei siti internet che divulgano le accuse del furto di organi da parte degli Israeliani mostrano spesso un’innegabile impronta antisemitica. Molte delle allegazioni che ho letto appaiono in effetti false. (Scarterei ad esempio tutte le affermazioni che si rifanno alle fonti così tristemente famose come La Voz de Atlan). Ma prima di categorizzare tutte le accuse come fantasie considerate che: così recentemente, nel 2004, il ministero degli affari esteri [americano] ha ufficialmente denunciato come mitica l’affermazione che negli Stati Uniti avviene il traffico di organi. Come sappiamo adesso il “mito” aveva una base nella realtà.

Le accuse istintive di antisemitismo non dovrebbero scoraggiarci dal condurre una ricerca candidamente e senza pregiudizi sull’operato di Israele. Farei notare che chi parla di traffico di organi in India e in Cina non viene accusato di odio razzista nei confronti degli Indiani o dei Cinesi.

Questo libro online è ben scritto e cita fonti attendibili, compresa la Scheperd-Hughes. Le note finali attribuiscono la storia che segue al rispettato autore David Yallop:

Cisgiordania, 8 febbraio 1988

Il diciannovenne Khader Elias Tarazi, un Palestinese cristiano, è andato a fare spesa a Gaza. Al suo ritorno con due buste sulla sua bicicletta, ha attraversato una strada vicina ad una manifestazione dove delle persone che lanciavano sassi scappavano dai soldati dell’esercito israeliano. I soldati hanno afferrato Khader colpendolo alla testa e sul corpo con dei manganelli. I padroni dei negozi hanno urlato che Khader non c’entrava niente, ma i soldati gli hanno rotto un braccio e una gamba. Hanno continuato a picchiarlo per poi buttarlo nel portabagagli della loro jeep, ammanettandolo quando aveva ormai perso conoscenza al paramotore anteriore. Sono partiti frenando di colpo continuamente, per cui ha subito ulteriori fratture compresa la frattura della colonna vertebrale e alcune fratture del cranio, inoltre il viso continuava a sbattere sul portabagagli.

Il medico israeliano della prigione militare di Gaza si è rifiutato di assistere Khader a causa dei seri traumi che aveva subito e dell’insufficiente documentazione sanitaria. È stato portato nel carcere di Ansar Two e gettato in una tenda che poteva contenere da trenta fino a quaranta prigionieri. Gli altri prigionieri palestinesi urlavano che doveva essere portato in ospedale e le guardie gli hanno risposto obbligandoli a spogliarsi e a stare fuori al freddo invernale. Khader è morto nella tenda ed è stato successivamente portato al Soroka Hospital a Beer Sheva e pronunciato morto.

La madre di Khader era fuori della prigione dove gli ufficiali israeliani negavano di avere un prigioniero con il suo nome. In seguito hanno ammesso che era dentro, ma hanno detto che doveva essere stato molto ammalato quando era uscito a fare la spesa perché adesso era morto.

Gli ufficiali israeliani si sono rifiutati di riconsegnare il corpo ed è stato trasferito all’ospedale di Abu Kabeer, ufficialmente per l’autopsia. La signora Tarazi ha detto a David Yallop che in quel periodo molti degli organi sono stati illegalmente asportati dal corpo.

Non è stata fatta alcuna inchiesta sulla morte e alla famiglia Tarazi è stato detto che se continuavano a chiedere un’indagine stavano cercando guai. Cinque mesi dopo i soldati e la polizia segreta sono entrati nell’abitazione dei Tarazi a mezzanotte, hanno picchiato il fratello e il padre di Khader e hanno sbattuto il fratello di Khader nel carcere di Ansar Three.

Yallop è anche la fonte del seguente [resoconto]:

Cisgiordania, 30 ottobre 1998

Mentre dei Palestinesi cattolici uscivano dalla messa si sono trovati di fronte l’esercito israeliano e hanno cominciato a tirargli contro i sassi. Il diciannovenne Iyad Bishara Abu Saada è rimasto ucciso da un proiettile di plastica che gli ha perforato un’arteria addominale. Per il corpo si è ripetuto lo stesso sinistro inseguimento. Le persone in lutto hanno evitato gli Israeliani e Iyad è stato sepolto alcune ore dopo. Per certi versi prevedibilmente, gli Israeliani hanno sparato canister di gas lacrimogeno nella casa della famiglia quattro giorni dopo. La signora Saada ha detto a Yallop che la pratica di rubare gli organi era comune ed ha fatto i nomi degli ospedali arabi e israeliani dove ha detto che venivano asportati gli organi. Ha detto che i medici accompagnati dai soldati, offrivano grandi somme di denaro ai genitori di chi veniva ucciso.

Mary Barrett, identificata come una giornalista fotografica di Boston (non so altro di lei) ha scritto questo articolo nel 1990.

Il dott. Abu Ghazalch attribuisce a diversi fattori la diffusa ansietà per i furti di organi che ha preso piede a Gaza e in Cisgiordania dall’inizio dell’intifada nel dicembre 1987. “Ci sono indicazioni che per una ragione o per un’altra gli organi, in particolare gli occhi e i reni, vengono asportati dai corpi durante il primo anno o il primo anno e mezzo. C’erano proprio troppi resoconti da parte di persone credibili perché non stesse succedendo niente. Se a qualcuno viene sparato alla testa e torna a casa in una busta di plastica senza organi interni, che cosa deve presumere la gente?”

Il dottore ha proseguito affermando che dal 1990 c’erano “meno incidenti che puntano in quella direzione”. Tra l’altro, il resoconto menziona il dott. Yehuda Hiss, accusato più recentemente di coltivare senza il permesso gli organi di soldati israeliani deceduti.

Secondo una storia che è stata pubblicata su Ha’aretz (una fonte non aperta alle accuse di antisemitismo), le autorità rumene hanno accusato un’agenzia di adozione israeliana di fare parte di una cospirazione per il traffico globale di organi.

L’ambasciata rumena in Israele ha chiesto e ricevuto dal Ministero per il Lavoro e gli Affari Sociali, un elenco di tutti i bambini nati in Romania che sono stati portati in Israele per essere adottati negli anni più recenti. I funzionari rumeni stanno cercando di stabilire se tutti questi bambini sono arrivati in Israele con tutti gli organi nel corpo.

Per finire, la storia di una donazione volontaria di organi da parte di un Palestinese.

Nel 2005 nella città di Jenin, le forze della difesa israeliana hanno sparato ad un bambino palestinese di nome Ahmed Khatib uccidendolo. Suo padre ha acconsentito alla donazione di vari organi del bambino per salvare la vita ad altri bambini, sia ebrei che arabi. Un’offerta umana e generosa. Tuttavia il padre di una ragazza ebrea la cui vita è stata salvata ha detto che non avrebbe mai permesso a sua figlia di diventare amica di un arabo -- per paura delle “cattive influenze”.

(Spero che i miei lettori contribuiscano a portare l’attenzione su questo articolo. Normalmente non chiedo agli altri di avere dei link ai miei articoli, ma in questo caso devo farlo).