sabato 5 settembre 2009

Immigrazione e annessi

Qui di seguito qualche articolo sul tema immigrazione, con "un'esilarante" video in coda...


Il mare e l'odissea del diritto
di Ros Ana De Santis - Altrenotizie - 4 Settembre 2009

Quella che leggiamo o vediamo in televisione è la trama di un’odissea inversa. Nessuna epica. Non c’è Calipso in quel mare, né la mappa per Itaca. La fuga sparge morti in acqua e sale senza eroismo. Corpi e non uomini, dissolti e non sepolti. Il mare è diventato fuoco che brucia gole e pance. Questo ha raccontato una giovane donna sopravvissuta al naufragio di uno degli ultimi barconi, dei 75 altri suoi compagni di viaggio che non ci sono più. Fa tremare di vergogna la sua testimonianza e assegna precise colpe e responsabilità. Come le chiamasse per nome e cognome.

Le misure del governo italiano con l’introduzione del reato di clandestinità ci obbligano ad osservare meglio quello che accade nelle acque del Mediterraneo. Una legge violenta che trasforma un bisogno sic et simpliciter in un reato, costringe a pensare agli effetti inevitabili di una politica che si dissangua di umanità di fronte a un popolo di gente che compra quella disperazione galleggiante, che rischia la vita propria e quella dei figli in grembo per arrivare fin qui. Stranieri, immigrati, rifugiati e clandestini. Suonano come sinonimi, variabili piuttosto simili di uno stesso fastidio sociale. Questo, del resto, voleva essere lo spirito e il deliberato esito di una legge che respinge indiscriminatamente, che pensa alla punizione da infliggere dopo il purgatorio, o meglio l’inferno, dei centri d’espulsione.

All’Europa che chiede spiegazioni e chiarimenti, l’Italia fa fatica a rispondere. Deve ancora dire, il nostro governo, come farà a distinguere gli irregolari dai rifugiati, come potrà evitare il rischio di rimpatriare richiedenti diritto d’asilo se respinge i barconi, se li definisce, senza differenza, clandestini. Bruxelles ci da due mesi di tempo per rispondere. Le polemiche su cui s’incarta il nostro Ministero degli Esteri al seguito di Berlusconi proprio non destano interesse, non trovano dignità di ascolto. Accanto alla questione specifica dei rifugiati, che mette in mora tutta l’ispirazione della legge, c’è un monito generale sulla politica dei respingimenti degli irregolari che considera inammissibile lasciar morire in mare i disperati. Sarà quindi sempre necessario lavorare ad accordi di riammissione con i Paesi di origine. Soccorso dovrà essere la regola aurea per i paesi dell’Unione Europea, indifferente alle pulsioni xenofobe della destra italiana.

Finora in Italia di diritto d’asilo si è parlato in appendice ai titoli d’assalto, come di una furberia da smascherare, adottata spesso per sfuggire alla clandestinità. Tesi peraltro sconfessata dai numeri che parlano di un 57% di domande accolte, o mediante il riconoscimento dello stato di asilo o quello di protezione umanitaria. Ma oggi all’Italia interessa soprattutto cacciare gli stranieri, inventarsi un protezionismo dei valori e vendere la crudeltà sui più vulnerabili come una prova di efficienza. A maggio scorso, mentre il Presidente della Camera ricordava che i rifugiati non potevano essere respinti, Berlusconi se la cavava dicendo che su quei barconi non ve ne erano. Al massimo casi “eccezionalissimi”. Lo confermavano le statistiche, diceva lui, magari quelle confezionate dall’amico Gheddafi, le cui prigioni e i cui affari esprimono ben altre etiche da quelle vendute nel suo libretto verde.

E’ così che una scarsa attitudine culturale all’integrazione, una dose elevata di analfabetismo sulle categorie della cittadinanza e sulle ragioni del cosmopolitismo liberale, come riferimento del diritto, ha messo il governo all’angolo della Comunità Europea. Una legge che è già un colabrodo di legittime sanatorie. Perché quando la disperazione dà guadagno, allora i pilastri del nazionalismo possono vacillare un pochino. Una legge che entra in conflitto, dichiara l’OIM, per banale effetto collaterale, con i 2 milioni di Euro investiti nei piani di rimpatrio volontario. Una legge che rischia di impedire l’accoglienza dei perseguitati e che troverà (speriamo) nella risposta all’Europa la prova maestra della propria inefficacia, oltre che la disapprovazione delle ragioni che invoca.

Il colabrodo giuridico, infatti, mentre caccia gli stranieri con il pugno di ferro, vuole in realtà terrorizzarli sul territorio con la minaccia del reato, per mantenerli con più disinvoltura sotto potere e sotto silenzio. Sfruttarli come lavoratori diventerà quasi una benevola concessione per dei colpevoli di reato. Malati senza cura per effetto di legge, oppure, molto più semplicemente, malati clandestini da spennare.

Nel deserto della compagine di governo rimane da solo il Presidente della Camera, Fini (e chi l’avrebbe mai detto) a ragionare dello ius soli (diritto di cittadinanza per nascita su territorio della Repubblica) e del futuro di un’Italia in cui i nuovi cittadini, figli di stranieri, guideranno il paese verso un’integrazione necessaria. Sull’idillio però rimane un’ombra, e viene dritta da qui, dalle cronache che ci affrancano e ci riempiono d’italica vanità. Oggi che l’Italia umilia le loro madri e i loro padri.


Immigrati e lavoro: cosa c'è scritto davvero nello studio di Bankitalia
di Fausto Carioti - http://aconservativemind.blogspot.com - 24 Agosto 2009

Da ieri, nella biblioteca del bravo multiculturalista c’è un nuovo volume. In realtà è uscito un mese fa. Ma le agenzie di stampa e i partiti politici ne parlano adesso perché a metà agosto non accade nulla di interessante e su qualcosa bisogna pur litigare.

Il titolo del testo, "L’economia delle regioni italiane nell’anno 2008" (*), non è dei più accattivanti. Dentro, però, c’è scritto proprio quello che in molti vogliono sentirsi dire: gli immigrati non tolgono il lavoro agli italiani. E siccome il documento in questione è firmato dalla Banca d’Italia, giornali e commentatori di sinistra (e non solo) ce lo stanno già rivendendo come la conferma ufficiale del fatto che i nuovi arrivati non creano problemi agli italiani, e che la paura di perdere il posto a causa dell’arrivo degli stranieri è infondata.

Solo che le cose non stanno proprio così. Non sempre, quantomeno. E basta leggere con attenzione quanto scritto da Bankitalia per capire che c’è un’altra metà della verità, che via Nazionale mette tra le righe. Una verità che si potrebbe riassumere in questo modo: l’immigrazione fa bene agli italiani ricchi. Quanto agli italiani con pochi soldi in tasca, beh, per loro la storia è un po’ diversa.

Gli stessi studiosi della banca centrale, del resto, ci vanno con i piedi di piombo. Scrivono che «l’incremento del numero di stranieri non si è associato a un peggioramento delle opportunità occupazionali degli italiani, sebbene emergano differenziazioni tra i segmenti della popolazione». Proprio qui sta il punto. In particolare, vi sarebbe «complementarietà» tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne. Sono questi due gruppi, in altre parole, a trarre vantaggio dagli immigrati. In che modo? Per le donne, «la crescente presenza straniera attenuerebbe i vincoli legati alla presenza di figli e all’assistenza di familiari più anziani, permettendo di aumentare l’offerta di lavoro». Le donne, cioè, avrebbero più opportunità professionali, perché grazie alle baby-sitter e alle badanti possono pensare alla carriera e non ai figli e ai parenti anziani, affettuosamente ribattezzati «vincoli» dalla Banca d’Italia.

Ora, ben vengano colf e figure simili. Prima di esultare per le fantastiche opportunità che la loro presenza dischiude, però, bisogna avere l’onestà di ammettere che non tutte le italiane se la possono permettere. È un “lusso” riservato alle più abbienti. Anche perché lasciare i figli e i nonni alle cure di un immigrato, anziché occuparsene direttamente, ha senso solo se lo si fa per guadagnare più di quanto costa il lavoratore straniero.

Discorso simile per l’altro «segmento» che sarebbe avvantaggiato dall’immigrazione, ovvero quello degli «italiani più istruiti». Bankitalia spiega che «l’afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie può aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative, che richiedono qualifiche più elevate». Insomma, la bassa manodopera immigrata creerebbe un indotto di profilo medio-alto: quadri, dirigenti, consulenti, legali e quant’altro si renda necessario per gestirla. Dire «italiani più istruiti», però, equivale a dire «italiani più ricchi». Come spiega l’Istat, «il reddito netto familiare è tanto maggiore quanto più è alto il livello di istruzione del principale percettore». Tanto che «la maggioranza assoluta (53,6 per cento) delle famiglie il cui percettore principale è laureato appartiene al quinto più ricco» degli italiani.

E i nostri connazionali più poveri e magari meridionali? Come vivono la presenza degli immigrati? Ci guadagnano anche loro o ci rimettono? Bankitalia non lo spiega. Dice, però, che al Nord affluiscono meno lavoratori italiani con titolo di studio più basso, il cui posto nelle fabbriche viene preso dagli stranieri. Sarebbe interessante capire qual è la causa e quale l’effetto. Se cioè i meridionali con basso titolo di studio non emigrano più perché i posti cui potrebbero aspirare sono tutti presi dagli immigrati, o se gli stranieri ottengono lavori che gli italiani non accetterebbero comunque, soprattutto se per averli debbono trasferirsi al Nord.

Alla fine, la sola certezza che emerge dal volume di Bankitalia è che gli unici a non aver nulla da temere dagli immigrati sono i ricchi. Gli italiani con le tasche vuote si arrangino pure. Sai che novità.

Immigrazione, la nuova tragedia. Il racconto dei sopravvisuti e la testimonianza di Fortress Europe

da www.socialpress.it - 22 Agosto 2009

"Siamo stati alla deriva per più di venti giorni, abbiamo incrociato almeno dieci imbarcazioni, ma solamente un pescatore si è fermato per darci cibo e acqua. Eravamo partiti in 78, siamo arrivati in cinque. Gli altri sono morti e abbiamo gettato i corpi in mare".
Le parole di un ragazzo eritreo, soccorso giovedì scorso (20/8/09) al largo di Lampedusa insieme a quattro connazionali, segnalano l’ennesima tragedia dell’emigrazione nel canale di Sicilia.

Il racconto del ragazzo, un diciassettenne, viene ritenuto attendibile dalle organizzazioni umanitarie mentre il Viminale esprime dubbi e perplessità. In serata le autorità maltesi hanno precisato di avere avvistato nei giorni scorsi sette cadaveri, ma di non averli recuperati perché in acque libiche.
Il ragazzo, Habeton è il suo nome, ha raccontato di essere partito dalle coste libiche il 28 luglio su un gommone di soli, con 78 persone a bordo, in maggioranza etiopi e con qualche eritreo.

Dopo pochi giorni di viaggio erano terminati cibo, acqua, benzina e i cellulari erano scarichi. Il gommone avrebbe proseguito spinto dal vento e privo di rotta. Le persone avrebbero cominciato a morire e man mano venivano gettate in mare. Nel corso del drammatico viaggio i migranti avrebbero incontrato almeno 10 imbarcazioni a cui è stato richiesto aiuto, ma inutilmente. Solo nei giorni scorsi - lunedì o martedì - i superstiti hanno detto di avere incrociato un pescatore che ha dato loro acqua e cibo.

Al racconto di Habeton si aggiunge la testimonianza del sito di Fortress Europe, l’osservatorio sulle vittime della migrazione fondato da Gabriele Del Grande, che afferma di essere stato contattato lo scorso 14 agosto con una mail da Malta per avere notizie "di un gommone con 80-85 eritrei a bordo, tra cui 25 donne, che avrebbe dovuto lasciare le coste libiche intorno al 29 luglio. Da vari Paesi d’Europa i familiari dei passeggeri chiedevano notizie sulla loro sorte, inquieti. Abbiamo risposto di no, che non c’era stato nessuno sbarco di quelle dimensioni e che probabilmente erano stati respinti anche se non ci risultava una notizia di un simile respingimento. Escludevamo infatti che dopo 15 giorni l’imbarcazione potesse essere ancora alla deriva.

Non è possibile passare inosservati con tutto il traffico di pescherecci e mezzi di pattugliamento che c’è nel Canale di Sicilia con il mare buono. Abbiamo sbagliato. Quel gommone era ancora alla deriva, e gli unici cinque superstiti sono stati soccorsi questa mattina a poche miglia da Lampedusa, dopo 23 giorni in mare".

Per approfondimenti sul tema dei migranti consigliamo il libro "Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo" di Gabriele Del Grande (Infinito Edizioni, 2008)