lunedì 21 settembre 2009

L'Honduras a tre mesi dal golpe

Sono trascorsi quasi tre mesi dal giorno in cui il presidente dell'Honduras Manuel Zelaya è stato deposto da un golpe che tutto il mondo ha condannato, quantomeno a parole.

E a proposito di colpi di Stato in America Latina organizzati dagli USA dietro le quinte - ma non solo -, proprio ieri l'ex presidente americano Jimmy Carter, in un'intervista al quotidiano colombiano El Tiempo, si è detto convinto che gli Stati Uniti di George W. Bush "certamente sapevano ma potrebbero anzi essere stati direttamente coinvolti nel golpe" del 2002 contro il presidente venezuelano Hugo Chavez.

La storia, si sa, molto spesso si ripete.


Ottanta giorni di resistenza
di Giorgio Trucchi - Peacereporter - 17 Settembre 2009

Il 15 settembre è stata una giornata storica per l'Honduras. Centinaia di migliaia di honduregni sono scesi in strada in tutto il paese per commemorare l'anniversario dell'indipendenza del Centroamerica, riaffermare lo spirito unionista dell'eroe centroamericano Francisco Morazán e per celebrare l'ottantesimo giorno di resistenza contro il colpo di Stato perpetrato dalle forze reazionarie nazionali ed internazionali.

Alla fine della gigantesca marcia che ha attraversato la capitale Tegucigalpa, membri della direzione congiunta del Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato hanno letto un proclama nel quale affermano che l'Honduras "sta vivendo un'insurrezione non violenta contro il regime usurpatore che lo scorso 28 giugno ha assaltato le istituzioni dello Stato con le armi. Per questo motivo nessuna commemorazione indipendentista può essere presa in considerazione se celebrata sotto questa dittatura infame e golpista.
Oggi stiamo vivendo la stessa oppressione che 300 anni fa, con la croce e con la spada, aveva imposto l'impero spagnolo alle eroiche popolazioni che sono sopravvissute alle barbarie.

Il popolo dell'Honduras - segnala il proclama - continua la sua lotta. Oggi celebriamo ottanta giorni di instancabile resistenza in tutto il paese per la restaurazione della democrazia, il ritorno del presidente costituzionale Manuel Zelaya Rosales e la convocazione di una Assemblea Costituente".

Facendo appello all'articolo 3 della Costituzione, il Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato ha anche rivendicato il diritto del popolo honduregno all'esercizio della disubbidienza civile contro un regime dispotico nato grazie alla forza delle armi.

Ha proclamato l'urgenza di una nuova Costituzione "per creare le basi della nostra vera indipendenza economica e sociale, garantendo in questo modo che l'oligarchia, insieme alla cupola politico-militare, non possano mai più rompere l'ordine costituzionale senza ricevere un giusto castigo", ha nuovamente attaccato e respinto l'ipotesi di un processo elettorale militarizzato "con il quale pretendono legittimare le barbarie commesse a partire dallo scorso 28 giugno", ed ha ringraziato profondamente tutti i popoli del mondo che hanno dimostrato " la loro solidarietà con la nostra causa.
Mentre la nostra lotta diventa sempre più grande, gli usurpatori stanno crollando, accerchiati ed isolatidall'intera umanità", conclude il proclama.

Una marcia impressionante. Secondo Porfirio Ponce, vicepresidente dello storico Sindacato dei Lavoratori dell'Industria delle Bevande e Simili ( STIBYS ), affiliato alla UITA , e membro del Fronte Nazionale Contro il Colpo di Stato, "abbiamo commemorato l'indipendenza dell'Honduras e del Centroamerica mentre viviamo sotto un regime de facto golpista, che se da una parte ha tolto la pace al nostro paese, dall'altra ha provocato l'unità ed il rafforzamento del movimento popolare honduregno.

In questo ottantesimo giorno di resistenza abbiamo assistito ad una mobilitazione mai vista prima nel paese. La gente è uscita per le strade in tutto l'Honduras - ha continuato Ponce - ed a Tegucigalpa la partecipazione è stata impressionante, con molta più gente di quella dello scorso 5 luglio quando circa 300 mila persone si erano radunate all'aeroporto internazionale di Toncontín per aspettare il ritorno del presidente Manuel Zelaya. Centinaia di migliaia di persone si sono ora riunite nel Boulevard Morazán ed hanno marciato verso il centro della città, fino ad arrivare al Parco Centrale, formando una colonna di vari chilometri".

Il vicepresidente dello STIBYS ha inoltre spiegato alla Lista Informativa "Nicaragua y más" che l'attività si è sviluppata senza problemi e che l'esercito e la polizia non hanno avuto il coraggio di reprimere la manifestazione per l'enorme quantità di gente presente in tutto il paese.

"Questo è un popolo che si è svegliato e oggi più che mai, siamo sicuri che nessuno potrà fernare il processo che ci porterà alla creazione di un'Assemblea Costituente. Questo popolo è sicuro di potere recuperare ciò che gli appartiene, attraverso la creazione di una nuova Costituzione che si basi sui bisogni ed i diritti della gente comune e non, come ora, sugli interessi dell'oligarchia locale", ha concluso.

Zelaya e Ortega celebrano l'Indipendenza. In occasione della settimana di commemorazione dell'Indipendenza Centroamericana, i presidenti del Nicaragua e dell'Honduras, Daniel Ortega Saavedra e Manuel Zelaya Rosales, hanno ricevuto la "Fiaccola della Libertà" dalle mani degli studenti nicaraguensi all'interno della storica hacienda San Jacinto, luogo in cui nel 1856 l'esercito del Nicaragua sconfisse i filibustieri dell'avventuriero statunitense William Walker.

"In questo luogo si è svolta una delle battaglie che sono il simbolo della lotta in difesa della nostra libertà - ha detto Manuel Zelaya -.
Continuiamo a lavorare e lottare per la Patria, perché i nostri avversari e nemici continuano ad essere gli stessi. Oggi come ieri dobbiamo quindi duplicare i nostri sforzi per sconfiggerli e per difendere la democrazia.

In Honduras è stata soppressa la libertà e i gruppi oligarchici continuano a volere mantenere il paese in schiavitù - ha continuato il presidente honduregno -. Il popolo nicaraguense si è unito a quello hondureño in difesa della democrazia in Centroamerica e per questo lo ringraziamo infinitamente.
Non avremo pace e non daremo tregua al regime golpista che usurpa il potere fino a che nel nostro paese non ritorni la democrazia", ha concluso.

Sotto una pioggia battente e dopo un lungo discorso in cui ha ricordato il colpo di Stato in Cile, orchestrato dai militari di questo paese e dal governo nordamericano, il presidente Daniel Ortega ha spiegato alle migliaia di studenti e studentesse giunte fino a qui per accompagnare il lungo percorso della "Fiaccola della Libertà Centroamericana", che non si può continuare a parlare di democrazia in America Latina mentre in Honduras il governo golpista continua a mantenersi nel potere, reprimendo ed assassinando la popolazione.
"La comunità internazionale ha l'obbligo morale ed etico di accompagnare il popolo honduregno in questa battaglia, obbligando i golpisti ad abbandonare il potere", ha concluso.
Nei prossimi giorni il presidente Manuel Zelaya parlerà davanti al plenario dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.


Sciopero generale contro il golpe
da Peacereporter - 11 Settembre 2009

I sindacati honduregni hanno iniziato uno sciopero generale contro il colpo di Stato che ha deposto Manuel Zelaya Rosales lo scorso 28 giugno.
La Confederazione Unitaria dei Lavoratori (FUTH), la Centrale Generale dei Lavoratori (CGT) e la Confederazione dei Lavoratori (CTH) incroceranno la braccia per 48 ore per chiedere il ritorno del Presidente eletto e la convocazione di un'assemblea costituente. La decisione è stata presa durante l'ultima assemblea del Fronte Nazionale della Resistenza, quando le tre principali organizzazioni sindacali del Paese hanno respinto la decisione di Roberto Micheletti, leader del governo di fatto, di convocare le elezioni generali per il prossimo 29 novembre.


Dopo 68 giorni di lotta i sindacati honduregni proclamano un nuovo sciopero nazionale

da La Via Campesina de Honduras - 4 Settembre 2009
Traduzione di Anna Camposampiero per www.socialpress.it

Oggi sono entrate in sciopero le imprese statali come: l’Azienda Nazionale per l’energia elettrica (ENEE), il Servizio Nazionale degli Acquedotti e Fognature (SANAA), l’Azienda Nazionale delle Telecomunicazioni (HONDUTEL) e altre aziende dello Stato i cui addetti sono iscritti ai tre sindacati che ci sono nel paese per partecipare alle proteste di resistenza.

I lavoratori che hanno occupato queste installazioni hanno dichiarato che sono seriamente colpiti dalle autorità nominate dal governo di fatto di Roberto Micheletti, poiché stanno licenziando molti addetti che lavorano da molti anni e stanno mettendo sotto contratto nuovi addetti raccomandati dalle nuove autorità di fatto che ora stanno gestendo le aziende del popolo.

Dall’altra parte, tutto il popolo honduregno sta aspettando i risultati dell’incontro a cui parteciperà il presidente Zelaya a Washington con la Segretaria di Stato Hillary Clinton. Quello che la resistenza spera è che questo paese del Nord riconosca una volta per tutte il colpo di Stato che ha subito il popolo honduregno il 28 giugno scorso, e che vengano applicati mezzi drastici ai golpisti perché abbandonino il potere il più presto possibile.

La protesta di giovedì 3 settembre 2009 è stata partecipatissima dato che si sono aggiunti gli insegnanti e molti impiegati pubblici che hanno deciso di non lavorare per giorni per partecipare alle attività del Fronte di Resistenza contro il colpo di stato e dare più forza a questo movimento che è nato per difendere i diritti dei cittadini onesti che si oppongono a questo regime di fatto che ci è stato imposto.

L’importanza di mantenere le proteste del Fronte di Resistenza in maniera permanente, secondo i suoi dirigenti, si riscontra nel fatto che ogni giorno la resistenza contro il colpo di stato aumenta e si estende per tutto il paese. Sono molte le persone che ogni giorni si uniscono al Fronte di Resistenza a livello nazionale.

Il Fronte di Resistenza contro il colpo di stato negli ultimi giorni ha messo in pratica nuove strategie per far avvicinare più simpatizzanti. Una delle strategie è quella di andare nei quartieri più poveri e in periferia per informare i cittadini di quello che sta accadendo nel paese. È curioso osservare come nelle zone più povere è dove si aggrega la maggior parte degli abitanti alle marce e molte casalinghe escono di casa per salutare i manifestanti e esprimere loro il proprio appoggio alla resistenza. Sono molti i cittadini interessati a far parte del Fronte di Resistenza, ma per varie ragioni non si sono uniti alla lotta, ma andando a trovarli a casa loro si motivano e si uniscono alla lotta.

Il panorama cambia quando durante le proteste si passa per i quartieri alti, dove vive l’oligarchia. Qui la popolazione chiude la porta della propria casa. Inoltre queste zone rimangono totalmente militarizzate. Molti degli abitanti non escono, solo osservano da alcuni luoghi poco esposti, ma in ogni modo il messaggio di presa di coscienza sta arrivando anche a loro.

Durante le notizie di oggi, verso mezzogiorno, è stato reso noto che il governo degli USA ha sospeso tutti gli aiuti umanitari all’Honduras; inoltre il governo statunitense non riconoscerà le persone che risultino elette in Novembre di quest’anno in Honduras durante le elezioni politiche, per continuare con un governo di fatto, poiché questo significherebbe confermare Roberto Micheletti al potere. Ci si aspetta nelle prossime ore altre dichiarazioni contro il regime golpista.

DOPO 68 GIORNI DI LOTTA, QUI NON SI ARRENDE NESSUNO!


La CIA dietro il golpe?
di Alessandro Grandi - Peacereporter - 18 Agosto 2009

Sono passate settimane dal golpe in Honduras e ancora non sono stati dipanati i dubbi relativi ai momenti de sequestro del presidente Manuel Zelaya.

Decine sono le ipotesi che riguardano quei momenti. Chavez, presidente venezuelano, aveva subito messo in mezzo la Cia e la Casa Bianca. In molti, soprattutto fra i governanti che compongono l'alleanza con il leader venezuelano, erano convinti che gli Usa in qualche modo avessero giocato un ruolo importante nel colpo di Stato hondureño.
Smentite con forza e rigettate al mittente, le accuse della prima ora erano passate quasi nel dimenticatoio. Oggi, ci pensa lo stesso presidente Zelaya a buttare benzina sul fuoco e a ricordare quei momenti.

Il presidente cacciato con la forza dal Paese che governava legittimamente ha assicurato che l'aeromobile che lo accompagnava nella Costa Rica il 23 giugno scorso si fermò a fare il pieno di carburante nella base aerea Palmerola, a circa 90 chilometri dalla capitale Tegucigalpa e dove esiste un distaccamento militare statunitense. Da lì sono iniziate le domande che a tutt'oggi non hanno ricevuto risposta. A Zelaya è apparso molto strano che per affrontare un volo molto breve, circa 40 minuti, ci fosse la necessità di riempire i serbatoi di combustibile. Coincidenza strana.

Il presidente Chavez per primo aveva detto di non vederci chiaro in questa situazione. Oggi, dopo le dichiarazioni di Zelaya sulla sosta per il rifornimento rincara la dose sostenendo che quella fermata è la prova inconfutabile della presenza degli Usa nel golpe a Tegucigalpa. Non solo. Il leader boliviariano sostiene anche che fra militari hondureñi e statunitensi ci fu una sorta di confronto per vedere che fare del presidente Zelaya. Ma la versione venezuelana dei fatti è ancora oggi tatta da dimostrare.

Era ovvio attendersi una reazione da Washington. Per voce del vicedirettore degli affari pubblici del Comando Sur, Robert Appin che lavora per supervisionare le operazioni militari statunitensi in America Latina, l'informazione "è senza fondamento. La base militare di Palmerola - continua Appin - è sotto giurisdizione hondureña ed è amministrata dall'esercito di Tegucigalpa. Noi non abbiamo mai avuto informazioni su quell'aereo".

Inoltre, Appin ha anche voluto sottolineare come gli edifici delle due forze militari siano ben diversi e ciò che accade nella palazzina degli hondureñi è solo ed esclusivamente una loro questione. Per dare conferma alle parole dette Appin ricorda che gli Usa non hanno riconosciuto il governo golpista di Micheletti e che dal momento in cui il governo de facto ha preso il controllo del paese sono stati sospesi tutti i tipi di collaborazione militare fra Usa e Honduras.

Apertamente Zelaya non ha mai accusato Washington di "sapere" del golpe o di aver fatto qualcosa per favorirlo. Adesso le cose sono cambiate e considerando che la crisi hondureña sembra essere scomparsa dalle pagine dei maggiori organi d'informazione mondiale, Zelaya si dice dispiaciuto e abbastanza frustrato per la mancanza di azioni concrete in suo favore da parte dell'amministrazione nord americana.

Va giù duro anche Patricia Valle vice cancelliere del governo deposto che dichiara "che la soste nella località che ospita la base militare di Palmerola è indicativa del fatto che gli Usa sono coinvolti nel golpe. Sta di fatto che se mai Zelaya ha accusato gli Usa da più parti nell'entourage del presidente legittimo dell'Honduras si crede che alcuni elementi deviati appartenenti alla Cia potessero sapere del golpe. O meglio che ne siano stati protagonisti.


Campagna mondiale di boicottaggio a Chiquita che appoggia il colpo di Stato in Honduras

Rispondendo all’appello del Frente Nacional contra el Golpe de Estado en Honduras, chiediamo il vostro apoggio per realizzare un BOICOTTAGGIO MONDIALE INDEFINITO contro la compagnia multinazionale CHIQUITA che, dietro le quinte, sta appoggiando i golpisti.

Per maggiori approfondimenti, consigliamo la lettura dei seguenti articoli:

Nicolas Kozloff:
www.rebelion.org (in spagnolo)

www.counterpunch.org (in inglese)

John Perkins

www.informationclearinghouse.info (in inglese)

Come aderire all’inziativa:
1) Non comprare banane Chiquita;
2) Diffondere il boicottaggio tra i vostri contatti;
3) Stampare su adesivi, magliette, poster, volantini il logo del boicottaggio;
4) Entrare nel portale della sede centrale della Chiquita a Cincinnati, OH (USA) www.chiquita.com e postare il seguente messaggio:
I DON’T BUY CHIQUITA BECAUSE IT SUPPORTS COUP DE ETAT IN HONDURAS

Se vi interessa il logo in altre lingue, lo trovate in:

www.boicotchiquita.blogspot.com