lunedì 7 settembre 2009

Update italiota

Per cominciare bene la settimana, un ulteriore sguardo sulle penose vicende italiote.
Buon divertimento...


Aspettiamo le dimissioni di Silvio Berlusconi
di Mazzetta - Altrenotizie - 7 Settembre 2009

Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici che lo legano a una leadership corrotta e tragicamente ridicola, devono cadere le barriere di classe, censo e orientamento ideologico; l'interesse comune deve avere ragione di qualsiasi resistenza o interesse particolare e la leadership deve essere rimossa quanto prima possibile. Ogni esitazione costa denaro e sofferenze e allungare l'agonia non è di nessuna utilità. L'Italia è indubbiamente il paese più corrotto tra tutti i paesi sviluppati. È anche il paese avanzato con la libertà d'informazione più compromessa. È inoltre il paese con il debito pubblico più elevato. Questi tre record non preoccupano l'attuale presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, che anzi ha ampiamente contribuito a consolidarli.

Silvio Berlusconi non si è limitato a peggiorare la situazione già tragica del paese, preoccupandosi solo di consolidare il proprio potere, ma con la sua condotta privata e con quella pubblica, ancora più vergognosa nel contrastare le legittime reazioni che questa ha suscitato, si è rivelato un pericoloso eversore dell'assetto repubblicano e ha provocato danni incalcolabili all'immagine e alla reputazione del paese.

Danni difficilmente quantificabili, ancor di più in un momento di crisi nel quale servirebbe una leadership attenta e presente ai problemi di milioni di italiani che finiscono sul lastrico. Ma è chiaro a chiunque, dalle menti più fini della classe dirigente fino ai meno dotati, che il comportamento di Silvio Berlusconi ha danneggiato e continua a danneggiare il paese, trascinato in una telenovela che in poche settimane l’ha reso lo zimbello della comunità internazionale. Non c'è uno spazio sui media internazionali nel quale non si rida di Berlusconi e dell'Italia e questo è ovviamente un danno inestimabile, ancora di più in tempi nei quali il marchio e l'immagine valgono più della stessa sostanza. Un'immagine tragica alla quale corrisponde purtroppo una sostanza altrettanto tragica, nel nostro caso.

La produzione del famigerato e lunare “Lodo Bernardo” altro non é che la conferma più plateale dell'esistenza di questo danno: se non esistesse, Berlusconi non avrebbe bisogno di premunirsi con una legge che impedisce di chiedergli il risarcimento dei danni all'immagine dello Stato. Un'iniziativa che si sposa con la realtà di un leader sull'orlo della disgrazia, piuttosto che sull'apparenza ridicola che cerca di affermare: quella di un leader apprezzato universalmente che gode di grande successo popolare e che passa da un trionfo all'altro.

È appena il caso di ricordare che la condotta istituzionale del suo governo sembra informata alla demolizione della Costituzione e alla demolizione dei poteri di controllo e al porsi, lui e i suoi associati, al di sopra delle leggi e dei controlli di legittimità che valgono per tutti i cittadini e tutti gli amministratori della cosa pubblica. L'aperta ostilità alle leggi e ai poteri concorrenti, l'arroganza istituzionale che è appena culminata in un attacco frontale all'Unione Europea, le pretese d'immunità personale e la sua ostilità agli altri poteri, con i quali sarebbe invece chiamato a convivere democraticamente, hanno fatto di Silvio Berlusconi la barzelletta della politica internazionale e una grave minaccia all'integrità e all'equilibrio istituzionale del paese. L'attacco di questi giorni a quella parte dell'informazione che sfugge al suo controllo e gli esercizi di calunnia verso chi lo critica sono solo le ultime gocce a cadere in un vaso già colmo.

Poco importa che lui e i suoi sgherri denuncino questa situazione come il risultato del complotto di forze malvagie e rivendichino comportamenti criminali come legittima difesa; chiunque sia in possesso delle proprie facoltà mentali è in grado di riconoscere l'evidenza. Silvio Berlusconi si è ormai avvitato in un’escalation contro tutti e tutti, disposto a pagare qualsiasi prezzo pur di rimanere in sella. Non c'è da stupirsi, è un prezzo che pagheranno gli italiani insieme a quelli di altre sue iniziative, come la scellerata decisione d'indebitare ulteriormente il paese per comprare tecnologia nucleare obsoleta.

Ciascuna delle sue azioni è ormai stereotipata e si riduce a questo modello, chiaramente fallimentare, nel quale a fronte di un suo modesto vantaggio personale o per i suoi associati, corrispondono spese e danni enormi al patrimonio e ai valori di questo paese. Spesso per tacitare o accontentare qualche delinquente che approfitta della sua debolezza.

Non è quindi l'ideologia che deve motivare classi dirigenti e popolari a liberarsi del suo governo, perché qualsiasi perplessità ideologica è soverchiata massicciamente dall'incombente distruzione dell'interesse e della reputazione nazionale. L'esempio degli Stati Uniti e del prezzo che stanno pagando dopo due mandati dell'amministrazione Bush, dovrebbe rendere l'idea di cosa attende il paese qualora sia permesso a Berlusconi di rimanere ancora al governo; la stessa implosione della destra statunitense è il risultato dell'abbandonarsi a un leader impresentabile.

Se il paese può sopportare le sue storie con minorenni e prostitute, se può sopportare la sua catena di patetiche e contraddittorie scuse, a mascherare la sua inadeguatezza morale nel ricoprire il ruolo di presidente del consiglio; non così può permettersi di accettare lo tsunami di fango con il quale Berlusconi sta provando a dimostrare che l'intero paese è sporco come lui appare sporco. Ugualmente infantile e pericoloso è l'espediente di accusare l'Unione Europea dei propri fallimenti, aprendo a tal fine un aspro e insensato confronto con i nostri confederati europei, un conflitto nel quale vorrebbe farsi campione di quella dignità nazionale che invece calpesta quotidianamente.

Interesse e dignità nazionale sono gravemente compromessi e queste lesioni non mancheranno di far sentire i loro effetti in futuro, accanto alle conseguenze dello smantellamento dello stato sociale, dell'istruzione pubblica e al degrado della vita pubblica. L'irrilevanza dell'Italia sulla scena internazionale e il suo conseguente isolamento, sono un danno attuale e reale, facilmente verificabile. Solo dittatori e leader sanguinari si accompagnano ormai a Silvio Berlusconi, mentre i capi di governo dei paesi più democratici temono la sua sola vicinanza in occasione delle occasioni internazionali alle quali presenzia.

Così anche in Italia, a lui s'accostano solo prosseneti e personaggi dalla reputazione ugualmente compromessa. Una debolezza che lo espone a ricatti di ogni genere; da quelli dei sedicenti partiti del Nord e del Sud fino a quelli delle mafie locali e che lo costringe all'alleanza esclusiva con soggetti altrettanto impresentabili, altrettanto ostili all'interesse generale. Una situazione che determina un vuoto di potere del quale i forti fanno stracci dei deboli e il degrado morale e quello materiale s'avanzano rapidissimi

Quale che sia la rete d'interessi che sostiene Silvio Berlusconi non può esimersi dal riconoscere che la sua presenza al governo è foriera di danni ben più ingenti della somma dei meschini vantaggi individuali che distribuisce ad amici e clienti. Quale che sia la sete di potere delle forze politiche che sostengono Silvio Berlusconi, non possono fare e meno di notare che il prezzo che pagheranno, continuando a sostenere una condotta tanto folle, è di molto superiore ai vantaggi che stanno lucrando al governo. Quali che siano gli interessi immediati d'industriali e finanzieri, non possono fare a meno di rilevare l'imponente distruzione di ricchezza in corso e il degradare di tutti gli indici economici in misura impressionante. Infine, quale che sia l'ignoranza della base sociale che lo sostiene, non sarà difficile convincerla dell'opportunità di liberarsi del soggetto e portarla ad applaudirne la caduta con lo stesso entusiasmo con il quale ne ha salutato l'ascesa.

Silvio Berlusconi non possiede doti sovrannaturali, ha solo un controllo estesissimo sui media e sulla creazione del senso, ha il dominio dell'informazione. Un controllo che la volontà politica e popolare gli può sottrarre – legittimamente - dalla sera alla mattina con una normativa antitrust simile a quelle adottate da tutti i paesi d'Europa, senza che nel paese si alzi alcuna ribellione o dissenso che non sia quella dei suoi dipendenti.

Nemmeno manca nel paese una lunga tradizione di governi poco ortodossi, si chiami governo tecnico o elettorale; si rimpastino i ricordi dell'unità nazionale o si tenti la strada dell'innovazione, non sono certo le soluzioni tecniche a mancare. Liberare con urgenza il paese dal peso dell'anomalia rappresentata da Berlusconi resta quindi responsabilità evidente della classe dirigente italiana e resta una sua scelta obbligata e coerentemente egoista, perché continuando così resterà ben poco da dirigere. Con il rischio reale che il malcontento popolare tracimi e trascenda, sprofondando ancora di più il paese verso il caos e verso danni ancora più severi.


Uno scandalo politico
di Giuseppe D'Avanzo - La Repubblica - 7 Settembre 2009

La conversazione di Noemi Letizia con Sky risulterà molesta a Berlusconi. Per almeno tre ragioni. Riaccende l'interesse pubblico intorno alla relazione della ragazza napoletana (18 anni) con il capo del governo (73 anni, il 29 settembre) e la strategia del premier non lo consente, ora che il piano di battaglia per l'autunno prevede non più una difesa improvvisata giorno per giorno - spesso catastrofica - ma una controffensiva mediatica e la cinica, brutale aggressione dei "nemici".

La ragazza, caduta l'attenzione per la politica, si dice pronta per cominciare la sua carriera nel mondo dello spettacolo e sembra rivolgersi all'"amico di famiglia" perché attende oggi che le promesse del passato diventino realtà. Non chiede più un seggio in Parlamento, ma la concretezza di un contratto televisivo, di un ingaggio cinematografico. Soprattutto, Noemi aggiunge la sua risposta alla domanda di quando suo padre Elio e "Silvio" si sono conosciuti: a contraddizione così si aggiunge contraddizione.

La ragazza ricorda "Silvio" nella sua vita da sempre, da quando ha memoria (quanti anni ha, tre, cinque, sette anni?). I suoi ricordi contraddicono la ricostruzione di Elio e le parole del capo del governo. Che, come si sa, ne ha dette troppe. "[Elio] era l'autista di Bettino Craxi" (Ansa, 30 aprile). "Elio è un mio amico da tanti anni, con lui ho discusso delle candidature europee" (Porta a Porta, 5 maggio). "Conosco i genitori, punto e basta. Ho incontrato la ragazza tre o quattro volte e sempre alla presenza dei genitori" (France 2, 6 maggio). Dal suo canto, come si ricorderà, Elio Letizia sostiene che la "vera conoscenza [con Silvio] ci fu nel 2001 (...) A metà dicembre io e mia moglie andammo a Roma per acquisti e, passando per il centro storico, pensai che fosse la volta buona per presentare a Berlusconi mia moglie e mia figlia" (il Mattino, 25 maggio).

Dunque: il capo del governo "per la prima volta vide Noemi" nel dicembre del 2001. Noemi ha dieci anni. Il ricordo di Elio Letizia non coincide con un altro, improvviso ricordo di Silvio Berlusconi. In quello stesso 25 maggio, la memoria del capo del governo disegna un'altra scena decisamente differente da quella che ha in mente Elio Letizia. "La prima volta che ho visto questa ragazza è stato a una sfilata", dice il premier (Corriere, 25 maggio). Quindi, in un luogo pubblico e non nei suoi appartamenti pubblici o privati. Non nel 2001, come dice Elio, ma più avanti nel tempo perché Noemi avrebbe avuto l'età adatta per "sfilare" (quattordici, quindici, sedici anni, 2005, 2006, 2007). Sono tutte versioni che non coincidono con quella che oggi offre la ragazza che, pur senza dar date, colloca prima del 2001 (da sempre, da quando ho memoria) la conoscenza con il leader.

Ogni volta che salta fuori questa storia di Noemi, Berlusconi appare "un baro preso con l'asso nella manica" (Giuliano Ferrara, Panorama, 4 settembre). E tuttavia ancora oggi bisogna chiedersi se l'amicizia con una minorenne del maturo capo del governo sia soltanto un fatto privato o anche una questione pubblica.

Chiedere conto al premier di quella relazione è un'intrusione nella sua privacy o, come hanno spiegato qui Zagrebelsky, Rodotà e Galli, interpella l'etica pubblica perché non è irrilevante se lo stile di vita di chi governa contraddice i valori sociali e politici che pubblicamente proclama e impone agli altri? Si tratta di "moralismo", o in democrazia i cittadini hanno diritto di conoscere chi sono i propri rappresentanti sotto tutti i profili, perché è stato chi governa a chiedere il voto e a instaurare con gli elettori un rapporto di fiducia? L'ostinazione a venire a capo di queste questioni - non trascurabili per un ordinato vivere civile - può essere definita "un'ossessione" o addirittura uno sbirciare dal "buco della serratura"?

Franco Cordero ripete spesso che in Italia "le memorie deperiscono e i fatti fluttuano". Questa storia non fa eccezione e pare utile fermare qualche fatto per evitare che la memoria inganni e si autoinganni. L'intero affare è stato sollevato in campo politico, da un'intelligenza politica, per ragioni politiche. Può la nuova classe dirigente del Paese essere selezionata negli studi televisivi, si chiede - prima delle elezioni europee - la fondazione farefuturo, presieduta da Gianfranco Fini: "Assistiamo a una dirigenza di partito che fa uso dei bei volti e dei bei corpi di persone che con la politica non hanno molto da fare".

Il tema appare caro anche alla moglie del premier che, pubblicamente, denuncia il "ciarpame del potere", paccottiglia politica (politica, non familiare né sentimentale): "Quello che emerge oggi, attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile, è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte le donne. Qualcuno ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell'imperatore. Condivido, quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore". (Ansa, 28 aprile, 22,31).

Soltanto chi vuol essere cieco non vede. All'inizio di questa storia c'è una questione schiettamente politica. Come seleziona la destra riformista le nuove classi dirigenti? E' assennato e conveniente per il futuro del Paese che il leader di una voluminosa maggioranza lo faccia nei backstage delle sue tv o durante le feste a Palazzo o in Villa? Possono essere affidate responsabilità pubbliche o rappresentanza parlamentare a giovani fanciulle che hanno il solo merito di essere le "favorite" dell'"imperatore"?

Da qui ha inizio lo scandalo che ancora oggi travolge Berlusconi. L'apparizione di Noemi Letizia lo sintetizza tutto e lo aggrava. E' la stessa ragazza a dire, il 28 maggio, che in futuro si dedicherà alla politica o allo spettacolo: "Lo deciderà Papi", come "con dolcezza" chiama Silvio. Politica o spettacolo, nelle parole sincere della ragazza, sono la stessa cosa. Non si sbaglia. E'È quel che contesta farefuturo e segnala Veronica Lario che denuncia: "Mio marito frequenta minorenni e non sta bene, come ho già detto ai suoi amici".

Anche se molti oggi lo dimenticano, in buona o mala fede non importa, è stato proprio Berlusconi a mostrarsi consapevole che necessità etiche e politiche gli imponevano trasparenza; un pubblico rendiconto delle sue relazioni e del suo modo di governare; il documentato rifiuto delle censure della moglie e dell'accusa di avere condotte private disordinate e riprovevoli. Per queste ragioni, si presenta nel salotto bianco di Bruno Vespa - non proprio "il buco della serratura", ma l'agorà dell'infelice Italia televisiva - per dire: "Chi è incaricato di una funzione pubblica deve chiarire" (Porta a Porta, 5 maggio).

Intenzione apprezzabile, addirittura saggia. Purtroppo insincera. Non può essere "un'ossessione" prendere Berlusconi sul serio e chiedergliene conto oggi (e ancora) se quelle sue spiegazioni sono risultate tutte farlocche, dalle candidature delle "veline" alla sua frequentazione di minorenni. Non può essere "moralismo" tenere il filo di un "primato della menzogna" che oggi appare il più autentico paradigma del potere berlusconiano, utile a confondere l'opinione pubblica e, da sette giorni, il venefico carburante per alimentare una "macchina della calunnia" lanciata, forte di un maestoso conflitto di interessi, contro i suoi avversari, veri o presunti che siano.

Noemi che si riaffaccia alla scena pubblica, chiedendo all'"amico di famiglia" il sostegno che gli ha promesso, ripropone il carattere politico di uno scandalo che mai è stato privato. Che non è né "un'ossessione" né un pettegolezzo, ma il ragionevole discorso pubblico di una decente democrazia occidentale.


Il gossip serve a mascherare le vere magagne d'Italia
di Massimo Fini - www.massimofini.it - 4 Settembre 2009

Una volta Fellini mi disse: «L’Italia è un Paese dove la realtà supera sempre l’immaginazione». Nessuna fantasia, credo, nemmeno la più scatenata, avrebbe potuto immaginare che la politica italiana, e i media che fanno da supporto alle due bande che se la contendono, quella di una sinistra che si fa sempre più fatica a definire tale e di una destra che pure si fa fatica a chiamare destra (perché destra e sinistra sono, o perlomeno lo sono state, delle cose serie), sarebbero precipitati così in basso, in una melma maleodorante in cui sguazzano compiaciuti. Si fa fatica anche a parlarne perché è come se, dovendo spiegare una figura geometrica complessa, si dovesse ogni volta ripartire dal punto e dalla retta, cioè dai fondamentali.

Una sinistra consapevole di sè, del senso dello Stato, delle Istituzioni, dovrebbe avere ben chiaro che le vicende private di un premier, qualora non si concretino in reati, non possono essere oggetto di scontro politico. Sono, appunto, fatti privati. E invece è da mesi che la sinistra e i suoi giornali battono il chiodo dei cosiddetti casi Noemi ed escort, e La Repubblica è arrivata a porre al premier domande da confessionale del tipo di quelle che, da ragazzini, ci faceva il prete: «Quante volte, figliolo?». Una cosa grottesca.

Per contrastare questa campagna Il Giornale di Vittorio Feltri è andato a scovare una vecchia vicenda che riguarda il direttore di Avvenire Dino Boffo, che in questi mesi ha criticato duramente la condotta privata del premier. Feltri ha raccontato che il Boffo ha patteggiato su una condanna per molestie a una signora che aveva il torto di essere la moglie di un suo amico o, forse, compagno. Ne è nato un putiferio. Sono intervenuti politici, cardinali, difensori e accusatori d’ufficio e tutti i giornali hanno intinto il biscotto in questa storia pruriginosa. Della sinistra non si capisce se sia più cretina o più connivente.

Chi infatti ha tratto vantaggio dai gossip Noemi-escort di cui il «caso Boffo» è solo un’appendice? Silvio Berlusconi. Berlusconi che, a differenza della sinistra, non è cretino, ha cavalcato le storie su Noemi ed escort e ha addirittura incoraggiato il gossip capendo benissimo due cose: 1) Che su quel piano era politicamente inattaccabile 2) Che quel polverone serviva a far passare in secondo piano altre «magagne», chiamiamole così, vecchie e nuove, ben più sostanziali.

Per la verità una di queste «magagne» è venuta fuori, indirettamente, proprio nel «caso Boffo». Se Il Giornale fosse un quotidiano normale, la diatriba si sarebbe risolta in una polemica, penosa e avvilente, fra due giornalisti. Ma si dà il caso che Il Giornale appartenga, come si dice pudicamente, «alla famiglia Berlusconi», cioè a Berlusconi. Com’è ultranotorio. Prova ne è che il presidente del Consiglio, per dribblare l’accusa di aver imbeccato Feltri e tentare di evitare uno scontro con la Chiesa, si è sentito in dovere di dissociarsi e ha emanato un comunicato in cui nega di aver mai incontrato o di aver telefonato al direttore prima dell’uscita dell’articolo su Boffo.

Non c’è alcun motivo di prendere le distanze da un giornale se non è il tuo. Ma in nessun paese democratico un uomo politico, tantomeno un premier, può avere un giornale, neppure un foglio di quartiere. Invece Berlusconi controlla Il Giornale, tutti i network televisivi nazionali privati, la Mondadori... L’altra «magagna», ancora più grave, che, nella confusione, è passata nel dimenticatoio è che qualche mese fa il Tribunale di Milano ha sentenziato, sia pure in primo grado, che Berlusconi ha corrotto un teste perché dichiarasse il falso. In nessun Paese democratico un premier in una simile situazione potrebbe rimanere al suo posto un giorno di più.

Ma i nostri politici, i media, i cittadini sembrano più interessati alle Noemi, alle D’Addario, ai Boffo, in un Paese dove si sono persi i fondamentali, il senso delle priorità, di cosa è importante di cosa non lo è; è che somiglia sempre più ad un inguardabile bordello. Come diceva Fellini: «L’Italia è un Paese dove la realtà supera sempre l’immaginazione».

Riflessioni sul dopo Boffo

di Giulietto Chiesa - Megachip - 6 Settembre 2009

E' il punto più basso, forse, dalla compromissione con il fascismo, cui è giunta la Chiesa Cattolica italiana, cioè la Chiesa Cattolica tout court.

Le dimissioni di Boffo, uomo di Ruini (e questo lo qualifica) sono sostanzialmente il segno di un violentissimo scontro di potere all'interno della Conferenza Episcopale Italiana e, cioè, della Chiesa.

Scontro che non è tra buoni e cattivi, ma tra due opzioni di contratto con il Male, con l'Anticristo: una più indecente dell'altra. Ma entrambe insulto al primato dello spirito e accettazione delle più volgari idee di compromesso con il potere temporale. Con il peggiore dei poteri temporali che, appunto, è toccato all'Italia dalla seconda guerra mondiale.

Entrambe subalterne al materialismo più sfrenato, al consumismo più ottuso, all'egoismo più becero. Entrambe lontane mille miglia da ogni idea di solidarietà e di giustizia. L'unica buona notizia è che il Padrone ha esagerato e che molti cattolici non possono digerire anche quest'ultimo insulto.

Ma Berlusconi non sarebbe dov'è se la Chiesa Cattolica non lo avesse legittimato in cambio di tanti trenta denari che ha ricevuto e dai quali si è fatta comprare (a cominciare dal finanziamento alla scuola privata e l'elenco sarebbe lungo).

E si continua propagando lo sfacelo morale del paese. Le loro eminenze ricevono Bossi – il fascismo italiano nella sua riedizione secessionista – e non trovano il coraggio di rifiutare l'ipotesi di un nuovo e peggiore compromesso in cambio di una pillola. E così facendo ribadiscono il chiodo della compromissione con questo putrido potere anti-democratico e anti-umano.

Berlusconi ha corrotto anche la Chiesa: questo è il messaggio.

Se fossi cattolico me ne vergognerei, come se fossi di sinistra mi vergognerei di coloro che l'hanno guidata a questo approdo postribolare.


Metti una sera a cena

di Sandra Amurri - http://antefatto.ilcannocchiale.it - 3 Settembre 2009

Iniziamo a raccontare con un’immagine, l’ennesimo conflitto d’interesse del Governo Berlusconi, in attesa che Veltroni, come ha annunciato, partorisca il suo progetto per risolvere il problema.

La sera, il Ministro della salute Maurizio Sacconi rientra a casa. Si siede a tavola. Accanto a sé la moglie, Enrica Giorgetti. Trascurando i dialoghi privati tra i due. E’ credibile che parleranno anche di questioni legate al lavoro di ognuno? Sì. Bene.

Ma se lui, dirige un Ministero, quello della salute, che stabilisce, attraverso la AIFA (Agenzia italiana farmaci) i prezzi dei farmaci, ma anche quali farmaci ritirare dal commercio e quali no e anche, per restare all’attualità, se rendere obbligatorio il vaccino contro il virus dell’ A/H1N1 (conosciuto erroneamente come influenza suina) oltre che per le fasce, così dette a rischio, anche a soggetti tra i 2 e i 27 anni per un totale di 15,4 milioni di persone, considerando che il vaccino prevede due dosi significa che verranno acquistate 48 mln di dosi di vaccino pandemico, stiamo parlando di un giro d’affari che si aggira sui 10 miliardi di dollari e 600 milioni di dosi prenotate per tutto il mondo; e lei è Direttore Generale di Farmindustria che rappresenta politicamente, diciamo, tutte le aziende farmaceutiche italiane? La conversazione tra moglie e marito assume contorni inquietanti? Sì.

Per restare sull’attualità più stretta, sappiamo che si stanno acquistando circa 48 milioni di dosi, un grande affare per le aziende e per Farmindustria che le rappresenta. E che, come spiega il farmacologo Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano: “L’acquisto di 48 milioni di vaccini sarà una spesa non indifferente per le già malandate casse dello Stato e addirittura probabilmente inutile. Se il virus A/H1N1 della nuova influenza non muterà, acquisendo dunque una maggiore virulenza rispetto allo stato attuale, la vaccinazione di massa annunciata dal governo italiano e da quelli di molti altri paesi non è necessaria. Esiste, certamente una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche».

Tutto questo, premettendo, che non abbiamo elementi per dubitare della professionalità della dottoressa Giorgetti, laureata in Giurisprudenza, nominata Direttore generale di Farmindustria che fa capo a Confindustria, dopo essere stata direttore dei rapporti istituzionali e della comunicazione di Autostrade S.p.A. e direttore dell'Area strategica impresa e territorio di Confindustria, ma il fatto che sia moglie del Ministro della salute è un fatto che non garantisce ai cittadini alcuna certezza di imparzialità nella gestione della salute pubblica.

Non si può, infatti, trascurare che Farmindustria, che riunisce oltre 200 imprese del farmaco operanti in Italia, nazionali e a capitale estero, è soggetta ai controlli del Ministero della Sanità, controlli che vanno da quelli sull’avvio dell’impresa, di natura sanitaria e non sanitaria sugli stabilimenti; ai controlli sul prodotto a quelli sulla sua immissione in commercio e sulla presentazione del prodotto, a quelli sui prezzi, a quello sulla presentazione del farmaco in commercio (etichetta, foglio illustrativo e pubblicità) che riguarda la presentazione al pubblico del prodotto e le sue successive modificazioni ecc…

E mentre in Italia il fatto non è tale da guadagnarsi le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali e, di conseguenza di non suscitare l’indignazione di cittadini non informati, all’estero non è così. Per appurarlo basta leggere la britannica Nature, una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche, forse, in assoluto quella considerata, insieme a Scienze, di maggior prestigio nell'ambito della comunità scientifica internazionale, fondata nel 1869, che il 7 agosto, in un dettagliato articolo dal titolo “Clean hands, please” (Mani Pulite, per favore) avverte: “…Per di più le connessioni tra i Ministeri della sanità e del welfare con il sistema industriale sono sgradevolmente strette: per esempio la moglie del ministro Maurizio Sacconi è direttrice generale di Farmindustria, l’associazione che promuove gli interessi delle aziende farmaceutiche… Infatti il Governo Berlusconi ha già manifestato l’inquietante tendenza di permettere a interessi industriali di estendere la loro influenza su agenzie dello Stato".

Nature, che, a differenza di quanto accade nel nostro Paese, dove la memoria viene considerata ingombrante, ricorda che gli scandali nel nostro Ministero della Salute abbiano origini lontane risalendo ai tempi dei De Lorenzo, dei Poggiolini, ecc. “Il Governo”, conclude Nature "dovrebbe pensare due volte se può essere il caso di riaprire la porta che è stata sbarrata dopo il caso Poggiolini”.

Morale, triste morale: per ricordare cosa è avvenuto, e per apprendere cosa avviene in Italia, dobbiamo leggere la stampa estera.


I soldati nelle strade: servono davvero?

di Pietro Cambi - http://crisis.blogosfere.it - 3 Settembre 2009

Tornando dalle ferie sto cominciando a rimettere mano a tante notiziuole che, con i miei sensi di ragno, sembravano "meritevoli di ulteriore approfondimento".

Una, che mi era parsa interessante, era che, dato l'enorme successo in termini di lotta alla criminalità, si sarebbe prorogata la cosidetta operazione "strade sicure", ovvero l'affiancamento di circa 3500 militari alle nostre forze di polizie nel compito di prevenzione e vigilanza anticrimine in alcune città particolarmente "a rischio", estendola ad altre città del Nord del Centro e del Sud, tra cui la mia Firenze.

Nello stesso tempo venivano diffuse dal Viminale, a supporto di tali affermazioni, le statistiche sulla criminalità, pubblicate qui dal Sole 24 Ore.

Mi ci sono baloccato un pochino e sono venute fuori delle cose che credo interessanti.

Sopratutto considerando che sembrano confutare, almeno in parte, le affermazioni del Governo.

Vediamo innanzitutto le statistiche divise per Provincie e ordinate per numero di crimini denunciati ogni 100.000 abitanti, ovvero per pericolosità.

IN GIALLO le città dove i soldati sono stati messi di pattuglia, affiancando le forze dell'ordine.

Normal 0 14

Province

Numero

x100mila ab.

Var.% 2007-08

RIMINI

22.243

7.457

-17,0

BOLOGNA

69.981

7.259

-12,5

MILANO

280.019

7.168

-9,0

TORINO

153.908

6.757

-11,5

GENOVA

58.260

6.592

-16,9

FIRENZE

56.887

5.822

-14,1

ROMA

235.328

5.794

-15,8

IMPERIA

12.694

5.786

0,6

RAVENNA

21.419

5.644

-8,3

PESCARA

17.539

5.553

-1,8

MODENA

37.349

5.511

-9,4

PRATO

13.114

5.336

-3,5

BRESCIA

63.797

5.265

-2,7

SAVONA

14.959

5.248

-11,8

PISA

20.746

5.111

-5,0

CATANIA

54.183

5.008

-5,3

VENEZIA

42.188

4.995

-12,7

PAVIA

26.435

4.979

-4,0

PISTOIA

14.277

4.967

-3,5

LA SPEZIA

10.783

4.866

-1,9

LUCCA

18.828

4.864

-8,6

LIVORNO

16.232

4.783

-9,1

FERRARA

16.549

4.651

-12,7

PARMA

19.789

4.649

-10,2

PADOVA

42.245

4.643

-13,2

NAPOLI

141.166

4.579

-3,6

REGGIO EMILIA

22.765

4.463

-5,9

GROSSETO

9.921

4.440

-7,0

VERONA

39.724

4.432

-16,7

ALESSANDRIA

19.095

4.381

-11,4

MASSA CARRARA

8.781

4.338

1,1

NOVARA

15.553

4.298

-4,4

BERGAMO

45.193

4.265

-0,5

TRIESTE

10.064

4.256

-4,7

LATINA

22.841

4.252

-10,5

FORLI'

16.077

4.197

-8,1

ASTI

9.069

4.159

-6,4

PALERMO

51.523

4.144

-2,9

FOGGIA

28.224

4.136

-7,0

BARI

65.545

4.098

-2,9

CATANZARO

14.800

4.026

-14,6

TERAMO

12.240

3.999

-5,3

VARESE

34.253

3.969

-5,6

PERUGIA

25.793

3.945

-8,8

BRINDISI

15.779

3.916

5,8

ANCONA

18.404

3.910

-3,9

CALTANISSETTA

10.557

3.873

2,6

BIELLA

7.194

3.837

-7,4

VIBO VALENTIA

6.400

3.815

-4,2

TRAPANI

16.589

3.805

0,8

SASSARI

18.078

3.788

0,2

AOSTA

4.739

3.762

-8,6

PIACENZA

10.408

3.696

-8,6

VITERBO

11.454

3.687

1,3

CASERTA

32.998

3.675

-3,6

TERNI

8.453

3.665

-12,1

SIRACUSA

14.611

3.646

0,7

CREMONA

12.965

3.642

-1,6

VERCELLI

6.388

3.602

-11,4

AREZZO

12.318

3.598

-11,4

ROVIGO

8.679

3.524

-14,3

MACERATA

11.247

3.519

-4,5

MANTOVA

14.109

3.495

-7,5

MESSINA

22.638

3.461

4,1

ASCOLI PICENO

13.310

3.445

-2,7

REGGIO CALABRIA

19.506

3.438

-7,5

COSENZA

25.001

3.415

-6,6

GORIZIA

4.833

3.405

-7,7

TARANTO

19.699

3.393

-2,3

RAGUSA

10.513

3.372

-0,2

VERBANIA

5.457

3.362

-11,2

LODI

7.341

3.342

-3,5

COMO

19.268

3.333

-6,1

CROTONE

5.749

3.326

-4,0

TRENTO

17.043

3.320

-7,3

ISERNIA

2.939

3.298

-4,6

CAGLIARI

25.372

3.283

2,0

LECCO

10.872

3.279

-6,0

SIENA

8.664

3.254

-4,2

CHIETI

12.809

3.247

-4,2

VICENZA

27.592

3.238

-8,5

CUNEO

18.237

3.142

-5,0

SALERNO

34.565

3.135

-5,3

PORDENONE

9.637

3.132

-12,5

PESARO

11.753

3.123

1,5

LECCE

25.095

3.093

-3,3

AGRIGENTO

13.976

3.068

2,5

UDINE

16.303

3.042

-6,9

NUORO

7.707

2.939

-4,3

SONDRIO

5.249

2.895

-1,8

L'AQUILA

8.780

2.854

-4,4

RIETI

4.459

2.844

-0,5

BOLZANO

13.705

2.775

-3,9

FROSINONE

13.723

2.773

-7,3

TREVISO

24.080

2.769

-13,8

CAMPOBASSO

6.379

2.753

-1,8

BELLUNO

5.804

2.717

-9,4

AVELLINO

11.447

2.607

-10,1

BENEVENTO

7.246

2.509

-6,2

ORISTANO

3.686

2.404

-5,9

POTENZA

9.214

2.380

-2,5

ENNA

4.091

2.355

4,5

MATERA

4.212

2.067

-6,1

Vediamo ora, invece, le stesse statistiche, questa volta ordinate per il miglioramento in % sul numero dei crimini nel periodo 2008 su 2007

Normal 0 14

Normal 0 14

Province

Numero

x100mila ab.

Var.% 2007-08

RIMINI

22.243

7.457

-17,0

GENOVA

58.260

6.592

-16,9

VERONA

39.724

4.432

-16,7

ROMA

235.328

5.794

-15,8

CATANZARO

14.800

4.026

-14,6

ROVIGO

8.679

3.524

-14,3

FIRENZE

56.887

5.822

-14,1

TREVISO

24.080

2.769

-13,8

PADOVA

42.245

4.643

-13,2

VENEZIA

42.188

4.995

-12,7

FERRARA

16.549

4.651

-12,7

BOLOGNA

69.981

7.259

-12,5

PORDENONE

9.637

3.132

-12,5

TERNI

8.453

3.665

-12,1

SAVONA

14.959

5.248

-11,8

TORINO

153.908

6.757

-11,5

ALESSANDRIA

19.095

4.381

-11,4

VERCELLI

6.388

3.602

-11,4

AREZZO

12.318

3.598

-11,4

VERBANIA

5.457

3.362

-11,2

LATINA

22.841

4.252

-10,5

PARMA

19.789

4.649

-10,2

AVELLINO

11.447

2.607

-10,1

MODENA

37.349

5.511

-9,4

BELLUNO

5.804

2.717

-9,4

LIVORNO

16.232

4.783

-9,1

MILANO

280.019

7.168

-9,0

PERUGIA

25.793

3.945

-8,8

LUCCA

18.828

4.864

-8,6

AOSTA

4.739

3.762

-8,6

PIACENZA

10.408

3.696

-8,6

VICENZA

27.592

3.238

-8,5

RAVENNA

21.419

5.644

-8,3

FORLI'

16.077

4.197

-8,1

GORIZIA

4.833

3.405

-7,7

MANTOVA

14.109

3.495

-7,5

REGGIO CALABRIA

19.506

3.438

-7,5

BIELLA

7.194

3.837

-7,4

TRENTO

17.043

3.320

-7,3

FROSINONE

13.723

2.773

-7,3

GROSSETO

9.921

4.440

-7,0

FOGGIA

28.224

4.136

-7,0

UDINE

16.303

3.042

-6,9

COSENZA

25.001

3.415

-6,6

ASTI

9.069

4.159

-6,4

BENEVENTO

7.246

2.509

-6,2

COMO

19.268

3.333

-6,1

MATERA

4.212

2.067

-6,1

LECCO

10.872

3.279

-6,0

REGGIO EMILIA

22.765

4.463

-5,9

ORISTANO

3.686

2.404

-5,9

BRINDISI

15.779

3.916

5,8

VARESE

34.253

3.969

-5,6

CATANIA

54.183

5.008

-5,3

TERAMO

12.240

3.999

-5,3

SALERNO

34.565

3.135

-5,3

PISA

20.746

5.111

-5,0

CUNEO

18.237

3.142

-5,0

TRIESTE

10.064

4.256

-4,7

ISERNIA

2.939

3.298

-4,6

MACERATA

11.247

3.519

-4,5

ENNA

4.091

2.355

4,5

NOVARA

15.553

4.298

-4,4

L'AQUILA

8.780

2.854

-4,4

NUORO

7.707

2.939

-4,3

VIBO VALENTIA

6.400

3.815

-4,2

SIENA

8.664

3.254

-4,2

CHIETI

12.809

3.247

-4,2

MESSINA

22.638

3.461

4,1

PAVIA

26.435

4.979

-4,0

CROTONE

5.749

3.326

-4,0

ANCONA

18.404

3.910

-3,9

BOLZANO

13.705

2.775

-3,9

NAPOLI

141.166

4.579

-3,6

CASERTA

32.998

3.675

-3,6

PRATO

13.114

5.336

-3,5

PISTOIA

14.277

4.967

-3,5

LODI

7.341

3.342

-3,5

LECCE

25.095

3.093

-3,3

PALERMO

51.523

4.144

-2,9

BARI

65.545

4.098

-2,9

BRESCIA

63.797

5.265

-2,7

ASCOLI PICENO

13.310

3.445

-2,7

CALTANISSETTA

10.557

3.873

2,6

POTENZA

9.214

2.380

-2,5

AGRIGENTO

13.976

3.068

2,5

TARANTO

19.699

3.393

-2,3

CAGLIARI

25.372

3.283

2,0

LA SPEZIA

10.783

4.866

-1,9

PESCARA

17.539

5.553

-1,8

SONDRIO

5.249

2.895

-1,8

CAMPOBASSO

6.379

2.753

-1,8

CREMONA

12.965

3.642

-1,6

PESARO

11.753

3.123

1,5

VITERBO

11.454

3.687

1,3

MASSA CARRARA

8.781

4.338

1,1

TRAPANI

16.589

3.805

0,8

SIRACUSA

14.611

3.646

0,7

IMPERIA

12.694

5.786

0,6

BERGAMO

45.193

4.265

-0,5

RIETI

4.459

2.844

-0,5

RAGUSA

10.513

3.372

-0,2

SASSARI

18.078

3.788

0,2

Come si vede le città prescelte per il test dell'operazione "strade sicure" erano tra quelle a più alto indice di criminalità, con le notabili eccezioni di alcune città, forse casualmente governate da giunte di centro sinistra, come Rimini, Bologna, Genova, Firenze.

I risultati del dispiegamento di migliaia di militari, a quanto risulta dalle statistiche, non è stato però così sostanziale.

Se a Verona, Roma, Padova, Torino si sono conseguiti, infatti, ottimi risultati, altrettanto non si può dire per le altre città che navigano o a centro classifica, Milano, Catania, o addirittura verso i bassifondi (Napoli, Caserta, Palermo, Bari).

Un commento a parte merita Caserta, di cui Il Ministro Maroni vorrebbe addirittura fare un modello da esportare in altre città ( il Modello Caserta, appunto).

Come si vede a Caserta si sono ottenuti risultati da fondo classifica, mentre, per fare un paio di esempi, a Catanzaro ed Avellino, aree limitrofe non certo libere dalla criminalità organizzata, la % di miglioramento è stata superiore di diverse volte, tanto da portare, nel silenzio dei media, le due città in vetta alla classifica dei risultati operativi conseguiti.

Il tutto senza trasformarle, a quanto pare, in periferie di Kabul, Bassora o Sidone, ma solo agendo con le forze dell'ordine disponibili.

Le migliori della lista, in ogni caso, sono state Rimini e Genova, due città non interessate dall'operazione.

Ad un superficiale occhio esterno, quindi, al di fuori dei proclami di facciata, non pare che il contributo dei militari sia stato particolarmente determinante.

Certo: una mano l'hanno sicuramente data.

Il dubbio, tuttavia, resta quello che tutta l'operazione voglia abituare i cittadini ad una situazione di "emergenza permanente" sia perchè come è noto i temi della sicurezza fanno prendere voti principalmente alla destra sia perchè, vengo al punto, nel futuro i soldati potrebbero essere più facilmente e "proficuamente " utilizzati nel contesto di "disordini diffusi".

Voglio dirla fuori dai denti: nessuno, ma proprio nessuno, con un minimo di gnegnero in zucca, può pensare che la Crisi sia DAVVERO alle spalle.

Ci sono TONNELLATE DI BUONE RAGIONI per questa "grave" affermazione, la maggior parte le abbiamo già espresse negli ultimi mesi e ne riparleremo nei prossimi post.

Intanto, visto che siamo tra "fissati, Cassandre, menagramo, portasfiga e catastrofisti" vari, ne converrete con me:

I tempi duri stanno, in larga misura, DAVANTI e non dietro a noi.

In questo contesto i disordini sono attesi e ci si prepara ai disordini addestrando i soldati, che certo non sono nati per questo genere di "operazioni", ad operare in un contesto urbano nostrano.

La scusa pare buona, la popolazione, in fondo, li accetta abbastanza tranquillamente e quindi si replica.

A riprova faccio presente come sarebbe stato più costruttivo aumentare le risorse alle forze dell'ordine attuali, cosa che ci si è ben guardato da fare ( senza parlare dello scandalo degli italici carceri, con condizioni subumane di contorno, mentre 50 istituti già pronti e finiti, a sentire Pannella, restano chiusi per MANCANZA DI PERSONALE).

Non dico che qualcuno stia pensando ad un golpe.

Dico solo che l'evenienza di disordini diffusi è seriamente presa in considerazione e ci si prepara, addestrando il personale militare per ogni eventualità in cui non bastassero le forze dell'ordine.

A mio avviso, in ultima analisi, è questo lo scopo, indicibile ma reale e strategico, che sta dietro il dispiegamento dei soldati per le strade in un contesto di relativa tranquillità sociale.

Voi che ne dite?