Nonostante la poderosa macchina da guerra della propaganda berlusconiana sia riuscita in tutti questi anni a nascondere sotto il tappeto ogni contrasto e magagna interna al centrodestra – cosa di cui invece è stato assolutamente incapace il centrosinistra –, ora questi nodi stanno finalmente venendo al pettine, facilitati proprio dalla creazione del Pdl.
Si sa che i rapporti tra Fini e Berlusconi già da qualche anno non erano certo dei migliori, basti ricordare ad esempio le dichiarazioni di Fini subito dopo “l’exploit del predellino” di Silvio, ma da quando è diventato Presidente della Camera le relazioni sono decisamente peggiorate fino a raggiungere ormai un punto di non ritorno. E ne sono ulteriore testimonianza le ultime frasi di Fini a favore del voto amministrativo per gli immigrati e le richieste di modifica alla Camera del testo della legge sul testamento biologico.
Berlusconi però aveva subito risposto bocciando la linea del presidente della Camera su questi due temi, difendendo il testo votato dal Senato sul testamento biologico che Fini aveva addirittura definito “clericale”. Inoltre per mettere in un angolo Bossi, che aveva dato del matto a Fini, Berlusconi aveva rassicurato il proprio elettorato annunciando che “il centrodestra non cederà mai” sul voto agli immigrati, definendolo “un subdolo stratagemma comunista”. E’ facile immaginare l’immensa gioia di Fini per essere stato definito, in pratica, un comunista…
Ma è con l’attacco a Fini da parte del direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri, che il limite è stato definitivamente superato e Berlusconi è ormai deciso a tutto pur di chiarire quali sono i rapporti di forza nel governo e nel Pdl da qui alle elezioni regionali dell’anno prossimo, consapevole del fatto che la corsa alla sua successione è già cominciata e che, superato positivamente l’appuntamento elettorale del 2010, non ci saranno altri ostacoli fino alla conclusione della legislatura. Ma questi sono solo i desiderata di Berlusconi, e non è affatto detto che si realizzeranno.
Gli ex di AN fedeli a Fini non hanno infatti digerito l’articolo di Feltri che in un immaginario dialogo con Fini aveva scritto ”Rientra nei ranghi: non rischierai più di essere ridicolo come lo sei stato negli ultimi tempi. Sei ancora di destra o da quella parte ti sei fatto superare da Berlusconi? Non è una domanda provocatoria. Nasce piuttosto da una constatazione. Sulla questione degli immigrati parli come un vescovo. Sul testamento biologico parli invece come Marino, quello della cresta sulle note spese dell'Università da cui è stato licenziato. Ti sta a cuore la simpatia della sinistra che non sai più come garantirti. Il motivo si può intuire, se sbaglio correggimi. Miri al Quirinale perché hai verificato che la successione a Berlusconi avverrà con una gara cui è iscritta una folla”. E come se ciò non bastasse, Feltri aveva anche giudicato "vergognoso il comportamento del presidente della Camera sulla vicenda Boffo".
Frasi pesanti come macigni a cui Il Secolo d’Italia ha risposto ricordando a Feltri che in passato aveva sostenuto Fini perchè condivideva “la sua visione di un centrodestra di tipo europeo”, e invece il “nuovo Feltri”, scrive il direttore Flavia Perina nell'editoriale, lo invita a rientrare nei ranghi, “una gentile metafora dell'antico tornate nelle fogne”.
Ma non è tutto. Ne Il Secolo d'Italia si legge anche che “il giochino all'attacco sta quotidianamente snaturando il profilo del Pdl e tradendo la sua stessa denominazione con l'immagine di un partito becero, nevrastenico, con la bava alla bocca, che abbaia contro gli avversari e adesso anche contro gli alleati con un furore non giustificato dai fatti”. Una prossima scissione nel Pdl sembra quindi scontata.
Naturalmente Berlusconi ha subito cercato di gettare acqua sul fuoco affermando “Come si può ben immaginare non ero a conoscenza dell'articolo del dottor Feltri sul Presidente Fini apparso oggi su Il Giornale, articolo di cui non posso condividere i contenuti. Confermo invece al Presidente Fini la mia stima e la mia vicinanza”. Il presidente del Consiglio si dissocia dunque per la seconda volta in pochi giorni dal direttore del quotidiano di famiglia, dopo la vicenda Boffo, ma alle sue balle ormai hanno fatto il callo tutti, compresi i suoi (ex) alleati ed (ex) elettori.
In sintesi, la corsa alla successione di Berlusconi è ufficialmente cominciata, così come sono evidentemente iniziate le Grandi Manovre di scomposizione e ricomposizione del quadro politico italiano, sia a destra che a sinistra. Con Casini che gongola e attende fiducioso rinforzi da ambo le parti, mentre Bossi ha già ottenuto il massimo possibile per la sua Lega e sembra ormai destinato in futuro a un ruolo marginale di mera testimonianza “padana”, a meno di non incarognirsi del tutto optando per una “soluzione balcanica”.
E il Pd? Se ne riparlerà dopo che Bersani verrà eletto segretario del partito.