Il Presidente della Repubblica federale tedesca, Horst Koehler, ha rassegnato ieri le sue dimissioni: dimissioni improvvise, con effetto immediato e non discutibili che hanno lasciato tutti a bocca aperta, politici e cittadini. "Le mie dichiarazioni sulle missioni estere delle forze armate tedesche hanno incontrato critiche tanto violente quanto infondate, che hanno portato a gravi mancanze di rispetto nei confronti della figura istituzionale che rappresento" ha spiegato Koehler, al suo secondo mandato, in una conferenza stampa. Ed è proprio con un colpo di scena che Kohler ha deciso di lasciare il palcoscenico della politica: come a richiamare l'attenzione di tutti per riguadagnare il rispetto perduto.
La questione era nata una settimana fa da alcune osservazioni di Koehler rilasciate in un'intervista radiofonica. Dopo aver sopreso la Germania con una visita inaspettata alle sue truppe in Afganistan, il capo di Stato aveva detto che "nel dubbio e nella necessità una missione militare può servire anche a tutelare gli interessi economici della Germania, tra cui la garanzia della libertà delle vie commerciali". Die Linke e i principali quotidiani non si sono risparmiati le critiche più feroci: attribuita all'Afghanistan, una tale affermazione risulta alquanto maldestra e fuoriluogo, considerati gli sforzi dell'Occidente tutto a presentare i vari interventi in Medio Oriente come missioni di pace. I commenti negativi dell'opposizione sono arrivati a esprimere un'insoddisfazione generale nei confronti della figura di Koehler.
Koehler, da parte sua, ha parlato subito di un grave fraintendimento: le sue parole non si si riferivano all'Afghanistan, ma ad altre missioni estere della Germania, tra cui le operazioni contro i pirati al largo delle coste somale e del Golfo di Aden. "Mi rattrista pensare che si sia potuti arrivare a un fraintendimento tale in una questione così importante e difficile", ha aggiunto l’ormai ex Presidente durante la conferenza stampa di ieri sera. I più maliziosi, tuttavia, pensano che il suo disappunto sia dovuto ad altri motivi e non mancano di sottolineare quanto poco plausibile appaia il motivo della sua ritirata.
Tanto per cominciare, la Coalizione nero-gialla che lo ha riconfermato lo scorso settembre a capo dello Stato ha spezzato poche lance a suo favore. Eppure Koehler è da sempre considerato "l'uomo di Angela Merkel" per l'affinità dimostrata con la Cancelliera durante i suoi mandati. L'unico intervento in suo sostegno è stato quello del ministro della Difesa Theodor zu Guttenberg (CSU), che ha sottolineato come il libro bianco dell'esercito tedesco preveda la difesa degli interessi vitali in momenti di necessità. Inaspettatamente, Angela Merkel non si è espressa: la Cancelliera non considerava suo dovere immischiarsi nelle faccende di un altro organo costituzionale.
E ora, alla Coalizione non restano che gli occhi per piangere. Dopo aver tentato invano di dissuadere Koehler, la Merkel si è detta "assolutamente rattristata" dell'inaspettata decisione, così come il vicecancelliere Guido Westerwelle (FDP): si tratta di una scelta che la Cancelliera si trova comunque costretta ad accettare, ha ammesso. Koehler è stato il consigliere finanziario per eccellenza della Cancelliera: l'ex-direttore del Fondo Monetario Internazionale vanta una conoscenza matura e profonda dell'economia, una dote - soprattutto in questo periodo di crisi - molto preziosa.
Tra l'altro, Koehler è, tra i politici tedeschi, il più amato dagli elettori; la sua perdita va a incidere negativamente su un governo già di per sé abbastanza provato e discusso. Anche dall'opposizione arrivano commenti di ammirazione e rammarico: il presidente socialdemocratico, Sigmar Gabriel (SPD), riconosce di aver stimato, così come tutto il popolo tedesco, l'ex presidente e la sua condotta.
D'altra parte, Horst Koehler ha sempre cercato l'imparzialità in forza della figura istituzionale che ha rappresentato: il suo obiettivo è stato quello di mantenersi al di sopra dei partiti e delle politica stessa, tant'è vero che ha sempre cercato il consenso dei cittadini più di quello dei suoi colleghi. Per qualcuno, la mancanza di sangue freddo di Koehler è da attribuire alla sua poca esperienza politica: nato e formatosi in seno all'economia, Koehler non avrebbe saputo gestire in maniera equilibrata le critiche ricevute.
E ora non resta che indovinare chi sarà il suo successore, che verrà eletto nei prossimi trenta giorni dall'Assemblea Federale, un organo speciale composto dai membri del Bundestag, il Parlamento tedesco, e da un ugual numero di delegati scelti dai parlamenti dei 16 Laender. La questione rimane aperta e ha sollevato in Germania numerosi dubbi e una grande sorpresa: le dimissioni di un capo dello Stato non sono certo una cosa all'ordine del giorno. Come non lo é una voce dal sen fuggita. Da ora, comunque, la Merkel è più debole.
Le missioni militari in Afghanistan e in altri Paesi servono per difendere interessi economici, in particolare le esportazioni. Lo ha dichiarato senza problemi (ma scatenando accese polemiche) il presidente della Germania Horst Koehler, appena ritornato da una visita a sorpresa nel Paese centroasiatico.
In un’intervista a radio Deutschlandfunk, Koehler ha fatto presente che “un grande Paese orientato all’export come la Germania deve sapere che, in caso di necessità, è necessario anche un intervento militare per difendere i propri interessi”.
In particolare, ha aggiunto, questi interessi riguardano “le libere vie di comunicazione commerciale”, ma anche “l’impedimento di instabilità di tipo regionale”. Perché, ha spiegato, queste instabilità “sicuramente si ripercuoterebbero negativamente sulle nostre possibilità in termini di commercio, posti di lavoro e salari”. “Bisogna discutere di tutto questo – ha concluso – non siamo sulla strada sbagliata”.
La dichiarazione – che per alcuni rappresenta solo una lapalissiana conferma – ha scatenato violente polemiche in Germania. Secondo Klaus Ernst, presidente della Linke (Sinistra), Koehler non ha fatto altro che “dire apertamente ciò che è impossibile negare”, in quanto in Afghanistan i soldati tedeschi “rischiano la vita per gli interessi volti all’esportazione di giganteschi gruppi industriali”.
Non la pensa così Thomas Oppermann, responsabile amministrativo della Spd (Socialdemocratici) al Bundestag, che ha voluto ricordare che la Germania in Afghanistan “non fa la guerra per gli interessi economici, ma per la nostra sicurezza”. Quindi, le parole di Koehler “danneggiano l’impegno militare all’estero della Bundeswehr”. Sicuramente le esternazioni del presidente tedesco hanno messo in un’imbarazzante situazione Ruprecht Polenz, centrista del Cdu e presidente della Commissione Esteri del Bundestag, che si è limitato a dire che, a suo avviso, Koehler si è “espresso in modo un po’ ambiguo”. “Per dirla in maniera prudente – ha commentato – non ha usato una formulazione felice”.
Da quasi nove anni, infatti, i governi di tutti i Paesi occidentali che hanno inviato le proprie truppe in Afghanistan ripetono – soprattutto dopo ogni nuova strage di soldati – che i militari nel Paese “lavorano per la nostra sicurezza e per il bene del popolo afgano”. Non certo, affermano, per meri interessi economici. Almeno, però, sembra che in Germania abbiano il buon gusto di chiamare “guerra” quella che stanno combattendo le truppe internazionali in Afghanistan. E non, come nel caso dei nostri governanti, “missione di pace”.
Nonostante, come scrive oggi l’Espresso, i soldati italiani siano impegnati in vere e proprie azioni di guerra. L’ultima in occasione dell’uccisone dei due alpini il 17 maggio scorso. All’alba del giorno dopo, scrive il settimanale, alpini paracadutisti, accompagnati da marines americani e commandos afgani, hanno attaccato un accampamento talibano non lontano da Bala Murghab, nella stessa zona dove era scattata la trappola contro il convoglio italiano. Un attacco in piena regola, con imboscate e bombardamenti aerei. Il tutto con l’autorizzazione del ministero della Difesa.
Il presidente tedesco si dimette - un sacrificio oppure l'inizio della corsa finanziaria verso l'inferno?
di Far Sight 3 - www.rumormillnews.com - 31 Maggio 2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cira di Micaela Marri
Iniziando questo lunedì con un atto di brutale pirateria vicino alla costa di Gaza, oggi un altro terremoto politico ha rovinato i titoli di testa in tutta Europa:
Il presidente tedesco Horst Koehler si è dimesso con una sorprendente mossa, dopo essere stato criticato per un’intervista alla radio rilasciata a seguito di una visita alle truppe tedesche in Afghanistan.
Collegando lo spiegamento dei militari tedeschi all’estero con gli interessi economici della Germania, ha attirato dure critiche dai politici dell’opposizione, che hanno chiesto che ritirasse i suoi commenti e che l’hanno accusato di danneggiare l’accettazione pubblica delle missioni militari tedesche all’estero.
Nel 2000 Koehler era stato nominato amministratore delegato e presidente del comitato esecutivo del FMI dopo che il primo candidato del governo di Gerhard Schroeder era stato scartato dall’amministrazione USA.
Nel 2004, Koehler si è dimesso dal suo incarico al Fondo Monetario dopo essere stato nominato come candidato alla presidenza dal partito conservatore e dal partito liberale tedesco dell’opposizione. La presidenza tedesca comporta poco potere reale, ma tradizionalmente funge da voce morale della nazione.
Sebbene sia stato detto che la ragione ufficiale delle dimissioni sia l’intervista di Koehler, in cui ha affermato che, “per una nazione con la dipendenza della Germania dalle esportazioni, gli spiegamenti militari potrebbero essere necessari… per difendere i nostri interessi, per esempio le rotte commerciali libere…” -- la verità dietro questo sorprendente annuncio potrebbe trovarsi con più probabilità nel recente trambusto finanziario per la Grecia.
Essendo stato un tempo nel FMI dovrebbe aver saputo quello che sta succedendo nel mondo finanziario.
Koehler potrebbe essere stato semplicemente infastidito dal presente saccheggio della ricchezza tedesca, particolarmente dalle agevolazioni alle banche francesi contro gli interessi tedeschi da parte della BCE -- una specie di FED europea.
Dal Business-Insider:
Un articolo del quotidiano Der Spiegel (in tedesco) suggerisce che i banchieri ai vertici della Bundesbank vedono un “complotto” in corso alla BCE.
I principali banchieri della Germania sono confusi: € 25 bilioni, la cifra che la BCE ha speso, ad oggi, sui titoli di stato greci. Secondo le informazioni dello SPIEGEL, la Bundesbank ha suggerito che è servito principalmente a Parigi – affinché l’Istituto Francese potesse liberarsi della sua carta straccia.
Ecco perché sono inquieti: la BCE sta comprando il debito greco (in gran parte dalle banche francesi), ma i tedeschi non capiscono perché. Dopotutto, la Grecia ha già ricevuto denaro per il suo salvataggio; la Grecia dovrebbe essere in grado di ripagare il suo debito completamente.
Perché allora le banche francesi devono scaricare la loro carta straccia?
Dietro il fatto che i francesi hanno la maggiore esposizione, c’è un’altra ragione per cui i francesi potrebbero avere la meglio:
Alla Banca Centrale alcuni sospettano un complotto francese; dopotutto il capo della BCE Jean-Claude Trichet, un francese, sotto pressione da parte di Nicolas Sarkozy ha rivelato una regola ferrea della base monetaria – cioè non comprare mai i titoli di stato degli Stati membri.
Mettiamoci dentro un altro francese, Dominque Strauss-Kahn del FMI, ed abbiamo tutte le persone giuste al potere.
Ma la truffa va molto più in profondità, come potreste concludere da questo articolo!
Secondo il “Southern Europe Help Arragement” [piano di aiuti per l’Europa meridionale] per le banche tedesche la vendita dei titoli di stato greci è stata bloccata fino al 2013, poiché si sono impegnate con il Tesoro a non vendere niente della loro immondizia greca per tre anni. Inoltre, i maggiori detentori tedeschi del debito greco sono le banche statali -- come la Hypo Real Estate, la affiliata tedesca della americana AIG.
In altre parole le banche francesi riceveranno il loro salvataggio dai contribuenti tedeschi, che dovranno ripagare di nuovo quando la Grecia andrà in bancarotta e le banche private francesi non dovranno più preoccuparsi dei loro precedenti prestiti fatti alla Grecia a quel punto…
Per di più, la quota tedesca della BCE è del 27% e in questa misura la vendita delle banche francesi aumenterà l’esposizione della Germania per la Grecia proporzionalmente.
Horst Koehler sapeva tutto questo, ma non ha potuto esprimere la sua rabbia in pubblico -- dato che non sarebbe cambiato niente -- eccetto che avrebbe provocato persino insurrezioni pubbliche.
Dimettendosi ha salvato l’integrità dell’ufficio presidenziale e forse la vita di milioni. Perché non avrebbe potuto opporsi al saccheggio dell’Europa, al saccheggio della Germania, ad opera delle elite.