martedì 8 giugno 2010

Il malato di mente

Anche oggi il malato di mente che si ostina a credersi premier (e ministro dello Sviluppo Economico...) ha fatto le sue deliranti sparate.
Stavolta l'uditorio che si è dovuto sorbire le sue ultime minchiate è stato quello dell'Assemblea di Federalberghi a cui il malato di mente ha vomitato veramente di tutto.

Un paio soprattutto le bestialità uscite dalla bocca di questo malato di mente che continua a scorrazzare liberamente, vista la chiusura dei manicomi decisa anni fa.

La prima. Parlando delle zone terremotate dell'Abruzzo ha detto "Se uno ha avuto un famigliare morto sotto le macerie ed è anche in una condizione di debolezza gli può anche venire di sparare un colpo... per cui la Protezione civile non andrà più in Abruzzo finché c'è l'indagine per omicidio colposo". Non c'è bisogno di commentare...

La seconda cazzata conferma per l'ennesima volta quanto il malato di mente non sarebbe in grado neanche di gestire un'assemblea di condominio, "La tassa per i turisti che scelgono di pernottare a Roma (inserita nel decreto legge sulla manovra, ndr) è stata fatta all'ultimo minuto alle mie spalle e alle spalle del ministro del Turismo".

Mi risparmio la facile battuta di quello che invece andrebbe fatto alle spalle del ministro del Turismo...


Un giorno di ordinaria eversione
di Massimo Giannini - La Repubblica - 8 Giugno 2010

È il colpo di coda del Caimano. In una mattinata di "ordinaria eversione", Silvio Berlusconi è tornato in guerra con il mondo. Nell'ufficio di presidenza del Pdl, trasformato per l'occorrenza nella "quarta camera parlamentare" (la terza essendo com'è noto il salotto televisivo di Bruno Vespa) il presidente del Consiglio ha dato fondo al suo peggior repertorio, sparando ad alzo zero contro tutto e contro tutti: istituzioni e mass-media, avversari dell'opposizione e alleati della maggioranza.

Sulla legge-bavaglio per le intercettazioni ha lanciato il suo anatema: il testo che va all'esame del Senato, "ostacolato da toghe e giornalisti", è il punto di caduta finale per il centrodestra. Le modifiche apportate sono "definitive" (oltre che ancora una volta peggiorative), e alla Camera non saranno tollerati dissensi: dovrà approvarle così come sono.

Strana visione non solo dei rapporti interni al suo partito (dove Fini pretende pari dignità e rispetto) ma anche del funzionamento del bicameralismo (dove il governo non può ipotecare ciò che farà ciascuno dei due rami del Parlamento sovrano).

Sul servizio pubblico radiotelevisivo ha lanciato la sua "fatwa azzurra": a una Rai "così faziosa contro la maggioranza" non andrebbe rinnovato il contratto di servizio. Detto da un presidente del Consiglio non è male. Poi ci si stupisce, con falsa indignazione, se tanti italiani evadono il canone.

Sugli scandali della Protezione Civile ha lanciato un consiglio: i tecnici non vadano più all'Aquila, dopo la "criminalizzazione" cui sono stati esposti dalle inchieste giudiziarie rischiano che "qualche mente fragile gli spari in testa".

Anche questa, in bocca a un capo di governo, non è male. Poi si contesta, con pelosa ipocrisia, chi usa le parole come pallottole.

L'ultimo affondo del Cavaliere, in pieno delirio di autocratico-populista, riguarda come sempre le fondamenta della democrazia secondo la dottrina berlusconiana: in Italia (è il suo mantra) la sovranità non è del governo, non è del popolo, ma è "in mano a Magistratura democratica e alla Consulta".

Che dire? Non c'è più limite, né politico né psicologico, alla natura tecnicamente totalitaria e costituzionalmente rivoluzionaria di questo "potere". Questo premier incarna ormai l'anti-Stato, non più lo Stato.


Mercoledì 2 giugno un misterioso individuo interrompe il programma di Floris
di Giulio Vòlano - http://antefatto.ilcannocchiale.it - 7 Giugno 2010

Nella tarda serata di martedì scorso i rapitori si sono fatti nuovamente sentire con una breve ma preoccupante telefonata durante una puntata di Ballarò. Un uomo sulla settantina dal marcato accento milanese, dal tono autoritario e con un vistoso paio di tacchi (desumibile anche al telefono) ha interrotto la trasmissione, rendendola persino interessante per qualche minuto, per snocciolare fantomatici dati e bacchettare gli ospiti presenti in studio.

I familiari della democrazia, costretta in un regime di semi libertà ormai già da diversi anni, hanno cercato di interloquire con il telefonista anonimo, ma prima che potessero aprire bocca e ricevere rassicurazioni sulle condizioni della loro congiunta, la comunicazione era già stata interrotta.

Non si è trattata di una semplice telefonata ma di un vero e proprio comunicato con cui i sequestratori hanno voluto ribadire ancora una volta che sono loro a dettare le regole del gioco.

Secondo alcuni esperti, il testo della telefonata non preannuncerebbe nulla di buono e rappresenterebbe l'ennesimo passo verso un pericoloso e spiacevole esito del sequestro come accadde in un episodio dei primi anni '20, per certi versi analogo a quello odierno, quando la vittima fu liberata solo 25 anni dopo e a prezzo di enormi sofferenze.

Per gli ottimisti, invece, l'episodio farebbe trapelare un certo nervosismo da parte dei sequestratori che, ormai sfiancati dai continui scandali degli ultimi mesi, avrebbero cercato con una mossa plateale di inscenare una prova di forza in pubblico.

La telefonata è durata 1 minuto e 24 secondi. Il telefonista ha riagganciato pochi secondi prima che le forze dell'ordine potessero rintracciarne la provenienza, ad ulteriore conferma che si tratta di professionisti veri e non di parlamentari improvvisati.

Le prime indiscrezioni ipotizzavano l'utilizzo di un nastro registrato (il telefonista sembrava non sentire nemmeno i commenti dallo studio), indiscrezioni smentite solo poche ore dopo; la chiamata sarebbe partita da una cabina telefonica nei pressi di Arcore : pochi minuti dopo l'intrusione a Ballarò, alcuni scambisti della zona avrebbero notato uno strano personaggio attardarsi a ricopiare freneticamente i contatti telefonici delle escort scritti sui vetri della cabina impedendo così agli altri utenti che erano in fila di utilizzare il telefono.

Sorpreso dalla sirena della volante chiamata da un deputato Udc che si stava prostituendo nei paraggi, il misterioso personaggio ha abbandonato rapidamente il luogo facendo perdere le sue tracce. Unici indizi, che spingono le indagine verso gli ambienti della P2, un fazzoletto ricoperto da 12 strati di cerone e una foto autografata di Gheddafi in bikini.


Sviluppo economico senza ministro: ecco gli effetti collaterali
di Paola Zanca - http://antefatto.ilcannocchiale.it - 7 Giugno 2010

Berlusconi tiene l'interim già da un mese: 200 dossier di crisi restano sepolti sotto la sedia vuota di Scajola.

I primi a capirlo, come al solito, sono quelli che hanno sentito subito aria di fregatura. Alle 17.30 del 4 maggio, i cassintegrati della Vinyls che da un mese hanno occupato l'Asinara, scrivono sul loro blog: “Il ministro Scajola si è dimesso per i guai che tutti sappiamo. Si terrà l’incontro? Tante nubi e ombre per la riunione che avrebbe dovuto essere definitiva. Si spera”.

Un mese dopo siamo ancora qui a sperare. L'interim doveva durare “giorni”. Berlusconi aveva chiesto al presidente Napolitano di affidargli l’incarico, lui aveva firmato il giorno stesso, senza dare scadenze precise ma chiedendo “una soluzione adeguata e in tempi accettabili”.

Il premier 30 giorni dopo non l’ha ancora trovata, e in attesa del nome che convinca lui e i suoi colleghi di governo, tiene in mano le redini delle Attività produttive, telecomunicazioni comprese.

Perfino nella maggioranza si rendono conto che il tempo è prezioso. “Io non drammatizzo il mese di interim di Berlusconi – dice il deputato Pdl Benedetto Della Vedova – però credo che ormai sia necessario arrivare ad una soluzione il più presto possibile, con il profilo più alto possibile”.

Al ministero delle Attività produttive ci si occupa di questioni legislative come le liberalizzazioni e la concorrenza, si studia il dossier sul nucleare, si affrontano le vertenze delle aziende in crisi. E ha bisogno di una guida politica, non di un presidente del consiglio in prestito. “So che Berlusconi sta lavorando a ricercare una persona valida – prosegue Della Vedova – ma il lavoro deve avere un termine. È vero che ci sono i viceministri e i sottosegretari che continuano a lavorare, ed è anche vero che la crescita economica non si rianima per decreto, ma un governo può fare molto per mettere le aziende in condizioni migliori per produrre reddito e occupazione”.

Nell'attesa, continuiamo ad arrancare. La legge annuale sulla concorrenza, ad esempio, è lì ferma da mesi. Eppure, dice ancora Della Vedova, “in questa fase sarebbe uno strumento eccellente per dare una smossa al sistema economico e produttivo”. Per assurdo, quando arriverà, il nuovo ministro troverà le cose peggiorate.

La manovra appena varata non solo è un “decreto per la competitività” fatto senza il ministro per le attività produttive, ma è stata fatta senza che allo Sviluppo economico ci fosse qualcuno che potesse fiatare.

Prendiamo il caso dei Fas, fondi che dovrebbero servire per lo sviluppo: d'ora in poi non sarà più il ministero a decidere come spenderli. In questo mese di interim, Berlusconi è riuscito a incassare una vittoria di un certo peso.

Le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate resteranno “nello stato di previsione" del ministero, ma sarà la presidenza del Consiglio a gestirle. Un'operazione che non sarebbe potuta passare con un ministro a fare da guardia.

Ma a pagare le conseguenze di questo governo dimezzato sono soprattutto i lavoratori coinvolti nelle oltre duecento vertenze aperte sul tavolo del ministero. Nell'ultimo mese ci sono state solo dieci convocazioni, e solo grazie all'impegno delle persone che “dentro il ministero provano a fare il loro mestiere”.

Ma, dice Susanna Camusso, segreteria confederale Cgil, “nelle vertenze dove serve peso politico è evidente che un ministro non c'è”. Un brutto messaggio ai lavoratori e alle aziende in crisi: “Quale autorevolezza ha un governo che non ha neanche un ministro? – si chiede Camusso – Siamo l'unico paese al mondo che può permettersi questo lusso: il governo dimostra per l'ennesima volta che il lavoro non è una sua preoccupazione e quindi sottovaluta l'effetto che ha, in termini di ruolo e di efficacia, avere o non avere un ministro dello sviluppo economico in una situazione come questa”.