venerdì 18 giugno 2010

Una gabbia di matti

In poche ore è avvenuta una sequenza di eventi che confermano quanto l'Italia sia ormai in preda a una totale follia, frutto di un'irreversibile condizione di sfascio etico-morale.

1) Dopo la sentenza di condanna a un anno e 4 mesi per istigazione alla falsa testimonianza nel processo per il massacro nella scuola Diaz durante il G8 di Genova, l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro ha presentato le proprie dimissioni dal suo attuale incarico al vertice dei Servizi di Informazione e Sicurezza ma prontamente il Consiglio dei ministri gli "ha collegialmente confermato all'unanimità piena e completa fiducia". Dimissioni respinte.

Quantomeno De Gennaro il gesto l'ha fatto, ma in qualsiasi altro Paese cosiddetto civile e democratico le dimissioni sarebbero state accettate al volo. Anzi, pretese dal governo.

2) Oggi è nominato ministro per l'Attuazione del Federalismo Aldo Brancher - ex dirigente di Fininvest e Publitalia, coinvolto nel 1993 in Tangentopoli e accusato di appropriazione indebita in relazione a soldi incassati da Giampiero Fiorani, nell'ambito di uno stralcio dell'indagine sulla scalata della Banca Popolare di Lodi alla Banca Antonveneta di cui riprende il processo il 26 giugno.

Quindi il governo crea un ministero nuovo di zecca giusto una settimana prima del processo e ora Brancher potrà a pieno titolo evitare di comparire all'udienza avvalendosi della norma privilegio sul legittimo impedimento.

Spettacolare.... e poi non bastavano già tre ministri - Calderoli, Bossi e Fitto - ad occuparsi di federalismo...

3) L'avvocato di Berlusconi e deputato Pdl, Niccolò Ghedini, reagisce così alla convocazione dei pm che vogliono ascoltarlo in merito alla vicenda Unipol-Consorte: "Il ministro della Giustizia mandi gli ispettori in procura a Milano", e chiede che si valutino provvedimenti disciplinari nei confronti del sostituto procuratore Massimo Meroni.

La vicenda è quella della famosa intercettazione nella quale l'ex segretario dei Ds Piero Fassino, al telefono con l'allora numero uno di Unipol Giovanni Consorte, pronuncia la frase "Abbiamo una banca".
Una conversazione mai trascritta né finita negli atti di un'inchiesta, quindi teoricamente sconosciuta, e che invece venne pubblicata in prima pagina su "Il Giornale". E per questo viene indagato il fratello del presidente del consiglio, Paolo Berlusconi, editore del quotidiano.

Su quei fatti la procura di Milano aveva convocato Ghedini per poterlo ascoltare in qualità di persona informata dei fatti. Ghedini però non si presenta e il pm Meroni chiede alla Giunta della Camera di poter disporre l'accompagnamento coatto nei suoi confronti. E oggi Ghedini reagisce con la frase di cui sopra.

Massì, chissenefrega....Forza Italia!! Ora si può di nuovo dirlo...