Ecco gli ultimi eventi in rapida rassegna:
Il 2 Luglio è stato rapito un soldato USA insieme a tre soldati afghani, il primo sequestro in Afghanistan di un soldato statunitense negli ultimi tre anni.
Il 3 Luglio un attentatore suicida si è lanciato contro un mezzo italiano nell'area di Farah. Almeno due soldati italiani sono rimasti feriti in modo lieve.
Tre giorni dopo quattro soldati USA sono stati uccisi da una bomba che si trovava sul ciglio di una strada presso Kunduz, nel nord dell'Afghanistan. Altri due soldati USA sono stati uccisi invece in un'esplosione nel sud dell'Afghanistan, mentre un altro soldato è morto in uno scontro a fuoco con i ribelli. In totale 7 soldati USA morti in un giorno.
Il 7 Luglio una granata lanciata contro un veicolo della polizia nella provincia di Khost ha causato, secondo quanto detto dal governatore della provincia Taihir Khan Sabari, la morte di 9 persone. Quattro agenti della polizia e cinque bambini.
Mentre il 9 Luglio ci sono state almeno 25 vittime, 21 civili e quattro poliziotti, per l'attentato suicida avvenuto a circa trenta chilometri a sud di Kabul. Un mezzo imbottito di esplosivo è saltato in aria mentre passava un gruppo di studenti.
Intanto, il presidente USA Obama ha ordinato l'invio di altri 21.000 soldati in Afghanistan, mentre l'operazione dei 4000 marines nell'Helmand sembra aver messo in fuga i talebani verso le zone italiane, dove pare si stia preparando un'analoga massiccia offensiva in vista delle elezioni di Agosto con la piena operatività dei nostri soldati.
Aghanistan, una lunga estate calda
di Enrico Piovesana - Peacereporter - 11 Luglio 2009
Finora, più che i talebani, è il caldo torrido a mietere vittime tra la fila dei quattromila marines impegnati dal 2 luglio nell'operazione Khanjar, nel profondo sud dell'Afghanistan.
Gli uomini del generale Larry Nicholson - uno di quei 'duri' dagli occhi di ghiaccio che sembra uscito da un film di guerra hollywoodiano - marciano da giorni sotto un sole che ha già fatto collassare decine di soldati. Marciano risalendo il corso del fiume Helmand, che a sud di Lashkargah serpeggia attraverso il Dasht-e-Margo, il Deserto della Morte, rendendo possibile la coltivazione di papaveri da oppio e la vita in miseri villaggi di argilla addossati lungo le sponde del fiume. I giovani marines, sudando l'anima sotto gli elmetti, entrano in questi villaggi e li occupano, uno dopo l'altro, senza incontrare nessuna resistenza.
Gli scontri a fuoco finora sono stati sporadici: si parla di 27 guerriglieri uccisi in una settimana. I talebani si sono volatilizzati. Mischiatisi tra i civili, secondo il generale Nicholson, in attesa di sferrare un contrattacco a sorpresa quando i suo uomini saranno sfiancati dal caldo e dalla tensione. Fuggiti a nord, invece, secondo il generale Zahir Azami, portavoce della Difesa afgana, che accusa i marines di aver solamente spostato il problema 'talebani' da un'altra parte.
"Dall'inizio dell'operazione Khanjar - ha dichiarato alla stampa il generale Azami* - i combattenti talebani si sono spostati nel nord della provincia di Helmand, precisamente nella zona di Baghran che è controllata dalle truppe Nato tedesche, e nei distretti orientali della vicina provincia di Farah, che sono invece sotto il controllo delle truppe Nato italiane. Questo spostamento ha suscitato lamentele da parte dei comandanti tedeschi e italiani".
Si preannuncia un'estate molto calda per i paracadutisti italiani della brigata 'Folgore', che già da maggio combattono nel deserto di Farah per contrastare la crescente presenza dei talebani nei distretti di Bala Baluk, Pust-e-Rod e Delaram, e che nelle prossime settimane saranno presumibilmente coinvolti anche in una grande offensiva pre-elettorale, sullo stile di quella dei marines in Helmand, alle porte di Herat.
"Le truppe afgane e internazionali si stanno preparando in vista di un'offensiva contro le roccaforti talebane alla periferia della città di Herat", ha dichiarato lunedì alla stampa locale il comandante provinciale della polizia, generale Esmatullah Alizai, senza specificare le zone interessate. Le aree sotto controllo talebano più vicine a Herat sono i distretti di Guzara (alla periferia sud della città), Rabat-i-Sangi (50 chilometri a nord) e Khushk Kohna (70 a nord-est).
PeaceReporter ha chiesto conferme ai portavoce del contingente italiano a Herat e Kabul, rispettivamente maggior Magagnino e capitano Lipari, i quali hanno detto di non saperne nulla, aggiungendo (Lipari) che "anche se fosse vero, nessuna informazione sull'operazione verrebbe divulgata prima del suo inizio". Il giorno successivo Peacereporter ha raggiunto telefonicamente il comandante della polizia di Herat, generale Alizai, per approfondire la questione, ma l'ufficiale non ha voluto parlare.
di Enrico Piovesana - Peacereporter - 4 Luglio 2009
A Lashkargah, nei giorni scorsi, c'era una calma surreale, insolita. Tutti i locali dicevano che era la quiete prima della tempesta. E avevano ragione.
I talebani, che da mesi circondano la capitale di Helmand, sono così vicini che le loro comunicazioni radio interferiscono con quelle cittadine. Nella provincia sono così forti da aver costretto la compagnia telefonica afgana, la Roshan, a spegnere i ripetitori dalle sei di sera fino all'alba per evitare di essere localizzati dai comandi Nato e poter quindi operare senza rischi. Sono così potenti da aver convinto la popolazione locale a non ritirare le tessere elettorali per il voto di agosto, pena il taglio della gola. Quei pochi che sanno che ad agosto si vota hanno decisamente optato per l'astensionismo.
Del resto, da quelle parti nessuno si interessa alla politica: Kabul è lontana e qui, in Helmand, c'è la guerra. Che ogni tanto dà qualche giorno di tregua, ma poi ricomincia, peggio di prima.
L'unica avvisaglia del fatto che qualcosa stava per succedere era stata, nei giorni passati, l'intenso volantinaggio aereo effettuato dalle truppe d'occupazione, con tutta probabilità per informare la popolazione dell'imminente offensiva. Un volantinaggio non sempre innocuo, peraltro. Dopo i volantini, dunque, arriva il ‘Colpo di Spada' - questo il nome dell'offensiva Usa - che si è abbattuto sull'Helmand con una forza che nessuno poteva prevedere.
All'ospedale di Emergency di Lashkargah è tutto pronto per ricevere i civili feriti. Uno è già arrivato martedì sera: è morto prima ancora di essere ricoverato. Ma la previsione dello staff è che ne arriveranno pochi, di feriti. La gente del posto dice che i marines hanno sigillato tutta l'area delle operazioni e quindi sarà difficile che le vittime dell'offensiva riescano a raggiungere il capoluogo.
Rahirmullah Yusufzai è un noto giornalista pachistano, tra i maggiori esperti mondiali di Afghanistan e terrorismo islamico, che segue il conflitto afgano dai tempi della guerra contro i sovietici. E' diventato famoso per essere stato l'ultimo giornalista ad aver intervistato Osama Bin Laden prima dell'11 settembre 2001. "Il consigliere per sicurezza nazionale di Obama, James Jones, solo ieri aveva detto che la guerra non può essere la soluzione del problema afgano" dice Yusufzai. "Subito dopo è stata lanciata un'offensiva militare senza precedenti. Il mio giudizio è che Obama voglia effettivamente cambiare strategia rispetto al passato e iniziare un dialogo con i talebani, ma da una posizione di forza, non da una posizione di debolezza. Inoltre questa operazione in Helmand va letta in relazione alle prossime elezioni di agosto: i talebani controllano tutta la provincia di Helmand eccetto la capitale Lashkargah, quindi oggi come oggi sarebbe impossibile svolgere le elezioni in quella regione. Ciò costituirebbe un grave danno di immagine sia per il governo afgano che per le forze degli Stati Uniti e della Nato".
Ma per i Talebani questa non è la prima grande offensiva a cui far fronte, e a differenza degli Stati Maggiori Usa, gli afghani sono abituati a resistere in armi da circa trent'anni. "Appena sono iniziate le manovre militari dei marines in Helmand, il portavoce talebano, Quari Yussuf Ahmadi, ha dichiarato che loro non sono minimamente spaventati dalle dimensioni di questa offensiva" Conferma Yusufzai. "Gli Stati Uniti hanno fretta di riprendere il controllo di Helmand prima delle elezioni, mentre i talebani sono pronti a combattere fino alla liberazione del loro Paese. Quindi non affronteranno i marines frontalmente, ma si ritireranno, daranno loro il tempo di occupare i distretti contesi e poi inizieranno ad attaccarli secondo le più classiche tattiche di guerriglia: imboscate, attentati, eccetera. Tempo fa un comandante talebano mi ha detto: gli americani hanno l'orologio, ma noi abbiamo il tempo".