sabato 11 luglio 2009

Il Belpaese...

Ancora una serie di "bellezze" italiote.


Un appello per Rudra Bianzino
di Beppe Grillo - www.beppegrillo.it - 11 Luglio 2009

Roberta Radici è morta in un ospedale in attesa di un trapianto di fegato. Il suo nome non dirà molto a chi segue la televisione o legge i giornali. Era la vedova di un falegname, Aldo Bianzino, morto in carcere, la cui colpa era coltivare piantine di canapa indiana nell'orto. Roberta partecipò al V2Day, vidi suo figlio. Roberta pianse di gioia per la partecipazione alla sua tragedia di una piazza San Carlo piena all'inverosimile. Forse la sua malattia è stata accelerata dallo stress, dal dispiacere. Alla fine di dicembre nel 2007 scrivevo nel blog:
"Qualcuno bussa alla tua porta. E' lo Stato. Ti porta via dalla tua famiglia. Da tuo figlio di 14 anni. Ti accusa di aver coltivato delle piantine di canapa indiana nell'orto di casa. Ti mette in cella. Ti uccide. Non è l'Argentina dei colonnelli e neppure l'Unione Sovietica di Stalin... E' l'Italia di Mastella e di Amato. Aldo Bianzino è stato assassinato in carcere. Ucciso due volte. Prima dai suoi carnefici e poi dai media che lo hanno ignorato. La vedova di Aldo si chiama Roberta Radici. Nell'intervista che ci ha rilasciato ha detto: "Non so cosa pensare dello Stato. Cosa pensare della giustizia."

La famiglia Bianzino era composta da Aldo, la moglie Roberta, il figlio Rudra e la nonna, morta poco dopo Aldo. Non era una famiglia benestante.
Rudra ora è solo. Deve sostenere le spese per il processo penale contro i carcerieri di Aldo e studiare, prepararsi a un futuro. Lancio insieme a Jacopo Fo e al Meetup di Perugia una sottoscrizione per Rudra. Il blog seguirà il processo Bianzino fino alla fine, come ha fatto per i processi Rasman e Aldrovandi. Un filo rosso di vergogna per le istituzioni unisce tra loro queste morti di innocenti.
Non lasciamo solo questo ragazzino. Facciamolo per noi, prima ancora che per lui.
Potete versare i vostri contibuti sul conto corrente aperto presso Banca Etica, IBAN: IT61R0501812100000000128988 BIC: CCRTIT2T84A intestato a: "PER RUDRA BIANZINO".


Do you know Bruno Vespa?
di http://.bamboccioni-alla-riscossa.org - 10 Luglio 2009

Roba da 007. Solo un po’ troppo all’amatriciana. Lo ha scritto ieri notte il Financial Times. E da lì la notizia è rimbalzata sulle pagine on line di “Corriere” e “Repubblica”. Gli incontri al vertice dei grandi della terra a L’Aquila sarebbero stati ascoltati - via auricolare - da orecchie assolutamente discrete. Quelle degli esperti della delegazione italiana. Che poi avrebbero suggerito al nostro immarcescibile Silvio Berlusconi da Arcore che dire e che fare nel corso dei meeting. Insomma: il nostro premier si sarebbe comportato tipo Ambra Angiolini a “Non è la Rai”. O se preferite come un maturando copione qualunque di questo inizio ventunesimo secolo.

Possibile? Sì, secondo il Financial Times. Che cita come fonte un alto ufficiale che vuole rimanere anonimo. E spiega che - in sostanza - che ai vertici del G8 la prassi è molto semplice. Per garantire la massima riservatezza agli incontri tra i capi di Stato possono partecipare solo i primi ministri e un loro sherpa (cioè un solo aiutante per ciascuno, esperto in campo diplomatico). Ma questa volta - a L’Aquila - le cose sarebbero andate diversamente. Secondo la gola profonda citata dai giornalisti del Financial Times, infatti, altri diplomatici italiani erano in ascolto - grazie a un auricolare galeotto - in una stanza a fianco. Stanza dalla quale soffiavano consigli al nostro premier.

Vero? Falso? Marco Ventura - portavoce del governo tricolore - ha negato tutto. Ma non è riuscito a spiegare la cosa che, secondo Il Financial Times, era la più strana di tutte. Scrive infatti il quotidiano britannico che:

Even more strange, a witness said, was the presence in the high-security area of Bruno Vespa, a veteran ­television host (…)

Un testimone ha riferito che la cosa che era più strana era la presenza nella zona di massima sicurezza di Bruno Vespa, un presentatore televisivo molto navigato (…)

Ventura, scrive Ft, si è limitato a spiegare che Vespa non poteva ascoltare i colloqui confidenziali in corso tra i grandi della terra. Punto e capo. Altro il portavoce del governo non ha voluto o potuto dire. Ma c’è da capirlo. Come fare a spiegare che in Italia esistono giornalisti che - come le classiche tre scimmiette - riescono a non vedere, non sentire, non parlare di qualunque cosa? Ma soprattutto - in poche parole e per di più in inglese - ma come diavolo si fa a spiegare Bruno Vespa?

P.S. Da notare che quello che il Financial Times definisce “presentatore”, quest’anno ha vinto il premio Amalfi (con tanto di cerimonia trasmessa, trionfalmente, dalle reti Rai) come miglior giornalista televisivo dell’anno. No, per dire.

P.P.S. Onore al merito a quella iena di Perestroika. Che se ne è accorto - ovviamente - prima dei giornali italiani. Noi la notizia l’abbiamo notata grazie a lui.


Silvio e la mafia
di Peter Gomez - L'espresso - 9 Luglio 2009

Adesso c'è la prova documentale. Davvero, secondo la procura di Palermo, Silvio Berlusconi era in contatto con i vertici di Cosa Nostra anche dopo la sua "discesa in campo", come era stato già stato raccontato da molti collaboratori di giustizia.

I corleonesi di Bernardo Provenzano, infatti, scrivevano al premier per minacciarlo, blandirlo, chiedere il suo appoggio e offrirgli il loro. Lo si può leggere, qui, nero su bianco, in questa lettera da tre giorni depositata a Palermo gli atti del processo d'appello per riciclaggio contro Massimo Ciancimino, uno dei figli di don Vito, l'ex sindaco mafioso di Palermo, morto nel 2002.

Una lettera che "L'Espresso" online pubblica in esclusiva. Si tratta della seconda parte di una missiva (quella iniziale sembra essere stata stracciata e comunque è andata per il momento smarrita) in cui in corsivo sono state scritte le seguenti frasi: "... posizione politica intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco) perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi.Sono convinto che questo evento onorevole Berlusconi vorrà mettere a disposizione le sue reti televisive".

Chi abbia vergato quelle parole, lo stabilirà una perizia calligrafica. Ai periti verrà infatti dato il compito di confrontare la lettera con altri scritti di uomini legati a Provenzano. I primi esami hanno comunque già permesso di escludere che gli autori siano don Vito, o suo figlio Massimo, che dopo una condanna in primo grado a cinque anni e tre mesi, collabora con la magistratura.

Tanto che finora le sue parole hanno, tra l'altro, portato all'apertura di un'inchiesta per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento mafioso contro il senatore del Pdl Carlo Vizzini, i senatori dell'Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintole, e il deputato dell'Udc e segretario regionale del partito in Sicilia, Saverio Romano. Con i magistrati Massimo Ciancimino ha parlato a lungo della lettera, che lui ricorda di aver visto tra le carte del padre quando era ancora intera.

Ma tutte le sue dichiarazioni sono state secretate. Le poche indiscrezioni che trapelano da questa costola d'indagine, già in fase molto avanzata e nata dagli accertamenti sul patrimonio milionario lasciato da don Vito agli eredi, dicono comunque due cose. La prima: la procura ritiene di aver in mano elementi tali per attribuire il messaggio a dei mafiosi corleonesi vicinissimi a Bernardo Provenzano, il boss che per tutti gli anni Novanta ha continuato ad incontrarsi con Vito Ciancimino.

Anche quando l'ex sindaco, dopo una condanna a 13 anni per mafia, si trovava detenuto ai domiciliari nel suo appartamento nel centro di Roma. La seconda: i magistrati sono convinti che la lettera dei corleonesi sia arrivata a destinazione. Il documento è stato trovato tra le carte personali di don Vito. A sequestrarlo erano stati, già nel 2005, i carabinieri: "Parte di Foglio A4 manoscritto, contenente richieste all'On. Berlusconi per mettere a disposizione una delle sue reti televisive", si legge un verbale a uso tempo redatto da un capitano dell'Arma.

Incredibilmente però la lettera era rimasta per quattro anni nei cassetti della Procura e, all'epoca, non era mai stata contestata a Ciancimino junior nei vari interrogatori. L'unico accenno a Berlusconi che si trova in quei vecchi verbali riguarda infatti una domanda sulla copia di un assegno da 35 milioni di lire forse versato negli anni '70-'80 dall'allora giovane Cavaliere al leader della corrente degli andreottiani siciliani. Dell'assegno si parla a lungo in una telefonata intercettata tra Massimo e sua sorella Luciana il 6 marzo del 2004.

Venti giorni dopo si sarebbe tenuta a Palermo la manifestazione per celebrare i dieci anni di Forza Italia. Luciana dice al fratello di essere stata chiamata da Gianfranco (probabilmente Micciché, in quel periodo assiduo frequentatore dei Ciancimino) che l'aveva invitata alla riunione perché voleva presentarle Berlusconi.

Luciana: "Minchia, mi telefonò Gianfranco.. ah, ti conto questa? all'una meno venti mi arriva un messaggio?"
Massimo: L'altra volta l'ho incontrato in aereo"
Luciana: "Eh... il 27 marzo, a Palermo... per i dieci anni di vittoria di Forza Italia, viene Silvio Berlusconi. È stata scelta Palermo perché è la sede più sicura... eh... previsione... In previsione saremo 15 mila..."
Massimo: "Ah"
Luciana "...eh allora io dissi minchia sbaglia, e ci scrivo stu messaggio: "rincoglionito, a chi lo dovevi mandare questo messaggio, sucunnu mia sbagliasti" ...in dialetto, eh... eh (ride) e mi risponde: "suca" ...eh (ride) ...mezz'ora fa mi chiama e mi fa: "Minchia ma sei una merda" e allora ci dissi "perché sono una merda".

Dice, hai potuto pensare che io ho sbagliato a mandare? io l'ho mandato a te siccome so che tu lo vuoi conoscere [Berlusconi, nda] ? io ti sto dicendo che il 27 marzo " Massimo: "E digli che c'abbiamo un assegno suo, se lo vuole indietro..."
Luciana "(ride) Chi, il Berlusconi?
Massimo: "Si, ce l'abbiamo ancora nella vecchia carpetta di papà?"
Luciana: " Ma che cazzo dici"
Massimo : "Certo"
Luciana: "Del Berlusca?"
Massimo: "Si, di 35 milioni, se si può glielo diamo..."

Ma nella perquisizione a casa Ciancimino, la polizia giudiziaria l'assegno non lo trova. Interrogato il 3 marzo 2005, Ciancimino jr. conferma solo che gliene parlò suo padre, ma non dice dove sia finito: "Sì, me lo raccontò mio padre? Ma poi era una polemica tra me e mia sorella, perché io l'indomani invece sono andato alla manifestazione di Fassino".

Adesso, invece, dopo la decisione di collaborare con i pm, sarebbe stato più preciso. Ma non basta. Perché Ingroia e Di Matteo, dopo aver scoperto per caso la lettera nell'archivio della procura, hanno anche acquisito agli atti della nuova indagine il cosiddetto rapporto Gran Oriente, redatto sulla base delle confidenze ( spesso registrate) del boss mafioso Lugi Ilardo, all'allora colonnello dei carabinieri, Michele Riccio.

Ilardo è stato ucciso in circostanze misteriose alla vigilia dell'inizio della sua collaborazione ufficiale con la giustizia. Ma già nel febbraio del '94 aveva confidato all'investigatore come Cosa Nostra, per le elezioni di marzo, avesse deciso di appoggiare il neonato movimento di Berlusconi. Un fatto di cui hanno poi parlato dozzine di pentiti e storicamente accertato in varie sentenze. Ilardo il 24 febbraio aveva spiegato a Riccio come qualche settimana prima "i palermitani" avessero indetto una "riunione ristretta" a Caltanissetta con alcuni capofamiglia del nisseno e del catanese.

Nell'incontro "era stato deciso che tutti gli appartenenti alle varie organizzazioni mafiose del territorio nazionale avrebbero dovuto votare "Forza Italia". In seguito ogni famiglia avrebbe ricevuto le indicazioni del candidato su cui sarebbero dovuti confluire i voti di preferenza... (inoltre) i vertici "palermitani" avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello appartenente all'entourage di Berlusconi. Questi, in cambio del loro appoggio, aveva garantito normative di legge a favore degli inquisiti appartenenti alle varie "famiglie mafiose" nonché future coperture per lo sviluppo dei loro interessi economici..". Una delle ipotesi, ma non la sola, è che si tratti dell'ideatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, già condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

La procura di Palermo, sospetta dunque, che la lettera ritrovata nell'archivio di Ciancimino si inserisca all'interno di questa presunta trattativa. Nel '94, infatti, Berlusconi governò per soli sette mesi e anche le norme contenute all'interno del cosiddetto decreto salvaladri di luglio, approvato per consentire a molti dei protagonisti di tangentopoli di uscire di galera, che avrebbero in teoria potuto favorire i boss, alla fine non vennero immediatamente ratificate.

Da qui, è la pista seguita dagli investigatori, le apparenti minacce al Cavaliere ("il luttuoso evento"), la richiesta della messa a disposizione di una rete televisiva e i successivi sviluppi politici che portarono all'approvazione di leggi certamente gradite anche alla mafia, ma spesso approvate con il consenso bipartisan del centro-sinistra.
La lettera, dall'Espresso:


Stranieri in patria
di H.S. - www.comedonchisciotte.org - 10 Luglio 2009

Meno tre… meno due… meno uno…

Si và ad iniziare… Inizia il consueto, squallido spettacolino… La patetica passerella viaggiante allestita questa volta da un impresario che per quanto si sforzi di essere hollywoodiano, si segnala sempre più come un piccolo agente da cabaret tipo “Il Bagaglino”. Senza nessuna intenzione di offendere quest’ultimo, peraltro…

Lo showman di Arcore ha allestito un notevole capolavoro trash della follia requisendo e sigillando una zona ancora scossa da movimenti tellurici di una certa intensità e nella quale ancora si possono ammirare le bellezze di un panorama devastato e macerato. Obama guarda e sgrana gli occhi “What is this ?”. In lumbard saremmo tentati di rispondergli che è “un bel rebelot” tanto per non essere volgari ed espliciti.

Non so voi, ma per una serie di ragioni mi sento ogni giorno di più straniero in patria. Patria senza patria, peraltro, perché se noi italiani fossimo tali nel senso più genuino del termine dedicheremmo le nostre energie alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico e storico piuttosto che perdersi nel canto dell’Inno di Mameli con piglio da osteria e ravvivare la pessima tradizione di quegli italici vizi sempre più spesso riconducibili alla più sordida beceraggine…

Non so voi, ma io mi sento straniero in patria. Certo, siamo tutti molto forti e protervi, o almeno molti di noi lo sono, nell’applaudire le misure anti immigrati di questo governo che oltre a non brillare per efficienza mostra pure scarsa fantasia. Dagli allo straniero, allora ! Dagli all’extracomunitario, su dai ! Intanto però si permette che venga sequestrata agli italiani – sì sì parlo dell’italica fottuta stirpe ! – una porzione di territorio per metterla a disposizione di alcuni capi di stato e primi ministri stranieri, alcuni dei quali extracomunitari. Anzi, più che essere sottratto agli italiani, quel territorio è stato carpito ad una popolazione provata dalla sofferenza e dalle consuete promesse del primo fra gli imbonitori e dei prestigiatori. A quando la partenza per la crociera ? Intanto gli zatteroni continuano a sbarcare…

Non so voi, ma io mi sento straniero in patria al più un valletto delle cerimonie dei Grandi della Terra (oops…). Il G8 non si smentisce mai nella sua insistita e penosa vacuità, pessima pubblicità per gli Imperatori. Niente si decide e le promesse si susseguono. Da quando sono nato ho sentito ripetere l’insopportabile litania sulla necessità di sconfiggere la fame nel mondo fissando ogni volta obiettivi costantemente disattesi. Idem per la salvaguardia dell’ambiente naturale e per quanto riguarda le misure contro l’inquinamento planetario.

Se si decide, lo si fa altrove e al riparo da occhi indiscreti. Ci sono il Bildenberg, il CFR, la Trilateral, le multinazionali, le corporations, l’alta finanza e potenti lobbies… Ma non è un governo del mondo… Al contrario non si governa nulla e oggettivamente si studiano manovre e strategie al più mediatiche e comunicative per far digerire il paradigma del Mercato, soprattutto in tempi di Crisi come questa… Intanto il ricco, il possessore maggioritario di sostanziose quote azionarie diventa sempre più ricco e il povero è condannato a rimanere tale e se è l’Altro, lo Straniero è destinato a perdere pure la dignità.

Eppure la folle fiera delle vacuità organizzata da un folle patentato per altri folli che scambiano le questioni di governo per sfarzosa mondanità non tollera il rumore e lo schiamazzo che per ragioni di politica interna ed internazionale prevedibilmente si paleseranno. E così, amanti della musica classica, gioite al richiamo di quel delizioso suono vagamente dodecafonico di un concerto per vecchi manganelli da vibrare su crani preferibilmente scoperti. Qualche segnale inequivocabile a Vicenza e in varie città italiane a seguito delle manifestazioni contro l’allargamento della base NATO a Vicenza e di quelle organizzare in solidarietà agli arrestati dell’Onda Anomala.

L’aria puzza di militarizzazione dell’ordine… I movimenti antagonisti e i centri sociali troppo intemperanti sono avvertiti e il rischio di un’altra Genova non è mica poi così remoto. Fa sempre comodo preparare un gustoso teatrino di guerriglia e violenza urbana con funzionari delle forze dell’ordine e black blockers veri e presunti impegnati a darsele di santa ragione… Fa sempre comodo coprire la voragine di Nulla gi-ottina con il frastuono delle botte, delle manganellate, delle bastonate, delle vetrine infrante e delle molotov… Fa sempre comodo che si manifesti la rabbia più o meno controllata degli antagonisti, dei giovani, dei ragazzi e anche degli…stranieri. L’auspicio è quello di mantenere mente e nervi saldi, ma in questa terra di Nulla e di Vuoto come non sentirsi stranieri ?

Non so voi, ma io mi sento straniero in un paese ove sempre più spesso chi vuole dentro l’Onda coincide con chi fuori plaude alla Ronda. Retaggio quasi esclusivo di cotanto genio italico (ah ! Cosa non si fa per l’amor di patria senza patria…) su quest’ultima confluiscono paure, insicurezze, rabbie mai sopite, ecc… Lo scontro di civiltà e la paura dell’invasore musulmano, la guerra al “terrorismo” e l’intolleranza verso lo straniero, le politiche securitarie all’insegna della zero tolerance e della law and order promosse dal neoliberismo americaneggiante e di stampo anglofono, le fobie nei confronti della piccola delinquenza di strada e delle intemperanze giovanili e giovaniliste, ecc… Ma chi ha concepito il cosiddetto “pacchetto sicurezza” – con grande senso dell’ironia – ha pensato soprattutto a legalizzare quel che in uno stato democratico che si rispetti – non l’Italia evidentemente – non potrebbe essere accettato, perché è lampante come la luce del sole che le supposte “ronde” non sono normali associazioni di privati cittadini coordinati dalle forze dell’ordine nella pulizia dei quartieri.

La Lega ha impacchettato un provvedimento a suo uso e consumo perché da tempo i bollori padani delle Camice Verdi attendevano di essere canalizzati. Anche altri gruppi e gruppetti appartenenti a talune ben note aree politiche si fregano le mani… Camice verdi, grigie o nere la sostanza non cambia… Ben note sono le manifestazioni di simpatie e affabilità che questi soggetti riservano agli extracomunitari, agli omosessuali, agli “alternativi”, alle “zecche comuniste”, ecc… Mentre in questi ultimi anni gli episodi a base di violenze ed aggressioni da parte di militanti e simpatizzanti delle destre radicali e anche fra le forze dell’ordine si sono moltiplicati. Il G8 di Genova docet…

Non si capisce allora questo accanimento verso tale Gaetano Saya, fondatore del Nuovo MSI e ideatore di discusse “ronde grigie”. Il personaggio si rifà al fascismo più delirante e grottesco, si professa ammiratore di Gelli e di Berlusconi – entrambi noti adepti della loggia P2 e non digerisce la svolta postfascista – neoconservatrice diremmo – di Fini e dei suoi. La sua presunta ed esibita biografia lascia di sasso. Reclutato nei servizi segreti militari da un altro noto piduista, quel generale Santovito al centro delle vicende del SuperSISMI con quel pupillo del consulente neoconservatore americano Michael Leeden che risponde al nome di Francesco Pazienza e con altri soci piduisti come l’altrettanto discusso Pietro Musumeci, Gaya sarebbe entrato a far parte di quella massoneria legata all’ambiente militare filoNATO e ai servizi segreti.

Inoltre ha ripetutamente affermato di essere stato un “gladiatore”… Se – “e sottolineo se” come canterebbe Mina – tutto ciò risponde al vero non si saprebbe se ridere o piangere. Affidare la difesa dell’Italia e della sua cooptazione nell’Alleanza Atlantica e nel Mondo Libero (e liberato dagli angloamericani) dal pericolo del comunismo internazionale ed internazionalista a simili soggetti fa dubitare che la Guerra Fredda sia stata qualcosa di terribilmente serio, ma ben sappiamo ormai che la realtà supera qualsiasi fantasia, anche quella più mostruosa o ridicola. Successivamente Gaya ha creato una sorta di polizia parallela, la DSSA, per contribuire alla “guerra contro il terrorismo arabo ed islamista”. In questa vicenda si è sospettato il coinvolgimento nel reclutamento di mercenari da utilizzare in Iraq al fianco della “coalizione dei volenterosi”. E allora?

Allora la questione si fa un po’ più seria anche perché Saya è solamente uno dei tanti, in particolare quello più esibizionista e vanitoso. Avviare una procedura giudiziaria solo nei suoi esclusivi confronti significa farne il capro espiatorio di un problema di ben più vasta portata. Siete veramente sicuri che in un paese come il nostro, un paese in cui la legge e le regole sono messe costantemente sotto i piedi poliziotti e carabinieri possano imbrigliare e controllare le bande di italici (e padani) vigilantes ? Ammesso poi che vi sia da parte di questi ultimi la volontà accompagnata ai mezzi più adeguati per “inquadrare” le ronde. Camice verdi, grigie, nere…

Ognuno con la sua idea di patria, di territorio e di sanguigne radici… Ognuno attestato nel suo quartiere pronto a difendere la sua posizione… Non solo Padania, ma anche una,dieci, cento idee di Italia… La tragedia jugoslava consumata nell’inutile sangue generato da conflitti “etnici” pare ormai dimenticata, ma forse dovremmo avere qualche motivo per ricordarcene… La proliferazione di organizzazioni paramilitari cementate dal richiamo etnico, linguistico e religioso è esplosa dopo la costituzionalizzazione e la legalizzazione degli eserciti degli stati federati. In quel caso un federalismo spinto ha contribuito a disgregare e distruggere la Jugoslavia mentre l’Occidente stava a guardare con una certa soddisfazione e in qualche segreta stanza qualcuno ha certamente pensato di versare ulteriore benzina sul fuoco. Il rischio di balcanizzazione è così lontano dall’Italia ? Un indicatore in esattamente opposto viene dagli stadi ove in questi ultimi anni vi è stata un’indubbia penetrazione della destra radicale e soprattutto della neonazista Forza Nuova fra gli ultras di varie tifoserie.

Proprio dagli stadi e dalle curve sono scaturiti i più agguerriti gruppi paramilitari della ex Jugoslavia, i gruppi che si sono macchiati dei crimini peggiori come quello della Tigre Arkan celebrata dalle curve laziali. D’altronde lo stadio insegna molto spesso l’abc dello sciovinismo. In secondo luogo c’è un precedente storico piuttosto preoccupante a cui far riferimento: all’inizio degli anni Novanta nella crisi politico istituzionale portata alla luce dalle inchieste giudiziarie di Tangentopoli, sulla scia del successo della Lega un gruppo piuttosto nutrito di massoni, mafiosi e militanti di estrema destra diede vita a numerose “leghe meridionali” successivamente scolte con la creazione di Forza Italia e la normalizzazione berlusconiana… L’intento iniziale era quello di accelerare la destabilizzazione politica e territoriale per mettere un ginocchio la Repubblica e rilanciare certe “formazioni politiche”.

Con l’approdo berlusconiano non era più necessario tenere in piedi le leghe autonomiste e separatiste. In effetti, oggi, con l’offuscamento dell’immagine del nostro premier e la sua fondamentale funzione di collante delle destre si apre la strada al conflitto e alla frammentazione. Il “nazionalista” Fini potrà mai andare d’accordo con i “padani” Bossi e Maroni ? E quale sarà atteggiamento terranno Fini & soci nei confronti delle “scorie” della destra radicale ? Come reagiranno le “ronde” di vario colore ? Vi sono buone ragioni per ritenere che se da un lato il declino del Cavaliere è auspicato all’interno della sua compagine, dall’altro è pure temuto per le conseguenze… In ogni caso in un contesto di frammentazione e di polverizzazione dell’idea di patria definirsi come italiani autentici significa trovare un altro modo di vagare fra le Terre del Nulla. E pensate che giornalmente abbiamo discettato di “globalizzazione” e di “altra globalizzazione”…

Non so voi, ma io mi sento sempre più straniero e quasi quasi vorrei chiedere la revoca della cittadinanza…

Cercherò un altro paese, altre sponde forse…

Farò domanda per diventare “cittadino del mondo” e mi dedicherò al riscatto di questa nuova terra…

Lavorerò per questo e mi sfiancherò dalla fatica, se necessario…

Anche questo, però, non è che sogno ed affacciandomi alla finestra per guardare il panorama che mi circonda e mi sovrasta non posso fare a meno di pensare e di domandarmi…

Se desidero con ardore di essere “cittadino del mondo” quale mondo potrà mai accogliere un nuovo cittadino come me ?

Ed è qui, su quest’ultimo pensiero, che cala l’ennesimo sipario.


Il Medioevo italiano
di Alessandro Iacuelli - Altrenotizie - 11 Luglio 2009

La maggioranza di destra ha approvato il disegno di legge sullo Sviluppo che pone le basi per il rilancio del nucleare in Italia. Con 154 sì, un voto contrario e un astenuto, l'aula del Senato ha approvato, in via definitiva, il disegno di legge che contiene disposizioni per lo sviluppo. Il ddl, licenziato da Palazzo Chigi circa un anno fa e passato per quattro letture parlamentari, è legge grazie al voto a favore di Pdl, Lega e Udc. Pd e Idv non hanno partecipato al voto. Il provvedimento prevede nuovi fondi per l'editoria, l'introduzione della class action (ma senza retroattività, quindi nessuna azione legale di massa per Parmalat e Cirio), alcune misure per il mercato del gas, altre per le liberalizzazioni delle ferrovie, oltre a diverse novità in tema di assicurazioni e prezzo della benzina, lotta alla contraffazione del Made in Italy. Ma la norma senza dubbio più discussa e soprattutto controversa è quella che prevede il ritorno al nucleare, con la delega al governo per la localizzazione dei siti per le nuove centrali.

Il Governo avrà ora sei mesi di tempo dall'approvazione della legge per emanare uno o più decreti legislativi con la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti nucleari, di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare. I decreti attuativi definiranno anche le misure compensative da corrispondere alle popolazioni interessate dalla costruzione degli impianti nucleari, ma anche agli enti locali e alle imprese del territorio. "Molti comuni italiani hanno già manifestato la loro disponibilità", ha affermato il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola, senza però rivelare quali: "La posa della prima pietra della prima centrale avverrà entro la fine della legislatura", ha promesso.

L'aspetto controverso sta nel fatto che è data al governo la delega sul nucleare: dovrà essere cioè il Consiglio dei Ministri a scegliere quali impianti adottare e dove. E a costituire l’Agenzia per la sicurezza del nucleare. Già si sa che il governo vorrebbe ottenere dal nucleare il 25% del fabbisogno energetico. Nel ddl non si parla di investimenti, ma per produrre tale quantità di energia, servirebbero almeno 8 impianti nucleari che costerebbero almeno 30 miliardi di euro. Non si capisce bene da dove verrebbero presi. L'opposizione, dichiaratasi contraria, ha preferito però abbandonare l'aula piuttosto che votare con un no, e sono molte le bocche cucite nelle fila dei parlamentari. A parlare è invece la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, che dichiara: "Ci sono forti dubbi sulla reale copertura economica dell'enorme spesa che si dovrebbe programmare", e aggiunge che "se ai costi di produzione si aggiungono quelli per lo smantellamento, che equivalgono almeno a quelli di costruzione, e quelli per i controlli che vanno garantiti per alcuni secoli, si vede subito che la convenienza non c'è proprio".

Nella predisposizione dei decreti il Governo dovrà attenersi, tra le altre, all'indicazione di “elevati" e non più “adeguati” livelli di sicurezza dei siti. L'autorizzazione unica rilasciata dalle amministrazioni interessate sostituirà tutti gli atti necessari, fatta eccezione per le procedure VIA (Valutazione d'impatto ambientale) e VAS (Valutazione ambientale strategica) "cui si deve obbligatoriamente ottemperare". Il Cipe, con una delibera da assumere entro sei mesi, definirà la tipologia degli impianti e, con un'altra delibera, favorirà la costituzione di consorzi per la costruzione e l'esercizio degli impianti. Nasce inoltre l'Agenzia per la sicurezza nucleare, che svolgerà funzioni di autorità nazionale per la regolamentazione tecnica, il controllo e l'autorizzazione ai fini della sicurezza, la gestione e la sistemazione dei rifiuti radioattivi e dei materiali nucleari, la protezione dalle radiazioni, nonché le funzioni e i compiti di vigilanza sulla costruzione, l'esercizio e la salvaguardia degli impianti e dei materiali nucleari.

Il ritorno al nucleare viene ovviamente salutato favorevolmente dall'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti: "Il ritorno del nucleare in Italia è un'opportunità strategica per ricostruire la filiera scientifica, tecnologica e industriale indispensabile per stabilizzare i costi di generazione di energia elettrica, ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime e combattere contro il cambiamento climatico". Poiché l'Italia non dispone di proprie riserve climatiche e neanche della filiera tecnologica, non si comprende cosa intende Conti per riduzione delle importazioni delle materie prime, alle quali si aggiungerà anche un'importazione di competenze tecniche.

"Inutile e dannoso", "ritorno alla preistoria", "follia ambientale ed economica", sono queste le reazioni al via libera definitivo all'energia nucleare. "C'é poco da essere entusiasti: è una legge inopportuna", ha detto Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd. Per Marino, la situazione è grave, anche perché "una legge, in particolare su questa materia, dovrebbe essere basata su dati scientifici. Abbiamo un premio Nobel come Carlo Rubbia che ha ripetuto più volte che oggi non esiste un metodo sicuro per lo stoccaggio delle scorie radioattive e che anzi c'è un rischio concreto per la salute". E’ vero: un metodo sicuro per lo stoccaggio non è mai esistito, e difficilmente esisterà mai sul nostro pianeta.

Sono proprio le organizzazioni scientifiche, quelle che stanno esprimendo dissenso e perplessità: Secondo Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, "questo governo è tornato alla preistoria energetica per spendere soldi in grandiose e fragili cattedrali per la produzione di energia nucleare di terza generazione. Proprio quella tecnologia che Barack Obama si è rifiutato di finanziare perché inquinante e insicura, e che la cancelliera Angela Merkel ha dichiarato di non volere. Un altro importante aspetto è proprio il sacrificio che gli investimenti sul nucleare, decisamente antieconomico e fuori mercato, richiederanno allo sviluppo di eolico e solare. Ad evidenziarlo è Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace, che ricorda come "Costruire le nuove centrali porterà l'Italia ad avere una disponibilità eccessiva di energia, il che porterà inevitabilmente a un allentamento della spinta sulla produzione da fonti rinnovabili e sul consumo efficiente".

Se andiamo a vedere quale è l'andamento mondiale nel settore dell'energia, ci si accorge che il ritorno al nucleare è semplicemente una vera e propria follia, sia dal punto di vista ambientale che economico. Con il nucleare non solo non si affronta il problema della sicurezza energetica, ma si rischia di far crescere esponenzialmente le bollette dei cittadini. Ogni impianto costerà almeno 4 miliardi di euro che, di sicuro, ricadranno sulle spalle della collettività: scegliere oggi il nucleare vuol dire far regredire il nostro Paese, tagliandolo fuori dall'innovazione tecnologica e dalla ricerca sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica, elementi su cui i paesi più avanzati stanno investendo con forza e che saranno i veri settori strategici nell'economia mondiale. Significa anche aumentare le dipendente dall'estero, visto che solo all'estero ci sono le capacità di costruzione delle centrali, di lavorazione del combustibile e di riprocessamento delle scorie.

Paradossalmente, rispetto a 22 anni fa, quando il nucleare fu espulso dal Paese con un referendum popolare, oggi la preoccupazione delle associazioni che promossero quella campagna sembrano essere economiche, prima ancora che di tipo ecologico. Puntare come vuole fare l'Italia con il ddl sviluppo sul nucleare obsoleto, dopo aver abbandonato da anni la ricerca e la produzione industriale legata a questo settore, prima ancora che un problema di sicurezza è un colossale spreco di risorse.

Il governo invece plaude a se stesso per aver raggiunto un obiettivo strategico: tornare al medioevo energetico, e soprattutto spendere soldi. Soldi pubblici da dare ai privati. Questo proprio nel giorno in cui il G8 all'Aquila ha affrontato il nodo cruciale delle politiche climatiche ed energetiche del Pianeta, dalle quali emerge la necessità di puntare con decisione ed urgenza sulle nuove tecnologie pulite. Una strada finalmente tracciata tra i Paesi più influenti del mondo, una strada dalla quale l'Italia di Berlusconi sceglie di tagliarsi fuori da sola. Mentre tutti i Paesi industrializzati vanno verso l’innovazione e le fonti rinnovabili, per Berlusconi e Scajola i problemi energetici dell'Italia si risolvono ricominciando a produrre energia nucleare tra 20 anni.

In questo provvedimento c'è in pratica tutto il paradosso del governo della destra: l'approvazione di qualcosa che oggettivamente è vecchio e decrepito, ma viene presentato come la grande novità destinata a "modernizzare" il Paese. L'unica novità, per i decenni a venire, oltre lo spreco di soldi, sarà la quantità di radionuclidi presenti nell'organismo degli italiani, che però saranno impegnati a pagare bollette stratosferiche, ed a veder produrre quantità enormi di energia, ben oltre il fabbisogno reale del Paese, che serve di solito a tenere accesi come alberi di natale, giorno e notte, centri commerciali sempre più grandi, o a compensare la scarsa efficienza energetica di abitazioni, industrie, ferrovie e linee elettriche. Una scelta assolutamente anacronistica, un passo indietro, verso una tecnologia superata, un punto di vista impone su una questione di grande importanza. Una scelta che è pura propaganda ideologica, aggravata dal fatto che i siti nucleari verranno scelti liberamente dalle imprese che li realizzeranno. Senza che cittadini, associazioni, amministrazioni possano obiettare.