Piccole scene di ordinaria evasione fiscale. Vado in lavanderia, ritiro le giacche che ho lasciato qualche giorno prima. Affrancata sulla confezione di plastica c’è lo scontrino. Sembra tutto regolare. Ma poi quadro meglio: in basso, quasi invisibile c’è scritto non fiscale. E allora chiedo: ma questo è lo scontrino? E la signora, con l’aria un po’ scocciata, mi dice: “Glielo faccio subito”. Smanetta sulla cassa e mi stampa una vera ricevuta fiscale.

Esco, arriva suo marito: guida un’auto sportiva dal valore di almeno 50-60 mila euro. Ripenso a quante volte sono andato in quella lavanderia e se in passato mi hanno stampato un vero scontrino. Credo mai. Il trucco di quello non fiscale è molto efficace: dà l’impressione al cliente che sia tutto in regola, ma consente all’esercente di incassare cifre enormi in nero. Non mi stupirei fossero pari all’80-90% della cifra d’affari. Faccio due conti: secondo me non il gestore della lavanderia guadagna non meno di 150-200 mila euro all’anno. In nero.

E non è solo la lavanderia a usare questo stratagemma: anche il panettiere, l’idraulico, l’elettricista. Lavori un tempo umili e ora estremamente redditizi. Guadagnano quanto un manager di alto livello con una busta paga in regola da 300mila euro lordi. Qualcosa non torna.

Emergono due Italia profondamente ingiuste: da un lato quella dei salariati che non evadono neanche un centesimo e a cui vengono accordate detrazioni risibili. Assieme a loro una parte importante del popolo delle partite Iva, che non riesce a evadere e paga somme spropositate, fino al 60-70% tra tasse e contributi sociali. L’altra Italia è formata dai panettieri, i lavandai, gli orefici che dichiarano redditi da 10euro all’anno, i piccoli imprenditori edili, i mediatori immobiliari. E continua a farla franca.

In fondo basterebbe il buon senso per creare una situazione più equa. Il fisco svizzero, ad esempio, riesce a stimare qual è la cifra d’affari reale di un lavandaio a Lugano o a Bellinzona, considerando l’anzianità di esercizio, la posizione, se affitta o possiede il negozio. Chi dichiara troppo poco viene subito pizzicato, ma senza l’angoscia della visita di un uomo dell’arma. Viene convocato in ufficio. Il funzionario discute con lui e quasi sempre non deve ricorrere a misure punitive per trovare una soluzione. E ai salariati vengono accordate detrazioni fino ai 6-7mila euro a figlio e, nei tempi buoni, anche esenzioni del 5-10% sull’imponibile.

Sia chiaro: Anche in Svizzera c’è evasione, come in Francia o in Germania ma le proporzioni sono più ragionevoli. Chissà, forse un giorno anche in Italia. Utopia?