venerdì 24 luglio 2009

Sex, drugs & Apicella

Troppo vomito in gola, no comment!!!

Segreti e bugie
di Emiliano Fittipaldi e Antonio Massari - L'espresso - 23 Luglio 2009

Le buste per le escort. Il lettone di Putin. I reperti fenici nella villa sarda. I consigli sul sesso. Berlusconi senza freni nei dialoghi registrati dalla D'Addario

Berlusconi è appena arrivato a Rho, ad inaugurare una fiera di motocicli. È la mattina del 5 novembre 2008. Tre ore prima ha lasciato "nel lettone di Putin" a Palazzo Grazioli la prostituta Patrizia D'Addario, con cui ha passato tutta la notte in bianco. Sarà perché l'umore è alle stelle, sarà perché mai avrebbe immaginato che, dopo nove mesi, "L'espresso" sarebbe riuscito a ricostruire grazie alle registrazioni fatte di nascosto da Patrizia la sua scappatella, fatto sta che il marito di Veronica Lario osa una battuta sul tradimento.

"Mi piace", si legge nella cronaca dell'Ansa, "l'idea che negli Stati Uniti danno 20 dollari in busta paga a chi usa la bici per andare a lavoro. Certo che se qui facessero la stessa cosa per tutti quelli che commettono adulterio e poi tornano a casa... ritornerebbero tutti a casa!" . Letizia Moratti, al suo fianco sul palco, sorride.

Il governatore cattolico Roberto Formigoni è a due passi di distanza. Patrizia, a Roma, è tornata in albergo. A Rho Berlusconi, intanto, non si ferma. "I conduttori televisivi sono appecoronati sulla sinistra", dice. Poi passa a difendere la scuola privata cattolica, sostenendo che i tagli non la toccheranno. " È una libertà per tutti che ci sia una scuola privata per le famiglie che abbiano a cuore lo studio dei loro figli anche secondo determinati valori".

Quando va via, direzione Arcore, prima di mandare il messaggio di congratulazioni a Obama che è diventato il nuovo presidente degli Stati Uniti, Berlusconi chiama sul cellulare Patrizia. " Tutto bene? Io ho lavorato tanto, questa mattina sono andato a inaugurare questa mostra, ho fatto un bellissimo discorso, con applauso. E non sembravo stanco".

L'utilizzatore finale
Il trionfo della doppia morale, dei " vizi privati e pubbliche virtù" di un uomo di Stato: è questo che certificano le registrazioni che Patrizia ha effettuato nelle sue due visite al presidente del Consiglio. I nastri pubblicati sul sito de " L' espresso" da lunedì scorso testimoniano come Berlusconi abbia mentito e come, al contrario, l'escort abbia sempre detto la verità. Il presidente aveva parlato di complotti e menzogne. "C'è qualcuno che ha dato un mandato molto preciso e benissimo retribuito a questa signora D'Addario. Non ho mai pagato una donna".

All'Aquila durante il G8 aveva rincarato la dose: "Cos'altro potrebbero inventarsi? Questa campagna di menzogne e spazzatura avrà conseguenze su chi l' ha fatta". Il suo avvocato Niccolò Ghedini, che ha definito le registrazioni " inverosimili e frutto d' invenzione", s'era spinto ancora oltre, negando tutto. " Vicenda inesistente" , ha esordito un mese fa, dopo le prime notizie del "Corriere della Sera" , " non credo che la D' Addario sia mai andata a casa del premier. Notizie che ci appaiono completamente sprovviste di qualsiasi connessione fattuale e logica" . Sarà. Ma lo scoop ha chiuso la partita. Berlusconi, per dirla alla Ghedini, è stato davvero " l' utilizzatore finale" della prostituta.

Oggi l'opposizione chiede (a bassa voce) al premier di fare chiarezza. Perché lo scandalo, come sostengono anche gli opinionisti stranieri, è tutto politico. Il Pdl tira in ballo la violazione della privacy, privacy, ma l' informazione ha il dovere di evidenziare comportamenti che possono trasformare un capo di governo in un soggetto facilmente ricattabile. Il premier visto dal " buco della serratura" è completamente diverso dallo statista conservatore che legifera basandosi sui valori " Dio, Patria e Famiglia" , il cui esecutivo scrive disegni di leggi per sbattere in galera i clienti delle prostitute che battono i marciapiedi.

Berlusconi top secret
Nessuno sapeva che a Villa Certosa ci fosse una "balena fossilizzata" e che Silvio Berlusconi collezionasse " meteoriti" . Soprattutto, nessuno sapeva che il premier avesse scoperto tombe fenice. Patrizia l'ha appreso dal Cavaliere in persona che, durante una festa dello scorso ottobre, si è trasformato in un cicerone d' eccezione. Quella sera Berlusconi sembra felice. Alcuni ospiti già li conosce, altri gli fanno visita per la prima volta. Quando il Cavaliere si presenta, Patrizia gli parla subito dei suoi problemi: a Bari c' è un' operazione immobiliare a cui tiene molto: iniziata anni fa dal padre morto poi suicida, è bloccata.

Con lei c' è pure Giampi Tarantini, l'imprenditore barese al centro di un'inchiesta su appalti e prostituzione, che ha portato con sé altre splendide ragazze. Oltre a Patrizia, ci sono Barbara Montereale e Lucia Rossini. Ignaro che un registratore sta incidendo ogni sua parola, il premier si lascia andare alla descrizione dei suoi tesori. Dopo aver guardato video celebrativi, gli ospiti hanno la fortuna di ammirare sullo schermo anche le bellezze di Villa Certosa. "Sotto qua delle bellissime tombe ", dice euforico il premier. "Abbiamo scoperto trenta tombe fenice... Questo è l'anfiteatro, qua abbiamo le farfalle, qui abbiamo i pesci".

La D'Addario ascolta incuriosita. Giampi qualche ora prima le ha spiegato, in albergo, come funzionerà la serata. La paga è di 2.000 euro. "Lui non usa il preservativo, tu puoi decidere. Però lui non ti prende come escort, capito? Lui ti prende come un' amica mia". Poi aggiunge che, nel caso vada tutto bene, sarà Berlusconi a "saldare" in qualche modo. " Mille euro ora già te li ho dati... poi se rimani con lui... ti fa il regalo solo lui".

A Patrizia Berlusconi snocciola la sua agenda politica, spiegando che a giorni deve andare a Pechino. Una ragazza gli domanda se ha mai visto i soldati in terracotta. "Sì, come no, sono belli. Quasi incredibili, ad altezza naturale". Prima di cena descrive nei dettagli, per 10 minuti, le meraviglie di Villa Certosa. "Questo è l' ingresso della gelateria del presidente. Fa anche i sorbetti. Guarda che meraviglia, qua c' è la fabbrica dei gelati! Questo è un altro lago. I cigni? Sì, ci sono, ma li tiriamo fuori d' estate perché vogliamo avere l' acqua pulita per fare il bagno" . Chissà il premier dove sistema i pennuti.

La visita audiovisiva continua. Patrizia registra ogni rumore, i commenti delle ragazze, tutte le strane storie raccontate dal Cavaliere. " Questo è il lago delle palme, guarda che meraviglia, con tutte le palme intorno... Questa è la balena fossilizzata. Questi qua sono i meteoriti: questi son quelli che mi ha regalato... Visti questi qua, sono andato in India, e ne ho presi di altri tipi. Questo qui è il labirinto che ti ho detto. Quello lì è il bozzetto della statua centrale, che è una donna su un corpo di cavallo, e in alto ha una colomba: ogni grotta è una scultura". Patrizia registra ancora: "Qui abbiamo la pizzeria, adesso l'abbiamo coperta per renderla più intima... è la casa più bella della Sardegna" . Si sente fischiare, arriva Frou Frou, il barboncino bianco che gli è stato regalato dalla moglie di Bush. La serata va avanti, tra musiche napoletane, vino e battute.

La colazione e le buste
Alla fine del tour turistico e delle lezioni economiche sul G8 e opere d' arte italiane, Patrizia decide di non restare e torna a casa. Ma dopo due settimane viene invitata ad un altro festino. Stavolta Patrizia rimane tutta la notte. È il 4 novembre 2008. Obama sta per diventare presidente degli Usa, mezzo mondo è incollato alle tv, ma lo statista italiano ha altri piani: quando la coppia rimane da sola, i nastri raccontano delle "docce" del premier che invita la prostituta ad aspettarlo " nel lettone di Putin".

La mattina presto il Cavaliere e Patrizia fanno colazione insieme. Tè e caffè, dolcetti e tisane con troppo zucchero. Iniziano a commentare le effusioni d'amore, con il premier che dispensa qualche consiglio su come vivere felicemente la sessualità femminile.
L'escort annuisce. Poi il presidente le chiede il cognome. "È un cognome famoso, c'è una grossa concessionaria che fa pubblicità, un grosso dottore ginecologo" . " D' Addario, D' Addario", ripete Berlusconi.

Sei mesi dopo, al settimanale di sua proprietà "Chi" , a scandalo appena scoppiato, si difenderà sostenendo che "non c' è nulla nella mia vita privata di cui io mi debba scusare (... ) Non ho (di Patrizia, ndr) alcun ricordo. Ne ignoravo il nome e non ne avevo in mente il viso" . Berlusconi il 5 novembre ha fretta. Deve correre a Rho al salone del ciclo e motociclo. La D'Addario appena esce chiama Tarantini.
"Non abbiamo chiuso occhio stanotte. Non mi ha dato la busta. Come mai? Tu mi avevi detto che c'era una busta... Siccome Barbara ha detto, appena sono arrivata, ha detto: " Hai avuto la busta, 5000 euro? " Ho detto no, io non ho preso proprio niente" . Patrizia è delusa, ma ritorna il buonumore quando Silvio la richiama. Cominciava a preoccuparsi. "Ciao come stai? " le dice con un filo di voce: " Io sto partendo adesso per Mosca. Ti chiamo domani quando torno eh? Ciao tesoro


Sex and the Silvio
di Edmondo Berselli - L'espresso - 23 Luglio 2009

Prostitute a palazzo Grazioli. E poi menzogne per coprire lo scandalo. Così il premier infrange le regole dell'etica. E quelle della politica
Abbiano pazienza l'avvocato e deputato Ghedini e lo staff del premier, ma la loro linea difensiva non potrebbe essere più catastrofica. "Tutte invenzioni", sono insorti dopo la pubblicazione del nuovo scoop de 'L'espresso' sulle registrazioni sexy realizzate dalla escort Patrizia D'Addario a Palazzo Grazioli. In avvio del nostro principale reality, Ghedini aveva messo a segno il plateale autogol a proposito di Silvio "mero utilizzatore finale" dei servizi offerti da quelle signorine così di casa nella residenza del presidente del Consiglio.

Per questo qualcuno, nel giro di Montecitorio, aveva cominciato a chiamarlo 'Comunardo' Ghedini, a ricordo imperituro del difensore del Cagliari e della nazionale Niccolai, passato alla storia perché specializzato in autoreti spettacolari. Ma quali "invenzioni", avvocato! L'invenzione, in casi come la prostituzione di regime, implica inevitabilmente la menzogna. Sarebbe fin troppo facile ribaltare l'accusa sulla corte berlusconiana, sostenendo che da mesi il premier vive in una zona grigia fra meschine bugie sul privato e presunti splendori turcheschi in pubblico, con il contorno di 'clientes' che cercano di assecondare le narrazioni del sultano Silvio.

Ma ci vorrebbe poco a capire che questa versione romanesco-brianzola-barese di 'Le mille e una notte' rappresenta integralmente la verità. Anzi, per la precisione, le odalische di Palazzo Grazioli costituiscono la proiezione nell'immaginario italiano dell'ultraverità, forse dell'iperrealtà incarnata da Silvio Berlusconi. Il Cavaliere è impegnato in una compulsiva ricerca tesa a imporre la propria immagine, molto simile solo a pensarci a un fumetto anni Settanta, clonato a partire dal Dna della mascella ipertrofica di Lando Buzzanca: da Cavaliere a Cavalcatore, dal Cid Campeador a Fanfulla da Lodi il passo è brevissimo. Altrimenti non si spiegherebbero le battute come "Vi piace il presidente ferroviere? Io preferisco il presidente puttaniere", e neppure le palpatine all'assessora trentina, nonché l'infinito repertorio di storielle e barzellette tutte legate a una visione del mondo allegramente maschilista.

Se non ci fosse una fede così fervente nell'ultrarealtà, senza nessuna paura della kryptonite verde o rossa (quella rossa aveva la brillante caratteristica di costringere Superman a combinare un mare di cavolate), IperSilvio non sarebbe capace di improvvisare un comizio sul G8, il G14, il G16 davanti alla escort D'Addario, al futuro premio Nobel per l'economia Tarantini e altri eccellenti ospiti, imbrodandosi sul suo ruolo prodigioso al comando dell'economia globale: "Io sono l'unico che ha presieduto il summit due volte. Adesso sono in-su-pe-ra-bi-le! Tre volte!.".

E mentre sullo sfondo degli "utilizzi finali" del premier va in onda, e non poteva che andare a finire così, lo hit di Sal Da Vinci 'Zoccole zoccole', dal musical neomelodico 'Scugnizzi' ("Zoccole, zoccole, zoccole, so' tante e campano a dispiétto 'e tutti quante"), come si fa a non ricordare l'inno nazionale scritto da Paolo Villaggio e Fabrizio De André, tanti anni fa: "È mai possibile, o porco d'un cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane".

Ecco, in omaggio alla battaglia di Poitiers i 'moros' li abbiamo (e li 'respingeremos') e le puttane non mancano: ma prima di concludere che non è una cosa seria bisogna considerare che la politica ha le sue regole. Se uno le infrange, e 'papi' le ha infrante tutte, deve affrontarne le conseguenze. Per il suo staff e i suoi cortigiani Berlusconi sta completando il suo capolavoro esistenziale in quanto genio pop; per le persone normali, il premier è arrivato alla fine del suo giro dell'Oca. Lo ha confessato proprio lui che deve stare fermo qualche giro, chiudere Villa Certosa, "cambiare vita", andare in pellegrinaggio da padre Pio. Ecco, autosospendersi: l'unica soluzione sufficientemente drammatica per essere più che dignitosa: perfino elegante.


Se siamo protetti da Berlusconi & C possiamo stare tranquilli
di Antonella Randazzo - lanuovaenergiablogspot.com - 23 Luglio 2009

Come affidarsi al gatto e alla volpe e perseguitare i più deboli

“Altro che ronde! In Italia la situazione è vergognosa (perché) non esiste la certezza della pena!” (1)
A parlare non è un no-global, né un personaggio che avversa Berlusconi, ma il capo della Polizia di Stato della Repubblica Italiana, Antonio Manganelli.

Già lo scorso anno, Manganelli si prodigava a denunciare i pericoli dovuti all’indulto: “I crimini impuniti (sono) una vergogna vissuta ogni giorno… in Italia non esiste la certezza della pena… gli sforzi della polizia vengono vanificati”. (2)

Quello che osserva Manganelli noi italiani dobbiamo verificarlo per forza, avendo come capo di governo un personaggio che si è macchiato di numerosi reati ma non ha mai fatto un giorno di galera.
Il fatto è che proprio chi vuole una realtà in cui prevale la legge del più forte, e in cui i cittadini si sentano insicuri, si spaccia per fautore della “sicurezza”.

Delle due l’una: o si è onesti e dunque si vuole vivere in un paese senza crimini, oppure si è disonesti e si punta a creare paura e insicurezza per meglio turlupinare. Dunque, un governo capeggiato da un delinquente non potrà, per via di logica, garantire alcuna vera “sicurezza”.
E infatti, non sfugge ai più attenti che la questione della “sicurezza” è strategica, e permette al regime di raggiungere diversi obiettivi:

1) Far accettare l’idea della militarizzazione del paese. Da alcuni anni persino la Tv non fa altro che trasmettere molte produzioni in cui gli “eroi” sono poliziotti o carabinieri. La parata militare (sospesa negli anni Settanta fino al 1982), è stata ripresa in grande stile negli ultimi anni. In poche parole, si vuole far capire che le cosiddette “forze dell’ordine” devono avere un ruolo importante nel paese. La contraddizione sta nel fatto, come vedremo, che esse non sono realmente potenziate o rese operative sempre.
2) Seminare panico verso gli stranieri, descritti dalla propaganda come criminali e responsabili dei reati commessi nel nostro paese. Le statistiche dicono che la maggior parte dei reati è commessa da italiani. Certamente esiste la criminalità straniera, ma seminare panico non è il miglior modo di affrontarla.
3) Reprimere chi si vuole e quando si vuole. Si vuole fare in modo che il reato non rappresenti per forza l’elemento che deve far scattare il comportamento repressivo. Si vuole creare una situazione in cui anche coloro che non hanno fatto mai nulla di criminale possano essere perseguiti o repressi.
4) Si vuole scoraggiare i dissidenti dei paesi del Terzo mondo dal credere di poter continuare a lottare contro i poteri criminali che dominano nel loro paese (protetti dalle autorità occidentali) espatriando.
5) Sviare l'attenzione da altre vicende, come gli intrallazzi di governo e la crescente povertà a cui il paese sta andando incontro.

La propaganda relativa alla “sicurezza” non riguarda soltanto la repressione degli immigrati, ma anche il presunto pericolo di “neo-fascismo e ultras”.
Non molti ricordano che in seguito alle violenze negli stadi Berlusconi iniziò a parlare di pacchetto di misure anti-violenza o “sicurezza”.

Per capire ci si può addentrare brevemente, senza pretese di essere esaustivi, sul terreno della tifoseria violenta. Lo scorso anno il questore di Napoli, Antonino Puglisi, che non è certo nemmeno lui un no-global o un anarchico, ebbe a dire: ''Sappiamo che tra i gruppi del tifo organizzato ci sono collegamenti con frange della criminalità organizzata. Stiamo vagliando l'accaduto e nelle prossime ore, dopo l'incontro che avremo nel pomeriggio in Procura, potremo esprimere una valutazione più precisa''. (3)
Il governo però si affrettò a far sapere che forse c’era stata ''una errata valutazione degli avvenimenti da parte anche della prefettura e della questura''.
Dopo le parole di Puglisi, si ebbe una mobilitazione generale del Ministero dell’Interno, della Lega calcio e del capo di polizia Manganelli.

I mass media, spesso portano in prima pagina il “mostro ultras o naziskin” ma evitano di spiegare gli elementi del fenomeno e le responsabilità del sistema. Qui non si nega l’esistenza di persone violente che vogliono approfittare della situazione per sfogarsi negli stadi o perseguitando i più deboli, ma si vuole sostenere che sarebbe possibile affrontare questo problema, e magari organizzare iniziative (sociali o culturali) che avversino il comportamento violento. Con tutto il degrado sociale e culturale che i giovani “respirano” tutti i giorni, mantenere l’equilibrio non deve essere certo facile, specie se non si ha alle spalle una famiglia adeguata (si veda http://www.disinformazione.it/bambini_psicoprogrammati.htm).

Il nostro contesto alimenta la “pseudo-cultura delle fazioni” e l’idea che per sentirsi “forti” occorra “sconfiggere” qualcuno, anche con la violenza.
Nei gruppi di ultras c’è una rigida gerarchia e un capo che “detta legge”, inducendo gli altri a comportarsi come vuole lui e creando il “branco” violento. Ovviamente, questi capi sono identificabili.

C’è chi sostiene che i capi degli ultras siano pilotati. Ad esempio, dichiara Mario Corsi, conduttore in una radio dei tifosi romanisti: "Se il governo strumentalizza le curve, vuol dire che è alla canna del gas… (quanto accaduto ieri sera all'Olimpico) appare gestito per fare forte pressione sul governo” (che doveva prendere decisioni sul “Salvacalcio”). (4)

Secondo il sociologo Alessandro Dal Lago, gli ultras hanno la complicità delle società calcistiche,(5) che data la situazione non chiara di dissesti finanziari avrebbero interesse a ricevere aiuti dal governo, e le violenze potrebbero mascherare questi aiuti o renderli accettabili.
Sta di fatto che diversi gruppi ultras avrebbero ricevuto finanziamenti e aiuti di vario tipo dalle società calcistiche e da imprese private.(6) Oggi in Italia questo è vietato da una legge entrata in vigore nel 2007.

Quando i media si sono occupati in modo ossessivo di ultras, sono anche arrivati i decreti "danarosi" per le società calcistiche. Già ai tempi del governo Prodi, si piangeva miseria ma si approfittava del trambusto creato dagli ultras per approvare decreti che, in sordina, davano aiuti finanziari di vario tipo alle società calcistiche. Ricordiamo che anche lo scorso anno erano stati fatti progetti per sostenere quel miscuglio di affari-banche-politica che oramai il calcio italiano rappresenta (si veda http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/sport/calcio/nuovi-stadi/nuovi-stadi/nuovi-stadi.html e "Il pallone nel burrone" di Salvatore Napolitano e Marco Liguori, ed. Riuniti).

Quest’anno, il disegno di legge firmato Lolli-Butti dovrebbe prevedere un finanziamento alla costruzione di alcuni stadi. Non sarebbe certo il primo aiuto finanziario alle società di calcio, che sono società private quotate in borsa, basti pensare al decreto-salvacalcio del 2003, che permise allo stesso Berlusconi di intascare non poco denaro.

Questo cosa ha a che fare con le ronde e gli immigrati?
Anche se non sembra, c’entra eccome.
Infatti, noi siamo sempre più poveri perché i nostri soldi sono rubati dalle banche e dai grandi imprenditori che hanno privatizzato i nostri beni (stadi compresi) e che quando si trovano in difficoltà battono cassa (profitti privati e pubbliche spese). Questo è risaputo. Quello che è meno risaputo è che più ci impoveriscono e più gridano al “problema sicurezza”. E non è un caso.
Il sistema attuale sa di aver tirato troppo la corda negli ultimi anni, distruggendo economicamente moltissimi cittadini. Gridare alla “sicurezza” significa anche far presente che ci può essere caos, sollevazioni, microcriminalità, certo dovuti anche alla maggiore miseria creata dalle banche.

Che siano sostenuti dalla mafia, dal governo o dalle società calcistiche oppure no, gli ultras rappresentano comunque una netta minoranza rispetto ai tifosi, e non è pensabile che uno Stato non sappia affrontare un gruppo di violenti. Purtroppo, autorità che permettono ai mafiosi di controllare buona parte del nostro paese, sono anche capaci di utilizzare tutti i mezzi possibili per soggiogare i cittadini, e di non affrontare i veri problemi della "sicurezza".

In sintesi, come è evidente ormai a molti, i politici arraffano quanto più possibile per darlo ai loro padroni, e poi cercano di giustificarlo (magari con la “crisi”) o di tenerlo nascosto.
Tanto per dare un’idea, negli Usa già da diversi anni i politici hanno la “sicurezza” al top delle loro agende, come se non vi fossero problemi dovuti alle banche, stipendi da fame, problemi per l’assenza di assistenza sanitaria, degrado dei servizi pubblici, ecc.
Più le banche e le grandi società ricevono denaro pubblico e più c’è bisogno di distogliere l’attenzione strombazzando “sicurezza”. Gridare alla “sicurezza” serve dunque a distogliere l’attenzione dalle vere cause dell'impoverimento e ad indurre a pensare che i guai siano dovuti agli immigrati.

Tutto questo può sembrare banale, ma non sono pochi gli italiani che cadono nella trappola e credono davvero che i loro problemi siano dovuti agli immigrati, accrescendo sempre più l’odio razzistico.

Che non ci sia una vera volontà di proteggere il cittadino emerge anche dal “taglio dei fondi sulla sicurezza” che è stato fatto anche dal governo attuale. Una circolare firmata dal prefetto Giovanna Iurato, direttore dei servizi tecnico-logistici del Dipartimento della pubblica sicurezza, dice senza mezzi termini che le risorse a disposizione della polizia sono insufficienti. La circolare spiega che "sul capitolo relativo alle spese per la gestione e la manutenzione dei veicoli della polizia di Stato gli stanziamenti di bilancio risultano di gran lunga insufficienti rispetto agli effettivi fabbisogni… (di conseguenza tutti gli automezzi sono invitati) a circoscrivere le spese ai soli rifornimenti di carburante”.(7) Dunque, se un mezzo ha bisogno di manutenzione, dato che non ci sono soldi, deve restare in garage.
Secondo i dati dell’Anfp, il sindacato dei funzionari di Polizia: "a Roma, dall' inizio dell' anno si sono fermati 250 mezzi. E a Napoli sono in garage in attesa di manutenzione 228 auto con i colori della polizia, 108 del tipo normale…. il rischio che in pochi mesi molte autovetture della polizia in Italia restino bloccate da guasti per riparare i quali non ci sono fondi”. (8)

Spiega il segretario Anfp, Enzo Letizia: “Il fondo del 2009 per la Motorizzazione, tagliato del 60 per cento rispetto a quello del 2008, potrebbe servire solo a coprire il debito dell'anno passato…. (era stato detto che) avrebbero destinato alla sicurezza un miliardo di euro confiscati alla mafia. Ma che fine hanno fatto quei fondi? Era solo un annuncio spot?.... Il risultato finale è che la sicurezza dei cittadini rischia di indebolirsi se non ci saranno interventi finanziari. C'erano stati promessi più soldi e più poliziotti di quartiere: la prima promessa non è stata mantenuta. La seconda probabilmente si realizzerà, perché non avremo più macchine». (9)

Anche Giuseppe Tiani, del sindacato di base dei poliziotti (Siap), deve constatare che risulta sempre più difficile che “gli agenti possano lavorare con automezzi inadeguati… Questo è il risultato della politica di questo governo che, anziché reperire le risorse necessarie per garantire l' efficienza dei servizi, pare preoccuparsi di provvedimenti di facciata, come l' erogazione di cento milioni di euro agli enti locali per rafforzare il potere dei sindaci. Un investimento a pioggia che attualmente ha dato evidenti scarsi risultati”.(10)

La propaganda sulla “sicurezza” nasconde dunque la non volontà di dare anche a questo settore le giuste risorse economiche per permettere di operare davvero a servizio dei cittadini.
Privare di risorse, come sta accadendo anche in altri settori come la scuola o la sanità, significa inevitabilmente degrado e scarsa qualità, se non mancanza, del servizio ai cittadini.
Sulla scia di questa inquietante situazione è nato il “pacchetto sicurezza”, approvato definitivamente il 2 luglio scorso.

Il Presidente della Repubblica ha firmato la legge ma, vergognandosene, ha dichiarato che essa suscita “perplessità e preoccupazioni (per le) numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità… (c’è) la presenza nel testo di specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale vigente”.
Come al solito, Napolitano cerca inutilmente di rimanere “pulito” pur sguazzando nella melma di un sistema corrotto fino la midollo.

Come fanno capire autorevoli giuristi, la detta legge è contro la nostra stessa Costituzione e un palese tentativo di abituare i cittadini ad una situazione che non è più quella di uno Stato di diritto.

Spiega l’ex giudice della Corte Costituzionale Guido Neppi Modona:
“Le norme del così detto “pacchetto sicurezza” sono norme razziste ed incostituzionali… Questa legge non punisce lo straniero per aver fatto qualcosa che è previsto come reato, ma per una mera condizione soggettiva: quella di essere straniero irregolare. Per di più in un sistema nel quale la regolarizzazione è quasi impossibile… tutto ciò comporta la violazione del principio costituzionale di uguaglianza: gli italiani saranno puniti se compiono un fatto previsto dalla legge come reato, gli immigrati vengono puniti comunque, indipendentemente dall’aver fatto alcunché, per una mera condizione personale di stranieri non in regola, il che di per sé non può avere rilevanza penale.
Per questo le norme sono discriminatorie. Questa norma però non è una novità. La condizione di immigrato clandestino è già stata trasformata in una “aggravante” da un decreto-legge del maggio del 2008 che, in modo discriminatorio ed incostituzionale, prevede un aumento di pena sino ad un terzo per lo stesso reato se a compierlo è uno straniero irregolare invece di un italiano o straniero regolare… Lo straniero che è messo in condizione di potersi regolarizzare è meno pericoloso anche perché, se non deve nascondersi ed è inserito nella società è più controllato.
Collegare la condizione di immigrato irregolare alla pericolosità sociale è un atteggiamento miope e discriminatorio. A seconda delle notizie di cronaca di volta in volta si ricollega la pericolosità sociale a provenienze diverse: una volta si sostiene la pericolosità degli albanesi, poi di marocchini, poi di romeni, ma non è possibile legiferare su presupposti razzisti… Inoltre tutto ciò è inutile: lo straniero irregolare era già punito con una sanzione amministrativa, l’espulsione dichiarata dal prefetto. L’unica conseguenza ulteriore è la stigma di delinquente che gli viene ora attribuita, a mero scopo propagandistico e con grave danno per il sistema… Questa legge non ha alcun utilità pratica ma è la mera risposta ad un elettorato che però usufruisce di quegli stessi servizi che vengono condannati. Ecco il vicolo cieco in cui si è infilato il legislatore che ora temporeggia. Quanti sono gli elettori che danno lavoro ad uno straniero irregolare e che potrebbero venire puniti da questa legge? Immagino che per questo ci sarà una sanatoria generalizzata mascherata da decreto flussi in autunno”. (11)

Criminalizzare il semplice fatto di non avere ancora un permesso di soggiorno permetterà trattamenti disumani. Ad esempio, gli immigrati non potranno accedere ad alcun servizio pubblico. Chi sta male non può andare in ospedale, chi è costretto a lavorare in nero (perchè il suo datore di lavoro italiano non vuole metterlo in regola) e deve mantenere la propria famiglia che risiede nel suo paese non può inviare denaro ai familiari, dato che per farlo sarà necessario avere il permesso di soggiorno (art. 43).

Tutto questo, occorre dirlo, permetterà al nostro governo di arraffare altro denaro. Infatti, chi vuole il permesso di soggiorno o acquisire la cittadinanza italiana dovrà pagare da 80 a 200 euro. Si prevede un incasso di almeno 160 milioni di euro. Considerato il comportamento del governo, è difficile pensare che questo denaro sarà destinato a migliorare il paese. Inoltre, la nuova legge autorizza le associazioni “di volontari per la sicurezza” ad organizzare ronde dotate di spray urticante. (12)
Insomma, la nostra sicurezza è in mano a persone che hanno come obiettivo principale quello di ingrassare ancora di più le tasche dei soliti noti, disposti persino a militarizzare il paese.

Questo ci farà davvero sentire più sicuri? Abbiamo davvero bisogno di “vigilantes pubblici e privati" che ci facciano sentire in uno Stato di polizia?

E l’evoluzione quale sarà? In futuro ci saranno “Sceriffi” pronti a pestare chi non ha il permesso di soggiorno? Si potranno vedere sempre più di frequente i pestaggi di extracomunitari o varie vessazioni a danno di neri o arabi?

E con questo “regalo” fattogli dalle sue autorità, il cittadino italiano come si sentirà? Potrà sentirsi “contento” di chi governa sottraendogli denaro, imponendogli un assetto mafioso e rendendolo sempre più incattivito, ma contro i più deboli, non certo contro i veri responsabili dei suoi problemi?

NOTE

1) Intervista a “City”, 30 maggio 2008.
2) Intervista a “City”, 30 maggio 2008.
3) http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_759483258.html
2008-09-03 11:07
4) http://www.tifo-e-amicizia.it/spunti/riflessioni/articoli/art161-180/articolo174.htm
5) Rai Uno, 4 settembre 2008, si veda anche Dal Lago Alessandro, “Descrizione di una battaglia”, Il Mulino, Bologna, 1990.
6) http://www.nonluoghi.info/nonluoghi-new/modules/news/article.php?storyid=330
7) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/02/16/la-polizia-con-le-auto-in-garage.html
8) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/02/16/la-polizia-con-le-auto-in-garage.html
9) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/02/16/la-polizia-con-le-auto-in-garage.html
10) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/02/16/la-polizia-con-le-auto-in-garage.html
11) http://it.peacereporter.net/articolo/16717/%22Norme+incostituzionali+e+razziste%22
12) http://www.corriere.it/politica/09_luglio_02/foschi_dossier_sicurezza_049178dc-66c9-11de-9708-00144f02aabc.shtml

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La casa in briciole
di Paolo Berdini - Il Manifesto - 22 Luglio 2009

L’ennesima truffa con il pretesto della “casa per tutti”. E molti ci cascano, perché pochi raccontano la verità.

Palazzinari. Palazzo Chigi dà il via libera allo spot casa: un piano di centomila alloggi in cinque anni da realizzare con 550 milioni di euro. Finanziamenti già stanziati da Prodi che Berlusconi aveva cancellato con la finanziaria del 2008. I costruttori esultano. I sindacati degli inquilini: «Misure inutili, per le fasce popolari occorre abbassare i prezzi degli affitti».

Cinquecentocinquanta milioni di euro in cinque anni per risolvere l'emergenza abitativa e la crisi economica del settore. E' quanto ha affermato il presidente del Consiglio dei ministri: con il "piano casa" si darà un'abitazione ai nuclei familiari e giovani coppie a basso reddito, agli anziani in condizioni svantaggiate, agli studenti fuori sede, agli sfrattati, agli immigrati regolari. Un numero impressionante di famiglie troveranno casa con solo 550 milioni! Tanto per dare una dimensione, per la costruzione del palazzo del nuoto di Roma, che doveva rappresentare l'ottava meraviglia del mondo, ne servivano 600. Oltretutto un impianto sportivo che non verrà terminato.

Siamo di fronte all'ennesima manovra diversiva per sviare l'attenzione dell'opinione pubblica. Ma se cerchiamo nelle motivazioni del provvedimento, troviamo anche un'implicita ammissione del fallimento delle politiche del ventennio liberista. Poche settimane fa, l'Istat ha certificato che dal 1995 al 2006 sono stati costruiti oltre 3 miliardi di metri cubi di cemento. Il 40% di questa mostruosa quantità edilizia è costituita da case: sono state dunque costruite 2 milioni e mezzo di nuove abitazioni, mentre il numero delle famiglie è cresciuto soltanto di poche decine di migliaia. Qualunque governo dotato di un minimo di serietà sarebbe dovuto partire da questa gigantesca contraddizione: un mare di cemento e l'emergenza abitativa per una consistente fetta di popolazione.

La risposta sta nelle caratteristiche della fase economica che ha trionfato. Si è costruito per il "mercato" e basta, per i fondi immobiliari internazionali. I finanziamenti per le case popolari sono stati pressoché azzerati, mentre in tutta l'Europa occidentale si è invece continuato a costruire alloggi pubblici.

Mancando una cultura di opposizione, anche questo finto piano casa continuerà a mantenere in piedi la commedia degli equivoci che la potente lobby dei costruttori ha saputo costruire in questi anni. Il provvedimento governativo privilegia ancora il cosiddetto housing sociale, una loro "denominazione d'origine controllata" che originava dall'obiettivo di cancellare l'intervento pubblico per lasciar fare ai privati. Ma sono proprio i dati dell'Istat a dimostrare che questa ipotesi è fallita.

L'unico modo per risolvere il problema della casa è declinare oggi un nuovo ruolo dello Stato. E' la mano pubblica che nei momenti di crisi deve saper indicare una prospettiva di grande respiro. Se le regioni progressiste smettessero di partecipare alla gara al ribasso con la cultura berlusconiana (vedi le brutte leggi del Piemonte, della Campania e del Lazio) e provassero a cimentarsi con questa sfida, potrebbero disegnare un futuro che affidi al recupero del paesaggio e dell'ambiente e alla riqualificazione delle città, i settori su cui fondare uno sviluppo nuovo.


Quando Sant'ambrogio organizzava le orge per non fare il vescovo

di Jacopo Fo - www.jacopofo.com - 22 Luglio 2009

A ottobre mio padre e mia madre torneranno sulle scene con un nuovo spettacolo sulla vita di Sant’Ambrogio.
E credo che ancora una volta ci sara' chi si scaglierà contro Dario Fo e Franca Rame come sempre colpevoli di lesa maestà.
So di farvi cosa gradita anticipandovi l’essenza della storia anche perche' essa e' di estrema attualità.

Ambrogio (Treviri, incerto 334/339 - Milano, 397), prima di divenire Santo era un alto funzionario dell’impero, un uomo potente… E proprio in virtu' della sua carica imperiale si trova a fare da moderatore nello scontro pubblico tra il candidato cattolico e quello ariano allo scranno di vescovo della citta'. Durante il dibattito, cercando di riassumere quali fossero le caratteristiche ideali del vescovo che bisognava scegliere, Ambrogio arriva a infervorare talmente il pubblico che alla fine gli gridano: “Fallo te il vescovo che sei cosi' bravo e simpatico!”

Lui non ne ha nessuna voglia e cerca di defilarsi: “Non sono neanche un prete…”
“Non ci importa niente!” grida la folla esaltata alla vista di un uomo che non si butta a pesce sopra una carica di altissimo rango.

Insomma lo incastrano per acclamazione.
Ma Ambrogio proprio non ne vuol sapere e per sfuggire al favore del popolo organizza una grande festa a casa sua, grazie alla collaborazione di alcuni amici fidati invita un gruppo di giovanissime e avvenenti prostitute e tutti insieme fan di tutto, con urla gemiti ululati e schiamazzi, per dar l’idea che si stia svolgendo un’orgia scatenata. E vanno cosi' avanti finche' arriva la polizia comunale e li porta via tutti, donne seminude comprese. Una volta riconosciuto e liberato dalle guardie Ambrogio si presenta all’assemblea della citta' di Milano e dice: “Perdonatemi, e' chiaro che non sono degno di ricoprire una carica religiosa, sono un peccatore, ho invitato le piu' grandi peccatrici della citta' a casa mia, ho compiuto con esse tutti gli atti piu' impuri che si possano immaginare, ho disonorato l’autorita' che rappresento, rinuncio quindi a essere investito della carica vescovile! Perdonatemi.”

A questo punto la folla grida: “Finalmente un uomo che ammette le sue colpe!”
“Finalmente un alto papavero che non scarica le sue responsabilita' sui suoi sottoposti!”
“Finalmente un uomo che ha il coraggio di ammettere i suoi peccati!” E’ te che vogliamo vescovo!”
Cosi' Ambrogio resta fregato e non puo' piu' tirarsi indietro e accetta di diventare la guida spirituale della citta'.
Ambrogio diventera' poi santo.

Vi lascio alle molte riflessioni possibili sulla differenza tra questo grande Ambrogio e altri personaggi contemporanei…
Visti i tempi che corrono e la decadenza della chiesa moderna forse anche Berlusconi avrebbe potuto diventare santo. Ma si e' fregato per non aver avuto il coraggio di recitare un mea culpa adeguato alla misura dei suoi peccati.

E questa e' una buona notizia.
Rischiare di vederlo anche santo sarebbe stato troppo per le mie fosche pupille.
Anche lui finira' nel dimenticatoio di quella schiera infinita di potenti che colti con le mani nel sacco hanno detto: “Io non sapevo che erano prostitute le 19 ucraine vestite da Babbo Natale che mi si spalmavano addosso. Le ha portate un amico. E poi essere un consumatore ultimo non e' reato. Io non ho mai pagato una donna…”

Vorrei chiosare sopra una sottigliezza: che tipo di ego pressurizzato ha un uomo ultrasettantenne calvo-trapiantato, basso di statura e con la faccia asfaltata dal cerone, che e' convinto di essere talmente sessualmente attrattivo da trovare normale che centinaia di ragazze con la pelle d’angelo facciano a gomitate per trastullarlo senza essere pagate per farlo?

PS
Nota storica: Sant’Ambrogio poi fu un vescovo veramente rivoluzionario. Una delle sue battaglie piu' violente e pericolose fu quella in difesa delle monache di clausura.
Fa ridere dirlo oggi ma le monache furono un fenomeno piu' rivoluzionario di Lotta Continua.
A quei tempi, siamo nel 300 dopo Cristo, la donna era una cosa di proprieta' del padre prima e del marito poi, e il matrimonio era una questione economica importantissima. Serviva per stringere alleanze, suggellare patti commerciali, fusioni politiche e incassare denaro contante.
Bambine venivano sposate a vecchi rugosi, bassi, calvi e con l’alito mefitico. E non avevano nessuna possibilita' di sottrarsi a un destino infame di botte e gravidanze a catena.

A meno che non scegliessero di fuggire e adattarsi a vivere in mezzo ai paria pochi anni di fame e sofferenze (i poveri morivan giovani oltretutto, le donne in particolare…).
Siamo ancora sotto l’Impero Romano e le donne contano quanto gli animali.
Quando alcune giovinette fuggono di casa e con l’appoggio di alcuni settori della chiesa creano delle comunita' monacali scoppia il finimondo. Gruppi di signorotti spalleggiati dai loro sgherri vanno a sfondare le porte dei monasteri e si portano a casa le figlie con la forza. Gran parte del clero si unisce a loro sostenendo che la donna e' indegna e incapace di dedicare la propria vita al Signore fuggendo cosi' dalla patria potesta'.
Esse compiono un peccato mortale non rispettando il padre e la madre e ribellandosi al loro potere!

Sant’Ambrogio interviene in difesa delle monache, arrivando a schierare i suoi uomini, armati, in difesa dei conventi e intraprendendo uno scontro a tutti i livelli per garantire la sopravvivenza di questa esperienza religiosa e sociale incredibile per quei tempi: comunita' composte solo da donne che si organizzavano in modo autonomo per gestire la propria vita.
E fu grazie a questa battaglia che alla fine i monasteri si imposero in Italia e in Europa.
Qualcuno dira' che la clausura non e' una grande alternativa al matrimonio coatto.
Credo che se provasse a passare una notte con un commerciante di pesce del Giambellino di 73 anni, basso, pelato e reazionario, e col diritto di usare la frusta, forse cambierebbe idea. Rapidamente.
La clausura e' meglio.
Molto meglio!