Dapprima si era parlato di un importo inferiore e della falsità di tali bond, successivamente la cifra è aumentata e i bond sono diventati autentici, mentre le due persone arrestate con la valigetta all'inizio erano due giapponesi per poi diventare due filippini.
Si tratta comunque di una faccenda dai contorni molto oscuri, più unica che rara.
La stangata del millennio
di Pietro Cambi - crisis.blogosfere.it - 8 Giugno 2009
205 milioni di dollari sequestrati ai narcotrafficanti.
Una cifra pari ad un CINQUECENTESIMO di quella di cui si parla in questo post.
Una notizia davvero clamorosa, segnalata peraltro da un lettore del nostro forum, è passata quasi completamente sotto silenzio.
Durante un normale controllo di routine, la Guardia di finanza Italiana e la polizia di frontiera Svizzera hanno fermato un paio di distinti giapponesi con una bella valigia.
Forse li ha insospettiti il vederli tutti impettiti in un treno di pendolari, di quelli che si fermano a tutte, ma proprio tutte le fermate.
Forse è stato il sesto senso dei nostri "canarini".
Fatto è che, dopo aver dichiarato che non avevano nulla da dichiarare, i due hanno aperto la valigia e, in un doppio fondo, sono stati trovati dei titoli di stato americani.
Per 138 miliardi di dollari.
Miliardi, si.
Sono, tra l'altro, dei titoli MOLTO particolari, in tagli da 500 milioni e da un miliardo di dollari L'UNO.
Come è evidente sono titoli che NON si usano nelle transazioni tra privati ma solo ed esclusivamente in quelle tra stati.
Ci sono parecchi campanelli che trillano nelle orecchie dei complottisti come me e Debora, in questa vicenda.
Punto 1: Sono falsi? ancora non si sa, stanno cercando di capire.
SE sono falsi sembrano fatti da veri e propri maestri del settore, imitati perfettamente, grana, filigrana e tutto il resto. Il gioco, ovviamente, varrebbe la candela.
SE sono falsi la stangata ( la più grande di sempre, immagino) era destinata non certo a un qualche facoltoso tonto ma, probabilmente, a un qualche "potente", desideroso di garantirsi un futuro per qualche secolo in cambio di servigi, con tutta evidenza, cospicui.
Ma se invece fossero veri?
Beh, a maggor ragione, la cosa fa rizzare le antenne.
Poniamo che qualcuno dei potenti di cui sopra abbia una qualche ideina su come butta nell'immediato futuro e che questa ideina non sia per niente positiva.
Poniamo che stia disegnando una bella traiettoria di uscita...
Poniamo che ci sia URGENTE bisogno di garantire a qualcuno una ENORME pensione in cambio di ENORMI favori....
Per dare una idea delle dimensioni della vicenda, potete verificare da soli (forse meglio qui) che la cifra in questione, del tutto casualmente, corrisponde all'importo TOTALE dei bonds che a Marzo 2009 erano nelle mani di investitori russi.
Casualmente?
Mbuh...ecco...
L'intrigo è spesso, pazzesco, tutto da scoprire.
Ovviamente, tra i nostri giornali, almeno finora non se ne è accorto quasi nessuno.
Eccerto: cosa volete che sia una cosuccia come questa in confronto della prematura diperatita per altri lidi di KAKA.
O tempora o Mores...
UPDATE: ancora nessuna notizia.Eppure NON è una bufala.
La cosa DEVE essere grossa.
Se ne trova traccia anche sul sito della Guardia di Finanza, qui.
Notate che nel titolo parlano di 96 MILIONI di euro.
Mentre nel testo si fa riferimento, correttamente, a 96 MILIARDI di euro.
Correttamente perchè, a parte i lanci di agenzia italici, potrete trovare un facile riscontro sul "Ticino on line", giornale svizzero...
134 miliardi di dollari
di Santaruina - http://santaruina.splinder.com - 8 Giugno 2009
Nel pomeriggio di Giovedì 4 Giugno, presso la stazione ferroviaria di Chiasso, sono stati fermati due distinti giapponesi nelle cui valigette i finanzieri elvetici hanno trovato 259 titoli di credito Usa per un valore di 134 miliardi di dollari.
A distanza di due giorni la notizia è stata confermata, ed al momento gli esperti svizzeri sono al lavoro per stabilire se i titoli in questione siano veri oppure falsificati.
L’entità della cifra sequestrata risulta difficile da concepire: 134 miliardi di dollari sono 96 miliardi di euro, l’equivalente di 7 finanziarie.
Oppure il prodotto interno lordo del Marocco, per avere un ulteriore termine di paragone.
In una valigia... sono state trovate 249 obbligazioni della Federal Reserve da 500 milioni di dollari ciascuna, mentre nella seconda erano presenti 10 “Kennedy Bond”, titoli di stato americani dal valore nominale di 1 miliardo ciascuno.
Per entità simili il fatto che si tratti di titoli veri o falsi non fa alcuna differenza.
Risulta difficile immagine un falsario che produce dei titoli di stato da un miliardo di dollari e poi scende in strada cercando di piazzarli.
Magari comprando un caffè al bar sotto casa e pagandolo con un Kennedy Bond, ed aspettando che il barista si procuri i 999 milioni e 999 mila e 999 dollari di resto.
In verità, falsari specializzati ad operare tali truffe esistono, ma si tratta di organizzazioni criminali talmente pericolose che non è prudente farne il nome (le chiameremo in codice “banche centrali”).
Come ha dichiarato uno “specialista nel ramo”, «Di bond da un miliardo di dollari, io non ho mai sentito neanche parlare. Se esistono, credo che circolino solo nei rapporti tra Stati».
In effetti non esiste altra possibilità, ed a questo punto sarebbe da stabilire perché tale cifra fosse nascosta in due semplici valigie di due anonimi cittadini giapponesi che hanno fatto di tutto per passare inosservati, mentre tentavano di passare il confine italo svizzero a bordo di un treno di pendolari.
Una scena del genere, se vista in un film apparirebbe oltremodo ridicola, talmente inverosimile da risultare grottesca.
L’intera faccenda appare alquanto bizzarra, senza dubbio.
Tutto fa pensare che siano autentici i titoli americani sequestrati a Chiasso
da www.asianews.it - 30 Giugno 2009
Fonti ufficiali Usa continuano ad affermare che sono falsi, ma non si ha notizia che esperti americani li abbiano visionati di persona. Arrestato per un’altra vicenda il direttore di una radio statunitense secondo il quale si tratta di autentici bond, che il Giappone ha tentato di vendere in Svizzera, non fidandosi della capacità degli Stati Uniti di onorare il proprio debito pubblico.
Milano (AsiaNews) - Sono passate quattro settimane circa dalla confisca di titoli americani a due giapponesi che viaggiavano su un treno per pendolari diretto a Chiasso, in Svizzera, e mentre su alcuni punti, molto pochi, si è fatta un po’ di chiarezza, su tutto il resto continua il silenzio delle autorità italiane.
Per di più la strana coincidenza temporale dell’arresto del direttore di una radio via internet che aveva delle rivelazioni sulla vicenda aumenta le già forti stranezze del caso. Una nuova rivalutazione del fatto che tra i titoli sequestrati vi fossero dei “ Kennedy Bond “ fa propendere per l’autenticità di quanto sequestrato dalla Guardia di Finanza (GdF) all’inizio di giugno.
I maggiori quotidiani anglosassoni avevano ignorato la vicenda per un paio di settimane. Ne hanno iniziato a dare notizia dopo il lancio dell’agenzia Bloomberg del 18/6: un portavoce del Tesoro, Meyerhardt, aveva dichiarato che i titoli, sulla base dalle foto disponibili via internet, sono “chiaramente falsi”. Lo stesso giorno il Financial Times (FT) pubblicava un articolo il cui titolo attribuiva alla mafia italiana la responsabilità della (presunta) contraffazione, senza che nel testo stesso dell’articolo vi fosse alcuna possibile connessione alla vicenda di Chiasso. Nonostante ciò, la versione del FT è stata ripresa anche da altri perché “appropriata” (secondo un ben comune cliché sull’Italia e trattandosi di un sequestro avvenuto in Italia) ed in fondo “colorita”. Peccato solo che andasse a scapito della logica: che la mafia cercasse di passare inosservata cercando di piazzare titoli falsi per 134,5 miliardi di dollari e per di più si facesse “pizzicare” ad un passo da casa è non molto credibile.
La scorsa settimana, il 25/6, da ultimo anche il New York Times ha dato notizia della vicenda riportando le affermazioni di un portavoce della CIA, Darrin Blackford: i servizi segreti statunitensi avevano svolto delle verifiche, come richiesto dalla magistratura italiana, ed avevano appurato che si trattava di strumenti finanziari fittizi, mai emessi dal “governo USA”. Non è chiaro però come siano state svolte le verifiche di cui parla Blackford e se anch’esse siano state eseguite via internet. Dalle fonti ufficiali italiane non risulta, infatti, che la commissione di esperti americani, attesa in Italia, vi sia ancora giunta. Inoltre i titoli erano accompagnati da una documentazione bancaria recente ed in originale. Non è chiaro perciò come possano le autorità americane definire falsa anche tale documentazione non originata dalla Fed o dal Ministero del tesoro statunitense.
Ad affermare viceversa l’autenticità dei titoli, il 20/6 spuntava la Turner Radio Network (TRN), una stazione radio indipendente diffusa via internet. Con una clamorosa rivelazione la TRN in tale data affermava che i due giapponesi fermati a Ponte Chiasso dalla Guardia di Finanza (GdF) e poi rilasciati erano dipendenti del Ministero del tesoro giapponese. Anche ad AsiaNews erano giunte segnalazioni simili: uno dei due giapponesi fermati a Chiasso e poi rilasciati sarebbe Tuneo Yamauchi, cognato di Toshiro Muto, fino a poco fa vice governatore della Banca del Giappone. Sul suo sito l’ideatore e conduttore della radio, Hal Turner, aveva anche asserito che le sue fonti gli avevano rivelato che le autorità italiane riterrebbero autentici titoli e che i due giapponesi sarebbero funzionari del ministero delle Finanze giapponese. Avrebbero dovuto portare i titoli in Svizzera perché il governo nipponico avrebbe perso la fiducia nella capacità statunitense di ripagare il debito pubblico. Le autorità finanziarie giapponesi avrebbero perciò cercato, prima di un’imminente catastrofe finanziaria, di vendere una quota dei titoli in proprio possesso attraverso canali paralleli, grazie all’anonimità che, a dire di Turner, sarebbe garantita dalle leggi svizzere.
Hal Turner è colui che tempo fa per primo aveva dato notizia di un piano segreto per sostituire il dollaro, dopo una grave crisi finanziaria, con una moneta comune nordamericana, l’Amero. In una drammatica telefonata dall’interno del penitenziario in cui è rinchiuso in attesa del processo, diffusa via internet, Hal Turner afferma chiaramente che il suo arresto è di natura politica ed è in relazione ai titoli sequestrati a Chiasso, perché le autorità sarebbero terrorizzate dalle sue rivelazioni sull’autenticità dei titoli. Le accuse rivoltegli niente hanno a che vedere, è ovvio, con la vicenda e così, ad un quadro già molto intricato, si aggiunge perciò ulteriore complessità. Turner afferma di non essere stato lui personalmente ad aver formulato le minacce per le quali è stato incarcerato.
Sebbene fosse evidentemente sua responsabilità vigilare, è anche vero che i blog di tutto il mondo e degli USA stessi sono pieni di minacce e provocazioni. La coincidenza temporale, l’insolita solerzia ed i particolari del suo arresto procurano quindi non pochi sospetti sulle reali motivazioni della polizia federale americana. Anzi, proprio questo arresto induce a pensare che i titoli confiscati dalla GdF siano davvero autentici.
Un ulteriore elemento a favore dell’autenticità dei titoli è dato da quelli che la GdF nel comunicato del 4 giugno aveva definito “ Bond Kennedy “ e di cui aveva fornito delle foto. Da esse è evidente che non si tratti di obbligazioni – cioè Bond - ma di Biglietti di Stato, Treasury Notes, perché si tratta di titoli immediatamente spendibili per un controvalore in merci o servizi e perché sono privi di cedola per gli interessi. Sul verso è riprodotta l’immagine del presidente americano e sul retro una navicella spaziale. Da fonti confidenziali, solitamente ben informate, AsiaNews aveva avuto notizia che tale tipo di cartamoneta era stata emessa meno di dieci anni fa (nel 1998), anche se non si poteva sapere se quelli sequestrati a Chiasso erano biglietti autentici.
Il fatto però che l’emissione di tale Biglietto di Stato non fosse assolutamente di dominio pubblico tende a far escludere le ipotesi di contraffazione. È poco ragionevole supporre che un falsario riproduca un biglietto non comunemente in circolazione e di cui non vi sia pubblica conoscenza. Per tale ragione si può pertanto ritenere che anche i 124,5 miliardi di dollari suddivisi in 249 titoli da 500 milioni ciascuno siano autentici. Questi ultimi titoli, pur essendo denominati “Federal Reserve Notes” in realtà sono obbligazioni – bond – perché maturano interessi e sono redimibili a scadenza. In merito ad essi, rimane però un quesito insoluto. Non si capisce infatti per quale ragione, i titoli, da subito apparsi alla GdF indistinguibili dagli originali, abbiano tutte le cedole. Qualsiasi normale investitore, anche uno Stato, avrebbe incassato annualmente le cedole degli interessi, per non perdere potere d’acquisto.
I 134 miliardi di dollari di bonds sono falsi?
di Pietro Cambi - www.crisis.blogosfere.it - 30 Giugno 2009
Un fantasma si aggira per i felpatissimi corridoi dei palazzi della finanza mondiale.
Si tratta, l'avrete capito dal titolo, di quella che ho chiamato la "stangata del millennio".
Fin dall'inizio della storia, infatti, era evidente che, veri o falsi che fossero, i 249 bonds erano parte di un gioco enorme dove qualcuno avrebbe fatto, in un modo o nell'altro, la figura del frolloccone.
Intanto stiamo ai fatti.
L'istinto ed il buon senso avrebbero preteso che i titoli fossero falsi.
Tuttavia detenere titoli falsi, nel nostro paese, è un reato punibile con l'arresto, a maggior ragione se c'era, come in questo caso, la seria possibilità di fuga dei due misteriosi "spalloni", sedicenti giapponesi.
Invece, come espressamente dichiarato dal Colonnello della Guardia di Finanza che aveva effettuato l'arresto, i due "uomini d'affari giapponesi" sono stati immediatamente rilasciati, dopo aver trattenuto, ovviamente, i titoli.
Quindi, tanto per cominciare vi sono due possibilità:
1) I titoli sono stati ritenuti, almeno in prima istanza, veri e i due "giapponesi" non potevano quindi essere trattenuti.
2) I titoli sono stati ritenuti probabilmente falsi, almeno in parte MA sono arrivati ordini ben precisi DALL'ALTO, che hanno imposto al povero colonnello, ob torto collo e forse anche extra-Lege ( o almeno super-lege, per gli amanti del legulese) di lasciare andare i due figuri, per superiori motivi di stato.
Cosa ne sappiamo PER CERTO, sull'originalità dei titoli, a distanza di due settimane?
Sinceramente, niente di sicuro.
In effetti numerosi quotidiani hanno riportato la dichiarazione di un funzionario della Federal Reserve, che affermava che i bonds in questione, da lui visti solo a partire da una immagine inviatagli, non solo erano falsi ma che non poteva essere altrimenti, visto che il residuo circolante cartaceo ( i bonds sono emessi solo in forma digitale da decenni) è largamente inferiore alla cifra sequestrata.
Questa dichiarazione, come credo risulti evidente, invece non prova nulla.
Intanto perchè, per quel che posso capire, potrebbero esservi bond che, pur emessi non risultano tra il "circolante" in quanto, ad esempio emessi a garanzia di un prestito tra banche centrali.
Inoltre, anche se qui scendiamo sul complottismo, non sarebbe la prima volta che banche centrali, messe alle strette, emettono bond in duplice copia, gli uni ufficiali e con una debita copertura finanziaria, essendo stati messi "a bilancio" gli altri non "coperti", ceduti in forma riservata all'interno di rapporti tra banche centrali, contando sul fatto che, per la loro taglia e/o caratteristiche e/o rendimento tali bonds siano tenuti come investimento dallo sfortunato sottoscrittore, che così non si renderà conto di avere tra le mani solo "carta straccia", difficilmente onorabile in caso di richiesta di liquidazione, in tempi di crisi.
Insomma: un funzionario della Federal Reserve, tale Stephen Meyerhard vede una FOTO dei bonds e dice che sono falsi, mentre un funzionario della Guardia di Finanza che ha già avuto a che fare con casi simili ed in ogni caso è sicuramente più che competente, vede questi titoli in "carne ed ossa" ed è così poco convinto che si tratti di falsi da rilasciare i due presunti giapponesi?
Vedete bene che la cosa non torna.
Infatti il caso NON è affatto ufficialmente chiuso, qui in Italia, nonostante i sospironi di sollievo di molta stampa americana, terrorizzata per i contraccolpi sul dollaro di questa vicenda di cui si è parlato, parrebbe anche al g-8 finanziario tenutosi alcuni giorni fa.
Oviamente si rincorrono le notizie, con tanto di dichiarazioni di Pm, etc etc.
Resta il fatto che una nota UFFICIALE che attesti, nero su bianco, che i documenti sono falsi, ancora non c'è.
Ma c'e' di piu'.
Asia News, un sito italo-asiatico di informazione collegato al PIME, Pontificio Isituto per le Missioni Estere, è stato il principale altro sito di informazione italico oltre a questo blog ad aver riportato per tempo la notizia ed a cercare ulteriori notizie e spunti di "indagine giornalistica."
Essendo un sito multilingue è ai suoi articoli che hanno fatto riferimento la maggior parte dei media internazionali e, di riflesso, anche nostrani.
Il sito è gestito da Padre Bernardo Cervellera che non è un oscuro missionario, ma l'ex Direttore di Agenzia Fides, la prestigiosissima agenzia di stampa del vaticano.
Una persona, quindi estremamente competente, sicuramente NOn avventata nei suoi articoli.
Bene.
In un recentissimo articolo, Padre Cervellera ricostruisce, in stretta analogia con quanto più volte scritto qui, i motivi per i quali i famosi bonds potrebbero essere autentici, ribadendo che, anche in caso siano falsi, deve necessariamente esservi un intrigo internazionale di grande dimensioni alla base della storia, come dimostrerebbe il mancato arresto degli spalloni.
Ma c'è di più.
Padre Cervellera dichiara che "Da fonti riservate, la cui attendibilità AsiaNews non può verificare, si afferma che uno dei due giapponesi fermati a Chiasso e poi rilasciati sarebbe Tuneo Yamauchi, cognato di Toshiro Muto, fino a poco fa vice-governatore della Banca del Giappone".
Non credo che debba dirvi come le fonti di cui può disporre l'agenzia di notizie del vaticano non debbano che essere buone.
Quindi, ricapitolo PARREBBE che il cognato del vicegovernatore della banca del Giappone, insieme ad un compare, stesse cercando di contrabbandare titoli, autentici o falsi che fossero, in Svizzera, con l'evidente scopo di usarli per accedere a qualcosa ad essi preferibile.
Capite bene che liberarsi di centinaia di miliardi di dollari di bonds americani di nascosto può avere, nel caso di persone evidentemente ben informate, una SOLA spiegazione.
Una necessità assoluta di recuperare almeno una parte del valore "di facciata" prima che sia troppo tardi.
Anche se fosse una "stangata" è evidente che può essere stata messa in atto solo da qualcuno con NOTEVOLE credibilità, vista le cifre in gioco e solo in un contesto in cui operazioni di questo genere stanno avvenendo in misura almeno comparabile.
Vediamo se sono più chiaro: quel che ci dice questa storia, al minimo, è che c'è una sotterranea quanto imponente fuga dal dollaro. Questo a sua volta può implicare una sola cosa.
Che, non ai livelli di noialtri poveri miseri bloggers ma a quello degli istituti centrali si sta scappando, il più velocemente e silenziosamente possibile da un chiaro rischio valutario legato al dollaro.
Questo significa, sostanzialmente che il meltdown, il default, l'iperinflazione, quel che volete, non è più una teoria ma una fatto previsto e ritenuto altamente probabile.
A questo punto, da complottardi, sarebbe da chiedersi perchè un giornalista stimato, una persona con una certa posizione e una importante carriera, possa mettere tutto a repentaglio diramando notizie così esplosive.
Credo che non dipenda dal caso,
Credo che, in qualche modo, il Vaticano o magari alcuni suoi autorevoli esponenti, come Padre Cervellara, abbiano deciso che la misura è colma e che non hanno voglia di coprire ulteriormente i torbidi giochi della finanza.
Forse si tratta di cercare di dividere, in tempo utile, i propri destini da quelli del grande capitalismo, storicamente non esattamente un nemico, basterà ricordare il caso del Banco Ambrosiano, millenni fa.
Forse la Chiesa comincia a ricordarsi, dopo tutto, quali sono gli interessi che dovrebbe cercare di difendere.
Forse, semplicemente, abbiamo a che fare con un giornalista che fa il suo mestiere ed il suo dovere e cerca di informare.
In ogni caso, manco a dirlo, in Italia, a distanza di 24 ore dallo scoop di Padre Cervellara, non se ne è ancora accorto nessuno, mentre, a livello mondiale, la faccenda sta esplodendo.
134 miliardi di dollari, aggiornamento
di Felice Capretta - http://informazionescorretta.blogspot.com - 19 Giugno 2009
Anche se buona parte della stampa italiana non ne parla, impegnata com'è ad annusare morbosamente le malefatte del presidente del consiglio, sembra che sia giunta ad un punto di svolta la vicenda dei bond americani sequestrati a Chiasso ai due giapponesi immediatamente soprannominati Gianni-san e Pinotto-san.
Ci informano le agenzie, ticinonline ed effedieffe degli ultimi sviluppi: i bond sarebbero falsi, almeno secondo Mckayla Braden, senior adviser per gli affari pubblici all’Ufficio del Debito Pubblico del Dipartimento del Tesoro Usa.
E i due giapponesi non sarebbero giapponesi ma filippini, di cui uno già noto alla giustizia per aver pasticciato con titoli falsi.
Secondo gli esperti del Tesoro americano, i falsi sarebbero stati fatti con un comune software di fotoritocco. Questa dichiarazione discorda in pieno...
con le prime dichiarazioni delle fiamme gialle italiane. Ricorderete "se sono dei falsi, sono molto ben fatti".
Delle due l'una: o sono le fiamme gialle che non sanno distinguere un bond buono da uno fatto con photoshop, oppure sono gli esperti del Tesoro americano a dare giudizi affrettati (o a voler coprire le loro sporcaccionate)
Se è vera la prima, andiamo tutti a Chiasso a vendere bond finti ai finanzieri italiani...!
(I famosi Capretta Bond da 10.000 euro al pezzo)
Se è vera la seconda, sarà necessario attendere ulteriori verifiche.
Sembra comunque che gli americani siano davvero convinti.
Staremo a vedere, ma la vicenda resta oscura.
Pietro Cambi di Crisis ipotizza la truffa dei titoli di stato doppi:
In questo vuoto di notizie istituzionali fioccano le tesi complottarde più grosse e c'è anche chi ricorda come quella di contraffare titoli di stato è una usanza che è storicamente stata rispettata dalle banche CENTRALI di molti paesi, durante la seconda guerra mondiale.
In pratica le banche centrali emettevano titoli DUE VOLTE con le stesse serie, appioppandoli ad ignari investitori, senza alcuna copertura finanziaria.
Tutto andava bene, ovviamente, finchè ambedue gli investitori si fossero presentati all'incasso. D'altronde con il paese in guerra e le finanze in una situazione drammatica non si poteva certo andare troppo per il sottile, giusto?
Del tutto casualmente i fondi ancora non impegnati del famoso progetto di salvataggio delle banche USa sono proprio 134.5 miliardi.
Sempre del tutto casualmente il totale dei fondi in bond americani detenuti da cittadini o enti russi è sempre intorno a questa cifra.
Niente di nuovo, in effetti.
Perchè...
....perchè una simpatica cosetta che pochi sanno è che l'Italia ha una antica storia di truffe di stato in materia di politica economica con l'emissione di doppioni. Poco più di 100 ani fa, ci fu infatti un enorme scandalo per un tentativo di truffa messo in atto da una banca autorizzata a battere moneta architettata ai danni di cittadini e imprese.
La banca si chiamava Banca Romana. Lo scandalo fu enorme.
Il primo scandalo politico-finanziario che coinvolse le principali Istituzioni del Regno d’Italia (Parlamento e istituti bancari) investì la società italiana sul finire dell’800 coinvolgendo eminenti politici, banchieri e il mondo economico legato al settore del credito edilizio.
Le premesse di questa grave crisi finanziaria affondano le radici nella tumultuosa fase di urbanizzazione che ebbe luogo a Firenze, e soprattutto Roma, dopo il trasferimento da Torino della capitale del nuovo Stato.
Le due città furono investite da una travolgente febbre edilizia che alterò in maniera significativa il panorama urbano e incrementare le truffe finanziarie senza che vi fosse un adeguato controllo da parte delle Istituzioni e delle banche che si trovarono coinvolte esse stesse in operazioni assai poco trasparenti.
Lo scandalo della Banca Romana si alimentò in questo contesto fino ad arrivare ad un punto di rottura nel momento in cui una crisi del settore delle costruzioni trovò l’Istituto capitolino, e altri istituti di minor rilievo, esposti finanziariamente sul fronte dei mutui edilizi che non riuscirono più ad onorare per mancanza di liquidità.
Si venne a sapere, così, che la Banca, che faceva parte del quel ristretto numero di istituti che godevano del privilegio di emettere carta moneta per conto dello Stato (gli istituti di emissione erano sei: la Banca Nazionale nel Regno d’Italia, la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio, il Banco di Napoli, la Banca di Sicilia e, infine, la Banca Romana), aveva commesso gravi irregolarità contabili tanto che il suo governatore Bernardo Tanlongo fu accusato di aver fatto stampare un gran numero di banconote contraffatte (con numeri di serie doppi) per un controvalore di molto eccedente il limite fissato dallo Stato.
Si comprese, inoltre, che il livello di irregolarità era molto diffuso in quanto gli istituti di credito più esposti godevano di appoggi e protezioni politiche grazie alla accondiscendenza di molti deputati che avevano usufruito di parecchi “prestiti” agevolati e mai rimborsati.
Alla fine del 1889 l’affaire raggiunse una tale risonanza che non poté essere più sottaciuto.
[...]
L’indagine parlamentare riuscì a dimostrare che molti istituti di credito avevano una gestione finanziaria poco accorta a cui si accompagnava un diffuso malcostume politico che vedeva molti parlamentari debitori di ingenti somme nei confronti delle banche.
La commissione Alvisi, tuttavia, non riuscì mai a pubblicare i suoi risultati proprio per l’ostruzionismo operato da vasti settori parlamentari coinvolti nello scandalo. La questione fu ripresa nel 1892 dal senatore Napoleone Colajanni che, venuto in possesso del testo dell’Alvisi, lo rese finalmente pubblico.
Giolitti, che nel frattempo era diventato il nuovo Presidente del consiglio, cercò di insabbiare nuovamente lo scandalo (con il convinto appoggio del suo predecessore Francesco Crispi) ma, alla fine, anch’egli fu costretto a cedere e a nominare una nuova commissione d’inchiesta (la commissione Finali) a cui fece seguito, nel marzo del 1893, una terza commissione d’inchiesta (presieduta dall’onorevole Mordini) che fece finalmente luce sulle gravi irregolarità commesse dalle banche.
Il 10 agosto 1893 venne approvata la legge 449. Con questo Testo il Parlamento mise ordine nelle nel settore bancario mettendo, tra l’altro, in liquidazione la Banca Romana e sancì la nascita della Banca d’Italia.