lunedì 8 giugno 2009

Elezioni: la riscossa della sinistra....in Groenlandia

Mentre in Italia l'autolesionismo patologico della cosiddetta "sinistra radicale" ha provocato la scomparsa dei vari Rifondazione-Comunisti Italiani, Sinistra e Libertà etc. etc. anche dai banchi del Parlamento europeo, in Groenlandia invece l'estrema sinistra si è aggiudicata quasi la maggioranza assoluta dei seggi nelle ultime elezioni svoltesi qualche giorno fa.

Sono rimasti ormai solo i compagni Inuit a mantenere alta la bandiera rossa.
Hasta la victoria siempre....degli eschimesi.


Groenlandia, svolta storica
di Luca Galassi - Peacereporter - 4 Giugno 2009

Cambio di governo dopo 30 anni nell'isola semi-autonoma della Groenlandia. Il partito di opposizione, gli indipendentisti di estrema sinistra Inuit Ataqagiit (Ia), ha sconfitto i socialdemocratici del Siumut, partito al potere tre decadi, aggiudicandosi il 44 percento dei consensi e 14 dei 31 seggi nel parlamento dell'isola.

Controllo su polizia e giustizia. Formalmente territorio danese, la Groenlandia gode dal 1979 di un'autonomia che l'ha portata nel 1985 a uscire dalla Comunità Economica Europea, innescando un processo di allontanamento dalla 'madrepatria' danese che il partito Ia vuole portare a compimento nei prossimi anni. Un referendum indetto nel novembre scorso per ottenere ulteriori concessioni dalla Danimarca ha portato il Primo ministro Hans Enoksen a indire elezioni anticipate. Dal 21 giugno il groenlandese, una delle lingue degli Inuit (popolazioni artiche che abitano anche America settentrionale e Siberia), sarà la lingua ufficiale, e controllo su polizia, tribunali e guardia costiera passeranno al nuovo governo. A Copenhagen rimarrà il controllo della Difesa, la politica estera e il capo di Stato, formalmente la regina Margherita.

Scandali e corruzione. Il cambiamento vero e proprio, secondo molti, arriverà solo con l'indipendenza. Per anni, anche il partito sconfitto (il socialdemocratico Siumut) ha lavorato per l'ottenimento di un totale affrancamento da Copenhagen, e le differenze con Ia sono minime. Piuttosto elezioni hanno posto sul tappeto la necessità di un cambio generazionale del corpo dirigente e soprattutto la questione morale. Una serie di inchieste pubblicate dai media hanno fatto scandalo coinvolgendo diversi capi del partito. Lo stesso Jonathan Motzfeldt, il "grande vecchio" che è stato ai vertici della scena politica groenlandese per 40 anni, è stato accusato di molestie sessuali. Un quotidiano ha pubblicato le ricevute che documentano i rimborsi pagati a diversi dirigenti del Siumut dalle finanze pubbliche per pranzi e cene familiari, abiti, vacanze.

Ricchezza sotterranea. Lo scoglio maggiore, nel cammino verso la completa autosufficienza, rimane quello finanziario. L'economia della Groenlandia dipende infatti per i due terzi dai sussidi danesi. Altro elemento di confronto saranno i profitti derivanti dal petrolio, in una regione dove lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe presto aprire nuove opportunità per lo sfruttamento delle ingenti risorse del sottosuolo. A dire il vero, però, nessun giacimento è stato ancora trovato. Dopo cinque trivellazioni deludenti negli anni '70, l'interesse è esploso negli anni '90, quando sei compagnie petrolifere hanno ottenuto le concessioni per l'esplorazione del sottosuolo ghiacciato: Exxonmobil, Husky, Cairn Energy, Chevron e le locali Nunaoil e Dong Energy. Secondo le stime elaborate lo scorso anno dall'istituto geologico americano, la zona artica contiene 90 miliardi di barili di petrolio, ma anche grossi giacimenti di gas naturale, circa il 22 percento delle riserve mondiali.

Oltre al petrolio, la Groenlandia è ricca di minerali. A causa della crisi finanziaria numerosi progetti sono stati congelati, ma compagnie canadesi, britanniche e statunitensi stanno già verificando come intraprendere proficui rapporti commerciali con le autorità locali. Qualora dal sottosuolo emergessero i bramati tesori nascosti, la Groenlandia diventerebbe di colpo immensamente e brutalmente ricca, con conseguenze pericolose per il suo già fragile tessuto sociale. Grande sette volte l'Italia ma abitata da 50 mila persone, è afflitta da problemi gravi come l'elevato tasso di suicidi (il più alto del mondo tra i giovani sotto i 25 anni), l'alcolismo e la povertà, che colpisce il 40 percento della popolazione. Il 30 per cento delle adolescenti e il 10 per cento dei giovani maschi hanno subito esperienze traumatiche, di solito legate ad abusi sessuali.


La sinistra consolata dagli eschimesi rossi

di Elena Ferrara - Altrenotizie - 8 Giugno 2009

La notizia viene dalla lontana Kalaallit Nunaat - la “Terra dell'Uomo” o Groenlandia - dove gli eschimesi hanno portato alla vittoria la sinistra indipendentista. Del fatto (tenendo conto che si parla di un paese con circa 60mila abitanti con un corpo elettorale di appena 30.000) parlano solo varie agenzie che trasmettono i loro servizi dalla capitale Nuuk insieme a corrispondenti curiosi. Ma sulla notizia, in Italia, piomba il sito dei Ds che sotto l’occhiello-slogan “Più forti noi, più forte tu”, rilancia il risultato della Groenlandia. Una bella consolazione che, comunque, va registrata. I socialdemocratici, che erano al potere da trent’anni (con il partito “Siumut” (Avanti!), sono stati battuti dalla formazione “Inuit Ataqatigiit” (Comunità dell'Uomo) che raggruppa una notevole parte di eschimesi. E precisamente tutti coloro che da anni si battono per accelerare il processo d'indipendenza dalla Danimarca.

Ecco ora che, grazie a questa vittoria che assegna all’Inuit un onorevole 51,5, il paese va verso l’autonomia che dovrebbe scattare - con una forma di quasi sovranità ottenuta con un referendum - il prossimo 21 giugno. Ci si avvia quindi ad un ridisegnamento della geopolitica del Nord pur se in forma mignon.

La vittoria, comunque, non è solo merito degli eschimesi rossi. Hanno contribuito in gran parte anche le forze che erano al governo, tutte minate da una serie di scandali amministrativi con valanghe di bustarelle. Non solo, ma nel caos generale c’è anche una storia piccante che mette in luce certe manìe del segretario del Partito che guidava il paese, Jonathan Motzfeldt, pastore luterano di, 67 anni che non tornerà a fare l’onorevole. E’ scivolato, infatti, su una lastra di ghiaccio stesagli da un signorina che l’ha accusato in questo modo: “Quello mi ha chiamata a casa sua, per una riunione di lavoro, e mi è saltato addosso”. E così le elezioni sono andate a carte quarantotto. Si è rovinato e con lui il partito. E gli eschimesi rossi hanno incassato la vittoria.

La storia di questa lotta per l’autonomia, comunque, non è nuova. Gli eschimesi, infatti, avevano da tempo alzato il tiro cercando di trovare i relativi meccanismi giuridici capaci di rendere concreta la loro eventuale separazione dalla cosiddetta madrepatria. Ma sulla strada di questa “emancipazione” c’erano sempre seri ostacoli, dovuti anche e soprattutto alla mancanza di una classe dirigente locale. Poco a poco, però, il vento della riscossa ha raggiunto i vertici di Nuuk. Con il paese che, forte soprattutto delle sue risorse energetiche e di varie materie prime, ha optato per il distacco da quella che era sempre considerata come la “madrepatria”, la Groenlandia, territorio immenso esteso per oltre due milioni di chilometri quadrati, ma quasi interamente ricoperto di ghiacci e con appena cinquantamila abitanti.

Ora la terra degli eschimesi ottiene col voto un maggior controllo sulle questioni interne, mentre per quanto riguarda difesa e affari internazionali, dovrà continuare il contatto con il governo di Copenaghen. Resteranno intatti anche vari contatti di natura economica. Ma è chiaro che il governo che si verrà a formare avrà comunque un compito storico, quello di avviare il processo d'indipendenza deciso a larghissima maggioranza nelle elezioni dello scorso novembre, quando il referendum che prevedeva una maggiore autonomia del paese, da tre secoli sotto la Danimarca, vide approvare un nuovo regime di maggiore indipendenza col 75% dei voti e questo regime, appunto, entrerà in vigore il 21 giugno, giorno della festa nazionale. Di conseguenza prepariamoci a ridisegnare le nostre carte geopolitiche.