Non aggiungo altro a quanto già indicato nel titolo del post.
Agguato con pistole e proiettili di gomma. Ecco il gioco dei "ragazzi del muretto"
di Vittorio Tamerlano - Corriere del Mezzogiorno - 5 Giugno 2009
Benvenuti al far west Foria. Nella strada centralissima di Napoli ha attecchito un nuovo gioco tra i «ragazzi del muretto»: esibire pistole molto (troppo) simili a quelle vere, con proiettili di gomma e spararsi a vicenda. Tutto vero, tutto documentato. E non si tratta di delinquenti, ma di ragazzi «normali», adolescenti tout court.
Guardare le immagini di quei ragazzoni grandi e grossi - all’incirca tra i 15 e i 17 anni - giocare come bambini in mezzo alla strada è inquietante. Se poi si fa caso al tipo gioco che hanno scelto, conflitti a fuoco con pistole di plastica che sparano dei proiettili di gomma, ci si fa un’idea che dall’anomalia si è passati alla patologia. E’ evidente che non si tratta di camorristi in erba - che usano armi vere e di certo non le mostrano ai passanti - ma piuttosto di studenti che ciondolano in strada anche di mattina dopo la chiusura delle scuole. Il che, ovviamente, accresce lo sconforto (per l’inadeguatezza dell’insegnamento scolastico) e produce qualche retorica domanda.
Si può aver voglia di giocare con delle armi, benché di plastica, nella capitale mondiale della camorra? Questa, come è noto, l’unica città europea insanguinata dalle guerre tra clan (mediamente sono oltre cento i morti all’anno solo nell’area napoletana). Si tratta allora di una forma di esorcismo? Un modo per allontanare delle paure inconsce? O è una bieca ed immatura imitazione dei modelli vincenti? In attesa che qualche psicologo di buona volontà (e, si spera, scarsa ideologizzazione) provi a spiegarne i meccanismi mentali, forse qualche antropologo potrebbe provare a ragionare sul tipo di cultura che è all’origine di questi come di altri comportamenti (tutti di imbarazzante inciviltà). E magari dire qualcosa sull’atteggiamento di genitori, parenti e amici, che nella migliore delle ipotesi mostrano una sconfinata comprensione di taglio tipicamente partenopeo (una sorta di parassitaria indulgenza metafisica).
Infine, qualche quesito va rispettosamente riservato ai responsabili dell’ordine pubblico che consentono lo spettacolo di ragazzini apparentemente armati nel centro della città (siamo a pochi metri da piazza Carlo III, sede del festival internazionale di teatro). Che succede se una sera una pattuglia, nel bel mezzo di un inseguimento, si trova di fronte quelle armi che certo non sembrano finte se non viste molto da vicino? Una sparatoria? E che succede se mentre i ragazzini “giocano” una persona anziana si trova davanti alla faccia quella che ai suoi occhi appare come una vera arma da fuoco? Un infarto? Oppure se uno dei proiettili di gomma si conficca nell’occhio di un passante?