lunedì 1 giugno 2009

Crisi economica: non basta l'ottimismo

Mentre oggi si apre formalmente la procedura di bancarotta per General Motors, con il governo USA che fornirà a GM aiuti per altri 30,1 miliardi di dollari (gliene aveva già versati 20 miliardi), diventando così il suo maggiore azionista con una quota del 60%, in Italia c'è chi continua a sostenere che il peggio della crisi è già stato superato, senza però portare dati reali a sostegno di tale affermazione. E' sufficiente essere ottimisti.

Ma solo pochi giorni fa il Governatore di Bankitalia Mario Draghi ha sottolineato come nel 2009 il PIL potrebbe segnare un -5% (dopo il -1% del 2008) e il tasso di disoccupazione potrebbe attestarsi al 10%, con il 40% delle imprese con oltre 20 dipendenti costretto a ridurre il personale nel corso di quest'anno. Per Draghi il rapporto deficit/PIL nel 2009 supererà il 4,5% e nel 2010 il 5% ed è necessario intervenire sugli ammortizzatori sociali esistenti (cassa integrazione e indennità di disoccupazione) per limitare il piu' possibile le conseguenze negative della crisi.

Tutti dati che infondono....ottimismo....



“Il peggio è passato”, stagione 1 e stagione 2
di Andrea Ferrario - www.milanointernazionale.it - 30 Maggio 2009

“Il peggio della crisi ormai è passato” è diventato un ritornello che da più di un mese ci viene ossessivamente propinato da stampa, politici, banchieri e confindustriali, nonostante i dati che parlano di una situazione sempre più fosca per l’economia.

Si tratta di un copione già visto: tra la primavera e l’estate del 2008 c’era già stata un’ondata di “il peggio è passato”, che passiamo qui di seguito brevemente in rassegna per mettere nella giusta prospettiva storica l’attuale campagna propagandistica.

“Ma il peggio è già passato”, così si intitolava un articolo del ministro Renato Brunetta pubblicato dal Sole 24 Ore il 9 agosto del 2008. Di lì a meno di un mese sarebbe arrivata la catastrofe, con fallimenti di banche, crolli borsistici, cadute verticali della produzione, licenziamenti in massa e chi più ne ha più ne metta.

L’incipit dell’articolo, letto oggi, è davvero grottesco: “Non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, si va diffondendo l’idea tra i consumatori, e in una parte minoritaria degli economisti, che l’America ormai è in recessione e che l’Europa seguirà, con conseguenze disastrose anche per l’Italia. Tuttavia, i dati non confermano questo punto di vista”. Come se non bastasse, Brunetta si butta a fare l’economista. E giù una sfilza di considerazioni che alla luce odierna si rivelano del tutto balzane: il Pil degli Stati Uniti cresce, i fondamentali economici dell’area euro sono buoni, il Pil dell’Eurozona crescerà dell’1,7% nel 2008 con solo una leggera flessione nel 2009. A proposito di quest’ultimo dato Brunetta giunge a scrivere che “la crescita sarà certamente più forte se si confermerà la tendenza al ribasso del prezzo del petrolio” – il prezzo del petrolio è poi crollato, trascinando con sé però anche il Pil, in barba all’esperto Brunetta.

“L’altro fattore di solidità dell’economia europea è dato dal permanere del buon livello della capacità utilizzata e della profittabilità, che dovrebbero continuare a motivare l’attività di investimento”, scrive Brunetta nel suo articolo. E puntualmente nel giro di pochi mesi le capacità utilizzate sono crollate, la profittabilità ha registrato drastici cali e l’attività di investimento è naufragata. In Italia, poi, “vi sono le basi per un’accelerazione a tempi brevi” e la solidità del sistema finanziario consentirà un “aggiustamento strutturale” – passa poco più di un semestre ed ecco che l’Italia si ritrova fanalino di coda tra i maggiori paesi europei, con un crollo della produzione da Grande Depressione e un calo del Pil a livelli d’anteguerra. A Brunetta va senz’altro la palma nella nostra rassegna, sia per la catastrofica inefficacia delle sue previsioni, sia per essersi spinto fino a pochi giorni prima del naufragio mondiale per pronunciarle.

Ma il ministro non è stato certo solo nei suoi sproloqui. L’8 maggio del 2008 la Repubblica titolava “Stiamo uscendo dal tunnel” e scriveva: “Il peggio è passato. Questa l’analisi del segretario al Tesoro americano, Henry Paulson [...]. ‘Credo che il peggio sia alle spalle’, ha dichiarato Paulson al Wall Street Journal”.

Il 16 maggio 2008 il quotidiano La Stampa titolava “La crisi? Il peggio è passato”, citando nientepopodimeno che il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, che a dire il vero, da buon diplomatico, aveva preferito mandare il medesimo messaggio riparandosi dietro un ‘probabilmente’: “il peggio è probabilmente passato”, così suonava la dichiarazione da lui rilasciata il giorno precedente. Gli faceva eco nella stessa giornata Jean-Claude Trichet, presidente della Banca Centrale Europea, che parlava anche di segnali positivi, portando la Stampa a concludere che “il picco ormai è alle spalle”.

Un mese dopo circa (per la precisione il 9 giugno) al coro si univa il presidente della Fed, Ben Bernanke: “Il peggio della crisi generata dai mutui subprime è passato”. Il 9 maggio da parte sua il ‘leader maximo’ di Unicredit, Alessandro Profumo, aveva dichiarato nel clima di generale euforia prima della tempesta: “Credo che il peggio sia passato” – da allora le azioni della sua banca hanno perso, nonostante il recupero degli ultimi due mesi, circa il 65% del loro valore.

Il 29 giugno il suo collega Baudouin Prot, chief executive officer di una delle maggiori banche europee, la Bnp Paribas, dichiarava: “Il peggio dovrebbe essere passato e credo che dal secondo semestre in poi la crisi possa normalizzarsi: dovrebbe cioè terminare la fase eccezionale delle turbolenze sui mercati”. Il 26 maggio invece la Repubblica parlava di “svolta ormai vicina” (a ragione, come si è poi rivelato, ma in senso opposto a quello inteso dal quotidiano) e citava Warren Buffett, specificando che si tratta del “più grande finanziere vivente, non a caso soprannominato l’oracolo di Omaha. ‘Il peggio della crisi dei mutui è già alle spalle – ha detto di recente Buffett – qualche persona in ritardo sulle rate avrà ancora da soffrire, ma per fortuna la Fed è riuscita a evitare il contagio”.

Il 21 luglio la Repubblica intitolava “In America il peggio è passato” e nel sottostante articolo si poteva leggere la seguente dichiarazione: “Quello di metà luglio è stato il terzo ribaltone di mercato di quest’anno, ma sarà l’ultimo. La sensazione di crisi comincia a dissolversi” – chi la ha rilasciata? Uno squilibrato in preda a una crisi di astinenza etilica? No, come ci spiega il quotidiano romano si tratta di Bob Doll, vicepresidente e capo economista di BlackRock, la più grande società di gestione di risparmio del mondo con 1,4 trilioni di dollari di fondi amministrati.

Pochi giorni prima la Repubblica aveva intitolato una intervista con un collega di Doll “I primi segni della svolta”. E ancora prima, il 5 aprile, aveva raccolto la seguente sconvolgente dichiarazione di Jim O’Neil, chief economist di Goldman Sachs, che vale la pena di riportare per esteso: “Tutto questo pessimismo è sbagliato: fa male all’ economia e fa male al mercato. Ecco perché critico coloro che continuano a seminare paura. In realtà la situazione sta migliorando. Volete sapere quando usciremo dalla crisi? Beh, penso che nel giro di 8 mesi in Europa il peggio sarà passato. Tre settimane fa non sarei stato così ottimista. Nel frattempo, però, la Fed si è mossa tempestivamente e adesso non si registrano più grossi problemi fra le banche” – se vi aspettate che nel frattempo il tizio si sia dileguato senza lasciare traccia di sé vi sbagliate: solo un mese fa ha dato una lunga intervista al Financial Times in qualità di “esperto” insieme al guru Nouriel Roubini.

Il 20 agosto, a pochi giorni dal tracollo, sul Sole 24 Ore è comparsa un’intervista all’economista e professore Giacomo Vaciago in cui tra le altre cose si afferma che “per l’economia reale USA il peggio è passato”. Ma non sono stati solo economisti, finanzieri, banchieri e politici ad alimentare la campagna de “Il peggio è passato” versione 2008. Anche un industriale come Rick Wagoner, presidente e amministratore delegato della General Motors, ha voluto dare il suo contributo. 12 agosto 2008, parola di Rick Wagoner: “Per General Motors il peggio dovrebbe essere ormai passato”, qualche settimana dopo la sua azienda prendeva la via del crollo totale, che la ha portata nel giro di 3-4 mesi al fallimento di fatto e al salvataggio miliardario da parte del governo.

Un mese prima, il 20 luglio, un articolo del Sole 24 ore portava il titolo “Il peggio non è passato, ma non ci sarà un altro ‘29″ – i contenuti però non sono molto dissimili dalle posizioni che abbiamo riportato sopra. L’autore, Alberto Alesina, scrive che “la retorica catastrofista ormai così diffusa (anche in Italia) è fuorviante”, per spiegare poi, riguardo al prezzo del petrolio allora alle stelle: “E’ inutile prendersela con presunti ’speculatori’: il prezzo del petrolio è il risultato della domanda e offerta di oggi e di quelle previste per domani”.

Chissà perché allora nel giro di una manciata di mesi il prezzo del petrolio è sceso da oltre 140 dollari al barile a circa 30 – a meno di non presumere che gli operatori dei mercati siano tutti dei sonori deficienti, l’unica spiegazione plausibile è che si sia trattato proprio di speculazione. Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, ha infine voluto dire la sua il 18 luglio del 2008 definendo “iperpessimistiche” le stime del Fondo Monetario Internazionale sulla crescita del Pil italiano – ricordiamolo: allora il Fmi prevedeva per il Pil del nostro paese un +0,3% nel 2008, chiusosi poi a -0,9% e seguito da un primo trimestre 2009 al -5,9% tendenziale.

Da aprile in Italia (ma anche, seppure in maniera meno rozza e spregiudicata, nel resto del mondo) si assiste a una replica del copione. Forse sarà il ripetersi della primavera, che porta sempre con sé un po’ di ebbrezza. Il fatto è che quest’anno, ancor più dell’anno scorso, non ci vengono forniti dati concreti a sostegno, a meno che, di fronte a un crollo verticale e praticamente senza precedenti del Pil e della produzione in Italia, in Europa e in altre aree del mondo, a una contrazione enorme del commercio mondiale, all’aumento marcato della disoccupazione e dei pignoramenti per insolvenza nonché al continuo calo dei consumi negli Stati Uniti registrati nell’ultimo mese, a proiezioni unanimi di un calo dei consumi del petrolio per ridotta attività economica e a una miriade di altri dati simili documentati, non si vogliano prendere per buoni i Tremonti-dati: “lettere e pacchi: c’è stata una caduta delle lettere e della posta che sta finendo e questo è in qualche modo indicativo. Altro indicatore i pedaggi delle autostrade, che sembra abbiano terminato la loro caduta e si siano stabilizzati”.

Il 5 aprile scorso l’ormai ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, ha scelto di intitolare il suo crepuscolare editoriale di addio con il titolo “Prime luci oltre la crisi” e ha scritto: “A Milano ci sono quattrocento aziende che vorrebbero esporre al Salone del mobile di fine aprile e non riescono perché per consentire a tutti di presentare al pubblico la propria produzione ci vorrebbero altri trentamila metri quadri. In Scozia c’è una società di biotecnologie, la Angel Biotechnology, che dai primi di dicembre è salita in Borsa di oltre il 300 per cento. In America il numero di persone che chiede sussidi di disoccupazione è da qualche settimana in costante discesa”.

A parte il fatto che il tutto esaurito al Salone del Mobile è da attribuirsi al fatto che, come si evince dalla stampa lombarda di quei giorni, le aziende del settore sono alla frutta e hanno tentato il tutto per tutto in occasione dell’esposizione, vale la pena di citare a proposito dell’articolo di Mieli l’efficiente commento del blog Mercato Libero (http://mercatoliberonews.blogspot.com ): “Paolo Mieli ritiene di intravvedere una luce in fondo al tunnel della crisi, e motiva il proprio convincimento con una serie di evidenze aneddotiche, tra le quali l’insufficiente spazio espositivo che Fiera Milano è in grado di offrire agli operatori economici in occasione del Salone del Mobile, oppure la performance di borsa di una società scozzese di biotecnologie, un dato peraltro troppo idiosincratico per essere considerato probante di alcunché (in ogni crisi, anche le più severe, vi sono aziende che prosperano).

Ma soprattutto, Mieli vede buone notizie dal fronte dell’occupazione americana: ‘In America il numero di persone che chiede sussidi di disoccupazione è da qualche settimana in costante discesa’. Davvero? A noi risultava l’opposto: ‘Nella settimana terminata il 28 marzo, la stima destagionalizzata iniziale delle prime richieste di sussidio è stata di 669.000, un aumento di 12.000 unità rispetto al dato rivisto della settimana precedente. La media mobile a quattro settimane è stata di 656.750, un aumento di 65.00 sulla media della precedente settimana, pari a 650.250. [...] Anche il numero totale di sussidi, pari a 5.728.000, è al massimo storico’” (dati del dipartimento del lavoro USA: http://www.workforcesecurity.doleta.gov/press/2009/040209.asp ).

Emma Marcegaglia da parte sua parla di “impressione” di un miglioramento, Sergio Marchionne canta in coro con gli altri “il peggio è passato” senza spiegarci il perché, altri ancora parlano vagamente di “sentiment” in crescita. C’è poi chi si entusiasma per il fatto che da qualche settimana, dopo un crollo da brivido, l’economia continua a crollare, ma a un ritmo (che si suppone) leggermente più lento.

Berlusconi ci chiede un assegno in bianco assicurando che dati in suo possesso certificano un miglioramento. Quando si gioca al casinò o quando si fa una puntata al lotto l’ottimismo non supportato da alcun elemento razionale è un obbligo, altrimenti non avrebbe senso giocare d’azzardo. Quando si tratta di economia la motivazione di un tale atteggiamento irrazionale va trovata altrove e cioè, nella fattispecie, nella volontà di tenere a bada i sudditi mentre si cerca di mettere al riparo baracca e burattini per qualche settimana o per qualche mese ancora.

(Fonti: Sole 24 Ore, 10 giugno 2008; 20 luglio 2008, 9 agosto 2008; La Stampa, 16 maggio 2008; Repubblica, 9 maggio 2008, 26 maggio 2008; 29 giugno 2008, 18 luglio 2008, 21 luglio 2008, 20 agosto 2008; Corriere della Sera, 5 aprile 2009).



Trento, "processo" agli economisti, "Studino i mercati finanziari"
di Rosaria Amato - La Repubblica - 31 Maggio 2009

Gli economisti sono colpevoli di non aver previsto la crisi "pur essendo la stessa prevedibile", e di non averne valutato neanche le conseguenze. Si è concluso con una sentenza di condanna al Festival dell'Economia di Trento il "primo processo alla crisi". Anche se la pena inflitta dalla giuria, costituita da studenti dell'Economia dell'Università di Trento, è molto più lieve dei sette anni di detenzione chiesti dal pubblico ministero Roberto Perotti: si tratta di un caffé che il difensore dei condannati, Luigi Guiso, dovrà offrire al collega dell'accusa.

Sicuramente sono più gravi della pena inflitta gli ammonimenti enunciati dalla sentenza: gli economisti dovranno "tenere in maggior considerazione le innovazioni degli strumenti e dei mercati finanziari nell'elaborazione dei propri modelli e teorie" (basta 'torri d'avorio', dunque...), "prestare maggiore attenzione alle minoranze" e "alle conseguenze delle crisi cicliche che affliggono i nostri mercati".

Economisti bocciati, dunque: hanno fallito rispetto a quello che sarebbe dovuto essere il loro ruolo, poco importa che alcune voci isolate abbiano per tempo segnalato gli enormi squilibri dei mercati finanziari e in definitiva dei sistemi economici. Una decisione che non fa ben sperare per i nuovi imputati alla sbarra di oggi, nel tribunale allestito nella Sala Depero del Palazzo della Provincia: si tratta dei controllori e dei politici, accusati sostanzialmente delle stesse mancanze, non aver colto in tempo i segnali che facevano ampiamente presagire la tempesta che si sarebbe abbattuta sulle economie mondiali.

Naturalmente le colpe dei regolatori sono maggiori: il loro compito non era solo di prevedere, ma anche di porre riparo alle distorsioni. Le autorità di controllo dell'economia e dei mercati finanziari esistono per questo. Ma dai rapporti e dagli interventi degli organi degli enti di sorveglianza sul mercato, dal Fondo Monetario Internazionale alla Banca Mondiale alla Federal Reserve (il riferimento è soprattutto alle autorità statunitensi, perché è da lì che si è innestata la crisi) emerge una totale quanto disarmante sottovalutazione, se non ignoranza, di quanto stava accadendo, ha sottolineato il pubblico ministero Luigi Spaventa, economista, ex ministro del Bilancio nel governo Ciampi ed ex presidente della Consob.

Spaventa ha citato varie autorevoli analisi, a cominciare dal Global Financial Stability Report pubblicato periodicamente dall'Fmi. Nulla, della crisi alle porte non c'era traccia. I mercati erano trasparenti, le banche finanziariamente stabili e comunque perfettamente in grado di far fronte a eventuali squilibri. Enorme la fiducia riposta nella capacità del mercato di "assorbire shock e volatilità". Tra i maggiori imputati, per il ruolo ricoperto, Alan Greenspan, per 18 lunghi anni a capo della Federal Reserve, la banca centrale americana.

Il credito cresceva, i derivati si moltiplicavano in qualità e quantità, ma per coloro che avrebbero dovuto regolare il mercato andava tutto bene. Anche la SEC, l'autorità di controllo della Borsa, non segnalava nulla di anomalo. Questo fino all'immediata vigilia della crisi. Unica lodevole eccezione, a giudizio di Spaventa, la BRI (la Banca dei regolamenti internazionali, che ha sede a Basilea). Ma è troppo poco per assolvere le istituzioni, la cui colpa è aggravata, secondo l'economista, dai gravi conflitti d'interesse che le affliggono. Spaventa ha ripreso l'accusa emersa già negli Stati Uniti di "selected blindness", cecità selettiva: cioè i regolatori non soffrivano tanto di ignoranza piuttosto che di carenza di informazione, non vedevano perché non volevano vedere, date le troppo strette relazioni con il mondo della politica e con i gruppi d'interesse.

Anche se poi a questo si aggiunge, ha suggerito un illustre testimone, Bill White, responsabile della ricerca economica alla BRI, un forte elemento della psicologia umana secondo il quale ci si aspetta "che i tempi buoni durino per sempre: questo fa parte della natura umana". Ecco perché, ha scherzato l'economista, per spiegare il sogno del Faraone che vedeva sette vacche grasse e sette vacche scheletriche, c'è stato bisogno di Giuseppe. Nessuno si aspetta il peggio: eppure, ha suggerito un altro testimone dell'accusa, Luigi Zingales, le autorità di controllo devono predisporsi al peggio! Non averlo fatto, è quantomeno "una colpa grave".

Le colpe dei regolatori sono talmente gravi che la difesa, rappresentata dai due economisti Pier Carlo Padoan e Andrea Prat, non ha neanche provato a negarle. Indubbio che le autorità di controllo non abbiano visto e non siano intervenute. Ma per la difesa non avevano gli strumenti per farlo, costrette da un lato da normative inadeguate e irretite da analisti economiche completamente al di fuori della realtà (una tesi che ha buon gioco nella sentenza di condanna emessa dallo stesso Tribunale della crisi).

"Dovete mettervi nei panni dei regolatori - ha suggerito Prat alla giuria - che non sono economisti, né politici: applicano modelli e regole dati da altri. Cos'avrebbe dovuto fare un regolatore nel 2000 se non comportarsi in base a quello che scrivevano gli economisti?". Inutile ribadire che gli economisti avevano ampiamente sottovalutato la crisi incipiente. E se lo hanno fatto loro, come avrebbero potuto i regolatori comportarsi diversamente, ha suggerito la difesa? Oltretutto disponendo di staff numericamente limitati, e di risorse economiche ancora più risicate, come ha suggerito Padoan.

La pena chiesta dall'accusa è stata una "sanzione reputazionale": "Non chiedo la galera - ha detto Spaventa alla giuria - ma voi siete chiamati ad anticipare un giudizio che poi darà la storia". Mentre la difesa ha chiesto l'assoluzione, sulla base dell'assunto che l'unica colpa dei regolatori è stata quella di "essersi fidati degli economisti e di non essersi ribellati ai politici", ma sarebbe stato arduo fare diversamente. La sentenza domani, in apertura del terzo e ultimo processo al Festival dell'Economia: alla sbarra la finanza.



"Non sprechiamo una buona crisi e niente illusioni: non è finita"
di Rosaria Amato - La Repubblica - 1 Giugno 2009

"Non sprechiamo una buona crisi": con quest'ammonimento, mutuato da un consigliere del presidente Usa Barak Obama, Rham Emanuel, Federico Rampini ha ricordato al pubblico del Festival dell'Economia che non solo la crisi non è ancora passata, ma che questo è un momento cruciale, per uscirne con un capitalismo rinnovato oppure con un lungo e faticoso periodo di stagnazione, come quello che caratterizzò il Giappone dopo la recessione subita negli anni '90.

"Una crisi così si presenta una volta ogni tre generazioni - ha sottolineato Rampini, che ha parlato di "Capitalismo irresponsabile" ieri sera al Teatro Sociale di Trento - può rivelarsi una catastrofe, ma può anche offrire buone opportunità per apportare cambiamenti che a lungo non si sono riusciti a fare".

Quali cambiamenti? I fatti dell'ultimo anno, ha ricordato il corrispondente da Pechino di Repubblica, hanno ampiamente dimostrato quanto il capitalismo attuale sia malato: "Noi tutti abbiamo incorporato l'idea che le diseguaglianze sociali siano l'effetto collaterale di un sistema che ha dimostrato di essere più efficiente rispetto a quello socialista. C'era l'idea che le disuguaglianze sono accettabili se producono sviluppo".

Ma la crisi ha fatto cadere qualunque illusione su una giustizia di fondo del capitalismo. "E' stato un'inganno, una gigantesca impostura che questo sia un sistema equo, e che il mercato compensi l'imprenditore bravo e punisca gli errori. Quando gli stessi banchieri che avevano trascinato la finanza alla rovina hanno preteso di continuare a erogarsi bonus milionari, improvvisamente si è spezzata la finzione".

Ed è nata la rabbia del cittadino comune, che non ha mai potuto godere negli Stati Uniti di una garanzia di qualunque titolo, che va incontro ogni giorno alla possibilità di perdere il posto di lavoro, senza alcun paracadute: "E' stato un trauma per un Paese come gli Stati Uniti, caratterizzato da una flessibilità estrema. Si è scoperto che l'unica categoria garantita era quella dei top manager...". Le vittime della crisi (e dei manager) hanno cercato 'vendetta', e a ragione: "A questo punto persino la pratica del rapimento dei manager attuata in Francia appare blanda". Negli Stati Uniti qualcuno ha evocato il codice dei samurai giapponesi, che prevedeva il suicidio nel caso di fallimento...

Ma negli Stati Uniti i manager non si sono vergognati e hanno continuato ad erogarsi ampi bonus, facendo scoprire agli ignari cittadini, ha sottolineato Fabrizio Galimberti, che "i bonus non erano correlati ai risultati raggiunti, ma agganciati alla decisione del manager di rimanere ancora un anno in azienda".

Rampini ha ricordato le parole del presidente brasiliano Lula, che ha gettato in faccia al premier britannico Gordon Brown l'accusa secondo la quale "questa crisi è stata provocata da uomini biondi con gli occhi azzurri". Razzismo al contrario? Certo, ma quanto mai giustificato. Al sistema capitalistico americano si era sempre guardato da più parti come un modello, e si era rivelato invece peggiore di certe situazioni di estrema fragilità dei paesi emergenti: conflitti d'interesse portati alle estreme conseguenze, potentati tali da togliere qualunque voce in capitolo anche ai più forti azionisti, come i fondi pensione.

E allora? Cosa è meglio fare, riorganizzare i sistemi capitalistici sulla base dei kibbutz israeliani, ha proposto qualcuno dal pubblico? Rampini ha suggerito invece di salvare il capitalismo, ma senza aspettarsi che si riformi da sé: occorre un intervento analogo a quello compiuto molti decenni fa dal presidente Roosvelt, "una riforma del mercato e un serio intervento per ridurre le disuguaglianze sociali".

Senza false illusioni, e senza falsi ottimismi sulla crisi che si starebbe allontanando. L'invito a non cadere in facili illusioni è venuto ieri anche da altri protagonisti del Festival dell'Economia. A cominciare dall'economista francese Jean-Paul Fitoussi, che ha sostenuto che "la radice della crisi è reale, non finanziaria. Quest'ultima sta coprendo una crisi ambientale legata all'aumento della disuguaglianza sociale, che rischia di esplodere in maniera ancora più grave di quanto già oggi è avvenuto con conseguenze che potrebbero durare anche dieci anni".

Attenzione dunque ad archiviare la crisi. Ma anche a sottovalutarne i possibili effetti futuri, che potrebbero anche essere più devastanti di quelli attuali nei confronti della stabilità economica, ma anche sociale.



Il Piano del Bilderberg per il 2009: rifare l'economia globale
di Andrew G. Marshall - Global Research - 26 Maggio 2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI

Dal 14 al 17 maggio l’elite globale si è riunita in segreto in Grecia per la conferenza annuale del Bilderberg, tra la limitata e scoordinata attenzione dei media. Circa 130 degli individui più potenti del mondo si sono incontrati per discutere le questioni pressanti del giorno d’oggi e per decidere il corso dell’anno prossimo. L’argomento principale di discussione durante l’incontro di quest’anno è stata la crisi finanziaria globale, il che non ci ha sorpreso, considerato che l’elenco dei presenti alla conferenza comprende molti dei primari architetti della crisi, nonché coloro che sono pronti a “risanarla”.

L’ordine del giorno: la ristrutturazione dell’economia politica globale

Prima dell’inizio della conferenza il giornalista investigativo sul Bilderberg Daniel Estulin ha reso noto l’argomento principale dell’ordine del giorno, che gli era stato rivelato dai suoi informatori interni. Seppure tali resoconti non siano verificabili le sue fonti si sono dimostrate straordinariamente accurate in passato, al pari di quelle di Jim Tucker, il veterano investigatore del gruppo Bilderberg. Apparentemente l’argomento principale di discussione dell’incontro di quest’anno è stata la presa di posizione sulla crisi economica, in termini di intraprendere “una prolungata, agonizzante depressione che condanni il mondo a decadi di stagnazione, declino e povertà … oppure una depressione intensa ma più breve che apra la strada ad un nuovo ordine economico mondiale sostenibile, con meno sovranità ma maggiore efficienza”.

Gli altri punti all’ordine del giorno comprendevano un piano per “continuare ad ingannare milioni di risparmiatori ed investitori che credono alla montatura di un presunto miglioramento dell’economia. Stanno per essere incastrati con perdite esorbitanti ed una grave sofferenza finanziaria nei mesi a venire” e “ci sarà una spinta finale per la promulgazione del Trattato di Lisbona, in attesa di un voto favorevole sul trattato da parte dell’Irlanda a settembre oppure ad ottobre“, [1] che darebbe all’Unione Europea enormi poteri sugli stati membri, rendendola essenzialmente un governo regionale sopranazionale, con ciascuno stato membro relegato ad uno status per lo più provinciale.

Poco dopo l’inizio delle riunioni, il giornalista investigativo sul Bilderberg Jim Tucker ha riferito che le sue fonti interne gli avevano rivelato che il gruppo avesse all’ordine del giorno “un piano per un dipartimento della sanità globale, un dipartimento del tesoro globale e una depressione abbreviata piuttosto che una lunga fase di contrazione economica”. Tucker ha riferito che il ministro degli esteri svedese ed ex primo ministro Carl Bildt, “ha fatto un discorso a sostegno della trasformazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in un dipartimento della sanità mondiale, nonché della trasformazione del FMI in un dipartimento del tesoro mondiale, entrambe le cose naturalmente con il patrocinio delle Nazioni Unite”. Tucker ha inoltre reso noto che “il segretario del tesoro Geithner e Carl Bildt sollecitavano una recessione più breve e non una di dieci anni … in parte perché una recessione di dieci anni danneggerebbe gli stessi industriali del gruppo Bilderberg, [che] per quanto vogliano avere un dipartimento globale per l’occupazione ed un dipartimento globale del tesoro, gli piace ancora far soldi e una recessione così lunga gli costerebbe un bel po’ di soldoni industrialmente parlando perché nessuno comprerebbe i loro giocattoli…. l’inclinazione è ad abbreviarla”. [2]

Dopo il termine delle riunioni, Daniel Estulin ha riferito che “una delle maggiori preoccupazioni del gruppo Bilderberg è il pericolo che il loro zelo per cambiare il mondo architettando il caos al fine di attuare il loro programma a lungo termine possa far sì che la situazione gli sfugga di mano e conduca infine ad uno scenario dove il Bilderberg e l’elite globale in generale sono sopraffatti dagli eventi e finiscono col perdere il controllo che esercitano sul pianeta”. [3]

Il 21 maggio scorso la Macedonian International News Agency [agenzia di stampa internazionale macedone] ha reso noto che “una nuova relazione del Cremlino sul misterioso gruppo del Bilderberg, che la scorsa settimana ha tenuto la sua riunione annuale in Grecia, afferma che le elite corporative, politiche e finanziarie dell’occidente sono riemerse dalla loro riunione segreta dopo aver raggiunto l’accordo che per poter continuare nel loro slancio verso un nuovo ordine mondiale dominato dai poteri occidentali, il dollaro USA deve essere ‘totalmente’ distrutto”. La stessa relazione del Cremlino avrebbe inoltre affermato che “la maggior parte delle elite più ricche dell’occidente hanno partecipato ad una riunione segreta senza precedenti a New York, indetta e condotta da” David Rockefeller, “per complottare la fine del dollaro USA”. [4]

La riunione segreta dei miliardari

La riunione a cui viene fatto riferimento è stata una riunione segreta, dove “una dozzina delle persone più ricche del mondo si sono riunite per un incontro privato senza precedenti dietro invito di Bill Gates e Warren Buffett per parlare di regalare denaro”, tenutasi presso la Rockefeller University, e che comprendeva noti filantropi come Gates, Buffett, il sindaco di New York Michael Bloomberg, George Soros, Eli Broad, Oprah Winfrey, David Rockefeller senior e Ted Turner. Uno dei presenti ha affermato che “non era segreta”, ma che “doveva essere un incontro tra colleghi e amici. Era una cosa di cui si parlava da tempo. Bill e Warren speravano di poterlo fare occasionalmente. Hanno mandato gli inviti e la gente è venuta”. L’editore del Chronicle of Philanthropy Stacy Palmer ha detto: “considerata la gravità dell’economia in questi tempi, non credo che sia una sorpresa che questi filantropi si siano incontrati”, e che “tipicamente non si incontrano per scambiarsi consigli tra loro”. Ad ospitare la riunione sono stati Buffet, Gates e David Rockefeller. [5]

Durante la riunione, “i partecipanti hanno rifiutato fermamente di rivelare il contenuto della discussione. Qualcuno ha citato un accordo per garantire la riservatezza della riunione. I portavoce per Buffet, Bloomberg, Gates, Rockefeller, Soros, per la Winfrey ed altri hanno diligentemente rifiutato di commentare, nonostante qualcuno abbia confermato la presenza”. [6] I resoconti indicano che “hanno discusso come affrontare il tracollo globale ed ampliare le loro attività di beneficenza durante la depressione”. [7]

Il quotidiano inglese The Times ha riportato che questi “influenti miliardari si sono riuniti in segreto per considerare come potrebbe essere impiegata la loro ricchezza per rallentare la crescita della popolazione mondiale” e che “hanno parlato di unire le loro forze per superare gli ostacoli politici e religiosi al cambiamento”. È interessante che “l’informale sessione pomeridiana è stata così discreta che ad alcuni assistenti dei miliardari è stato detto che si trovavano a dei ‘briefing di sicurezza’. Inoltre “i miliardari hanno avuto ciascuno 15 minuti per presentare la causa a loro più a cuore. Durante la cena hanno discusso come avrebbero potuto mettersi d’accordo su una ‘causa generale’ che potesse sfruttare i loro interessi”, e quello che è stato deciso è che “erano d’accordo che la priorità era la sovrappopolazione”. Infine “è emerso il consenso a sostenere una strategia che affrontasse la crescita della popolazione come una minaccia potenzialmente disastrosa per l’industria, l’economia e l’ambiente”, e che “devono rimanere indipendenti dalle agenzie governative, che sono incapaci di prevenire quel disastro che tutti vediamo all’orizzonte”. Uno dei presenti alla riunione ha detto che “volevano parlare da ricco a ricco senza doversi preoccupare che qualsiasi cosa che dicessero finisse sui giornali, facendoli apparire come un’alternativa al governo mondiale” [8]

La relazione trapelata

Il reporter investigativo sul Bilderberg Daniel Estulin, secondo quanto è stato riportato, ha ricevuto dalle sue fonti interne un documento conclusivo di 73 pagine per i partecipanti sulla riunione del gruppo Bilderberg, che ha rivelato che esistevano seri disaccordi tra i partecipanti stessi. “I più intransigenti sono favorevoli al declino drammatico e ad una grave depressione di breve durata, ma ci sono anche quelli che credono le cose siano andate fin troppo oltre e che le ricadute del cataclisma economico globale non possono essere calcolate con esattezza se si opta per il modello di Henry Kissinger. Tra questi ultimi c’è Richard Holbrooke. Quello che non si conosce a questo punto è se il punto di vista di Holbrooke coincide, in effetti, con quello di Obama”. La visione di comune consenso è che la recessione sarebbe peggiorata e che la ripresa sarebbe stata “relativamente lenta e protratta”, e di cercare questi termini sulla stampa nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi.

Estulin ha riferito “che alcuni importanti banchieri europei di fronte allo spettro della loro stessa mortalità finanziaria, sono estremamente preoccupati, definendo questa mossa di equilibrismo “insostenibile” e dicono che il deficit di bilancio e commerciale degli USA potrebbe portare come risultato alla fine del dollaro”. Un esponente del Bilderberg ha detto che “le banche stesse non sanno dare risposta su quando (si toccherà il fondo)”. Tutti sembravano essere d’accordo “che il livello di capitale necessario per le banche americane potrebbe essere considerevolmente più elevato di quanto è stato suggerito dal governo americano attraverso i recenti stress test”. Inoltre un esponente del FMI ha indicato che il suo personale studio delle recessioni storiche suggerisce che gli USA hanno superato solo un terzo di quella attuale; pertanto le economie che prevedono di riprendere con una rinascita della domanda da parte degli USA dovranno attendere a lungo”. Uno dei presenti ha asserito che “le perdite azionarie nel 2008 sono state peggiori di quelle del 1929”, e che “anche la prossima fase del declino economico sarà peggiore degli anni ’30, sostanzialmente perché l’economia americana è gravata da circa 20 trilioni di dollari di debito eccedente. Finché tale debito non sarà stato eliminato, l’idea di un boom salutare non è che un miraggio”. [9]

Secondo Jim Tucker, il gruppo Bilderberg si starebbe attivando per organizzare un summit in Israele dall’8 al 11 giugno, dove “i principali esperti mondiali di regolazione” possano “affrontare l’attuale situazione economica in un unico forum”. Con riferimento alle proposte presentate da Carl Bildt per la creazione di un dipartimento del tesoro mondiale e di un dipartimento della sanità mondiale facente capo alle Nazioni Unite, si crede che il FMI diventerà il dipartimento del tesoro mondiale, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità diventerà il dipartimento della sanità mondiale. Bildt ha inoltre riaffermato [il concetto] di “cambiamento climatico” come sfida chiave per il perseguimento degli obiettivi del Bilderberg, riferendosi alla crisi economica come ad una “crisi che si verifica una sola volta in una generazione, mentre il riscaldamento globale è una sfida che si presenta una sola volta nel corso di un millennio”. Bildt ha inoltre proposto l’ampliamento del NAFTA [accordo nordamericano di libero scambio tra USA, Messico e Canada] attraverso l’emisfero occidentale per creare un’Unione Americana, usando l’UE come “modello di integrazione”.

Secondo quanto riportato il FMI avrebbe inviato una relazione al Bilderberg sostenendo la propria trasformazione a dipartimento mondiale del tesoro, e “il segretario al tesoro americano Timothy Geithner ha entusiasticamente approvato il piano per un dipartimento mondiale del tesoro, anche se non ha ricevuto alcuna garanzia di diventarne il leader”. Geithner ha detto inoltre: “la nostra speranza è di poter lavorare con l’Europa su una struttura globale, un’infrastruttura globale che abbia un’appropriata supervisione”. [10]

Il piano del Bilderberg in azione?

Riorganizzare la Federal Reserve

Dopo la conferenza del Bilderberg si sono susseguiti svariati annunci interessanti da parte di alcuni partecipanti chiave, specificamente in relazione alla riorganizzazione della Federal Reserve. Il 21 maggio scorso è stato riportato che si crede che il segretario al tesoro americano Timothy Geithner “abbia una forte propensione a dare alla Federal Reserve un ruolo centrale nella regolazione futura” e che “si intende che la Fed si farà carico di parte del lavoro attualmente svolto dalla Securities and Exchange Commission americana”. [11]

Mercoledì 20 maggio Geithner ha parlato al Senate Banking Committee [comitato di attività bancarie del senato americano] asserendo che “ci sono indicazioni importanti che il nostro sistema finanziario è in via di ripresa”. Circa la regolamentazione del sistema finanziario, Geithner ha affermato che “dobbiamo assicurare che le regole internazionali per la regolamentazione della finanza siano coerenti con gli standard elevati che implementeremo negli Stati Uniti”. [12]

Bloomberg ha reso noto che “l’amministrazione di Obama potrà richiedere che vengano tolti alla Securities and Exchange Commission alcuni dei suoi poteri secondo una riorganizzazione regolatrice” e che “la proposta ancora da finalizzare, darà prevedibilmente alla Federal Reserve maggiore autorità di sorveglianza sulle società finanziarie ritenute troppo grandi per fallire. La Fed potrà ereditare alcune delle funzioni della SEC, mentre altre passeranno ad altre agenzie”. È interessante che “l’agenzia del presidente della SEC Mary Schapiro è stata per lo più assente nelle negoziazioni all’interno dell’amministrazione sulla revisione regolatrice, ed ha espresso frustrazione per non essere stata consultata”.

È stato reso noto che “il segretario al tesoro Timothy Geithner avesse intenzione di discutere le proposte di cambiare le regolamentazioni finanziarie ieri sera durante una cena con il direttore del National Economic Council Lawrence Summers [che è stato anche presente al Bilderberg], con l’ex presidente della Fed Paul Volcker [anche lui al Bilderberg], con l’ex presidente del SEC Arthur Levitt ed Elizabeth Warren, professore di legge all’università di Harvard che fa capo al gruppo di controllo del Congresso per il Troubled Asset Relief Program da 700 miliardi di dollari”. [13] La Federal Reserve è una banca centrale privata, di proprietà dei suoi azionisti, che consistono nelle banche principali che formano ciascuna Fed bank regionale (la più grande delle quali è la JP Morgan Chase e la Federal Reserve Bank di New York). Questo piano darebbe essenzialmente ad una banca privata, che ha autorità governativa, l’abilità di regolare le banche che la possiedono. È come mettere un colonnello a sorvegliare un generale verso cui è direttamente responsabile. Come mettere la volpe a far la guardia alle galline. È letteralmente concedere la proprietà sul regolatore finanziario alle banche che vengono regolate.

Come riferito da Market Watch, una pubblicazione online del Wall Street Journal, “la Federal Reserve, creata quasi 100 anni fa a seguito di un periodo di panico finanziario, potrebbe essere trasformata in un’agenzia diversa mentre l’amministrazione di Obama reinventa il modo in cui il governo interagisce con il sistema finanziario”. Con riferimento alla comparsa di Geithner al Senato, è stato reso noto che “anche Geithner è stato sottoposto a terzo grado sulle intime relazioni esistenti tra le grandi banche e le banche regionali della Federal Reserve. Prima che Geithner entrasse a far parte dell’amministrazione era il presidente della New York Fed, che è una strana istituzione ibrida pubblica-privata che è gestita e posseduta dalle banche”. In risposta “Geithner ha insistito che le banche private non hanno voce in capitolo sulle politiche della New York Fed, ma ha ammesso che le banche sono coinvolte nella nomina del presidente, che fa la politica. Il presidente della New York Fed, Stephen Friedman è stato costretto a rassegnare le dimissioni questo mese a causa dei percepiti conflitti di interesse per le sue grandi partecipazioni nella Goldman Sachs”. [14]

Il FMI come un dipartimento globale del tesoro

L’ordine del giorno del Bilderberg di creare un dipartimento globale del tesoro è già stato avviato prima della conferenza del gruppo con le decisioni prese durante il summit finanziario del G20 ad aprile. Anche se il G20 sembrasse inserirlo più nel contesto della formazione di una banca centrale globale è probabile che il FMI possa rivestire entrambi i ruoli.

Dopo la riunione del G20 all’inizio di aprile 2009, è stato riportato che “il mondo ha fatto un altro passo avanti verso [la creazione] di una valuta globale, con l’appoggio di una banca centrale globale, che gestisce la politica monetaria per tutta l’umanità”, come il comunicato rilasciato dai leader del G20 affermava che “abbiamo concordato di sostenere uno stanziamento generale di SDR che immetterà $250 miliardi di dollari (£170 miliardi di sterline) nell’economia mondiale ed aumenterà la liquidità globale”, e che “gli SDR sono diritti speciali di prelievo, una moneta di carta sintetica emessa dal Fondo Monetario Internazionale che è rimasta in incubazione per mezzo secolo”. Essenzialmente “stanno di fatto mettendo in gioco una valuta mondiale. È fuori dal controllo di qualsiasi ente sovrano”. [15] [vedi Appendice 2: creare una banca centrale del mondo]

Dopo la conferenza del Bilderberg “il presidente Obama ha chiesto al Congresso di autorizzare $100 miliardi di dollari di prestiti per il Fondo Monetario Internazionale (FMI) per contribuire a creare un fondo di salvataggio da $500 miliardi di dollari”, che darebbe al FMI la prerogativa essenziale di un ministero globale del tesoro, fornendo salvataggi per i paesi in difficoltà in tutto il mondo. Inoltre “la proposta di legge consentirebbe al FMI di prendere prestiti fino a $100 miliardi di dollari dagli USA e di aumentare il contributo fiscale degli Stati Uniti al FMI di $ 8 miliardi di dollari”. Approfondendo sul programma, è stato riferito che “i leader mondiali hanno cominciato con l’iniziativa globale dei salvataggi, chiamata Nuovi Accordi di Prestito (NAB) nel corso del G20 all’inizio di aprile. Il presidente era d’accordo allora di rendere disponibili i fondi aggiuntivi”. Obama ha scritto che “il segretario al tesoro Geithner ha concluso che l’entità dei NAB sfortunatamente è inadeguata per far fronte al tipo di grave crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo, e sono d’accordo con lui”. [16]

Con la decisione del G20 di aumentare l’uso dei diritti speciali di prelievo (SDR) del FMI, formando di fatto una valuta mondiale, è stato recentemente reso noto che “l’Africa subsahariana riceverà circa $ 10 miliardi di dollari dal FMI in diritti speciali di prelievo (SDR) per aiutare le sue economie a fronteggiare la crisi finanziaria globale” e che “come parte di un accordo da $ 1,1 trilioni di dollari per combattere la depressione economica mondiale raggiunto durante il summit del G20 di aprile, il FMI emetterà diritti speciali di prelievo per un valore di $ 250 miliardi di dollari, che potranno essere usati per incrementare le riserve di valuta estera”. [17]

Recenti relazioni hanno inoltre indicato che il ruolo del FMI nell’ambito dell’emissione dei SDR va di pari passo con la discussione del gruppo Bilderberg sul potenziale crollo del dollaro americano e “trasformare lo standard del dollaro in un sistema basato sui diritti speciali di prelievo rappresenterebbe una rottura fondamentale con una politica che è durata oltre 60 anni”. È stato riferito che “esistono due modi in cui il ruolo del dollaro nel sistema monetario internazionale può essere ridotto. Una possibilità è una graduale erosione del dollaro come valuta di riserva determinata dal mercato in favore dell’euro. Ma se il ruolo internazionale dell’euro – specialmente il suo utilizzo nei mercati finanziari – è aumentato dal suo inizio, è difficile immaginare che possa superare il dollaro come valuta di riserva dominante nel futuro prossimo”. Tuttavia “essendo improbabile che l’egemonia del dollaro sia seriamente minacciata dalle forze del mercato, per lo meno nel breve e medio termine, l’unico modo di portare ad una seria riduzione del suo ruolo di valuta di riserva è attraverso gli accordi internazionali”. È qui che entrano in gioco gli SDR, dato che “un modo di rendere gli SDR la principale valuta di riserva relativamente presto sarebbe creare e stanziare una grande quantità di nuovi SDR per i membri del FMI.” [18] Che è esattamente quello che sta succedendo adesso con l’Africa e il FMI.

L’ex amministratore delegato del FMI Jacques de Larosière ha affermato recentemente che l’attuale crisi finanziaria “data la sua portata, presenta un’opportunità unica per migliorare le istituzioni, e c’è già il pericolo che si possa perdere questa chance se i diversi attori non riescono ad accordarsi sui cambiamenti prima che riprenda la crescita economica”. Adesso lavora come consulente per la BNP Paribas, una società molto rappresentata alle conferenze del gruppo Bilderberg, ed è stato ministro del tesoro in Francia quando era presidente Valéry Giscard d’Estaing, che è regolarmente presente al Bilderberg. [19]

Il servizio del Guardian sul Bilderberg

Il quotidiano inglese The Guardian è stato l’unico importante quotidiano di informazione tradizionale a fornire una copertura continua della conferenza del Bilderberg durante il fine settimana. Le prime cronache sono state satiriche e leggermente derisorie e si riferivano [alla riunione] come ad “un lungo week-end in un lussuoso hotel, dove le elite del mondo si stringono la mano, brindano, perfezionano il loro ordine del giorno globale e si contendono le sdraio migliori. Credo che Henry Kissinger porterà la sua personale, se la farà portare da un elicottero e la farà sorvegliare 24 ore su 24 7 giorni su 7 da una squadra operativa speciale della CIA” [20] Tuttavia mentre il fine settimana trascorreva lento, il giornalista ha cambiato tono. Il sabato ha riferito “so che mi stanno pedinando. Lo so perché ho appena chiacchierato con i poliziotti in borghese che ho scoperto mentre mi seguivano”, ed è stato arrestato due volte durante il primo giorno delle riunioni per aver cercato di fotografare le limousines che entravano nell’hotel. [21]

Ha poi riferito che non era certo di quello che stessero discutendo dentro l’hotel, ma che aveva “una sensazione di qualcosa di marcio nello stato della Grecia”, ed ha inoltre affermato: “tre giorni e sono stato trasformato in un sospetto, uno che crea problemi, indesiderato, che si sente a disagio, stanco e un po’ intimorito”. Ha poi continuato a scrivere che “il Bilderberg è una questione di controllo. Verte sul 'che facciamo adesso?' Mandiamo avanti già un sacco di cose, e se ne mandassimo avanti più? Perché non rendiamo più facile la gestione? Più efficienza. L’efficienza è positiva. Sarebbe così talmente più facile con un’unica banca, un’unica valuta, un mercato unico, un governo unico. Che ve ne pare anche di un esercito unico? Sarebbe davvero fico. Non ci sarebbero più guerre, allora. Questo cocktail di gamberetti è BUONO. Che ve ne pare di un unico modo di pensare? Di un internet controllato?”, e poi “oppure no”.

Fa una considerazione molto astuta, in contrapposizione all’argomento spesso postulato che il Bilderberg è semplicemente un forum dove le persone possono parlare liberamente, scrivendo: “Sono così maledettamente stanco di vedere il potere nelle mani dei pochi. Me l’hanno sbattuto in faccia per tre giorni e mi ronza intorno al naso come una vespa. Non mi importa se il gruppo Bilderberg vuole salvarlo il mondo o metterlo in un frullatore e bersi il succo, non credo che la politica debba essere fatta così” e l’autore Charlie Skelton, ha affermato eloquentemente “se cercassero di curare il cancro lo potrebbero fare alla luce del sole”. Ha spiegato inoltre che “il Bilderberg è una questione di posizioni di controllo. Mi ci avvicino più di mezzo miglio e improvvisamente sono uno dei controllati. Sono pedinato, sorvegliato, segnalato, detenuto, e ancora detenuto. Ero stato messo in quella posizione dal “potere” che stava sulla strada”. [22]

Domenica 17 maggio Skelton ha riferito che quando ha chiesto al capo della polizia perché fosse pedinato, il capo ha risposto chiedendogli “perché è qui?”. Skelton ha detto che era lì per fare un servizio sulla conferenza Bilderberg, e di rimando il capo ha affermato “beh, è quella la ragione! Ecco perché! Abbiamo finito!” [23] I reporter vengono seguiti in giro e pedinati dai poliziotti quando fanno servizi sul World Economic Forum? No. Allora perché succede con il Bilderberg se davvero è una conferenza per discutere liberamente le idee?

Un lunedì mattina dopo la conferenza, Skelton ha scritto che: “Non sono io il solo ad essere stato trascinato sotto custodia della polizia per aver osato essere a circa mezzo miglio dai cancelli dell’hotel. I pochi giornalisti che si sono recati a Vouliagmeni quest’anno sono stati intimiditi e molestati e si sono sentiti puntati contro la parte a punta di un walkie-talkie greco. Sono in molti ad essere stati arrestati. Bernie, dell’American Free Press, e Gerhard il documentarista (sembra il nome di un personaggio di Dungeons and Dragons) ha noleggiato un’imbarcazione da un porto vicino per cercare di scattare foto dal mare. Sono stati fermati a tre miglia di distanza dal resort. Dalla marina militare greca”. Come ha detto lo stesso Skelton: “I miei dispacci sulla conferenza del 2009, ammesso che abbiano un qualche significato, rappresentano nel modo più acuto nient’altro che l’assenza di una approfondita copertura mediatica generale”. [24]

La relazione finale di Skelton sul Bilderberg del 19 maggio mostra quanto fosse cambiato nei diversi giorni in cui ha fatto la cronaca della riunione. Dallo scrivere scherzosamente sulla riunione, alla scoperta che era pedinato dalle forze dell’ordine greche. Skelton ha riflettuto “allora chi è paranoico qui? Io, che mi nascondo nei vani delle scale, che scruto il marciapiede dietro di me riflesso sulle vetrine dei negozi, che sto all’aperto per la mia sicurezza? Oppure il Bilderberg, con i suoi due F-16, gli elicotteri che sorvolano il cielo, le mitragliatrici, i commando della marina militare e la politica di detenere ripetutamente e molestare una manciata di turisti? Chi è il matto? Io o il barone Mandelson? Io o Paul Volker, capo dell’Economic Advisory Board di Obama? Io o il presidente della Coca-Cola?”

Skelton ha affermato che “la pubblicità è sale puro per il gigantesco lumacone del Bilderberg. Quindi suggerisco di tornare l’anno prossimo con un po’ più di tinozze. Se la stampa tradizionale si rifiuta di fornire la giusta copertura di questo notevole evento annuale, allora lo dovranno fare i cittadini che sono interessati: media fatti dalla gente”.

Sorprendentemente Skelton ha commentato di aver imparato dopo la conferenza Bilderberg, che “dobbiamo lottare, lottare, lottare, adesso – proprio adesso, in questo preciso istante, con ogni centimetro cubo del nostro animo – per impedire [l’introduzione nel Regno Unito] delle carte d’identità”, perché “è essenzialmente una questione di poter chiedere, dell’obbligo di mostrare, della giustificazione della propria esistenza, del potere di chi chiede contrapposto alla sottomissione dell’interrogato”. Ha detto che ha “imparato questo dalle perquisizioni fatte a caso, dalle detenzioni, dalle provocazioni dei babbei della security e dallo sbattere di pugni sulle scrivanie senza numero della polizia che ho dovuto sopportare per il Bilderberg: ho trascorso la settimana vivendo in un possibile futuro da incubo e in molti differenti e terribili passati. Ho intravisto per un attimo un mondo di controlli a caso e i poteri di una security non controllata. E mi ha lasciato sconvolto. Mi ha lasciato, letteralmente i lividi.” Ha spiegato incisivamente che “la carta di identità ti trasforma da libero cittadino a sospetto”. [25]

Chi c’era?

Tra i membri del gruppo del Bilderberg ci sono vari monarchi europei. Alla conferenza di quest’anno era presente la regina Beatrice d'Olanda, che non a caso è la maggiore singola azionista della Royal Dutch Shell, una delle più grandi corporazioni del mondo. È stata raggiunta da uno dei suoi tre figli, il principe Constantijn, che è stato anche presente alla riunione. Il principe Constantijn ha lavorato con il Commissario Europeo olandese per l’EU, oltre ad essere stato un consulente di politica strategica per la Booz Allen & Hamilton di Londra, una delle maggiori società di consulenza strategica e tecnica nei settori dell’analisi economica e aziendale, dell’analisi dell’intelligence e delle operazioni e della tecnologia dell’informazione, oltre a molti altri. Il principe Constantijn è stato inoltre un ricercatore per la RAND Corporation in Europa. La RAND è stata inizialmente fondata come un think tank di politica globale, creata per offrire ricerca ed analisi alle forze armate USA, tuttavia adesso collabora con i governi, le fondazioni, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni commerciali. [26] Tra i reali presenti c’era anche il principe Philippe del Belgio e la regina Sofia di Spagna.

Le banche private

Come consueto l’elenco dei presenti era pieno di nomi che rappresentavano le maggiori banche del mondo. Tra questi, David Rockefeller, ex direttore generale e presidente della Chase Manhattan, ora JP Morgan Chase, di cui era fino a poco tempo fa il presidente dello International Advisory Board; ed è tuttora presidente onorario del Council on Foreign Relations, presidente del Board of the Americas Society e del Council of the Americas, presidente onorario della Commissione Trilaterale, che ha fondato insieme a Zbigniew Brzezinski; è inoltre uno dei membri fondatori del gruppo Bilderberg, un illustre filantropo nonché patriarca di una delle dinastie del settore bancario più ricche e potenti del mondo.

Era presente anche Josef Ackermann, un banchiere svizzero che è direttore generale della Deutsche Bank, nonché direttore non esecutivo della Royal Dutch Shell, vice presidente della Siemens AG, il maggior colosso tecnologico d’Europa; è anche membro dell’International Advisory Council dello Zurich Financial Services Group; presidente del consiglio dell’Istituto Internazionale delle Finanze, l’unica associazione globale di istituzioni finanziarie al mondo; e vice presidente del consiglio di fondazione del Forum Economico Mondiale. [27]

Anche Roger Altman era presente alla riunione del Bilderberg: un investment banker, investitore finanziario di private equity, nonché ex sotto segretario al tesoro durante l’amministrazione di Clinton. Gli altri banchieri presenti alla riunione di quest’anno comprendono Ana Patricia Botin, presidente della banca spagnola Banco Español de Crédito, avendo lavorato in precedenza con la JP Morgan; Frederic Oudea, direttore generale e nuovo presidente del consiglio di amministrazione della banca francese Sociéte Generale; Tommaso Padoa-Schioppa, banchiere ed economista italiano ed ex ministro dell’economia e delle finanze in Italia; Jacob Wallenberg, presidente della Investor AB; Marcus Wallenberg, direttore generale della Investor AB; e George David, direttore generale della United Technologies Corporation, che fa inoltre parte del consiglio della Citigroup, membro del Business Council, del Business Roundtable, e che è vice presidente del Peterson Institute for International Economics. [per maggiori informazioni sul Peterson Institute, vedere: Appendice 1]

I banchieri canadesi comprendevano W. Edmund Clark, presidente e direttore generale del TD Bank Financial Group, che fa inoltre parte del consiglio di amministrazione del C.D. Howe Institute, un prominente think tank canadese; Franck McKenna, vice presidente del TD Bank Financial Group, ex ambasciatore canadese per gli Stati Uniti, ex premier del New Brunswick; e Indira Samarasekera, presidente dell’università di Alberta, che fa parte anche del consiglio della Scotiabank, una delle maggiori banche canadesi.

Le banche centrali

Naturalmente, tra i membri illustri del gruppo Bilderberg ci sono gli esponenti delle maggiori banche centrali del mondo. Quest’anno tra i membri c’era il governatore della Banca Nazionale della Grecia, il governatore della Banca d’Italia, il presidente della Banca Europea degli Investimenti, James Wolfensohn, ex presidente della Banca Mondiale, e Nout Wellink, facente parte del consiglio della Bank for International Settlements (BIS) [Banca dei Regolamenti Internazionali, BRI]. [28] Anche Jean-Claude Trichet, presidente della Banca Centrale Europea era presente. [29] Non vi sono indicazioni che il governatore della Federal Reserve Ben Bernanke fosse presente, che sarebbe uno strano evento, considerato che il governatore della Federal Reserve è sempre presente alle riunioni del Bilderberg, accanto al presidente della Federal Reserve Bank di New York, William C. Dudley. Ho contattato la New York Fed per chiedere se Dudley è stato in visita in Grecia o ha partecipato a qualsiasi riunione in Grecia tra il 14 e il 17 maggio, o se un altro rappresentante senior della New York Fed ci fosse andato al suo posto. Devo ancora ricevere una risposta.

L’amministrazione di Obama al Bilderberg

L’amministrazione di Obama è stata ampiamente rappresentata alla riunione del Bilderberg di quest’anno. Tra i presenti c’erano Keith B. Alexander, tenente generale dell’esercito americano e direttore della National Security Agency, l’enorme agenzia di spionaggio degli Stati Uniti; Timothy Geithner, segretario al tesoro USA ed ex presidente della Federal Reserve di New York; Richard Holbrooke, inviato speciale dell’amministrazione di Obama per l’Afghanistan e il Pakistan; il Generale James Jones, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti; Henry Kissinger, l’inviato speciale di Obama in Russia, membro da lungo tempo del Bilderberg ed ex segretario di stato e consigliere per la sicurezza nazionale; Dennis Ross, consigliere speciale per il Golfo Persico e l’Asia sud-occidentale per il segretario di stato Hillary Clinton; David Patraeus, Comandante del CENTCOM (il Comando Centrale USA in Medio Oriente), Lawrence Summers, direttore del National Economic Council della Casa Bianca, ex segretario del tesoro durante l’amministrazione di Clinton, ex presidente dell’università di Harvard, ex capo economista della Banca Mondiale; Paul Volcker, ex governatore del Federal Reserve System e presidente dell’Economic Recovery Advisory Board di Obama; Robert Zoellick, ex presidente della Goldman Sachs ed attuale presidente della Banca Mondiale; [30] e il sotto segretario di stato James Steinberg [31].

Altri nomi illustri

Tra i molti altri presenti alla riunione c’era il Visconte Étienne Davignon, ex vice presidente della Commissione Europea e presidente onorario del Gruppo Bilderberg; Francisco Pinto Balsemão, ex primo ministro del Portogallo; Franco Bernabè, direttore della Telecom Italia e vice presidente della Rothschild Europe; Carl Bildt, ex primo ministro della Svezia; Kenneth Clarke, segretario ombra degli affari nel Regno Unito; Richard Dearlove, ex capo dei servizi segreti britannici (MI6); Donald Graham, direttore della Washington Post Company; Jaap De Hoop Scheffer, segretario generale della NATO; John Kerr, membro della Camera dei Lord britannica e vice presidente della Royal Dutch Shell; Jessica Matthews, presidente del Canergie Endowment for International Peace; Richard Perle dell’American Enterprise Institute; Romano Prodi, ex presidente del consiglio italiano; J. Robert S. Prichard, direttore generale della Torstar Corporation e presidente emerito dell’università di Toronto; Peter Sutherland, ex direttore generale dell’Accordo Generale sulle Tariffe doganali e il Commercio (GATT), primo direttore dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ed attuale presidente della British Petroleum (BP) e della Goldman Sachs International oltre a far parte del consiglio di amministrazione della Royal Bank of Scotland, ad essere presidente della Commissione Trilaterale, vice presidente della Tavola Rotonda Europea degli Industriali nonché membro da lungo tempo del Bilderberg; Peter Thiel, del consiglio di amministrazione di Facebook; Jeroen van der Veer, direttore generale della Royal Dutch Shell; Martin Wolf, editore associato e commentatore economico capo del quotidiano Financial Times; e Fareed Zakaria, un giornalista americano e un membro del consiglio del Council on Foreign Relations. [32] È stato anche riportato che la riunione di quest’anno avrebbe coinvolto anche il direttore generale di Google Eric Schmidt, oltre all’editore del Wall Street Journal, Paul Gigot, [33] che erano entrambi presenti l’anno scorso.

Conclusione

Chiaramente, è stata la prerogativa della riunione del Bilderberg di quest’anno di sfruttare per quanto possibile la crisi finanziaria globale per raggiungere gli obiettivi per cui hanno lottato per molti anni. Che comprendono la creazione di un dipartimento globale del tesoro, probabilmente in congiunzione con una banca centrale globale o che sia rappresentato dalla medesima istituzione; entrambi sembrano essere nel processo di essere incorporati nel FMI.

Naturalmente, le riunioni del Bilderberg servono gli interessi delle persone e delle organizzazioni che vi sono rappresentate. Dato il gran numero di rappresentanti dell’amministrazione di Obama che erano presenti, le politiche americane che ruotano intorno alla crisi finanziaria sono probabilmente emerse dal gruppo del Bilderberg e ne servono gli interessi. Considerata la marcata rappresentanza dell’establishment della politica estera di Obama alla conferenza del Bilderberg, è sembrato sorprendente non aver ricevuto ulteriori informazioni circa la polica estera americana dalla riunione del Bilderberg di quest’anno, forse ha a che fare con il Pakistan e l’Afghanistan.

Tuttavia, gli USA hanno recentemente deciso di licenziare il generale che ha avuto la soprintendenza della guerra in Afghanistan, rimpiazzandolo con il “Tenente Generale Stanley McChrystal, ex berretto verde che ha recentemente comandato le operazioni segrete speciali delle forze militari in Iraq.” [35] Dal 2003 al 2008, McChrystal “ha condotto il Joint Special Operations Command (JSOP) del Pentagono, che ha il controllo delle forze armate più critiche, compresa la Delta Force”, ed è stato descritto dal giornalista investigativo vincitore del Premio Pulitzer Seymour Hersh come capo dell’”ala esecutiva di assassinio” [36] del vice presidente Cheney.

Quindi dati i recenti cambiamenti, come pure l’alto livello di rappresentanza dell’establishment della politica estera di Obama al Bilderberg quest’anno, è probabile che siano state prese alcune decisioni o per lo meno che sia stata fatta una discussione sull’escalation della guerra in Afghanistan e l’espansione al Pakistan. Tuttavia non è sorprendente che l’argomento principale dell’ordine del giorno fosse la crisi finanziaria globale. Senza dubbio l’anno prossimo sarà interessante e le elite sperano di certo di renderlo produttivo.

APPENDICE 1: le connessioni del Bilderberg con la riunione dei miliardari

Peter G. Peterson, uno degli ospiti della riunione segreta di miliardari, è l’ex segretario al commercio americano sotto l’amministrazione di Nixon, presidente e direttore generale della Lehman Brothers, della Kuhn Loeb Inc., dal 1977 al 1984 è stato cofondatore del Blackstone Group, la prominente società di private equity e investment bank, di cui è presidente , e nel 1985 è diventato presidente del Council on Foreign Relations prendendo il posto quando David Rockefeller ha rinunciato all’incarico. Ha fondato il Peterson Institute for International Economics ed è stato presidente della Federal Riserve di New York dal 2000 al 2004. Il Peterson Institute for International Economics è un importante think tank mondiale in campo economico, che si prefigge di “informare e formare il dibattito pubblico”, da cui “gli studi dell’Istituto hanno contribuito a fornire il fondamento intellettuale di molte delle principali iniziative finanziarie internazionali degli ultimi vent’anni: la riforma del Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’adozione di standard bancari internazionali, dei sistemi di tasso di cambio nei G-7 e nelle economie di mercato emergenti, politiche verso il dollaro, l’euro ed altre valute importanti, e risposte alle crisi di debito e valuta (compresa l’attuale crisi del 2008-09)”. Ha inoltre “dato un importante contributo alle decisioni chiave nelle politiche commerciali” come lo sviluppo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, il NAFTA, l’APEC, e il regionalismo est asiatico. [37]

Ha un prominente elenco di nomi nel suo consiglio di amministrazione. Peter G. Peterson è presidente del consiglio; George David, presidente della United Technologies è il vice presidente, oltre a far parte del consiglio di amministrazione della Citigroup, ed è stato ospite della conferenza Bilderberg di quest’anno; Chen Yuan, governatore della China Development Bank ed ex vice governatore della People’s Bank of China (la banca centrale cinese); Jessica Einhorn, preside della Paul H. Nitze School of Advanced International Studies (SAIS) di Washington della Johns Hopkins University, ex membro ospite del Fondo Monetario Internazionale (FMI), ex amministratore delegato della Banca Mondiale e facente attualmente parte del consiglio della Time Warner e del Council on Foreign Relations; Stanley Fischer, governatore della Banca Centrale d’Israele, ex vice presidente della Banca Mondiale, ed amministratore delegato del FMI, ex vice presidente della Citigroup e regolare partecipante alle riunioni del Bilderberg; Carla A. Hills, ex rappresentante dello US Trade, ed è stata tra i primi negoziatori del NAFTA, fa parte dell’International Advisory Boards dell’American International Group, la Coca-Cola Company, la Gilead Sciences, la J.P. Morgan Chase, membro del comitato esecutivo della Commissione Trilaterale, co-presidente del Council on Foreign Relations, ed ha avuto un ruolo centrale nel documento del CFR “Building a North American Community” (Costruire una Comunità Nordamericana), che cerca di rimodellare il nordamerica secondo le linee dell’Unione Europea, ed è stata inoltre un illustre membro del Bilderberg; anche David Rockefeller fa parte del consiglio del Peterson Institute, come pure Lynn Forester de Rotschild; Jean-Claude Trichet, presidente della Banca Centrale Europea, che è presente a tutti gli incontri del Bilderberg; Paul A. Volcker, ex governatore del Federal Reserve System, regolare partecipante alle riunioni del Bilderberg ed attuale presidente dell’Economic Recovery Advisory Board di Obama.

Direttori onorari del Peterson Institute comprendono i membri del Bilderberg Alan Greenspan, ex presidente del consiglio dei governatori del Federal Reserve System, uno dei primi architetti della crisi attuale; Franck E. Loy, ex sotto segretario di stato per gli Affari Globali e che fa parte dei comitati di Difesa Ambientale, il Pew Center for Global Climate Change, il Resources for the Future e la Population Services International; George P. Shultz, ex segretario di stato americano durante l’amministrazione di Reagan, presidente e direttore del Bechtel Group ed ex segretario al tesoro. [38]

APPENDICE 2: creare una banca centrale del mondo

Jeffrey Garten, sottosegretario al commercio per il commercio internazionale durante l’amministrazione di Clinton, ex preside della Yale School of Management, ha prestato precedentemente servizio alla Casa Bianca per la politica economica internazionale sotto Nixon ed ha fatto parte dello staff di programmazione politica dei segretari di stato Henry Kissinger e Cyrus Vance delle amministrazioni di Ford e Carter. È stato anche amministratore delegato della Lehman Brothers e del Blackstone Group, ed è anche membro del Council on Foreign Relations. Già dal 1998 Garter ha scritto un articolo per il New York Times in cui sosteneva la creazione di una banca centrale mondiale. [39]

Durante l’attuale crisi finanziaria, Garten ha scritto un articolo per il Financial Times in cui sosteneva “la creazione di un’autorità monetaria globale per la sorveglianza dei mercati che sono diventati senza frontiere”, agendo come una banca centrale globale. [40] Alla fine di ottobre, Garten ha scritto un articolo per Newsweek in cui ha detto che “i leader mondiali dovrebbero iniziare a preparare il terreno per la creazione di una banca centrale globale”. [41]

Tre giorni dopo la pubblicazione dell’articolo di Gartner su Newsweek, è stato reso noto che “il Fondo Monetario Internazionale potrebbe presto non avere denaro per salvare un sempre crescente elenco di paesi che vanno in frantumi nell’Europa dell’est, in America Latina, in Africa e in parti dell’Asia, suscitando timori che dovrà attingere ai contribuenti nei paesi occidentali per un’infusione di capitale oppure ricorrere all’opzione nucleare di stamparsi i soldi da sé”. Inoltre “l’opzione nucleare è di stamparsi i soldi emettendo Diritti di Prelievo Speciali, agendo in effetti come se fosse la banca centrale del mondo”. [42]

[Per ulteriori particolari sulle mosse fatte per creare una banca centrale globale, valute regionali, una valuta di riserva globale ed un organo governativo mondiale, vedere: Andrew G. Marshall, The Financial New World Order: Towards a Global Currency and World Government: Global Research, 6 aprile 2009]


Note:


[1] CFP, Annual Elite Conclave, 58th Bilderberg Meeting to be held in Greece, May 14-17. Canadian Free Press: May 5, 2009:
http://canadafreepress.com/index.php/article/10854

[2] Paul Joseph Watson, Bilderberg Wants Global Department Of Health, Global Treasury. Prison Planet: May 16, 2009:
http://www.infowars.com/bilderberg-wants-global-department-of-health-global-treasury/

[3] Paul Joseph Watson, Bilderberg Fears Losing Control In Chaos-Plagued World. Prison Planet: May 18, 2009:
http://www.prisonplanet.com/bilderberg-fears-losing-control-in-chaos-plagued-world.html

[4] Sorcha Faal, Bilderberg Group orders destruction of US Dollar? MINA: May 21, 2009:
http://macedoniaonline.eu/content/view/6807/53/

[5] Kristi Heim, What really happened at the billionaires' private confab. The Seattle Times: May 20, 2009:
http://seattletimes.nwsource.com/html/thebusinessofgiving/2009244202_what_really_happened_at_the_bi.html

[6] A. G. Sulzberger, The Rich Get … Together (Shhh, It Was a Secret). The New York Times: May 20, 2009:
http://cityroom.blogs.nytimes.com/2009/05/20/the-rich-get-together-shhh-it-was-a-secret/

[7] Chosun, American Billionaires Gather to Discuss Slump. The Chosun Ilbo: May 22, 2009:
http://english.chosun.com/site/data/html_dir/2009/05/22/2009052200772.html

[8] John Harlow, Billionaire club in bid to curb overpopulation. The Sunday Times: May 24, 2009:
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/us_and_americas/article6350303.ece

[9] Press Release, Investigative Author, Daniel Estulin Exposes Bilderberg Group Plans. PRWeb: May 22, 2009:
http://www.prweb.com/releases/Bilderberg_Group_Meeting/Daniel_Estulin/prweb2453144.htm

[10] James P. Tucker Jr., BILDERBERG AGENDA EXPOSED. American Free Press: June 1, 2009:
http://www.americanfreepress.net/html/bilderberg_2009_179.html

[11] James Quinn, Tim Geithner to reform US financial regulation. The Telegraph: May 21, 2009:
http://www.telegraph.co.uk/finance/newsbysector/banksandfinance
/5359527/Tim-Geithner-to-reform-US-financial-regulation.html

[12] Greg Menges, U. S. Secretary of the Treasury Timothy F. Geithner speech before the Senate Banking Committee. Examiner: May 20, 2009:
http://www.examiner.com/x-8184-Boston-Investing-Examiner~y2009m
5d20-U-S-Secretary-of-the-Treasury-Timothy-F-Geithner-speech-before-the-Senate-Banking-Committee

[13] Robert Schmidt and Jesse Westbrook, U.S. May Strip SEC of Powers in Regulatory Overhaul. Bloomberg: May 20: 2009:
http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=a18ctNv3FDcw

[14] Rex Nutting, Fed could be completely retooled, Geithner says. Market Watch: May 20, 2009:
http://www.marketwatch.com/story/fed-could-be-completely-retooled-geithner-says

[15] Ambrose Evans-Pritchard, The G20 moves the world a step closer to a global currency. The Telegraph: April 3, 2009:
http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans_pritchard/5096524/The-G20-moves-the-world-a-step-closer-to-a-global-currency.html

[16] Marie Magleby, Obama Wants U.S. to Loan $100 Billion to Global Bailout Fund. CNS News: May 20, 2009:
http://www.cnsnews.com/public/content/article.aspx?RsrcID=48329

[17] Joe Bavier, Sub-Saharan Africa to receive $10 bln in SDRs-IMF. Reuters: May 25, 2009:
http://www.reuters.com/article/latestCrisis/idUSLP336909

[18] Onno Wijnholds, The Dollar’s Last Days? International Business Times: May 18, 2009:
http://www.ibtimes.com/articles/20090518/dollar-rsquolast-days.htm

[19] MATTHEW SALTMARSH, Former I.M.F. Chief Sees Opportunity in Crisis. The New York Times: May 22, 2009:
http://www.nytimes.com/2009/05/23/business/global/23spot.html?ref=global

[20] Charlie Skelton, Our man at Bilderberg: in pursuit of the world's most powerful cabal. The Guardian: May 13, 2009:
http://www.guardian.co.uk/world/2009/may/13/in-search-of-bilderberg

[21] Charlie Skelton, Our man at Bilderberg: They're watching and following me, I tell you. The Guardian: May 15, 2009:
http://www.guardian.co.uk/world/2009/may/15/bilderberg-charlie-skelton-dispatch

[22] Charlie Skelton, Our man at Bilderberg: I'm ready to lose control, but they're not. The Guardian: May 15, 2009:
http://www.guardian.co.uk/world/2009/may/15/bilderberg-charlie-skelton-dispatch1

[23] Charlie Skelton, Our man at Bilderberg: 'You are not allowed to take pictures of policemen!' The Guardian: May 17, 2009:
http://www.guardian.co.uk/world/2009/may/17/charlie-skelton-bilderberg

[24] Charlie Skelton, Our man at Bilderberg: Fear my pen. The Guardian: May 18, 2009:
http://www.guardian.co.uk/world/2009/may/18/bilderberg-charlie-skelton-dispatch

[25] Charlie Skelton, Our man at Bilderberg: Let's salt the slug in 2010. The Guardian: May 19, 2009:
http://www.guardian.co.uk/news/blog/2009/may/19/bilderberg-skelton-greece

[26] Dutch Royal House, Work and official duties. Prince Constantijn:
http://www.koninklijkhuis.nl/english/content.jsp?objectid=18215

[27] Deutsche Bank, Management Board. Our Company:
http://www.db.com/en/content/company/management_board.htm

[28] InfoWars, Bilderberg 2009 Attendee List (revised). May 18, 2009:
http://www.infowars.com/bilderberg-2009-attendee-list/

[29] Demetris Nellas, Greek nationalists protest Bilderberg Club meeting. AP: May 14, 2009:
http://www.google.com/hostednews/ap/article/ALeqM5jep_nbEq1srzJHFQ8fRGNQO3P38QD987H3200

[30] InfoWars, Bilderberg 2009 Attendee List (revised). May 18, 2009:
http://www.infowars.com/bilderberg-2009-attendee-list/

[31] MRT, Top US official arrives in Greece. Macedonian Radio and Television: May 15, 2009:
http://www.mrt.com.mk/en/index.php?option=com_content&task=view&id=6112&Itemid=28

[32] InfoWars, Bilderberg 2009 Attendee List (revised). May 18, 2009:
http://www.infowars.com/bilderberg-2009-attendee-list/

[33] WND, Google joins Bilderberg cabal. World Net Daily: May 17, 2009:
http://worldnetdaily.com/index.php?fa=PAGE.view&pageId=98469

[34] Adam Abrams, Are the people who 'really run the world' meeting this weekend? Haaretz: May 14, 2009:
http://www.haaretz.com/hasen/spages/1085589.html

[35] YOCHI J. DREAZEN and PETER SPIEGEL, U.S. Fires Afghan War Chief. The Wall Street Journal: May 12, 2009:
http://online.wsj.com/article/SB124206036635107351.html

[36] M.J. Stephey, Stan McChrystal: The New U.S. Commander in Afghanistan. Time Magazine: May 12, 2009:
http://www.time.com/time/politics/article/0,8599,1897542,00.html

[37] PIIE, About the Institute. Peterson Institute for International Economics:
http://www.petersoninstitute.org/institute/aboutiie.cfm

[38] PIIE, Board of Directors. Peterson Institute for International Economics:
http://www.petersoninstitute.org/institute/board.cfm#52

[39] Jeffrey E. Garten, Needed: A Fed for the World. The New York Times: September 23, 1998:
http://www.nytimes.com/1998/09/23/opinion/needed-a-fed-for-the-world.html

[40] Jeffrey Garten, Global authority can fill financial vacuum. The Financial Times: September 25, 2008:
http://www.ft.com/cms/s/7caf543e-8b13-11dd-b634-0000779fd18c,Authorised=false.html?_i_
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[41] Jeffrey Garten, We Need a Bank Of the World. Newsweek: October 25, 2009: http://www.newsweek.com/id/165772

[42] Ambrose Evans-Pritchard, IMF may need to "print money" as crisis spreads. The Telegraph: October 28, 2009:
http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans
_pritchard/3269669/IMF-may-need-to-print-money-as-crisis-spreads.html